Di tempo per giocare a Kena Bridge of Spirits, titolo di Ember Lab uscito originariamente nel 2021, di sicuro ce n’è stato a sufficienza finora. E però per il primo periodo si era trattato di un’esclusiva console temporanea su PlayStation, con il videogame escluso dal circolo Xbox fino a ora.
È infatti adesso che l’opera dello studio alle prime armi con il mondo del gaming Ember Lab approda anche sul mercato console di Microsoft.
Per l’occasione abbiamo imbracciato la nostra Series S per tornare ad aiutare Kena nel suo viaggio spirituale e fra gli spiriti e a scrivere la nostra recensione di Kena: Bridge of Spirits.
Indice
Kena Bridge of Spirits recensione – Un cozy adventure
Non vogliamo ripercorrere per filo e per segno tutti i pregi che ha Kena, e però almeno in parte dobbiamo farlo. Perché comprensibilmente, essendo il gioco uscito ormai da qualche anno, non raccontiamo forse nulla di nuovo.
E tuttavia, prima di vedere com’è questa versione Xbox del titolo di Ember Lab, vogliamo comunque ripercorrere di cosa parliamo appunto parlando di Bridge of Spirits.
Abbiamo a che fare con un action-adventure che però potremmo definire cozy, per usare un’espressione anglofona. Cozy potremmo tradurlo come confortevole, accogliente. È così infatti che ci saluta a braccia aperte il videogioco.
In generale, Kena: Bridge of Spirits ci dà tantissime cose da fare, vedere, esplorare e collezionare, però lo fa con un ma: nulla è mai eccessivo. Tutto si tiene sempre sotto un’ideale soglia che renderebbe il tutto fastidioso.
In Kena non si impazzisce dietro i collezionabili, così come non rischiamo di perderci in puzzle ambientali cervellotici, e stessa cosa vale per i combattimenti, che nella stragrande maggioranza dei casi (che si tratti di nemici comuni o boss) risultano godibili e fluidi.
Per quest’ultima cosa, ad aiutare ci pensa anche la modalità storia (per quel che riguarda i livelli di difficoltà), che ci consente di seguire con tutta la calma del mondo le vicende e gli eventi in game senza preoccuparci di sopravvivere o di impegnarci eccessivamente negli scontri.
Kena Bridge of Spirits – Un classico senza essere un classico
Forse Kena: Bridge of Spirits non sarà mai, a livello di notorietà né tanto meno come riuscita, nel circolo dei migliori videogame di sempre. Ma certamente è stato costruito in una maniera estremamente classica.
Come dicevamo, abbiamo i collezionabili, che sono di vario tipo. I principali sono sicuramente i Rot, piccoli spiritelli della foresta (e che approfondiamo più sotto), ma non soltanto.
E allo stesso modo abbiamo tante aree classicamente costruite da esplorare e da scoprire man mano che progrediamo nel gioco.
Inoltre, sempre come accennavamo sopra, ci sono varie tipologie di nemici, tra quelli spiritici ed altri più naturali, fatti di legni e rami e tronchi.
Per contrastarli abbiamo molte tipologie di attacco: all’arma bianca, con la nostra lancia, a cui si aggiungono attacchi a distanza, come se fosse una sorta di arco e frecce.
Non manca poi un sistema di scudo e difesa magico, che ci consente anche di fare i parry per bloccare e contrattaccare.
Essendo creato per provare a essere subito un instant classic, completano il quadro ulteriori e molte abilità, molte delle quali da sbloccare accumulando esperienza, trovando e liberando i Rot lungo il nostro cammino.
Molte di queste abilità sono proprio attivabili grazie ai piccoli spiritelli che sono al nostro seguito (dal curarci mentre combattiamo ad attacchi speciali).
E che gioco classico sarebbe personalizzazione?
Ed ecco dunque che Kena ci mette a disposizione costumi alternativi per la nostra protagonista, ma il piatto forte sono i tantissimi e carinissimi cappelli per i nostri Rot, da scovare e acquistare in game.
Qualcuno potrebbe dire che, più che classico, potremmo quasi definire Kena: Bridge of Spirits un gioco generico. Qualcuno potrebbe dirlo, sì, ma sbaglierebbe.
Seppur infatti il videogame di Ember Lab riprende stilemi e schemi classici, lo fa in maniera molto spesso impeccabile, il che ci porta a un risultato di alto profilo, che regge il passaggio del tempo, da quel 2021, anno di prima uscita.
A questo si aggiungono poi la componente visiva, il design, il sonoro, assieme a una trama spesso commovente, il tutto per avere un gioco che anche 3 anni dopo l’uscita ha poco da invidiare a molti videogiochi usciti nel frattempo.
Il viaggio di Kena – Fra archetipi e stile
Come dicevamo, dunque, l’avventura di Kena è un’avventura estremamente classica, e lo è anche nella trama.
Sicuramente avrete avuto modo di vedere, provare, sentir parlare del gioco in questi anni dalla prima release, ma giusto per fare un riassunto vi ricordiamo che interpretiamo una giovane viaggiatrice dotata di un legame sovrannaturale con gli spiriti dei defunti.
Ed è nel corso di un suo viaggio verso la vetta di una montagna, il più classico dei viaggi di formazione e dei tipici viaggi dell’eroina, che la troviamo. Scalare una montagna archetipica è il suo scopo, il suo obiettivo finale.
E, come in ogni viaggio dell’eroina che si rispetti, ci sono i tipici elementi che contraddistinguono queste narrazioni. Ci sono degli antagonisti, che vanno da oscuri figuri mascherati al putridume che avvolge le valli e le vette della regione, fino ai mostri generati da questa marcescenza.
Poi non mancano delle figure benevole. Queste possono essere nostri compagni di viaggio, come i Rot, gli spiritelli della foresta che ci accompagnano e ci aiutano in tantissimi modi. Oppure possono essere le anime dei defunti, rimaste a cavallo fra mondo dei vivi e aldilà, in attesa del nostro aiuto per terminare il loro viaggio.
Insomma una storia con elementi forse già visti, con archetipi spesso comuni in un videogame. Fra i videogiochi usciti negli ultimi anni, i primi che ci vengono in mente sono il proibitivo platform Celeste (la scalata, un viaggio pericoloso) e Planet of Lana (un mondo ostile e corrotto, nonché da salvare).
Anche qui, qualcuno potrebbe parlare di stereotipi e già visto, ma in realtà si tratta invece di archetipi, fondamenti della narrazione sin dall’alba dei tempi. E, se possiamo dire, i tempi e i modi con cui questa narrazione avviene, difficilmente possono ricevere critiche aspre.
Come già all’epoca il gioco fu decisamente osannato da più parti, anche adesso torniamo a commuoverci per la storia di Kena e per le storie dei personaggi di contorno.
I disegni e i suoni di Kena Bridge of Spirits
Pressoché ineccepibile anche il lato design del gioco di Ember Lab. E per design intendiamo tutto il design.
Partiamo dall’intero comparto sonoro: le musiche, il doppiaggio (disponibile solo in lingua originale), gli effetti ambientali. Ogni cosa risulta azzeccata, non sapremmo veramente quali critiche muovere a questa componente.
E visivamente non siamo assolutamente da meno. Che si tratti delle cut-scene oppure delle sequenze in game, a livello grafico Kena non aveva da invidiare nulla all’epoca e pure tutt’ora potrebbe tranquillamente competere con i titoli di ultimo rilascio.
Con ispirazioni che ci sono sembrate chiaramente derivative dal cinema d’animazione (come quello nipponico di Hayao Miyazaki), Bridge of Spirits era ed è comunque in grado di intraprendere la propria strada in maniera autonoma e sicura. E lo fa ispirandosi al folklore giapponese e del Sud-est asiatico, ma senza che sia un mero citazionismo, quanto piuttosto un rifacimento, una riproposizione di certe creature e immagini.
Dunque anche sotto il profilo del design e visivo l’opera riesce a mantenere uno standard altissimo e riesce ampiamente a reggere nonostante il passare del tempo.
Paradossalmente, forse l’unico elemento che stride in mezzo a tanti dettagli così perfetti è proprio la protagonista. Quest’ultima purtroppo, rispetto a quanto vediamo attorno a lei, alle volte risulta un poco generica, nel senso di meno ispirata in confronto al resto delle creature, dei nemici, degli amici, dei fondali.
Le performance di Kena su Xbox
Riguardo invece il porting del gioco sul sistema di console Xbox, come si comporta Kena: Bridge of Spirits?
Onestamente, chi vi sta scrivendo la recensione del gioco pensava che avrebbe trovato meno difetti, e invece qua e là si notano diverse sbavature. Seppur minime, seppur sporadiche, comunque ci sono.
In generale abbiamo notato un affaticamento, una pesantezza in alcuni frangenti e in alcune sequenze.
Se infatti, da un lato, abbiamo delle cut-scene che procedono senza alcun intoppo, dall’altra parte nel gioco giocato abbiamo rallentamenti e cali di framerate che si presentano ogni tanto.
Come potete immaginare, questi arrivano in occasione di nuove aree o molti nemici o elementi a schermo, insomma in sezioni concitate o in cui la console viene messa a dura prova dalla mole di dati da processare.
L’altro elemento vistoso e talvolta fastidioso è una sorta di effetto scia che di tanto in tanto segue la nostra protagonista.
Dopo aver eliminato il motion blur dalle impostazioni di gioco, pensavamo di poter giocare senza alcun effetto sfocatura, ma purtroppo ogni tanto, quando ci voltiamo di scatto (come sopra, in particolare nei momenti con molti dettagli a schermo da seguire) lo vediamo ancora lì, agli angoli della nostra visuale.
Questi sono i difetti che visivamente ci hanno maggiormente e negativamente colpito nel corso delle nostre sessioni di gioco.
C’è da dire che comunque, a prescindere da quante volte possano essersi presentati, non pensiamo assolutamente che vadano a inficiare l’esperienza nella sua totalità.
Kena Bridge of Spirits Recensione e conclusioni
Insomma, che dire di questo porting Xbox di un titolo dolce ed emozionante come l’avventura di Kena?
Ci aspettavamo forse per certi versi di meglio, ma rimane il fatto che il punto di partenza era già alto e c’è ben poco da recriminare al titolo di Ember Lab.
Come detto, sì, dal punto di vista delle performance forse non tutto eccelle, tuttavia questa potrebbe essere la volta buona per recuperare un gioco che forse non rimarrà negli annali videoludici, né forse farà la storia, ma ha tutte le carte in tavola per rimanere nei ricordi di chi lo incontra.
Storia emozionante e ricca di mistero
Ottima riproposizione del foklore orientale
Design e grafica ancora di alto livello
Comparto sonoro profondo e articolato
Alcune sbavature sul lato performance (framerate e rallentamenti)
Design della protagonista forse non al livello del resto