I giochi più iconici del decennio

Informazioni sul gioco

Con il 2019 ormai agli sgoccioli, viene spontaneo riflettere su ciò che ne è stato di questo anno e del decennio che va ad eclissarsi tra poche ore. Tra le varie classifiche/raccolte che vi abbiamo proposto in questi giorni, è doveroso andare a raccogliere in pochi caratteri i giochi più iconici del periodo 2010-2019. Ci teniamo a precisare che non abbiamo puntato ai migliori giochi in sé (altrimenti avremmo dovuto aggiungere sequel ed altri grandi nomi), quanto a quei titoli che hanno stravolto il mercato e posto una pietra miliare da seguire per tutta l’industria del videogioco. Senza ulteriori indugi andiamo a scoprire queste perle videoludiche.

League of Legends e Minecraft

Per quanto questi due titoli siano usciti nel 2009 e quindi sarebbero virtualmente fuori classifica, il loro supporto costante e impatto sul mercato meritano una citazione. Entrambi i titoli si sono piazzati al top del loro genere e non ne sono più scesi, LoL nel campo dei MOBA e Minecraft nei sandbox game. A LoL va il merito di avere creato una struttura eSportiva che ancora oggi viene presa ad esempio mentre il gioco dei cubetti è un vero e proprio erede spirituale dei Lego, avendone imitato anche l’espansione in vari settori con progetti corollari all’opera principale.

Super Mario Galaxy 2 e la rinascita dei platform

In un periodo in cui i platform non erano più il genere dominante del mercato, Nintendo è riuscita a stravolgere il mercato dalle fondamenta. Sebbene il recente Super Mario Odyssey abbia riportato la formula ad un piacevole e spensierato sandbox, i due capitoli su Wii rappresentano tutt’ora un perfetto equilibrio tra esplorazione e sfida. Per quanto il primo avesse una trama più stimolante, il secondo capitolo ha migliorato ogni aspetto del gioco (da ricordare quel quasi provocatorio 11/10 assegnatogli da Nintendo la Rivista Ufficiale) e risulta quindi il principale esponente della categoria. In questa decade abbiamo anche assistito alla rinascita del platform 2D grazie a Rayman con Origins e Legends, così come al ritorno di Donkey Kong Country con Returns e Tropical Freeze.

L’ascesa degli Open-World

In questa decade abbiamo anche assistito alla diffusione estremizzata degli open-world, con risultati spesso altalenanti. Molte software house usano questo espediente per aumentare le ore di gioco (andare da un punto A ad un punto B richiede sempre più tempo) o per espandere l’aspetto quantitativo di un titolo, con tante subquest fini a sé stesse. Ancora una volta è Nintendo a cambiare le carte in tavola con The Legend of Zelda: Breath of the Wild, gioco dell’anno 2017, che ci presenta un mondo vuoto, cupo e decadente. Andando controcorrente con un mondo che lascia tanta iniziativa al giocatore, la pregevole fisica degli oggetti ed il gameplay permettono di passare ore di divertimento senza dover necessariamente seguire lo sviluppo della trama.

Altro titolo che ha segnato la strada per i giochi a venire è stato Red Dead Redemption 2, titolo Rockstar che, a differenza del “collega” GTA V, pone l’enfasi su un ritmo più lento e volto ad apprezzare la caratterizzazione di un Far West ormai sfiorito e morente. L’intensità emotiva del titolo viene fuori anche grazie all’ottima recitazione, ai dialoghi ed alla malinconia che pervade l’opera. A dimostrazione che, talvolta, si può catturare l’attenzione anche sottovoce.

Complice un’ottima fonte di racconti fantasy, The Witcher 3 ha portato con sé un open-world vivo, ricco di folklore, personaggi carismatici e temibili nemici. Pur non avendo rivoluzionato nulla, il gioco rendeva piacevole anche la semplice esplorazione, perdersi e ritrovarsi in un luogo mai visitato prima. Un’opera che garantiva centinaia di ore di divertimento, a cui si aggiungevano patch regolari e un supporto continuativo che tramite DLC ha inserito missioni extra, costumi ed altre aggiunte in-game.

I giochi From Software, tra arte e difficoltà

Questa decade ha portato alla ribalta lo studio From Software, che di recente ha anche vinto un Game of the Year award grazie alla sua ultima opera, Sekiro: Shadows Die Twice. Gli sviluppatori hanno avuto il merito di riportare la difficoltà elevata nelle nostre avventure, oramai succubi di Superguide, Tutorial e percorsi teleguidati. Creando di fatto un genere, i Soulslike, i ragazzi di From Software hanno confezionato prodotti artistici e ben strutturati, raggiungendo forse il loro picco con Bloodborne.

Il valore della narrativa

Nel periodo in cui hanno spopolato film interattivi come Life is Strange o i prodotti di Telltale Games, anche alcuni giochi Tripla A hanno posto la storia al centro delle loro attenzioni. E così ci ritroviamo con un The Last of Us che fa di una ricca sceneggiatura il suo punto forte, lasciandoci affrontare la storia con un gameplay meno lineare del solito che ci permette anche di riflettere sulle scelte e sulle bugie del protagonista.

Allo stesso modo God of War, forse il miglior capitolo della saga, enfatizza il rapporto padre-figlio nel contesto della mitologia norrena. Anche in questo caso al giocatore viene donata più libertà di movimento, un combat system rinnovato e moderno, elementi ruolistici funzionali al prodotto. La regia e l’interpretazione dei protagonisti hanno mostrato quanto la distanza tra videogioco e cinema sia sempre più sottile.

Grandi titoli da sviluppatori “piccoli”

E’ giusto parlare anche di alcuni giochi che magari non vi terranno occupati per centinaia di ore, ma che hanno portato il loro contributo rivoluzionando, nel loro piccolo, il mondo dei videogiochi. Undertale è diventato un vero e proprio oggetto di culto, con i suoi dialoghi sopraffini ed il continuo rovesciare i canoni del videogioco a cui tutti eravamo abituati, spesso infrangendo la quarta parete. Disco Elysium, fresco vincitore di 4 premi su 4 candidature ai The Game Awards 2019, ha istruito su quanto si possano mixare tradizione ed innovazione. Il controllo sul protagonista è praticamente illimitato, con il gioco che reagirà dinamicamente in base alle nostre scelte e personalizzazioni. Journey, infine, è un viaggio indimenticabile e persino difficile da descrivere. Un’esperienza quasi magica fatta di musica, suoni, colori e sensazioni che ci accompagnano in un racconto che viene appena accennato, quasi a non voler distrarre il giocatore dalle emozioni che sta provando.

I fenomeni di costume

Per quanto non si ritengano questi due giochi al livello degli altri sopracitati, è giusto considerarli tra i giochi più iconici del decennio. Stiamo parlando di Fortnite e Pokémon Go, due giochi capaci di attirare le attenzioni di tutti i videogiocatori e non grazie al loro successo esponenziale. Il primo ha preso una formula già in voga, ovvero i battle royale, applicandoci un innovativo sistema di costruzioni e supportandolo negli anni con contenuti giornalieri ed eventi, fino al punto di venire usato come strumento di promozione da grandi brand come Marvel’s Avengers, Star Wars e altri. Pokémon Go, invece, ha replicato quella Pokémon-Mania di inizio anni 2000, portando milioni di persone ad uscire di casa ed incontrarsi con gli amici per andare a caccia di mostriciattoli insieme. Il gioco ha unito, come raramente è accaduto altre volte, giocatori di tutte le età ed estrazioni sociali.

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