Nel 1997 e nel 1998 uscirono rispettivamente Oddworld: Abe’s Oddysee e Oddworld: Abe’s Exoddus, videogiochi platform che sono diventati presto dei cult degli anni ’90. È del 2014 poi il remake del primo capitolo con il titolo di Oddworld: New ‘n’ Tasty, mentre quest’anno è toccato a Oddworld: Soulstorm. Sorta di remake del secondo episodio originale e sequel diretto di New ‘n’ Tasty, Soulstorm vede allo sviluppo il team originale, Oddworld Inhabitants, e alla direzione sempre Lorne Lanning.
Attualmente il gioco è disponibile per PlayStation 4, PlayStation 5 e PC (tramite Epic Store).
Vediamo insieme pregi e difetti di quest’operazione nostalgia, ricca però anche di novità e qualche difetto.
Indice
La storia: passato e futuro di Oddworld
Ci troviamo sul pianeta Mudos, terra natale dei Mudokon, a cui appartiene il protagonista ed eroe involontario Abe.
Nel primo capitolo Abe e i suoi compagni Mudokon vivono una vita di stenti, sfruttati nelle RuptureFarms controllate dal Glukkon Mullock. Nel momento in cui scopre che tutti i Mudokon stanno per diventare letteralmente carne da macello all’interno dello stabilimento, Abe decide di liberarli tutti.
Al termine di New ‘n’ Tasty le RuptureFarms finiscono per esplodere, con Molluck che viene incolpato di aver dato direttamente lui fuoco alla propria fabbrica per coprire le sue malefatte. Intanto Abe e i Mudokon sono liberi di scappare, e fra gli oppressi di ogni industria inizia a diffondersi la leggenda di Abe, il liberatore.
Qui comincia Oddworld: Soulstorm. I Mudokon sono finalmente in grado di godersi il meritato riposo, che però dura poco.
Arrivano ben presto gli Slig, gli scagnozzi e galoppini dei Glukkon, armati fino ai denti e intenzionati a riportare in schiavitù o a uccidere tutti i Mudokon.
Abe ha l’obbligo assegnatogli dal destino di portare in salvo i suoi simili, grazie anche all’aiuto di Alf e Toby, due Mudokon. Il problema è che da una complicazione se ne generano altre.
Infatti da un lato abbiamo la fuga dagli Slig e dal villain del primo capitolo. Molluck, a bordo del proprio dirigibile, è intenzionato a uccidere Abe e a riabilitare il suo buon nome.
Oltre alla fuga, legata anche al dirottamento di un treno, c’è il mistero dietro la Soulstorm. La bevanda che dà il titolo al gioco, e che è la preferita da tutti i Mudokon di tutte le fabbriche e le industrie, cela un orribile segreto.
Questo segreto è legato al modo in cui i Glukkon hanno tenuto sotto scacco i Mudokon finora. Ciò spingerà il protagonista e il resto della banda ad avvicinarsi sempre più all’impianto d’imbottigliamento Soulstorm Brewery, uno dei centri di potere della gang criminale Glukkon nota come Cartello Magog.
Il tutto mentre aumenteranno le rivolte dei Mudokon e le liberazioni messe in atto da Abe lungo il tragitto.
Critica sociale e ironia
Oddworld: Soulstorm è un gioco che parla di fuga e sopravvivenza, con molti elementi che vogliono fungere da critiche su vari livelli. Nonostante il gioco sia un semplice platform, infatti, trovano spazio riferimenti a ecologia, sfruttamento della forza lavoro e capitalismo, fake news.
Come già era stato per i videogame originali, troviamo un mondo devastato e modificato fino al collasso da industrie e ricerca spasmodica della ricchezza. Una ricchezza che si concentra nelle mani di pochissimi, disposti a tutto pur di mantenere e accrescere il proprio potere.
Sotto di loro, ben più sotto, gli sfruttati si piegano a ogni volontà dei potenti, inerti e schiavi. Questi vivono una vita di menzogne, in cui l’unica verità, la possibilità che potrebbero essere liberati e l’esistenza del loro eroe Abe, vengono spacciate per leggende metropolitane.
Nonostante queste critiche, il design e diverse battute portano uno dei marchi tipici della saga. Abbiamo infatti fra le mani un gioco divertente, molto ironico e sarcastico.
Altro elemento interessante della trama è la presenza di un MacGuffin (almeno inizialmente), che dà avvio alla storia e che spinge Abe a procedere. Lungo il cammino, grazie a questo misterioso e antico elemento magico, Abe arriva a scoprire una gigantesca verità dietro la storia dei Mudokon.
Non ve la spoileriamo in questa recensione, ma sicuramente verrà approfondita in futuro.
Di personaggi…
Nel corso della nostra avventura fra caverne e prigioni, troviamo un’ampia varietà di personaggi e situazioni. Questi sono caratterizzati da diverse new entry rispetto al passato, assieme ad alcune riproposizioni.
Ci sono ovviamente le centinaia di Mudokon da salvare. Si parte dai 300 che arrivano dal primo episodio alla moltitudine che invece salviamo in questo secondo capitolo. Particolare rilievo viene dato, soprattutto nelle cutscene, ad Alf e Toby, amici di Abe e macchinisti del treno, al centro di molta parte del videogame.
Ci sono poi i cattivi e le minacce in generale. I Glukkon con Molluck da New ‘n’ Tasty, e assieme a lui il Cartello Magog di Aslik, Morguer e Brewmaster (il creatore della Soulstorm).
Ovviamente pensiamo anche agli Slig, con molte più varianti rispetto all’originale Abe’s Exoddus. Oltre a quelli classici e volanti, abbiamo quelli dotati di lanciarazzi, lanciafiamme, corazzati, elmi che li proteggono dalla possessione di Abe, e altri ancora.
Ci sono gli Slog, sorta di cani degli Slig, aggressivi e letali. Mentre nelle caverne abitano gli Sleech, predatori biancastri dagli occhi rossi e intimoriti soltanto dalla luce.
A completare il pacchetto abbiamo tutta una serie di minacce robotiche e tecnologiche.
Tuttavia, nonostante la varietà nelle minacce e nei personaggi, non mancano le critiche.
Infatti in Oddworld: Soulstorm non troviamo molte creature che invece erano presenti nel videogame del 1998. Stiamo parlando di Paramiti, Scrab, Fleech e Sloggy (cuccioli di Slog).
Per quanto possa sembrare piccola cosa, per i fan degli episodi originali ciò potrebbe risultare una mancanza non da poco.
…e situazioni
Anche per quel che riguarda aree e livelli potremmo muovere critiche simili a quelle legate ai personaggi.
Ogni zona è infatti molto caratterizzata e riconoscibile, che si tratti di una di quelle già presenti in passato oppure sia una creata ad hoc per quest’opera.
Il problema delle zone che sono basate sui vecchi livelli è la loro durata. In qualche caso la loro lunghezza è inferiore a quella che fu in Oddworld: Abe’s Exoddus. Pensiamo alle Slig Barracks o alle sessioni adrenaliniche d’inseguimento con gli Slog.
Sembra dunque che la varietà abbia avuto la meglio sull’approfondimento di specifiche zone. Il che fa perdere un po’ d’immersività e del mood del gioco, visto che talvolta non si ha il tempo di abituarsi a un ambiente che siamo già a fine livello e fine area.
In generale si nota una velocizzazione nella seconda parte del videogioco, come una fretta di raggiungere il culmine delle vicende. Questa è pure associata a qualche buco di trama che non aiuta.
Ciò è un peccato, visto che comunque le cutscene sono interessanti, divertenti e ben realizzate, per quanto afflitte di tanto in tanto da un desync fra parlato e labiale dei personaggi.
Infine, al termine del gioco troviamo l’interessante scelta di avere più finali possibili.
Per avere l’uno o l’altro, che possiamo definire good ending e bad ending, dobbiamo controllare il nostro Quarma nel corso dell’avventura.
Il Quarma, sorta di Karma del pianeta Mudos, varia in base al numero di Mudokon salvati: se sarà uguale o superiore all’80%, avremo accesso al good ending.
La grafica e il comparto video
Graficamente, Oddworld: Soulstorm si presenta molto positivamente anche su PlayStation 4. Il mondo di gioco è ricco e dettagliato, con buoni effetti di luce e con una perfetta estetica a cavallo fra steampunk e dieselpunk.
Di fatto siamo di fronte a una riproposizione perfetta dell’originale, di cui riprende lo stile e i colori, donando loro però nuova linfa e nuova direzione artistica.
Certamente però non mancano alcuni difetti di vario tipo.
Per esempio ogni tanto gli effetti particellari mostrano il fianco a qualche pixel di troppo. Allo stesso modo, il framerate di tanto in tanto rallenta, in particolare nelle situazioni in cui il gioco deve caricare zone ricche di elementi e personaggi.
Inoltre, nel corso della partita siamo incappati in diversi bug di diversa entità.
Fra quelli minori segnaliamo per esempio Abe che finisce in caduta libera al di sotto del mondo di gioco (facilmente risolvibile ricaricando l’ultimo checkpoint). Altro bug che crea pochi problemi e assai raro, ma segnalato dagli stessi Oddworld Inhabitants, riporta alla home della console, ma fortunatamente è presente solo su PS4.
Più fastidioso è il fatto che talvolta Abe non si appenda a sporgenze e altri elementi, magari finendo per morire.
Ancor più noioso è stato un bug (occorso una volta soltanto) che ha comportato la sparizione di alcuni Mudokon all’interno di un livello. Contando l’importanza del salvataggio degli alieni, ha generato un po’ di frustrazione.
Va detto che, nel momento in cui scriviamo, sono già state rilasciate due patch che potrebbero aver risolto alcuni problemi.
Oddworld: salvezza e difficoltà
Oddworld: Soulstorm è un platform di stampo classico, addirittura con una struttura bidimensionale. Più specificamente, viene definito in 2.5D per via della tridimensionalità degli ambienti e di alcune sezioni. Di fatto, però, ci si muove in profondità solo in sezioni ben definite, come alcune su ascensori particolari e simili.
Nonostante la bidimensionalità, il mondo di Mudos ha molti segreti ed elementi da esplorare e conoscere.
Intanto ci sono i Mudokon da salvare. Come dicevamo più sopra, sono centinaia e centinaia. Dobbiamo interagire con loro: curarli, liberarli, proteggerli, dotarli di armi e oggetti e incitarli alla rivolta a seconda della situazione. Certo è che la loro intelligenza non brilla, anzi. Tuttavia forse anche questo fa parte della sfida.
Di sicuro, nel tentativo di portarli in salvo, ci sentiamo di consigliarvi di stare attenti a non attivare uno dei checkpoint mentre magari un Mudokon sta andando incontro alla morte. L’unica soluzione sarebbe infatti ricominciare l’intero livello.
Abbiamo accennato alla sfida.
La difficoltà di Soulstorm è parte centrale dell’opera. Infatti, anche a Normale, il livello di abilità richiesto (in base alle capacità dell’utente) è abbastanza alto, con alcuni picchi particolarmente ostici. Nonostante questi picchi, alcuni eccessivi rispetto al resto, Oddworld: Soulstorm resta comunque molto divertente da affrontare.
Inoltre segnaliamo ai trophy hunter la presenza di alcuni trofei veramente difficili da ottenere.
Oddworld: le possibilità del gioco
Buona parte del divertimento del videogioco sta nelle possibilità offerte agli utenti. In Oddworld: Soulstorm ci sono infatti mille modi per morire e per uccidere.
Possiamo semplicemente darci alla fuga, magari, alternando scatti e sequenze stealth, sfruttando zone d’ombra, nascondendoci negli armadietti, negli sbuffi di vapore o lanciando bombe fumogene.
Oppure possiamo avere un approccio più deciso, sfruttando il sistema di crafting. Questo ci consente di creare molti elementi di offesa, che vanno dalle molotov alle mine, fino a caratteristici oggetti contundenti ricavati unendo elastici a delle caramelle particolarmente dure.
Per avere gli elementi con cui creare questi oggetti, possiamo lootare armadietti, cestini e altro ancora. Oppure possiamo trafugarli dai nemici che abbiamo stordito.
Inoltre in game entriamo in possesso dei moolah (la moneta del mondo di gioco) lootando e trafugando. Con questo denaro possiamo acquistare alcuni elementi dai distributori automatici in giro per i livelli.
Resta poi la possibilità di donare ai Mudokon diversi oggetti (ma non così tanti), con cui possono darci una mano ad affrontare i nemici. Purtroppo, per quanto possiamo decidere autonomamente quando i nostri compagni debbano attaccare, le sequenze con quest’opportunità risultano abbastanza prevedibili.
Ultima ma non meno importante, abbiamo l’opportunità che è anche simbolo della serie: l’ipnotico canto che ci permette di prendere possesso degli Slig e di sbloccare varie parti del videogioco.
Tutte queste variegate occasioni di gameplay sfruttano ovviamente molti tasti del controller. Ciò va a discapito dei tasti che nel capitolo originale erano legati al dialogo.
Infatti in questo capitolo sono sparite molte possibilità e differenziazioni nel rapportarci con i Mudokon.
Non abbiamo più il tasto per dire “lavora“, sostituito qui da leve e pulsanti in game, in determinate situazioni. Non abbiamo più l’opportunità di chiedere scusa ai Mudokon arrabbiati, o di tirare uno schiaffo a quelli su di giri a causa del gas esilarante, e assieme a questi molte altre.
Abbiamo il pulsante per salutare, farsi seguire, far attaccare a vista i nemici, far calmare e terminare l’attacco.
La giocabilità
Passando alla giocabilità, alle volte potremmo definirla eccessivamente vecchio stile. Con questo facciamo riferimento a una certa legnosità e durezza negli input e nei pulsanti. Allo stesso modo, risulta talvolta ostica la mira. Quando infatti dobbiamo scagliare oggetti contro i nemici, spesso la mira segue direttrici con angoli di 45 gradi. Ciò rende difficile in ben più di un’occasione il mirare con accuratezza.
Caratteristica del videogioco che invece ci sentiamo di premiare è la rigiocabilità.
Dal menu principale possiamo selezionare separatamente i livelli già affrontati. Ciò è assai utile per cercare ogni segreto e salvare tutti i Mudokon per sbloccare il good ending.
Segnaliamo le peculiarità del DualSense di PlayStation 5. Sull’ammiraglia next gen di Sony, infatti, Oddworld: Soulstorm gode di alcune specificità: tramite feedback aptici possiamo percepire il battito del cuore di Abe, mentre troviamo più resistenza nei grilleti nelle situazioni di stress.
I canti e i suoni della fuga
Riguardo il comparto sonoro, ci sentiamo generalmente di elogiarlo.
Per quanto le musiche non siano sempre molto riconoscibili, nella loro totalità sanno comunque dare il giusto feeling all’avventura. Da citare il breve motivetto legato a morte e rinascita del protagonista, in grado di riportare istantaneamente indietro fino al 1998.
Anche gli effetti sonori e ambientali sono molto d’atmosfera e sempre calzanti.
Il doppiaggio è in linea con la gran parte dell’opera, assai divertente, anche se non sempre di altissima qualità (assieme al problema di desync nelle cutscene a cui abbiamo accennato). Nota che per qualcuno potrà essere dolente è la mancanza del doppiaggio in italiano.
I dialoghi in game sono belli come un tempo, con il suono del canto di Abe in grado già da solo di donare un forte senso di nostalgia ai fan.
Conclusioni
Oddworld: Soulstorm è un buonissimo prodotto, in grado di divertire per diverse ore sia i fan di lungo corso, sia i neofiti. Tuttavia porta con sé diversi difetti strutturali e qualche bug (a volte di troppo), che possono allontanare alcuni utenti.
Che si tratti di problemi legati alla trama, al gameplay o di bilanciamento nella difficoltà o nei livelli, per quanto il voto sia positivo e il gioco apprezzabile, purtroppo non possiamo eccedere nella valutazione.
Grafica e design
Ironia
Effetto nostalgia
Difficoltà e sfida
Framerate e bug
Alcuni elementi di gameplay
Mancanze rispetto al gioco originale