Pokémon Spada & Scudo, la nostra recensione

Informazioni sul gioco

Il passaggio a console fissa è stato un qualcosa che i fan Pokémon hanno sempre desiderato, eppure sembrava non dover mai avvenire. Con l’arrivo di Switch però, la natura ibrida della console ha permesso questo sposalizio da tanto, troppo tempo atteso. Andiamo oggi a parlare di Pokémon Spada e Pokémon Scudo, gli ultimi due giochi dedicati ai mostriciattoli tascabili più amati di tutti.

Nuova regione, nuovi percorsi, nuove avventure

Uno dei motivi per cui molti fan, me compreso, auspicavano un passaggio alla console fissa era una maggiore potenza grafica. Nei nuovi titoli, questa speranza si è avverata a metà, ma andiamo con ordine; il gioco è ambientato a Galar, regione di chiara ispirazione anglosassone, ricca di riferimenti alla cultura, alle ambientazioni, ai personaggi e alla storia del Regno Unito. Troveremo quindi un capopalestra che ricorda la Regina Elisabetta II, tanto amata dai sudditi ma anche una forma regionale ispirata allo Stregatto e persino un team di chiara ispirazione Punk. Ho trovato tutti questi elementi molto piacevoli e ben implementati all’interno della lore di gioco, così come l’aver lasciato alcune parole in inglese nei dialoghi (vari personaggi si esprimeranno con Yes, Hello o Indeed).

La regione spazia da ambiente montani, colline, ghiacciai fino alle grandi città industriali o le campagne, i boschi e i piccoli borghi di inizio avventura. Ogni percorso sembra avere una peculiarità unica, ad esempio in uno ci troveremo ad utilizzare delle scale oppure in un altro a toccare dei funghi luminosi che inondano di luce la via da esplorare. Sebbene alcuni percorsi siano meno ispirati di altri, nella maggior parte dei casi troveremo i consueti bivi nascosti che portano ad oggetti e strumenti utili. Sia chiaro, avremo sempre alcune vie sbarrate da NPC posti a guardia di esse, ma ho trovato queste direzioni obbligatorie molto meno frustranti rispetto a quelle dei precedenti capitoli ambientati ad Alola.

Camminando nei percorsi avremo a che fare con quella che è una delle più belle novità di questi giochi, ereditata direttamente dagli spin-off di Let’s Go Pikachu & Eevee, troveremo i Pokémon ben visibili nell’overworld. Avendo evitato i numerosi spoiler, conoscevo pochi dei nuovi mostriciattoli presenti a Galar e vederli camminare, rotolare, saltellare davanti a me chiedendomi che tipo di creatura avessi davanti è stato impagabile, un’emozione che ritengo debba essere presente in ogni capitolo della saga da oggi in poi. Ogni creatura ha un comportamento proprio, alcune scapperanno alla nostra vista, altre vorranno attaccarci o persino abbracciarci! Le animazioni sono piacevoli e divertenti, anche se purtroppo si perde un po’ di qualità in acqua (per qualche motivo i pokémon tendono a roteare su sé stessi cercandoci).

L’ottava generazione dei mostriciattoli tascabili

Abbiamo accennato ai pokémon nell’overworld ma come sono i nuovi protagonisti? Difficile darne un parere soggettivo, c’è da dire però che la nuova direzione ad opera di James Turner ha giovato alla serie. A fianco di un design minimalista, semplice e caricaturale che farà tanto piacere ai fan storici della saga, troviamo dei mostriciattoli molto lontani dal classico concetto di Pokémon, di cui molte persone potranno apprezzare l’originalità. Personalmente ho trovato discutibile il modo in cui sono state colorate alcune creature (si va dal monocromatico ad accostamenti un po’ azzardati), ma questo giudizio è puramente soggettivo. Gradito ritorno dalla settima generazione sono le forme regionali, in principio ero dubbioso sulla riproposizione di questa idea lontano dai territori di Alola poichè l’habitat insulare era molto credibile per una storia di adattamento estremo. A Galar troviamo altre motivazioni, tutte ben inserite nella storia e nei vari ambienti (pensate che nel team dell’avventura ne avevo ben tre con me). Una piccola lode personale ai metodi evolutivi di queste creature, senza andare nello specifico sappiate che un Pokémon ispirato all’Antico Egitto richiederà la soluzione di un enigma ed un “sacrificio” per evolversi allo stadio successivo.

Dai due schermi del 3DS alla natura ibrida di Nintendo Switch

Sul lato gameplay è purtroppo un alternarsi di grandi trovate e sopraccigli alzati. La transizione dall’ormai vetusta 3DS alla Switch è stata quasi indolore ed anzi, piuttosto naturale. Continua il lavoro di semplificazione e snellimento di menù e funzioni di gioco iniziato nella generazione scorsa, cui vanno ad aggiungersi il Box portatile (di cui non potremo più fare a meno) ed alcuni tasti di accesso rapido alla mappa ed al Pokédex. Sono state ampliate le possibilità di personalizzare il protagonista con vestiti, accessori e nuovi tagli di capelli fin dall’inizio, sebbene avrei apprezzato qualche varietà in più per i personaggi maschili e trovo fastidioso, ad esempio, il dover pagare prima di vedere i tagli di capelli che posso farmi. Arrivati al gameplay vero e proprio troviamo una piacevole sensazione di familiarità, ci si muove tra percorsi ricchi di Pokémon da catturare e città nelle quali darsi battaglia con i capipalestra e scoprire nuove informazioni sulla trama.

La novità principale è sicuramente il Dynamax: trasformazione della durata di tre turni che permette ai nostri pokémon di aumentare la propria barra della vita e di sferrare potenti attacchi, questa è utilizzabile unicamente contro i Capipalestra o nei Raid di cui parleremo più in basso. In questo gioco avremo il Condividi Esperienza obbligatoriamente attivato; questo da una parte rende il gioco più facile ma dall’altro ci evita lunghe sessioni di livellamento, tipiche dei giochi di ruolo vecchio stampo. Personalmente ho deciso di disattivare la possibilità di cambiare Pokémon dopo averne sconfitto uno dell’avversario e di non avvalermi delle numerose Caramelle Rare presenti nel gioco; così facendo sono arrivato fino alla fine venendo sconfitto una sola volta, non mi sono mai trovato sovralivellato e l’esperienza è stata molto godibile. C’è da dire che sul finale di gioco i livelli dei Pokémon avversari si alzano in maniera vertiginosa e quindi potreste valutare l’idea di usare un po’ di strumenti come fatto dal sottoscritto. L’Intelligenza Artificiale è purtroppo limitata come in passato, non di rado vedremo il rivale boostarsi la velocità nonostante sia già più rapido di noi o usare mosse poco efficaci, si salvano solo alcune battaglie particolari come ad esempio nella Missione della Palestra di tipo Fuoco o alcuni rivali sul finire del gioco.

Le Missioni delle Palestre sono piccole sfide o minigiochi (che ricordano nell’intento le fallimentari Prove del Giro delle Isole dei giochi precedenti) che risultano a mio avviso tra gli aspetti più riusciti del gioco, oltre a fornire un diversivo dalle classiche lotte, spesso ci insegnano qualcosa (come ad esempio lottare in 2 vs 2). Un piccolo passo indietro rispetto ad Ultra Sole/Luna è la carenza di side quest, davvero sporadiche in questa avventura.

Le Terre Selvagge ed il Multiplayer Online

Una delle novità più promosse ed attese è l’introduzione delle Terre Selvagge, grandi distese esplorabili a piacimento ricche di Pokémon e soggette a mutamenti climatici. All’interno di queste si possono catturare Pokémon (talvolta di 20 o più livelli superiori al nostro), pescare, darsi al campeggio con i propri compagni, cucinare vari tipi di curry o cimentarsi nei Raid Dynamax. Disseminate sulla mappa, troveremo varie fosse in cui calarsi per affrontare temibili boss fight contro pokémon potenziati da sconfiggere per poi catturare. Nell’intenzione di Game Freak questa zona del gioco doveva strizzare l’occhio ai vari MMORPG, ma l’impalcatura online di questo gioco è del tutto inefficiente e mal costruita. Per trovare un Raid da affrontare con sconosciuti potrebbero volerci molti minuti, per poi perdere il proprio posto a causa di un utente più veloce. Va meglio se si organizza il tutto con amici, ma la password di soli 4 caratteri fa sì che potremmo finire nel Raid di un altro utente che ha utilizzato la stessa nostra combinazione. Questo è forse uno dei più grandi rammarichi del gioco, che ne limita il divertimento ed una potenziale longevità infinita per ridurlo ad un’esperienza poco appagante.

Apriti un cammino verso la gloria!

Come  recita il motto della campagna promozionale, in Spada e Scudo le lotte pokémon sono al centro dell’attenzione. Così come è aumentato l’interesse verso il competitivo nel mondo reale (di cui l’Italia è uno dei maggiori esponenti), all’interno del gioco troviamo tornei in grandi stadi che coinvolgono tutta la nazione. Sebbene la struttura sia la solita alternanza di cattura e allenamento dei Pokémon, esplorazione dei percorsi e lotta nelle palestre, tante piccole sfumature rendono il gioco interessante. Già nei primi minuti di gioco, ad esempio, ci troveremo faccia a faccia con una creatura misteriosa simile al leggendario di copertina e solo l’intervento del Campione Dandel ci toglierà dai guai. La trama segue un andamento lineare lanciando qui e la qualche indizio ma rimanendo sempre sullo sfondo, quella che all’inizio valutavo una scarsa capacità di raccontare la vicenda è poi diventata qualcosa di più. A differenza di altri giochi Pokémon infatti, qui il nostro obiettivo è e rimane la partecipazione al torneo delle palestre, per la maggior parte del gioco delle questioni importanti se ne occuperanno “i grandi” come appunto il Campione o l’assistente professoressa Sonia. Ho trovato questa scelta molto credibile al contrario di lanciare un ragazzino di 10 anni in mezzo alla fine del mondo.

I personaggi poi, hanno tutti un certo spessore; si va dal ragazzo abbandonato che cerca il suo posto nel mondo, al Campione ricco di gloria ma anche responsabilità nell’aiutare la popolazione fino alla premurosa madre o all’amico Hop. Su quest’ultimo mi sono dovuto ricredere poichè all’inizio lo avevo catalogato come un Hau 2.0 (personaggio rivale di Ultra Sole/Luna), ovvero l’amico scarso e bontempone che serve solo da sparring partner per allenare i nostri pokémon. Hop è in realtà carico di aspettative essendo il fratello del Campione e si sente in dovere di seguire le sue orme nel tentativo di uscire dalla sua ombra, affrontando però il tutto con una certa grinta e voglia di migliorarsi. Trovo un peccato che i numerosi spunti di riflessione forniti da questo ed altri personaggi vengano continuamente intervallati da battute sopra le righe e momenti comici volti a catturare l’attenzione dei più piccoli. La campagna principale si completa in circa 30 ore, a cui fanno seguito alcune ore extra per rispondere agli ultimi dettagli, una cosa che raramente accadeva nei precedenti titoli Pokémon.

Alti e bassi del reparto tecnico

Oltre alle lamentele sull’assenza di vari Pokémon non catturabili in Spada e Scudo, tante critiche sono state rivolte all’aspetto grafico di questi titoli. La sensazione è che lo sviluppo di questo gioco non sia durato 3 anni come annunciato ma anzi che sia stato accelerato vista la quantità di texture sgranate, effetti di pop up anche a breve distanza, fondali anonimi, disomogeneità nei modelli poligonali e riciclo di alcune animazioni. Dal grande passaggio su console fissa era lecito aspettarsi qualcosa di più, questo non influisce sul divertimento ma fa sicuramente sbuffare in più di un’occasione. Le animazioni dei Pokémon in battaglia e nell’overworld sono al contrario molto piacevoli, con qualche eccezione nei sopracitati ambienti acquatici e nell’animazione di alcune mosse. Pollice in su per quanto riguarda le città, gli interni e gli stadi, ricchi di vita e pullulanti di persone in delirio.

Sul fronte audio invece si possono solo tessere lodi riguardo il lavoro svolto dagli sviluppatori, con temi sempre ben allineati al luogo o alla situazione in cui vengono riprodotti. Era difficile pensare di migliorare quanto fatto con la settima generazione, eppure mi sento di dire che questa colonna sonora ha raggiunto un livello ancor più alto. Troviamo, tra le varie composizioni di valore, la traccia più bella mai creata per un’antagonista principale di Pokémon. Il tutto è poi impreziosito dalla collaborazione di Toby Fox, il geniale creatore di Undertale, che ha composto in esclusiva uno dei brani all’interno del gioco, a voi sta scoprire quale.

L’alba di una nuova stagione competitiva

Ci tengo a dedicare qualche parola a quanto questi giochi siano migliorati sul fronte del competitivo. Oltre a fornire tutta una serie di nuovi pokémon ed oggetti con cui sperimentare negli anni a venire, sono state semplificate tante delle operazioni necessarie a creare una squadra da torneo. Al contrario del passato, è ora possibile, grazie a tutta una serie di oggetti e funzionalità, crearsi una squadra da 6 Pokémon in poche ore. Rimangono alcuni dubbi su quanto sia difficile trovare ed ottenere le Gigamax (forme Dynamax peculiari di alcuni Pokémon), così come trovare pokémon con statistiche di velocità a zero, utili da impiegare sotto l’effetto di Distortozona (mossa molto usata nell’ambito competitivo).

COMMENTO FINALE: 8+

Pokémon Spada e Scudo è un progetto divertente ma imperfetto, talvolta sembra di trovarsi alle prese con un gioco creato da vari team estranei l’uno all’altro piuttosto che da una multinazionale a capo del brand più redditizio della storia. Gli sviluppatori sono saldamente ancorati a dei binari concettuali che non li fanno adattare agli standard moderni dei JRPG, ma qualche passo in avanti ci fa ben sperare. Punti di forza sono il reparto audio di prim’ordine ed una trama semplice, credibile, con personaggi strutturati e ben inseriti all’interno delle dinamiche di Galar. Da rivedere parte del level design, l’aspetto visivo e la struttura online in toto. Questi due titoli possono essere un buon punto da cui ripartire e continuare ad evolversi, proprio come i mostriciattoli tascabili, verso un livello superiore di qualità ed intrattenimento.

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