Intervista a Simone Barbieri, autore del Glossario Dei Videogiochi

Informazioni sul gioco

Durante le nostre esperienze videoludiche abbiamo usato, molte volte impropriamente, termini per descrivere il nostro gioco preferito, oppure per fare i gradassi online ai nostri amici, o semplicemente per il puro gusto di imparare, apprendendo una serie di parole usate nel gergo videoludico da professionisti del settore e non. Oggi abbiamo la possibilità di intervistare Simone Barbieri, creatore del libro “Glossario Dei Videogiochi” edito da edizioni UNICOPLI. L’opera è semplicemente maestosa, con 200 pagine di vocaboli catalogati in più gruppi; il glossario si presenta preciso, conciso e allo stesso tempo stimolante, invogliando il lettore a scoprire termini nuovi. Il libro è una manna dal cielo per tutti gli appassionati e al tempo stesso una miniera d’oro per tutte quelle persone che devono letteralmente tuffarsi per la prima volta nel linguaggio dei videogiochi. Iniziamo l’intervista con una domanda scontata ma necessaria:

 

La prima volta che ho giocato è stata ormai più di 20 anni fa sulla prima PlayStation da alcuni cugini, avevo provato Pandemonium, un vecchio platform e subito e da quella volta giocai una cosa come 5 ore filate con somma rabbia nei miei genitori. Da allora però non ho mai smesso e ho giocato qualunque cosa mi sia capitata sottomano; gioco tuttora, per esempio sul mio canale Twitch “il_radioattivo” oltre a giocare e a scrivere il libro sopra citato, ho iniziato anche a scrivere sul mio blog ilnegromanteradioattivo.wordpress.com e scrivo anche, tra le varie cose, racconti e poesie ispirati a diversi videogiochi.

  • Quali sono i motivi che ti hanno spinto a raccontare al pubblico di un media spesso giudicato controverso e poco considerato dall’opinione pubblica?

Il motivo per cui mi sono trovato a scrivere un glossario dei videogiochi è più facile di quello che si potrebbe pensare, semplicemente dovevo laurearmi alla magistrale di Lettere e mi serviva un argomento che fosse interessante per me, ma che fosse anche utile per scriverci una tesi, quindi alla fine ho deciso di scrivere una cosa che facesse riferimento alla lingua italiana e l’influenza che ha avuto la lingua inglese su di essa attraverso i videogiochi. Dopo questo primo approccio è diventato un vero e proprio glossario, che a sua volta si è trasformato in un libro pubblicato con cui ho raccolto circa 2000 termini, singole parole, locuzioni, sigle dei quali ho dato una definizione più o meno ampia con il suo significato e spero che questo glossario possa essere, per me,  un inizio di studi del mondo del videogioco e possa servire ad ampliarne gli studi che ci sono in Italia, che comunque stanno diventando sempre di maggior rilievo e si stanno avvicinando anche a livello di riconoscimento accademico, come quello che succede un po’ per esempio già negli Stati Uniti. E a loro volta questi studi possono certamente migliorare l’immagine che hanno da sempre i videogiochi per le persone che magari non conoscono precisamente come funzionano, o ancora, associano la violenza a questo media, oppure ai primi e vecchi titoli come Pong, Tetris, quando sappiamo che possono essere ben altro.

  • Parlaci un po’ della tua vita da videogiocatore, quali sono stati i momenti più belli e indimenticabili, quali sono quelli che ricordi con piacere?

Io ho sempre giocato principalmente su console, soprattutto Sony ma anche altro, infatti, come già ho detto, ho giocato qualunque cosa possibile: per esempio una delle mie saghe preferite sarà sempre quella di Halo. A parte questo, mi sono divertito con i platform, puzzle game, gestionali, single player e multiplayer, non mi do alcun limite, amo particolarmente gli RPG, sparatutto, sandbox, mi diverto davvero con tutto. Uno dei ricordi più belli che ho dei videogiochi resta legato alla saga di Fallout, in particolare proprio New Vegas,  gioco fantascientifico  post-apocalittico, che ha nella colonna sonora molte canzoni anni ’50 e ’60: fra queste ce n’era una intitolata “Johnny guitar” di Peggy Lee, alla quale sono molto legato perché una sera di diversi anni fa, mentre stavo giocando, mia nonna, già anziana all’epoca, si affacciò in camera e, sentendo quel brano, cominciò a sua volta a canticchiarla e mi chiese cosa io stessi ascoltando, quindi sia al gioco che a questa colonna sonora particolare resterò sempre molto legato.

  • Se dovessi elencare il tuo gioco proferito, quale citeresti e perché?

Il mio gioco preferito sono abbastanza sicuro che sia Fallout 3, fra i vari motivi c’è il fatto che è stato il mio primo RPG a mondo aperto così vasto e con tante cose da fare; di Fallout mi piace un po’ tutto: la lore, la quest principale, le quest secondarie, le ambientazioni fantascientifiche e i riferimenti alla storia degli Stati Uniti, quindi non posso che affermare che Fallout 3 sia stato un po’ il mio amore più grande.

 

  • Come vedi il mondo del Gaming su console da qui a qualche anno? La nona generazione proporrà un passo in avanti in termini di innovazioni nel campo dell’interazione, oppure si punterà solo ed esclusivamente sul lato grafico e sulle modalità multiplayer, visto le priorità di alcune software house e dell’utenza?

Penso che da qui a qualche anno la situazione sarà abbastanza simile ad ora, sicuramente ci saranno migliorie tecniche a livello di hardware e perciò a livello di prestazioni, almeno su console, ovviamente su pc i dispositivi non potranno che essere migliori. Penso che avremo ancora giochi, per tutti i gusti che siano multiplayer o singleplayer, non penso che avremo molta differenza, sicuramente ci saranno software house che punteranno di più sul multiplayer: abbiamo visto negli ultimi anni l’esplosione dei battle royale, o l’esempio di Fallout 76, gioco trasformato in multiplayer dopo una saga decennale in singleplayer. Una cosa che sicuramente potrebbe cambiare il mondo del gaming è il gioco in streaming, personalmente voglio vedere come si evolverà la situazione e come verrà lanciato il progetto Google Stadia.

 

  • Quali sono state le parole che ti hanno fatto letteralmente sudare nel cercare la giusta definizione, viste le differenze sottili tra alcuni termini?

Ci sono alcune parole per le quali ho faticato molto a trovare una definizione precisa, oppure a ricercarle su Internet, su YouTube o sui forum; forse più che le parole che ho inserito effettivamente nel glossario, ho faticato maggiormente per quelle che ho deciso di non inserire, fra queste ci sono vocaboli di uso comune che sono entrate di diritto nel vocabolario della lingua italiana, per esempio computer, pc, mouse, decidendo alla fine di non includerle, perché non si riferiscono precisamente ad un ambito legato ai videogiochi o comunque che hanno un utilizzo più generale. Un’altra parola per esempio che non ho inserito è stata “Spaccatutto” perché, nonostante sia stata utilizzata nel corso degli anni nel mondo dei videogiochi, l’ho trovata in poche attestazioni e in ciascuno dei casi in cui l’ho trovata aveva un significato parzialmente o totalmente diverso: in alcuni casi si riferiva ai fighting games, oppure in altri faceva riferimento agli FPS, quindi, ho deciso, per evitare di inserire una parola che non avesse un significato stabile o preciso, di non inserirla. Questi sono stati i problemi principali che ho avuto nella stesura del glossario.

 

  • Ti ringraziamo per la disponibilità ma prima di andare vorremmo sapere qualche aneddoto curioso sulla tua vita da critico e da videogiocatore.

Una cosa divertente che mi è successa anni fa con i videogiochi è stata quando stavo scrivendo la mia tesi triennale, ed ero molto preso da GTA 5 su PS3, il problema è che aveva dei caricamenti lunghissimi e per fare entrambe le cose, non potei far altro che ritrovarmi a scrivere e studiare per la tesi mentre GTA caricava la partita. Praticamente avevo una scrivania piena di libri e di fianco il controller per giocare, quindi scrivo tesi giocando ai videogiochi. Grazie per l’intervista a presto, ciao a tutti gamer.

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