Senua’s Saga: Hellblade 2 – Recensione: la nostra storia

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Informazioni sul gioco

Dopo anni di attesa, in alcuni momenti parecchio spasmodica, finalmente Senua’s Saga: Hellblade 2 di Ninja Theory (in esclusiva per l’utenza Xbox e PC) è uscito, e lo ha fatto portandosi dietro orde di detrattori ma anche chi lo ha idolatrato come moderna divinità.

Visto che anche chi vi sta scrivendo rientra fra chi aspettava con impazienza questo Hellblade II, non poteva mancare la nostra recensione, che per l’occasione abbiamo portato a termine sfruttando la nostra Xbox Series S.

Se volete già uno spoiler, sappiate che questa seconda avventura di Senua non ha minimamente deluso le nostre aspettative.

Hellblade 2: recensione – l’epica e il mito

Senza tirare necessariamente in ballo testi sacri del mito norreno come l’Edda di Snorri Sturluson, Senua’s Saga: Hellblade II è un ottimo spaccato della vita (terrena e mitologica) del Nord Europa del IX secolo, in particolare dell’Islanda.

Dal principio del videogioco abbiamo le razzie vichinghe, che tanto avevano fatto penare la nostra protagonista nel primo episodio, portando alla morte del suo amore Dillion. E sempre i vichinghi li vediamo prendere schiave intere città.

Ma vediamo anche gruppi di islandesi più pacifici, che provano a sopravvivere al meglio delle loro possibilità.

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E però il protagonista, com’era stato per Hellblade: Senua’s Sacrifice, anche qui è il soprannaturale. Abbiamo le orde di Draugr, pronti a divorare ogni cosa gli capiti a tiro, e il misterioso Hiddenfolk (in italiano il Piccolo Popolo), che si mantiene nascosto ma che è in grado con poche parole di far sentire la propria potenza.

Poi ci sono loro, vero cuore di Hellblade 2: i giganti.
Protagonisti di innumerevoli storie mitologiche e folkloristiche del Nord Europa, nel titolo di Ninja Theory queste ciclopiche entità divine portano la distruzione su Midgard, la terra degli umani.

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La saga di Senua

Senua, la nostra protagonista, si trova a cavallo fra i due mondi. La troviamo infatti all’inizio del gioco, intenta a seguire i viaggi degli schiavisti vichinghi per salvare il suo popolo.

Tuttavia bastano pochi eventi, una tempesta, un naufragio, a modificare totalmente il corso della sua esistenza: da semplice guerriera Pitta, Senua, deve vestirsi del manto di eroina.
I giganti bramano sangue e morte, vogliono vendetta e distruzione. Lo scopo di Senua, il nostro scopo, è porci sul loro cammino.

Fortunatamente Senua non è sola in questo viaggio, trovando al suo fianco vari compagni d’arme: dal violento Thorgestr al mistico Fargrimr, fino ad Astridr, guerriera dal grosso fardello sulle spalle.

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Il potere della parola: il nome

C’è un passaggio, fra i pensieri di Senua, in cui riflette sull’importanza del nome. Il nome che ci viene assegnato, il nome che ci scegliamo, il nome con cui diventiamo noti.

Come nella mitologia norrena, anche qui vediamo quanto un nome possa darci potere, quanto un nome possa indebolire chi abbiamo di fronte, portare a galla ricordi sopiti, generare senso di colpa, vergogna, ferite.

La mente di Senua: la sua, la nostra storia

Dunque in Hellblade 2 c’è il mondo reale e il mondo del mito, ma c’è anche una terza dimensione, la mente di Senua.

La mente di Senua è protagonista dell’opera tanto quanto lo è Senua stessa, elemento onnipresente in ogni secondo, in ogni istante della nostra esperienza in Hellblade II.

Nei pensieri di Senua ci sono voci narranti, come quella di Druth (che torna dal primo episodio), e c’è l’Ombra, il passato più oscuro e violento di Senua.

Ma ci sono anche le immancabili Furie, che provano a consigliare, ma anche a manipolare, le emozioni e le azioni della guerriera, e poi ci siamo noi. Noi, che eravamo stati invitati al termine del primo capitolo da Senua stessa, affinché la seguissimo nei suoi viaggi, e che ancora siamo qua con lei.

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Perché quella di Senua è una storia corale, un gruppo di voci, pensieri e personalità che s’intrecciano e si fondono e si disfanno e si ricreano, in un vortice di pensieri spesso letteralmente insensato e reso caos puro.

Le voci di Senua sono consiglio, guida, dubbio, paura, senso di colpa, accusa, violenza. Le voci sono amiche e nemiche.
E noi assistiamo a tutto questo, alle volte impotenti, incapaci di proferire parola, alle volte agendo al posto di Senua.

Ma, sempre e comunque, sopraffatti dal peso della nostra mente.

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Le illusioni, la pareidolia, le creazioni della nostra mente

Ci sono le voci nella testa e quelle fuori, nel mondo reale, ma ci sono anche le illusioni, i disegni, le immagini, le creazioni del nostro pensiero. Cos’è reale?

Le visioni sono la realtà di Senua, che vive di mondi stravolti dalla sua psiche martoriata, in perenne balia più di ciò che avviene dentro di lei piuttosto che di ciò che sta succedendo attorno a lei.
E noi ci stravolgiamo assieme a Senua, insieme ai suoi lutti, insieme a ciò che vede, insieme a ciò che subisce.

E finiamo per stravolgerci anche assieme alla sua mente, perché noi siamo la sua mente.

Non sono mancati momenti in cui ci siamo soffermati qualche secondo di troppo fra una roccia e l’altra, insicuri se avessimo visto o meno un volto di pietra fra quelli anfratti.

Oppure quando abbiamo insistentemente cercato i cadaveri del nostro popolo fra le rocce e le prue del naufragio, sicuri di vederne ma senza mai trovarne, eppure sentendone nelle orecchie le urla strazianti.
E ancora ci chiediamo se ci fossero davvero oppure no, che non fosse tutto frutto della nostra mente.

Accanto a tutto questo, ad aumentare il senso di totale straniamento, abbiamo gli enigmi che Senua deve superare, pezzo dopo pezzo, runa dopo runa, passo dopo passo.

Hellblade 2 – La psicosi di Senua: la nostra storia

Una mente distrutta, un mondo alterato, un’illusione continua che trasforma la propria esistenza in un incubo. Questa è la storia di Senua, ma è anche la nostra storia.

Al di là di quanto impegno ci abbia messo Ninja Theory nel riprodurre gli effetti che hanno degli eventi psicotici su di una mente e su come questi influenzino le percezioni di una persona che li sperimenta (grazie alle testimonianze di persone che soffrono di episodi di psicosi e a esperti della materia), rimane la cosa più importante: la nostra esperienza.

Hellblade II non riporta solo a galla il passato di Senua, ma potenzialmente anche il nostro.

Se per caso nella nostra vita abbiamo anche solo lontanamente provato cosa sia una psicosi, o anche solo se abbiamo sofferto di paranoia, ansia, depressione, con tutto ciò che ne consegue, o anche solo se magari abbiamo vicino qualcuno che ha dovuto affrontare tutto questo, ecco in tal caso Hellblade 2 ci colpisce come un pugno dritto nei denti.

Al punto che talvolta potrebbe essere necessario fare una pausa dal rimbombare delle voci che ci pulsano in testa, pausa che chi vi scrive ha dovuto prendersi diverse volte.

Hellblade 2: il lato tecnico

Ma chiusa la digressione su ciò che è la mente di Senua (e la nostra), torniamo in carreggiata su ciò che è Senua’s Saga: Hellblade 2, e in particolare quanto è stato realizzato con maestria.

Ci riferiamo infatti al comparto tecnico, sia visivo che sonoro.

Il film di Senua: una visione dopo l’altra

Con una sorta di piano sequenza ininterrotto dall’inizio alla fine, vediamo vorticare attorno a Senua la sua storia, come se alle volte fosse quasi una pellicola di cui noi siamo spettatori (una voce) più che degli agenti.

E però, sebbene questo elemento possa far storcere (e ha già fatto storcere) il naso a diverse persone perché non è abbastanza videogioco, pensiamo che questa sia una critica per quanto plausibile quanto di più sterile e fredda possiamo pensare guardando a Senua.

Perché Senua è ben altro che solo un videogioco, come dimostra ogni inquadratura, ogni scelta visiva e registica, ogni spostamento di camera, ogni volta che il cast entra in scena. Ovviamente i comprimari, ma in primis Melina Juergens, che dà fattezze e voce e interpretazione alla protagonista.

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La photo mode

A rendere ancora più spettacolare il comparto visivo di Hellblade II abbiamo la modalità foto, ulteriormente ampliata e rifinita rispetto al primo episodio, addirittura concedendoci di spostare, ruotare e modificare la posizione dei personaggi a schermo, così come aggiungere punti di luce a nostro piacimento.

Questo senza dimenticare elementi base delle photo mode, come i vari filtri e colorazioni particolari da applicare.

Giusto per darvi un’idea, tutte le immagini di questa recensione sono state realizzate sfruttando unicamente la photo mode del gioco.

Il limite a 30 fps su console: un limite?

E ci potremmo chiedere se il fatto che sulle console Xbox vi sia il limite fisso a 30 frame al secondo (rispetto alla versione PC del gioco) sia un limite o meno.

Ovviamente, se entriamo in Senua solo per i frame, potremmo non trovare ciò che vogliamo. Tuttavia il gioco fa il suo anche su console, ovvero meravigliarci e stupirci e guidarci fra un’illusione e l’altra, alla ricerca della verità e di uno scopo nella nostra esistenza.

Gli Heilung, Aurora, le voci: il comparto sonoro

Non giriamoci attorno: tutto il comparto audio di Hellblade 2 è fra i migliori che abbiamo trovato in un’opera videoludica.

Come prima cosa, ci riferiamo alla recitazione, alla protagonista e anche e forse soprattutto alle voci nella nostra mente (per cui consigliamo di sfruttare un headset di tutto rispetto).

E accanto alle voci abbiamo la colonna sonora che, oltre a una canzone della cantante norvegese Aurora, è stata composta dal gruppo folk nord-europeo degli Heilung. Qui sopra e qui di seguito vi lasciamo un assaggio.

Il gameplay e il gioco giocato

Se per altri titoli potremmo perdere ore a discutere di gameplay, con Hellblade 2 non c’è molto da dire, questo sempre ricordando che Ninja Theory ha puntato più sul narrare una storia, una storia di cui siamo protagonisti ma soprattutto spettatori, presenza della mente di Senua.

E per questo ci troviamo un gameplay a dir poco scarno, una lunga camminata, una corsa, uno scatto, una discesa e un tuffo fra i paesaggi islandesi, mentre seguiamo Senua nel suo archetipico viaggio dell’eroina.

Se qualcuno davvero pensava o pensa di poter aver a che fare con una sorta di God of War al femminile o qualcosa del genere, a parte chiederci come sia possibile davvero pensare qualcosa del genere (dal materiale visto prima dell’uscita e anche solo dal primo capitolo della saga), sia chiaro che non è decisamente così.

Hellblade II: i combattimenti

Certo, in Senua’s Saga si combatte e parecchio, ma quando vuole il gioco, quando lo richiede la storia, quando la trama deve progredire in questa specifica direzione.

Non è la nostra storia, o meglio lo è, ma prima di tutto è la storia di Senua. E noi siamo qui per viverla, ma insieme a lei e attraverso di lei.

E questi combattimenti rispecchiano questa visione: non c’è una vera e propria libertà, com’era stato di fatto nel primo episodio della serie.

Seppur infatti ci sia stato un generale miglioramento in questo campo, e seppur abbiamo a che fare con attacchi leggeri, attacchi pesanti, parate, schivate, scatti e uno speciale specchio che ci consente di eseguire colpi in rapida successione, appunto non c’è davvero totale libertà.

Il motivo è evidente: ogni dettaglio del titolo, combattimenti compresi, è al servizio della narrazione, per cui anche gli scontri del gioco perdono libertà ma guadagnano in coreografie e regia. Il che, forse, non è poi tanto male.

Fra puzzle ambientali e collezionabili

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Di diverso impatto sono invece i puzzle ambientali, che ritornano anche qui come nel primo capitolo. E anche qui consistono nel riordinare il mondo attorno a noi, scovando messaggi e rune nascosti oppure aprendo varchi prima invisibili grazie ad artefatti ed elementi magici.

Tutto questo è utile alla nostra protagonista per avanzare nel suo viaggio, così come i collezionabili sono invece un portale su miti e folklore antichi.
Questi ultimi si dividono fra bastoni della conoscenza e volti di pietra, e possono essere un ottimo passatempo fra uno scontro e l’altro.

Tutti i precedenti, collezionabili e soprattutto le sequenze di puzzle, hanno anche un potenziale scopo narrativo, ovvero mostrarci come, per una persona piagata dalla psicosi come Senua, sia facile vedere cose dove non ci sono e fare collegamenti e connessioni tra elementi in realtà sconnessi.

Purtroppo c’è da dire che non sempre, soprattutto per i puzzle, questo ci è arrivato, alle volte sopraffatto dalla ripetitività di alcune strutture di gioco.

La longevità: Hellblade 2 è troppo breve?

Fra le critiche che sono fioccate all’indirizzo dell’opera di Ninja Theory abbiamo quella relativa alla durata, che a detta di moltissime persone sarebbe troppo breve.
Parliamo infatti di un gioco la cui durata, ora più, ora meno, di sicuro non supera le 10 ore totali, anche andando con molta calma.

E dunque? Sarebbe stato forse utile che il gioco fosse durato anche solo un paio di ore in più, ma magari due ore piene di nulla?
A nostro avviso assolutamente no.

Già così abbiamo purtroppo una parte centrale fin troppo prolissa e ripetitiva, tra cunicoli così simili fra di loro e i puzzle ambientali che, da un certo punto in poi, aggiungono ben poco a chi sta giocando.

Paradossalmente, forse avrebbe addirittura giovato qualche ulteriore taglio, se l’alternativa è stata riempire con sequenze con puzzle senza una vera sfida.
In un titolo così fortemente cinematografico (come abbiamo visto) è quasi sembrato che il team volesse inserire una sorta di promemoria che siamo di fronte a un videogioco, appunto però senza un vero mordente.

Al di là però di questa legittima e giustissima critica, rimane anche il fatto che non stiamo valutando la lunghezza dell’esperienza, ma l’esperienza in sé.

Per fare un paragone azzardato, potremmo pensare al cinema: sarebbe meglio investire il nostro tempo in un cinepanettone da 5 ore, o in un film più breve ma di ben altra caratura, magari il bellissimo Valhalla Rising del regista danese Nicolas Winding Refn (giusto per restare in tema)?

In questo caso, per noi non c’è assolutamente partita.

Hellblade 2 recensione: due ultime parole

C’è forse ben poco da aggiungere per concludere la nostra recensione di Hellblade II. Potremmo chiederci infatti quale voto dare a un gioco che si discosta per molti versi dal mondo dei videogiochi, dalla longevità a molti elementi di gameplay.

E però potremmo chiederci perché non premiare un’esperienza come questa imbastita da Ninja Theory, che ha infuso cuore, coraggio e tantissima introspezione all’interno di una storia epica quanto intima.

E infatti, dopo essercelo domandato e dopo averci riflettuto, al netto del soppesare questo o quel difetto, abbiamo scelto di premiare (quasi) a pieni voti Hellblade 2.
L’epica, le lacrime, le voci, le visioni valgono più di qualunque gameplay.

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Masterpiece
95100
Pros

L'epica e l'ambientazione

Il viaggio della protagonista

La mente di Senua e le voci

Le rappresentazioni della psicosi

La resa visiva e le scelte registiche

Il comparto sonoro

Cons

Lentezza in alcuni elementi di gameplay

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