Star Wars Jedi: Survivor offre una galassia di mondi pieni di vita che mira a superare il suo predecessore sotto ogni aspetto.
I numerosi spettacoli mostrati durante le prime ore di gioco del sequel di Respawn Entertainment spaziano da panorami dinamici, comunità diverse e un ecosistema di amici e nemici su cui le azioni di gioco hanno un impatto diretto.
Star Wars Jedi: Survivor non vuole essere solo un grande gioco di Star Wars, ma un gioco eccellente di proporzioni galattiche. Ecco cosa abbiamo scoperto attraverso il Blog di PlayStation.
Indice
Le opzioni di combattimento migliorate in Star Wars Jedi: Survivor
Una delle chiavi per vivere una fantasia Jedi è la sensazione di avere un controllo completo sulla Forza e sulle proprie armi, e Star Wars Jedi: Survivor non delude. Ci sono ora cinque diverse posizioni di combattimento da sbloccare nel corso del gioco come primarie e secondarie:
- Singola – L’opzione standard di spada laser bilanciata.
- Doppia lama – Ottima per affrontare una folla e tenere a bada i nemici numerosi.
- Dual Wield – Ottima per i combattimenti ad alta velocità e versatilità, ma richiede finezza.
- Crossguard – Molto Potente ma lenta.
- Blaster – Ottimo per affrontare i nemici a distanza e per infastidire i nemici.
Sì, potrete brandire un blaster. Il protagonista Cal Kestis può anche eseguire combo di blaster e spada laser, brandendone uno per mano per eliminare i nemici in modi creativi e visivamente spettacolari.
Le nuove opzioni di Star Wars Jedi: Survivor offrono modi unici di affrontare i nemici.
La potenza di PS5
Star Wars Jedi: Survivor ha un aspetto straordinario ed è stato ottimizzato per sfruttare al massimo le potenzialità della Ps5.
Quando si vola in giro per il mondo con l’aiuto di un Belter, una nuova cavalcatura volante, diventa evidente quanto siano enormi e dettagliati i nuovi mondi che Cal esplorerà, con strutture incombenti in lontananza che proiettano vaste ombre, nemici in pattuglia e scorci di ignoto all’orizzonte.
Tutto questo è reso in tempo reale e dettagliato indipendentemente dalla distanza.
Una galassia vasta e sconfinata
La galassia è un luogo vivace e bellissimo in Star Wars Jedi: Survivor, e i pianeti non sono solo un insieme di biomi in cui i giocatori devono correre e farsi strada.
Cal si trova temporaneamente bloccato su Koboh, che presenta un design open-world molto vasto. Invece di avere un tema ambientale centrale, c’è un’ampia gamma di biodiversità. Si tratta di distese aride, giungle fitte e camere Jedi simili a puzzle che metteranno alla prova le vostre capacità di pensiero critico e la vostra abilità nel maneggiare la forza.
Personalizzazione e controlli
Come un cavaliere Jedi che affina costantemente le proprie abilità, in questo sequel i movimenti di Cal sono più fluidi e reattivi. Si ha un maggiore controllo sulla direzione in cui Cal schiva gli attacchi in arrivo, e il platforming sembra organico e mirato.
Le animazioni facciali e le interazioni dei personaggi dentro e fuori dal combattimento sono più naturali e realistiche.
Le animazioni di arrampicata, sospensione e salto riflettono ciò su cui si sta saltando o verso cui si è diretti, invece di un’animazione di salto generica per tutte le situazioni. Il gioco incentiva l’esplorazione con una pletora di opzioni cosmetiche per Cal e le molte forme che la sua spada laser può assumere.
Ottimizzazione della ricetta Star Wars di Respawn
Respawn sta facendo tesoro di quanto imparato da Star Wars Jedi: Fallen Order, ottimizzando la formula per rendere Survivor un’esperienza ancora più emozionante. Non a caso l’idea principale era quella di rendere la saga Star Wars Jedi una Trilogia.
Il Game Director, Stig Asmussen, ha dichiarato:
“Il gioco è costruito sui fondamenti dei migliori giochi che abbiamo giocato nel corso della nostra vita. Possiamo far funzionare tutto questo in Star Wars? È una specie di minestrone, no? Dobbiamo assicurarci di avere tutti gli ingredienti giusti. Assaggiamo un po’ e poi diciamo: ‘Aggiungiamo un po’ di questo’. E aggiungiamo. Star Wars ne fa sempre parte, ma i fondamenti del design sono la spina dorsale di tutto ciò che facciamo”.