Continua il nostro consueto appuntamento con i doppiatori del mondo videoludico e non solo: ospite di oggi è Jolanda Granato, doppiatrice di professione e speaker radiofonica di RTL 102.5 per ben 17 anni, dal 1997 al 2014.
Durante la sua carriera ha prestato la sua voce per vari programmi all’interno della omonima emittente radiofonica, tra cui Radio Angels, Giornale Orario e Totem, ha collaborato in svariate occasioni con Mediaset e doppiato svariati film, serie televisive e animate.
Per quanto concerne le sue interpretazioni in ambito videoludico ricordiamo le più celebri, ovvero Kassandra in Assassin’s Creed Odyssey, Riley in The Last of Us, l’androide Chloe in Detroit: Become Human, ma si contano oltre 30 giochi in cui appare la sua voce tra i vari personaggi.
- Cosa ti ha spinto ad entrare nel mondo del doppiaggio?
Sono stata fortunata perché sin da piccola volevo fare la doppiatrice, non sapevo neanche che cosa fosse questo mestiere, però sapevo che mi piaceva imitare le vocine che sentivo dai cartoni che venivamo trasmessi dalla TV e quindi cercavo di imitarle, replicandole. Successivamente ho poi studiato dizione e recitazione, io sono originaria della provincia di Salerno e, avvicinandomi sempre di più a questo mestiere, ho scoperto che quella cosa che mi piaceva fosse il doppiatore, e ho sempre studiato per fare quello.
Nonostante questo, i miei studi sono andati in un’altra direzione, però diciamo che l’ho scoperto fin da subito e questo è stata una fortuna, perché è molto più semplice riuscire a perseguire i propri sogni quando è più chiaro il desiderio.
- Sappiamo che hai doppiato una moltitudine di personaggi sia televisivi che videoludici: puoi raccontarci tramite la tua esperienza e la differenza tra doppiare un videogioco e un film?
Sono ovviamente delle lavorazioni completamente diverse: il film, il cinema, ha tempi molto più lunghi, possiamo prenderci molto più tempo per guardare il viso, le espressioni dell’attore, per studiare la parte e poi per riuscire a riproporre le stesse emozioni con il doppiaggio, noi riusciamo, doppiando un film, a vedere la respirazione, le espressioni e quindi doppiamo su un volto che già è in acting, ossia un volto che sta già recitando e quindi noi riusciamo a fare meglio il nostro lavoro di immedesimazione.
Nei videogiochi è diverso perché, nella maggior parte dei casi seguiamo una traccia audio, quindi non vediamo spesso delle immagini, anche se adesso un po’ più spesso. Di conseguenza abbiamo solamente delle indicazioni che sono in azione, durante un combattimento, triste, felice, adirato; a livello attoriale è un esercizio molto importante, ma anche molto divertente.
Ovviamente a me piace tantissimo doppiare entrambe le cose; anche se mi chiamano per tanti lavori completamente diversi fra di loro, questo mi permette di attingere a varie parti della mia preparazione, In conclusione, sono due prodotti differenti, ma molto complessi.
- Qual è stato il personaggio più difficile da doppiare? E a quale sei più affezionata?
Ogni personaggio presenta delle caratteristiche di difficoltà. Io ho una personalità poliedrica, per cui vengo spesso distribuita su personaggi dalla personalità appunto molto forte, volubili che riescono a interpretare sia una commedia che a rivestire un ruolo tragico.
A tal proposito, ricordo che una lavorazione molto impegnativa è stata una serie che ho adorato di Amy Schumer, che è un’attrice comica degli Stati Uniti che esteriorizza una comicità molto diversa dalla nostra e lei, essendo una stand up comedian, alterna momenti stand-up sul palco, poi degli sketch, in seguito dei momenti pubblicità, scene in cui era tristissima, altri momenti in cui era sopra le righe, quindi cambiava continuamente umore, espressioni facciali, ed è stato molto difficile, ma molto gratificante, adoro i cambi di intenzione durante il doppiaggio.
Per quanto riguarda i personaggi a cui sono più legata, ce ne sono tantissimi e sono collegati al mondo dell’animazione, perché penso che doppiare personaggi dei cartoni animati richiede una tecnica molto particolare, un’abilità che va realmente allenata. Sono molto affezionata ad Aggretsuko, serie animata attualmente in programmazione, che è una gattina dalla doppia vita, dalla doppia personalità, e descrive gli usi e i costumi molto diversi dai nostri, ovviamente orientali, però in un modo molto attuale. Un cartone che fa riflettere ed è fatto molto bene.
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Quali sono i consigli che daresti a nuovi aspiranti doppiatori?
Le persone che hanno deciso di intraprendere questa carriera non le scoraggerei perché è un lavoro bellissimo, ma molto difficile. Purtroppo è un momento storico molto complicato per i doppiatori, perché le produzioni sono sempre più veloci e di conseguenza questo impone dei tempi di lavorazione differenti, quindi ci sono tante persone che purtroppo vengono buttate nell’arena e si bruciano, perché poi acquisiscono dei difetti che sono difficilmente recuperabili.
Il consiglio che posso dare è quello di essere sinceri con voi stessi, di avere talento e predisposizione prima di tentare una carriera così difficile come quella del doppiaggio, perché è sicuramente è necessario una buona dose di allenamento, c’è sicuramente bisogno di una buona scuola, di ottimi insegnanti, di una grande capacità di senso del ritmo, ma una cosa è imprescindibile, ossia avere talento, avere predisposizione. Di fondamentale importanza è la dizione che paradossalmente è la cosa più facile da correggere, mentre c’è bisogno di un’ottima base recitativa, di una capacità di interpretare che non è per nulla scontata.
- Ti ringraziamo per la disponibilità, ma prima di andare vorremmo sapere un curioso aneddoto sulla tua vita da doppiatrice.
Aneddoti legati al mondo del doppiaggio ce ne sono tantissimi: noi adesso viviamo un periodo un po’ delicato perché lavoriamo tanto in colonna separata, quindi è difficile essere in tanti al leggio, però se vi siete fatti l’idea che al doppiaggio ci si diverte, è vero, siamo in tanti ad essere amici tra colleghi.
Tra gli aneddoti che voglio annoverare, per esempio: quando doppiamo film dell’orrore, nel momento clou ci facciamo degli scherzi folli o qualcuno si nasconde sotto il leggio per sbucare poi nel momento della scena madre, oppure apriamo all’improvviso la porta mentre registriamo, assolutamente cose non professionali, però ci può stare, per smorzare anche i toni seriosi del nostro mestiere. Grazie per avermi ospitata, un saluto a tutto lo staff di Videogiochitalia.it!
Classe 93, dall'animo nerd, da sempre appassionato del mondo videoludico. Alcune leggende sostengono sia nato con un controller in mano. Negli anni scopre di avere una particolare predisposizione per le interviste. Odia più di ogni altra cosa la console war.