LIFE IS STRANGE 2: LA RECENSIONE

life is strange 2 recensione
Informazioni sul gioco

Life is Strange 2, sviluppato da Dontnod Entertainment e pubblicato da Square Enix, fa parte della serie videoludica che ha centrato il cuore di milioni di giocatori. Il secondo capitolo del team francese resta fedele e coerente ai titoli precedenti: si tratta di un’avventura grafica incentrata sull’aspetto narrativo e riflessivo. Il primo dei cinque episodi, pubblicato il 27 Settembre 2018, è stato accolto in modo positivo dalla critica, nonostante la trama non abbia nulla a che fare con la storia di Max Caulfield e Chloe Price del primo capitolo.

Il fulcro vitale di questa serie è una narrazione improntata sulle scelte, in una struttura ad albero con effetto farfalla, sconvolgendo il percorso degli avvenimenti e mutandone man mano il profilo. Il gioco non è dotato di un gameplay corposo e particolarmente dinamico, bensì guida il protagonista in una storia che sfocia in un labirinto di emozioni, dimostrando quanto esse coinvolgano la mente umana senza puntare necessariamente a una grande giocabilità.

Sono diversi i premi ricevuti, dimostrando di essere un titolo decisamente valido:

Premio speciale della giuria, vinto nel 2018 ai Ping Awards.

Miglior design narrativo, vinto nel 2020 ai Pégases Awards.

Miglior interprete in un ruolo da protagonista, vinto nel 2020 ai British Academy Games Awards (Gonzalo Martin, voce di Sean Diaz).

L’ultimo episodio è stato rilasciato il 3 Dicembre 2019, per cui è finalmente possibile giocare la stagione completa, disponibile su Steam, PlayStation 4 e Xbox One.

Eviteremo, come sempre, qualsiasi tipo di spoiler che possa intaccare la vostra esperienza di gioco, cercando di focalizzarci sui punti chiave di questo secondo capitolo.

LA TRAMA

Sean e Daniel Diaz vivono a Seattle, città su cui la storia apre il sipario, mostrando la vita ordinaria dei due fratelli, rispettivamente di 16 e 9 anni. I primi minuti di gioco permetteranno di godere di un’atmosfera piacevole, ricordandoci la classica quotidianità adolescenziale, rappresentata da scuola, amici e feste. L’aspetto abitudinario della vita dei due, tuttavia, cambierà radicalmente come un soffio di vento: in seguito a un tragico evento, a tratti inspiegabile e confusionario, i protagonisti diventeranno dei fuggitivi, abbandonati e lasciati a un destino ingiusto di cui non hanno alcuna colpa.

Il percorso del giovane Sean, perso nel suo mondo da giovane uomo, lo porterà necessariamente a vestire i panni del fratello maggiore, cercando di insegnare i giusti valori a Daniel e improvvisandosi un padre che, ormai, non può più esserci per loro. L’obiettivo principale sarà quello di cercare riparo nella città natale di quest’ultimo, fermandosi in determinati posti per poi ripartire senza tregua, avendo la polizia alle calcagna. Essi avranno modo di conoscere molteplici persone, dovendo capire di chi potersi fidare e a chi confidare determinati segreti; Daniel, il fratello minore, porterà sulle spalle il peso più grande da dover nascondere, possedendo un dono insolito e inspiegabile, e non sarà sempre facile rispettare le regole imposte da Sean (ossia mantenere il silenzio).

Come da tradizione per questa serie, sarà possibile trovare numerosi valori e caratteristiche esistenti nella vita reale, ritrovandoci a riflettere e talvolta a schierarci a favore di persone dall’identità ben precisa.

Dontnod non ha paura di osare o di porre inutili veli censori: lo sviluppatore svela le carte dirette -ma mai volgari– della sessualità, del razzismo, della xenofobia, del fanatismo religioso e dell’estrema difficoltà nella gestione della famiglia.

IL RAPPORTO TRA FRATELLI: ANACRONISMO FAMILIARE

Sean Diaz è un adolescente di 16 anni, immerso in un mondo nuovo e pieno di stimoli: le prime cotte, le prime feste, le prime vere amicizie. Quando si è totalmente presi da così tante nuove sfaccettature, è molto difficile riuscire a dare corda al proprio fratellino minore, in particolar modo vivendo una condizione familiare in cui manca una delle presenze più importanti, una madre. Il rapporto tra i due non può definirsi particolarmente pacifico; Sean ha delle necessità che differiscono totalmente da quelle di Daniel, vivendo due periodi completamente diversi. Il piccolo Diaz è un bambino vivace e creativo, alla ricerca costante di stimoli, divertimento e attenzione; egli, talvolta, risulterà particolarmente irritante per Sean, esternando capricci incomprensibili e inscenando discussioni tutt’altro che strane per la sua età. Ciò che il fratello maggiore dovrà necessariamente capire, durante la fuga, è che non potrà pretendere una maturazione improvvisa da parte del piccolo: per quanto le esperienze drammatiche lo portino a dover assumere atteggiamenti che vadano ben oltre la sua fascia infantile, è comunque un bambino, con i suoi pregi e difetti.

L’anacronismo citato nel titolo rappresenta esattamente la discordanza tra l’età effettiva e le circostanze ostili, con la necessità di porsi in modo più maturo di quanto realmente si possa essere.

Niente è più come prima: pochi giocattoli, poca musica, niente feste, neanche più spazio a futili litigi. Sean è costretto a prendersi cura del piccolo, proteggendolo dai pericoli e insegnandogli i valori che, tuttavia, non possono essere paragonabili a quelli del padre. Il fratello maggiore rappresenta un pilastro e, talvolta, aspira ad essergli simile, proprio come se rappresentasse un capobranco. I due giovani uomini, nella tempesta infinita di dolore, si confortano definendosi dei “superlupi”, sostenendo di non aver paura delle insidie. Il loro legame, in base a come sarà coltivato dal giocatore, potrà vincere e snodarsi in percorsi colmi di affetto e maturità, o sfociare in terribili conseguenze: analizzeremo questo aspetto in uno dei prossimi paragrafi.

Il viaggio dei due fratelli, nonostante i colori bui dalle sfumature grigiastre, possiede anche colori brillanti e carichi di positività, grazie all’immaginazione e creatività del piccolo Daniel, donando quella spensieratezza che solo un bambino può trasmettere. Il mondo immaginario di una mente infantile, in contesti così delicati, può portare una dose di pace momentanea e necessaria, o innervosire il fratello maggiore, eccessivamente accecato dal senso di protezione. Spetterà sicuramente a noi scegliere come vivere questa fuga verso la salvezza, alla ricerca di una nuova vita.

PAPÀ DIAZ: IL VERO SUPERLUPO

Nonostante alcuni eventi avessero irrimediabilmente impedito la presenza del padre nella fuga, potremmo definirlo in tutto e per tutto un “superlupo”.

Avendo promesso l’assenza di spoiler, possiamo solo ricordarvi l’assenza della figura materna, di cui Esteban Diaz ha dovuto vestire i panni. L’uomo ha dovuto prendere le redini sia da padre che da madre, dando sostegno psicologico ed economico ai due ragazzini.

In totale solitudine, ha dovuto plasmare l’infanzia e l’adolescenza dei due fratelli, prestando attenzione a non rendere troppo evidente il fardello indissolubile della moglie Karen, che lasciò la sua famiglia alla ricerca di una libertà che si discostasse dai canoni sostanziali della società.

Esteban, di origini messicane, ha dovuto anche riadattarsi alla vita americana, totalmente differente da quella nativa; è sicuramente difficile, tuttavia, abituarsi a qualsiasi contesto socio-politico in grado di sconvolgere la quotidianità ordinaria. Papà Diaz è, quindi, il vero “superlupo” del branco, donando affetto e attenzioni e stando ben attento a non creare alcuna lacuna ulteriore. Ogni momento è essenziale: lo sa bene Daniel, con cui giocava alla Playbox, o Sean, con cui intratteneva conversazioni prive di alcun velo, in particolare da parte del padre. Esteban voleva essere cristallino con i suoi figli, alternando momenti di gran divertimento a riflessioni estremamente produttive.

Nessuna famiglia è perfetta, tantomeno quella dei Diaz, in cui capitavano discussioni futili ma assolutamente normali. In un contesto così delicato come l’infanzia e l’adolescenza, tuttavia, un singolo genitore poteva riscontrare enormi difficoltà, con conseguenti crolli emotivi: proprio per questo motivo Sean, in qualità di fratello maggiore e giovane uomo, doveva cercare in ogni modo di aiutare suo padre.

” Ascolta Sean, non ce la faccio da solo, ho bisogno che mi aiuti. So che non vuoi fare da babysitter a Daniel: stai crescendo, hai bisogno di spazio, di più libertà. Lo capisco, ma…siamo una squadra, devi assumerti qualche responsabilità. Quello “stronzetto” è solo un bambino, e tu sei quasi un adulto. Ti sembrerà una stupidata, ma dobbiamo essere degli esempi per lui. È pur sempre un Diaz, no?”

“Ok, ho capito, proverò a fare il superfratellone.”

CIÒ CHE PRIMA ERA SCONTATO

Esperienze come quella di Sean e Daniel, costretti a nascondersi dalla polizia e a scappare continuamente, fanno riflettere su quanto tutto ciò che esistesse prima fosse dato per scontato. Svegliarsi ogni giorno nella propria stanza, nel proprio letto, avvolti dalle stesse coperte calde di sempre. Trovare i soliti pancake guarniti con sciroppo d’acero, la radio accesa sintonizzata sulla solita stazione preferita di papà Diaz, i messaggi di Lyla e i pettegolezzi sui compagni di scuola. Entrare in un negozio e comprare hot dog fumanti con abbondante salsa cheddar, senza il timore di essere scoperti e segnalati alla polizia. Giocare alla Playbox col proprio padre e fratello, ridendo di gusto dopo aver perso una partita e scommettendo su chi dovesse mangiare il prossimo Choco Crisp. In un contesto così delicato come quello che stiamo attualmente vivendo, in un lockdown forzato e necessario, non sarà difficile rispecchiarsi nelle sensazioni e nei rimpianti dei due fratelli. Per quanto le due esperienze siano completamente diverse, anche noi giocatori possiamo renderci conto di quante cose abbiamo dato per scontate prima di perdere momentaneamente tutto.

Quante volte siamo usciti di casa con gli amici preferiti di sempre, ridendo e vagando in macchina, senza meta, con la musica a tutto volume?

Quante volte abbiamo rifiutato di uscire di casa perché troppo pigri?

Quante volte abbiamo innalzato muri nei confronti dei nostri parenti?

Tutto era scontato, dovuto, normale: sono esattamente i rimpianti di Sean, affacciandosi a una realtà completamente diversa da quella a cui era abituato, ma che era servita a plasmare una mentalità più matura. Certe esperienze, seppur dolorose e debilitanti, portano l’essere umano a riflettere sul percorso della propria vita, rimpiangendo tutto ciò che era -o non era- stato fatto in precedenza. Anche l’amore nei confronti dei nonni, paterni o materni, gioca un ruolo essenziale, soprattutto in questa esperienza videoludica: alcune persone crescono senza averli mai conosciuti, come Daniel, mentre altre hanno la fortuna di poter godere della loro compagnia, esperienza e conoscenza, dandole per scontate e sottovalutandole. Sean si renderà presto conto che ogni singolo aspetto della vita sarà essenziale e vitale, sia a livello economico che emotivo, dovendo imparare a darne la giusta importanza: in questo caso Daniel prenderà esempio da suo fratello, in base alle scelte che farà.

L’ODIO PER LA SOCIETÀ: ALLA RICERCA DI LIBERAZIONE

Durante l’avventura, non saranno pochi i personaggi con la stessa ottica nei confronti del mondo sociale; si potrebbe a tratti dire che gli elementi politici, in questo secondo capitolo, siano decisamente più evidenti e sovrastanti rispetto al primo, mutando l’atmosfera in un realismo davvero impressionante. I due fratelli avranno modo di incontrare e conoscere persone la cui essenza corrisponde, in un certo senso, a quella della loro madre Karen: l’odio per la società, le etichette, la ricerca della propria identità senza alcun vincolo. Alcune persone hanno lasciato le proprie case, sedi sicure e apparentemente stabili, per vagare alla ricerca della propria libertà, sopravvivendo grazie a lavori pagati in nero e facendo delle foreste la propria casa. C’è chi ha deciso di distaccarsi dalla propria famiglia, chi non vuole dipendere da niente e nessuno e chi vuole sfuggire ai canoni ormai conosciuti della società: sposarsi, avere figli o un lavoro con contratto a tempo indeterminato.

Tutte queste azioni non sono necessariamente sinonimo di agire nell’illegalità o di vivere nella tristezza, bensì possono corrispondere al divertimento, alla spensieratezza, magari mentre si viaggia sentendo l’aria fresca accarezzare il viso o, meglio ancora, bevendo cocktail dalle noci di cocco su una spiaggia deserta e paradisiaca. La libertà consiste anche nel confidarsi segreti davanti a un falò, viaggiare e visitare mille posti diversi, assaggiare cibi di diverse etnie, proprio come è successo ad uno dei personaggi incontrati nel terzo episodio. Esistono, tuttavia, anche persone fragili e insicure che, sentendosi sbagliate, perdono la propria fede e decidono di lasciare il proprio nido sicuro: è qui che si parla dell’omosessualità e dell’omofobia. Nonostante scappare sembri una soluzione facile e da codardi, la vita di queste persone si è liberata degli enormi pesi sociali portandone altri ugualmente debilitanti. Il gioco è colmo di elementi attualmente reali, che si tratti di sessualità, sfruttamento lavorativo, xenofobia, dipendenza da alcol o perfino violenza sui minori: ogni singola tematica è stata trattata senza paura, talvolta rischiando la monotonia cercando di empatizzare troppo con i giocatori, denotando contesti abbastanza forzati.

“Non mi serve nient’altro che non abbiamo già. Certo, adesso ci facciamo il culo, ma se vogliamo possiamo andarcene. Non mi fermerò mai da nessuna parte, non esiste. È così che iniziano i casini, credimi. Quando inizi ad avere delle cose tue, cose che devi difendere: delle proprietà, un terreno, una famiglia.”

IL LATO OSCURO DELLA RELIGIONE: IL FANATISMO EGOISTICO

Un’altra tematica, particolarmente delicata e difficile da trattare, sarà incontrata nel quarto episodio: il fanatismo religioso. Il lato puro e genuino della religione, sfortunatamente, può essere offuscato da sfaccettature pressoché estreme e deleterie. Uno dei protagonisti di questa vicenda ne rappresenta il fulcro esemplare, colmando le proprie insicurezze attraverso un alibi cultistico. È proprio quando è quest’ultimo a vacillare che si percepisce la vera natura, egoistica e malvagia, del personaggio citato: la voce spezzata e pregna di rabbia oscura, svelando l’immensa solitudine e frustrazione. Esiste quel lato religioso sfruttato esclusivamente per sentirsi qualcuno, e per manipolare i più deboli, nutrendosi della loro aura come vampiri energetici; che sia un fattore perdonabile o meno, come insegna la loro divinità, non sono poche le vittime abusate psicologicamente attraverso vere e proprie messinscene. Ci riferiamo, ovviamente, a una sfaccettatura ben definita nel quarto episodio, sebbene eventi simili siano sfortunatamente esistenti nella vita reale. Capita, purtroppo, di incontrare persone apparentemente genuine, dolci, protettive che somigliano a figure parentali di cui il nostro bambino interiore ha tremendamente bisogno, affidandoci alle loro parole e i loro gesti come se fossero acqua fresca nel deserto. È impensabile che certe identità, dall’aura così splendente e rassicurante, possano rivelarsi colme di opportunismo, lasciandoci inconsapevolmente manipolare dalle loro frasi, convinzioni e carezze: la carezza del diavolo, si potrebbe definire.

È facile perdere la fede quando essa non viene coltivata nel modo giusto, quando la vita è colma di limitazioni, imposizioni, obblighi ed etichette: esattamente come successo ad uno dei personaggi che Sean e Daniel incontreranno durante il tragitto.

Seppur le trame siano completamente differenti, un filo invisibile lega questo episodio al celebre film “Angeli e Demoni” sotto la regia di Ron Howard e tratto dall’omonimo libro di Dan Brown: la religione viene utilizzata come un tappeto sotto cui nascondere la polvere dei peccati, andando oltre qualsiasi valore puro e innocente. Non è facile riuscire a spiegare dettagliatamente il significato di questo paragrafo, dovendo evitare ogni tipo di spoiler; possiamo assicurarvi, tuttavia, che sarà un episodio particolarmente intenso e colmo di riflessioni.

I’m a strange man, like your angel
I’m invisible, like a monster
But someday you’ll understand the meaning of my life
But someday you’ll understand the meaning of these words.
Cascadeur – Meaning (Canzone tratta dal quarto episodio)

IL CONFRONTO CON LA STORIA DI MAXINE CAULFIELD

Gli amanti del primo capitolo di Life is Strange potranno perfettamente capire il colpo al cuore che abbiamo provato, sapendo che il mondo riguardante Chloe Price e Max Caulfield si sarebbe inevitabilmente concluso con uno dei due finali mozzafiato. Per molti giocatori non è stato facile digerire la notizia di una trama totalmente diversa, andando ben oltre il significato di questo gioco che, ormai, avevamo associato alle due amiche d’infanzia. La mia avventura con questo secondo capitolo, devo ammetterlo, non è cominciata nel migliore dei modi: la mia mente era ancorata ai ricordi di Arcadia Bay, guardando la nuova storia in modo molto distaccato e prevenuto, osservando ogni dettaglio in modo critico e rassegnato.

Da grande appassionata posso solo consigliarvi di non innalzare alcun muro invisibile verso i due protagonisti, aprendo il vostro cuore come se si trattasse del primo titolo: vivete la storia a 360°, esplorate la mente dei due fratelli, entrate nel loro mondo e vivete la loro fuga con la stessa intensità con cui avete cercato di salvare Arcadia Bay o Chloe. Le due trame sono totalmente diverse ma, anche semplicemente dal menu principale, potrete sentire la stessa essenza risuonare tra le corde emotive di questo capolavoro videoludico.

Il primo titolo possiede una storia decisamente più intensa, dark e forse dinamica: probabilmente resterà il titolo più impresso, avendo toccato tasti particolarmente profondi e meno politici, ma ciò non significa che i due fratelli non siano stati in grado di trasmettere emozioni indescrivibili. Sono a tutti gli effetti due mondi completamente diversi ma legati da una carica emotiva che Dontnod -come sempre- riesce a trasmettere senza alcun timore. Sentiamo di dirvi, tuttavia, che se il primo Life is Strange resta impresso attualmente a distanza di ben 5 anni, il secondo non ci è sembrato così memorabile, seppur molto piacevole ed emozionante da giocare.

Dal punto di vista grafico non vi è alcuna particolare differenza, anzi, i due capitoli potrebbero definirsi tecnicamente uguali, salvo per alcuni dettagli. Entrambe le storie sono prevalentemente stabilite secondo un certo filo narrativo, sfociando inevitabilmente in finali che non potremmo cambiare; a differenza del primo Life is Strange, con due finali senza alcun tipo di diramazione, la storia di Sean e Daniel possiede delle conclusioni sicuramente prestabilite, ma più varie e soprattutto mutabili in base alla crescita caratteriale ed emotiva di Daniel, identificabili perfino in piccoli dettagli estetici o nel suo sguardo. Anche a livello interattivo sono presenti molte similitudini, tra cui la nostalgica possibilità di possedere un proprio diario, leggendo i propri pensieri e, nel secondo caso, osservando i propri disegni, rendendo l’esperienza maggiormente immersiva.

Dontnod vuole sicuramente esporre i vari aspetti strani della vita, come da titolo, raccontando storie diverse e mostrando quanto il mondo, a volte, possa prendersi gioco di noi come se fossimo marionette nelle mani del destino. Nei prossimi articoli avremo modo di analizzare anche i titoli precedenti, esplorando il mondo dello sviluppatore francese e sviscerandone l’anima ludica.

GAMEPLAY E COMPARTO TECNICO

Come anticipato prima, il sistema di interazione è prevalentemente lo stesso del primo capitolo: essendo un gioco improntato sull’aspetto narrativo e decisionale, non aspettatevi un gameplay particolarmente dinamico. Il giocatore vestirà i panni di Sean Diaz, il fratello maggiore di Daniel, avendo l’opportunità di interagire con l’ambiente circostante, osservando oggetti e dettagli e ascoltandone il commento del personaggio in tempo reale. Se nel primo capitolo avrete modo di scattare fotografie con Max Caulfield, in questo caso potrete comodamente sedervi e far disegnare al protagonista il paesaggio dinanzi a lui, collezionando ogni illustrazione nel proprio diario personale: quest’ultimo avrà un grande impatto sul giocatore, in quanto potrà momentaneamente prendere una pausa dalla storia principale e sfogliando le pagine ricche di pensieri, spiegazioni e aneddoti inediti che potremmo non conoscere durante il semplice percorso ludico. Anche in questo caso sarà possibile trovare diversi souvenir collezionabili: ogni oggetto trovato sbloccherà un trofeo singolo, il che stimolerà il giocatore a cercarne altri.

Il trofeo di platino sarà estremamente facile da ottenere, in quanto occorrerà trovare gli oggetti nascosti appena citati e disegnare qualcosa in ogni episodio: questi ultimi potranno essere giocati singolarmente, una volta completato il gioco, in modo da facilitare nettamente il conseguimento del trofeo ardito. Ogni singola scelta, che avrà delle conseguenze specifiche, plasmerà la vostra storia in qualcosa di decisamente unico e personale: perfino le interazioni ambientali o di poco conto possono influire sul carattere del piccolo Daniel, che prenderà esempio dal fratello maggiore. Il gioco trascorrerà con l’obiettivo di coltivare il rapporto fraterno e plasmandone l’infanzia affinché si possa crescere in modo sano. Il protagonista della storia è un bambino particolarmente vivace, vulnerabile e con voglia di indipendenza, in particolare dopo aver scoperto del proprio dono: spetterà a noi dargli il buon esempio, proprio come promesso al padre Esteban, ottenendo fiducia e fedeltà. Durante il percorso sarà anche possibile far aumentare la rabbia intrinseca in Daniel, sfogandola in modi decisamente estremi e con risvolti tutt’altro che positivi; vi consigliamo, quindi, di prestare particolare attenzione a qualsiasi azione commessa (e no, se vostro fratello desidera il Choco Crisp che si trova in quella macchina abbandonata cercate di non cedere, perché non sarà un buon insegnamento per lui). In alcuni frangenti capiterà di imbattersi in enigmi da risolvere, non particolarmente difficili, ma decisamente stimolanti, in modo da non rendere la giocabilità noiosa e statica.

Il fulcro di questo gameplay è quindi costituito dall’esplorazione, dai dialoghi e dalle scelte, racchiuse in 15 ore totali di gioco (circa 3 ore ad episodio).

Il doppiaggio è disponibile in Inglese, ma potrete usufruire dei sottotitoli in Italiano, ben tradotti e visibili. La recitazione vocale dei personaggi è stata a dir poco impressionante, piacevole da ascoltare ed estremamente espressiva; Sean Diaz, doppiato dall’attore argentino Gonzalo Martin, ha rappresentato una delle perle più significative, vincendo ai BAFTA in qualità di miglior interprete in un ruolo da protagonista.

Seppur a livello narrativo Dontnod abbia sperimentato una certa maturità e uno spiccato realismo, discostandosi dall’aspetto soprannaturale (ma non troppo), a livello grafico non abbiamo riscontrato grandi miglioramenti: i personaggi e le animazioni risultano datati, diventando legnosi, così come le texture. Si tratta di un dettaglio su cui, personalmente, non ho riscontrato alcun tipo di ostacolo, ma su cui lo sviluppatore francese poteva apportare dei miglioramenti. C’è da aggiungere, tuttavia, che se eravamo affascinati dalla città costiera situata in Oregon, adesso avremo modo di esplorare svariati paesaggi, partendo dalle nevi fredde di Beaver Creek agli imponenti Canyon in Arizona.

Per quanto riguarda la scelta di suddividere il gioco in episodi, rilasciati a distanza di mesi, possiamo ammettere di non preferirla così spassionatamente: una storia andrebbe vissuta tutta d’un fiato, accumulando le emozioni e affezionandosi ai personaggi senza mai lasciare la presa, come se fosse un momento sacro. Ogni episodio dura davvero poco, e attendere così tanto tempo tra un’uscita e l’altra implicherebbe un’attesa frustrante, accantonando o sottovalutando l’importanza dell’esperienza, magari rischiando di dimenticarsene o di far scomparire quella magia che sappiamo Dontnod è in grado di trasmettere. Proprio per questo motivo, sinceramente, ho preferito aspettare l’uscita della stagione completa, ma ovviamente si tratta di gusti personali e di esperienze soggettive.

Per chi non dovesse conoscere la sfera musicale di questo gioco, siamo felici di dirvi che in tutti i titoli troverete canzoni di uno spessore impressionante: si tratta di una scelta pressoché perfetta, in quanto lo sviluppatore ha deciso di collaborare con gruppi già esistenti e dal talento ineguagliabile, dando anche visibilità a partner locali francesi. Le band sono numerose e possiedono qualità e identità decisamente uniche nel loro genere, tra cui: Cascadeur, Justice, Syd Matters, Phoenix e collaborando addirittura con giganti della musica come i Gorillaz.

Se siete appassionati di musica Indie possiamo promettervi che non resterete delusi, provando sensazioni ed emozioni indescrivibili ed entrando maggiormente nel cuore della storia. Anche le basi strumentali hanno conseguenze devastanti durante l’esperienza ludica: in determinate scene cruciali la musica incalzerà sempre di più, portando in alcuni casi a provare un’immensa ansia e agitazione.

Dal punto di vista tecnico, invece, non sono stati riscontrati particolari problemi: ho utilizzato una PS4 Slim per giocare questo secondo capitolo e, personalmente, il gioco ha sempre avuto una certa fluidità, senza mai avere alcun tipo di bug o crash improvvisi.

REQUISITI TECNICI PER LA VERSIONE SU PC

Nel caso voleste provare la versione disponibile su Steam, vi elenchiamo i requisiti minimi e raccomandati.

Requisiti minimi

  • Sistema operativo: Windows 7 o superiore (64-bit)
  • Processore: Intel Core i3-2100 (3.1GHz) o AMD Phenom X4 945 (3.0GHz)
  • Memoria: 4 GB di RAM
  • Scheda video: Nvidia GeForce GTX 650 2GB o AMD Radeon HD 7770 2GB
  • DirectX: Versione 11
  • Memoria: 40 GB di spazio disponibile

Requisiti raccomandati

  • Sistema operativo: Windows 10 64-bit
  • Processore: Intel Core i5 3470, (3.20 Ghz) o AMD FX-8350, (4.00 Ghz)
  • Memoria: 6 GB di RAM
  • Scheda video: Nvidia GeForce GTX 970 4GB o AMD Radeon R9 280X 3GB
  • DirectX: Versione 11
  • Memoria: 40 GB di spazio disponibile

Lingue supportate (sottotitoli e interfaccia)

Italiano / Inglese (di cui voci) / Francese / Tedesco / Spagnolo – Spagna  / Portoghese brasiliano / Russo / Cinese semplificato / Spagnolo (America Latina) / Giapponese (di cui voci)

CONCLUSIONI

Life is Strange 2 è un’avventura coinvolgente e in grado di farci riflettere, in particolare su aspetti in cui non è difficile rispecchiarsi; ogni sensazione è soggettiva e prettamente personale, per cui l’esperienza sarà più, o meno, intensa in base ai propri gusti e i propri punti deboli. Esso non può essere paragonato alle emozioni indescrivibili del primo capitolo, ma Dontnod come al solito colpisce dritto al cuore, come un fulmine a ciel sereno. Ne approfittiamo per anticiparvi che lo studio francese è al lavoro su un altro titolo completamente differente: si tratta di Tell me Why, un’avventura a episodi, rappresentante due gemelli alla ricerca del proprio passato. In attesa dell’estate, in cui dovrebbe essere disponibile il gioco, avremo ancora molto da dire sul mondo di Life is Strange. Se volete sapere di più sull’identità di Max Caulfield e Chloe Price restate sintonizzati e, nel frattempo, vi invitiamo a esprimere la vostra opinione sul secondo capitolo.

  “C’è un destino che ci rende fratelli: nessuno va per la sua strada da solo.

Tutto ciò che facciamo nella vita degli altri, ritorna nella nostra.”

Citazione tratta da Edwin Markham.

VOTO 8

 

 

 

 

 

Facebook Comments
Visualizza Commenti (0)

Rispondi

Il tuo indirizzo e-mail non verrà pubblicato.

Articoli Correlati


© Copyright © 2019-2024 videogiochitalia.it All Rights Reserved

Scroll To Top