“Versione italiana al momento non disponibile causa sciopero doppiatori”. Questo è il messaggio che si legge sul sito di streaming NOW TV nella descrizione e nella copertina dell’episodio sette della serie HBO The Last of Us. L’episodio Left Behind non ha infatti ricevuto l’aggiornamento con il doppiaggio in italiano ad una settimana dalla sua messa in onda negli Stati Uniti, rimanendo disponibile solo con le voci originali (V.O). Ciò è dovuto a causa dello sciopero generale del settore del doppiaggio che è da poco entrato nella terza settimana e che sta vedendo compatti gli addetti ai lavori, che tra le richieste hanno il rinnovo di un CCNL (Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro) fermo al 2008 e mai aggiornato. Le condizioni stabilite nel 2008 risultano quindi anacronistiche di fronte ad un settore che in quindici anni ha visto mutamenti continui.
È importante precisare che questo sciopero non riguarda soltanto i doppiatori, ma anche i dialoghisti, assistenti e direttori. Per chiarire ulteriormente le ragioni di questo sciopero e per sapere a che punto sono i lavori sulla serie da record tratta dal videogioco di Naughty Dog, abbiamo raggiunto il direttore del doppiaggio Stefano Santerini.
Indice
Lo sciopero dei doppiatori interrompe The Last of Us: intervista a Stefano Santerini
- Ciao Stefano e grazie di questa intervista. Partiamo subito con la prima domanda: il doppiaggio della serie di The Last of Us è interrotto a causa dello sciopero, giusto?
Ciao, prima di tutto ci tengo a ringraziare voi e chi leggerà questa intervista. Grazie di interessarvi e di porvi, e porci, delle domande sulla condizione che, in questo momento, noi del settore doppiaggio stiamo vivendo. Sì, il doppiaggio italiano della serie The Last of Us si è interrotto bruscamente a causa dello sciopero indetto dai sindacati.
- Sappiamo che l’episodio sette non è uscito doppiato, ma essendo questa la terza settimana di sciopero dobbiamo supporre che almeno tre episodi non riceveranno doppiaggio entro breve?
L’episodio sette non è uscito doppiato per un soffio. Il giorno dell’inizio dello sciopero avrei dovuto avere in sala le voci di Ellie e di Riley. E il giorno dopo avrei chiuso l’episodio con i piccoli interventi dei ruoli minori. La decisione di interrompere le attività è stata comunicata in modo decisamente repentino e con un preavviso minimo, presumibilmente per ottenere un impatto più significativo proprio sulle lavorazioni in corso.
La supposizione che i tre episodi potrebbero non ricevere il doppiaggio entro breve tempo potrebbe essere fondata. Di certo lo sciopero attuale ha messo in moto una macchina (anche mediatica) che per essere fermata avrà bisogno di qualcosa in più delle rassicurazioni che in passato venivano fornite all’ANAD (Associazione Nazionale Attori e Doppiatori) che con la promessa di buone intenzioni e facendo leva sul senso di responsabilità di tutto il comparto, chiedevano (e ottenevano) la ripresa delle attività.
Il motivo dello sciopero
- A quale ritmo e in che condizioni state lavorando?
Premetto subito che ci rendiamo perfettamente conto che non esistono e non esisteranno più i tempi con cui si gestivano le lavorazioni di doppiaggio anni fa.
Comprendiamo le motivazioni dei clienti, (che oggi corrispondono per lo più alle piattaforme online, le quali anzi, in alcuni casi prevedono consegne più dilatate rispetto ad altre piattaforme attualmente sul mercato) che si vedono costretti ad accorpare quanto più possibile l’uscita di una serie TV o di un film nei vari paesi del mondo, consapevoli del fatto che un doppiaggio che uscisse con troppo ritardo rispetto alla disponibilità online dello stesso prodotto in lingua originale, rischierebbe di far perdere una buona fetta di audience.
Facciamo del nostro meglio per venire incontro a queste esigenze e quelle organizzative delle società di doppiaggio che ci scritturano e che a loro volta rispondono al cliente finale. Ma gli attuali ritmi di lavoro sono diventati insostenibili. Stiamo in sala più di 9 ore al giorno consecutive, e questo vale sia per chi dirige il doppiaggio che per chi è davanti al microfono a doppiare. Tralasciando la difficoltà degli spostamenti da uno stabilimento all’altro in una città come Roma (una delle sedi principali del doppiaggio italiano, ma non l’unica), sempre di corsa, sempre in affanno con i tempi, quello che è ancora più faticoso è l’impossibilità di concederci un momento per parlare, per riflettere sul prodotto che stiamo facendo, per capire a fondo quello che dobbiamo interpretare e recitare. Siamo attori, non siamo speaker di un bollettino informativo.
Prima di iniziare a dirigere The Last Of Us, ho giocato al gioco (la versione re-mastered), perché volevo cogliere lo spirito con cui era stato pensato, scritto, recitato. Abbiamo chiamato lo stesso attore che aveva doppiato Joel nel videogioco e tutti quelli che potevamo per restare coerenti, che si sono messi a completa disposizione per ricreare quell’emozione che gli appassionati avevano provato all’epoca per poi cercare di regalarla a chi invece guardava la serie per la prima volta.
Ci sono episodi pieni di poesia. Era necessario approfondire i personaggi, comprenderli più a fondo, tentare di dargli quelle sfumature che nel videogioco non era stato possibile dare. Ma come possiamo fare questo lavoro così complesso (su questo prodotto come su altri) se riceviamo un episodio a settimana, pressoché in contemporanea con gli Stati Uniti, in bianco e nero per la protezione anti-pirateria, dove non riesci a vedere le espressioni degli attori, con un audio approssimativo e uno script non definitivo che sarà soggetto a modifiche? Non siamo più “post-produzione”, ormai siamo diventati “produzione.”
Siamo costretti a tradurre, adattare e doppiare, confrontandoci con il videogioco in questo caso per essere coerenti quanto più possibile – ma potrebbe essere un libro, un riferimento a un album musicale, un biopic di un artista – in una sola settimana. Ecco che moltiplicando questa lavorazione per decine di altre che hanno lo stesso iter lavorativo e le stesse esigenze, si comprende facilmente che ai ritmi forsennati con cui lavoriamo, questo non può non avere conseguenze sulla resa finale. Perciò tornando all’inizio della mia risposta: comprendiamo le esigenze dei clienti e la loro paura di perdere una parte di pubblico se il doppiaggio dovesse tardare troppo, ma non rischierebbero di perderla ugualmente se a lungo andare, con questi ritmi, la qualità scendesse oltre la soglia dell’accettabile? Noi ce la mettiamo tutta perché questo non accada mai, ma siamo esseri umani.
- A chi vi state rivolgendo con lo sciopero? Cosa state chiedendo?
Qui ci avviamo su un sentiero decisamente poco lineare. Per cercare di essere sintetici le richieste principali si articolano su tre macro-punti: l’adeguamento delle condizioni contrattuali (abbiamo un contratto collettivo nazionale che determina i compensi secondo una serie di parametri) che risalgono ormai a 15 anni fa, ma forse ancora più importante la ricerca di un accordo su come rendere i tempi di lavorazioni più umani senza andare a discapito della qualità e non ultimo la revisione delle liberatorie per la cessione dei diritti relativi alle registrazioni che noi rilasciamo ai clienti finali; liberatorie che ad oggi sono un po’ lacunose dal punto di vista delle tutele (nonché dei compensi, totalmente assenti).
Ci sono poi altri argomenti che popolano le discussioni durante le assemblee, come le potenziali applicazioni dell’intelligenza artificiale al mondo della localizzazione dei prodotti, ma è un discorso più lungo che presume prevederà un percorso parallelo e che al momento non è legato direttamente a questa specifica agitazione.
Insieme ai doppiatori, attorno a questa iniziativa si muovono inoltre tutta una serie di figure professionali fondamentali, senza le quali, sulle serie tv, sui film o sui documentari non sentiremmo nemmeno una parola in italiano. Sto parlando degli e delle Assistenti di Doppiaggio, degli Adattatori e Adattatrici dei dialoghi e naturalmente di tutti coloro che popolano i reparti di Sound Engineering.
Per rispondere all’altra metà della tua domanda, la controparte con la quale è necessario concordare le modifiche contrattuali di cui ti parlavo e alla quale ci rivolgiamo, è costituita essenzialmente dalle associazioni nazionali dei produttori e dei distributori dell’industria audiovisiva, dentro alle quali confluiscono una varietà di soggetti rappresentativi di questo mercato.
Quando riprenderanno gli episodi in italiano di The Last of Us?
- Domanda bonus: quando riprenderanno i lavori su The Last of Us?
È una bella domanda bonus. Se conoscessi la risposta, vorrebbe dire che è stato siglato un accordo che ha messo d’accordo tutte le parti in causa. Quello che posso dirti con una certa sicurezza, è che appena si riprenderà, immagino che non bisognerà aspettare tre settimane per vedere gli ultimi tre episodi. Noi li doppieremo in modo continuativo, senza scaglionarli. Sarà una scelta del canale deciderne la modalità di messa in onda.
Grazie ancora della pazienza di essere arrivati fin qui nella lettura. Spero di aver risposto a tutte le domande in modo esaustivo e di aver fatto conoscere a una parte di pubblico il dietro le quinte del disagio che stiamo vivendo, ma anche la passione che mettiamo in questo lavoro, che non vogliamo assolutamente perdere. Né farvi perdere.