Le tensioni commerciali fra Activision e NetEase

Fra il termine del 2022 e l’inizio di questo 2023 c’è stata un’escalation fatta di disaccordi, incomprensioni, fino a parlare perfino di minacce, che ha portato alla rottura fra Activision e NetEase. La rottura fra la compagnia di Call of Duty e Overwatch 2 (già alle prese con i problemi di acquisizione legati a Microsoft) ha condotto fino alla sparizione dei videogiochi Activision dal territorio cinese.

I problemi avevano raggiunto questa conclusione dato che qualunque titolo videoludico creato esternamente al mercato della Cina non può avere distribuzione all’interno del paese senza un publisher cinese. E fino ad allora questo, per Activision Blizzard, era stato appunto NetEase (ed era stato così per oltre 14 anni).
Resta da capire se ci sarà un riavvicinamento fra le due aziende, oppure se la compagnia occidentale finirà per accordarsi con una qualche altra corporation del paese. Adesso abbiamo sicuramente più informazioni su come le cose siano andate e stiano andando attualmente.

La fine degli accordi fra NetEase e Activision

Tutto sarebbe nato dalla scelta della Cina di limitare le ore di gaming online alla sua utenza più giovane. Da lì, NetEase avrebbe voluto rivedere gli accordi con Activision Blizzard per trovare un giusto equilibrio con le nuove restrizioni imposte dal governo di Pechino (che non si limitano alle 3 ore settimanali online per i suoi gamer adolescenti).

Per questo motivo, NetEase avrebbe chiesto alla compagnia statunitense di mostrare i propri introiti annui e altre informazioni solitamente secretate agli enti cinesi. Ciò doveva essere parte dei suddetti patti, ma Activision ha posto il suo veto.

In aggiunta a questo iniziale screzio, Activision Blizzard ha avuto da ridire in merito alla norma per la compagnia straniera di avere un publisher cinese. Scopo di Activision infatti sarebbe stato preferibilmente quello di distribuire i propri titoli sul mercato cinese in forma di collaborazione e non come una sorta di sussidiaria di NetEase (sebbene solo su tale mercato).
Infatti, in quest’ultimo modo, l’azienda asiatica avrebbe avuto totale controllo sulle operazioni e su come muoversi in accordo con le leggi e le regolamentazioni cinesi.

Le minacce a Bobby Kotick

accordo di microsoft

Stando ai report trapelati online grazie ad alcune fonti appartenenti a entrambe le aziende, si sarebbe arrivati a un vero e proprio caso, con delle minacce ai danni di Bobby Kotick, il CEO di Activision.
Queste sarebbero partite dal CEO di NetEase William Ding, il quale avrebbe esplicitamente fatto riferimento al poter convincere le autorità cinese riguardo l’acquisizione da parte di Microsoft in base a come si sarebbe risolto l’accordo Activision – NetEase.

Le fonti interne alla compagnia cinese, in merito a questo, hanno dichiarato che il porre velate minacce a Kotick non era certamente l’intento di NetEase, ma solo un modo per far presente che (nel caso in cui l’accordo con le nuove condizioni non fosse andato a buon fine) Microsoft avrebbe potuto subire a sua volta grosse limitazioni sul territorio in mano a Pechino, nel caso che le dispute sull’acquisizione di Activision Blizzard dovessero risolversi positivamente per lei.

Le dichiarazioni ufficiali di NetEase e le ultime risoluzioni

Il portavoce di NetEase Alexandru Voica ha negato fermamente che vi siano state minacce da parte di William Ding dirette a Bobby Kotick. E tuttavia ha colto l’occasione per notare come l’azienda di Call of Duty continui ad “assillare e a schernire gli enti e le compagnie di tutto il mondo“.

In compenso, dall’altra parte, Activision avrebbe pure potuto accettare l’accordo proposto dalla controparte cinese, in cambio però di 500 milioni di dollari in anticipo. In risposta, l’azienda orientale ha parlato di termini “economicamente illogici.

Su questi elementi, s’innestano ulteriori dinamiche connesse a un ex-dipendente Activision che ha fondato un proprio studio di sviluppo, finanziato proprio da NetEase, così come la scelta di quest’ultima di investire 100 milioni di dollari in Bungie. Tali elementi sono stati visti dalla compagnia guidata da Kotick come veri e propri screzi, che non hanno fatto altro che esacerbare ulteriormente gli animi.

In conclusione, l’accordo pare al momento definitivamente sfumato, e si trattava di un accordo da circa 750 milioni di dollari all’anno. E, al momento, milioni di gamer cinesi rimangono senza la possibilità di accedere a un parco titoli vastissimo: Heartstone, Overwatch 2, World of Warcraft, ecc.

FONTE: VGC; GameIndustry

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