Gioco da Ragazzi è il nuovo game show su DeAKids – Intervista ai gamer, ai nonni coach ed a Riccardo Suarez

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Informazioni sul gioco

Su DeAKids, canale 601 di Sky, il 25 novembre debutta Gioco da Ragazzi, un nuovo game show che porta in scena una sfida originale, cinque gamer popolari si immergeranno in un viaggio nel passato, cimentandosi per la prima volta con giochi tradizionali che hanno caratterizzato le generazioni precedenti.

In questo articolo vi spieghiamo nel dettaglio questa nuova esperienza televisiva, avendo avuto modo di intervistare molte delle personalità coinvolte.

Cos’è Gioco da Ragazzi

Gioco da Ragazzi Deakids intervistaGioco da Ragazzi è un programma che riesce a combinare il fascino intramontabile dei giochi tradizionali con l’innovazione creativa del mondo dei videogiochi, portando in televisione l’energia e le dinamiche vivaci tipiche dei format di YouTube, adattate e sviluppate appositamente per il piccolo schermo.

I giochi a cui dovranno partecipare i concorrenti sono quelli del passato, ispirati ai cortili di una volta come: Campana, Un, due, tre, stella, fino alla Corsa nei Sacchi e alla Carriola.

La trasmissione andrà in onda dal 25 novembre su DeAKidscanale 601 di Sky, da lunedì a venerdì alle ore 20.05 dal 9 dicembre su K2, canale 41 del Digitale Terrestre, Sky Canale 627, ogni lunedì alle 20:00.

Chi sono i concorrenti della trasmissione su DeaKids

Per Marcy, NicoPunto, Lightning95, Rebby e ZeyXon24 si prospetta una sfida dal sapore tutto analogico.

I cinque amatissimi creators, che insieme vantano oltre due milioni di iscritti su YouTube, dovranno mettere da parte schermi e le poltrone da gamer per affrontare un’avventura che richiama il mondo dei videogiochi, pur non essendolo affatto.

Chi sono i nonni-coach della trasmissione

In questa avventura i cinque gamer non saranno soli.

Ad affiancarli ci saranno tre nonni, esperti dei giochi da cortile, pronti a guidarli come coach d’eccezione: Nonno Manfredi (Marco Ghirlandi), attore e regista teatrale, simpaticamente impacciato, Nonna Sandra (Margherita Antonelli), attrice e comica, competitiva e grintosa e Nonno Aldo (Renzo Sinacori), attore e comico, il veterano sportivo del gruppo.

Chi è la Signora Voce

A guidare il game show è una voce fuori campo d’eccezione, la Signora Voce, ovvero il doppiatore Riccardo Suarez.

Con il suo ruolo di giudice supremo, avrà l’ultima parola nel decidere i vincitori e, soprattutto, il perdente di ogni puntata, destinato a subire la temuta penitenza finale: la sedia slime.

Gli ospiti della nostra intervista

Oggi abbiamo la fortuna di accogliere nella nostra rubrica delle interviste un cospicuo numero di ospiti davvero variegato.

Abbiamo avuto la fortuna di chiacchierare con tutti i gamer coinvolti, i nonni coach, la Signora voce e addirittura Riccardo Riolo, Original Supervisor di KidsMe.

Ringraziamo Giulia Binosi, per averci dato la possibilità di intervistare tutte queste personalità coinvolte in questo programma.

Riccardo Suarez intervista

Intervista al doppiatore Riccardo Suarez, la Signora Voce

  • In Gioco da ragazzi, sei la Signora Voce e giudice supremo. Come ti sei preparato per interpretare questo ruolo?

Quando arriviamo in sala, ci viene detto: “Questo è il tuo personaggio. Ha queste caratteristiche, parla in questo modo”. In alcuni casi, come con Hazbin Hotel, ci viene data la possibilità di reinterpretare e adattare il materiale originale, dato che si tratta di un prodotto che deve essere tradotto e filtrato attraverso una nuova cultura, quella italiana. Questo processo ci consente di reinventare alcuni aspetti per renderli più accessibili e comprensibili al pubblico locale.

Con Gioco da ragazzi, però, la situazione era completamente diversa. Non essendoci un prodotto originale da seguire, ho dovuto creare tutto da zero. Questo non è più doppiaggio in senso tradizionale: in America lo definirebbero voice actor, perché non stiamo sostituendo una voce esistente, ma ampliando e costruendo qualcosa di nuovo. Questo tipo di lavoro è caotico e libero, senza regole precise, per me è stato straordinario.

Adoro inventare, creare e sorprendere con soluzioni creative. In questo caso, avevo dei testi da seguire, ma ho potuto scegliere io come interpretarli, con quale tono, e persino con quanta improvvisazione.

La parte più divertente è stata costruire un rapporto con i giocatori: non li ho incontrati personalmente, ma in sala ho dovuto immaginare una connessione con loro, creando una dinamica a distanza.

È stata un’esperienza incredibile, una vera magia che mi ha permesso di sperimentare e divertirmi al massimo.

  • La narrazione e il commento di un game show richiedono un tono particolare. Come bilanci ironia e serietà per coinvolgere il pubblico?

Ho cercato di trovare un macrotema, un approccio generale all’interpretazione che risultasse sempre amichevole e simpatico, anche nei momenti più severi.

Il mio obiettivo era mantenere il tono giocoso e divertente, perché, alla fine, si tratta di un gioco e di un’occasione per scherzare e divertirsi insieme. Un tono troppo serio avrebbe potuto risultare antipatico o eccessivamente lezioso.

Da questo punto di vista, ho cercato di trasmettere ironia anche nella severità, bilanciando simpatia e autorevolezza. L’idea che mi sono fissato era: “Stiamo giocando tutti allo stesso gioco, quindi divertiamoci”. Non mi sono mai preso troppo sul serio e ho voluto che questo spirito trasparisse in ogni mia interpretazione.

  • Se dovessi partecipare come concorrente a una sfida del programma, quale gioco del passato sceglieresti e perché?

L’idea alla base di Gioco da Ragazzi è proprio quella di presentare giochi analogici a una generazione cresciuta con quelli digitali. Anche io faccio parte di questa generazione: a soli quattro anni avevo già il mio Game Boy e sono sempre stato un grande appassionato di videogiochi. Tuttavia, nonostante sia la Signora Voce che regola questi giochi da vecchi, in realtà ho trascorso la mia infanzia giocando a entrambi i tipi di giochi.

Appartengo a quella generazione di transizione che, da piccoli, giocava ai videogiochi ma anche a quelli più tradizionali, come la campana o le bancarelle. Sono giochi che mi riportano indietro nel tempo e che ricordo con affetto.

C’è però un gioco da vecchi a cui sono ancora oggi appassionatissimo: Dungeons & Dragons, il gioco di ruolo per eccellenza, nato negli anni Ottanta.

È un gioco completamente analogico, basato sull’immaginazione, sull’interazione tra i giocatori e sul puro divertimento, senza bisogno di tecnologia. Per me, è il perfetto esempio di come si possa creare un’esperienza incredibile partendo dalla semplicità e dalla volontà di divertirsi insieme, che poi è la base di tutti i giochi più tradizionali.

Marcy, NicoPunto, Lightning95, Rebby, ZeyXon24

Intervista ai gamer: Marcy, NicoPunto, Lightning95, Rebby e ZeyXon24

Rebby

  • Hai una formazione poliedrica che include educazione e sport oltre alla carriera online. Come pensi che le tue competenze sportive ti abbiano aiutata ad affrontare le sfide fisiche del programma?

Per iniziare, devo dire che è stata un’esperienza bellissima, che ho avuto la fortuna di condividere con tutti gli altri ragazzi. Sono davvero grata per questa opportunità, non solo perché mi ha permesso di imparare molto, ma anche perché mi sono divertita tantissimo sia durante i giochi che nelle registrazioni delle puntate.

Il mio background sportivo, soprattutto nell’atletica agonistica, mi ha aiutato molto. Penso che lo sport abbia un valore fondamentale, non solo per il fisico ma anche per la mente: ti insegna disciplina, sacrificio e determinazione, qualità che si possono applicare in qualsiasi contesto, persino nello studio.

Quando hai trascorso ore sui libri, l’attività fisica diventa un momento di svago prezioso. Certo, fare sport a livello agonistico richiede qualcosa in più: impegno e costanza. Questo mi ha aiutato anche nel programma, soprattutto in alcune dinamiche che richiedevano equilibrio e coordinazione. Non voglio fare spoiler, ma in certe sfide mi sono trovata avvantaggiata proprio grazie all’allenamento.

Ho sempre praticato sport: da bambina ho fatto nuoto per 10 anni, poi sono passata all’atletica, ho partecipato a gare di sci e ho provato anche il tennis. L’unico sport in cui sono davvero negata è il calcio! Durante il programma, c’è stato un momento dedicato al calcio e devo dire che è stato esilarante: ero completamente fuori luogo. Fortunatamente, Marcy, che è più esperto, ci ha aiutato, ma le risate non sono mancate.

Tra i giochi che mi sono piaciuti di più c’è stato Ruba bandiera, che è stato trasformato in una versione davvero particolare (non posso dire troppo per non rovinare la sorpresa!). È stato un momento davvero divertente e memorabile per tutti noi.

Lightning95

  • Essendo una fan di cozy games e role-playing, quali somiglianze o differenze hai trovato tra i giochi del passato e i videogiochi rilassanti a cui sei abituata?

Sembra incredibile, ma ci sono molte somiglianze tra Animal Crossing e i giochi tradizionali presentati nel programma. Su Animal Crossing, ad esempio, ho spesso ricreato giochi come il Gioco della sedia o Un, Due, Tre, Stella, usando pezzi di tronchi e oggetti disponibili nel gioco. È un titolo che non si limita alla decorazione e alla personalizzazione.

Alcuni giochi tradizionali mi erano già familiari da piccola, ma molti altri, come Campana o la Corsa nei sacchi, non si vedevano più così spesso, né a scuola né alle feste. Tuttavia, grazie ad Animal Crossing, ho avuto l’opportunità di riportarli in vita in una forma diversa e di condividerli con la mia community, soprattutto durante le live. In quei momenti, giocavo insieme alle persone che seguivano la chat e l’entusiasmo era contagioso.

Credo che il gioco della sedia sia uno dei miei preferiti, perché mi ha sempre lasciato un forte ricordo delle feste di compleanno. Questo tipo di esperienza porta con sé una certa nostalgia, e sono sicura che anche il pubblico del programma rivivrà quelle stesse emozioni attraverso le nostre sfide.

Marcy

  • Il tuo canale è conosciuto per la tua energia e simpatia. Durante il programma, qual è stata la situazione più divertente o esilarante che hai vissuto, come hai mantenuto alto lo spirito di squadra?

Ci sono stati tantissimi momenti divertenti durante il programma, per cui è difficile sceglierne uno in particolare. Probabilmente, a livello fisico e mentale, uno dei più coinvolgenti è stato il gioco del calcio. È stato strano ma davvero entusiasmante, anche perché non possiamo svelare troppo su come fosse trasformato nel programma. Tuttavia, è stata un’esperienza carina e unica.

Un altro momento memorabile è stato un gioco in cui dovevamo saltare insieme con i piedi legati. Quella sfida ci ha fatto sentire davvero uniti come squadra.

In generale, mi sono divertito con tutti i giochi che abbiamo trasformato. Se penso al primo giorno, il gioco che mi è rimasto più impresso è stato Campana, forse perché è stata la prima sfida affrontata. È un gioco che conoscevo già da piccolo, e questo lo ha reso ancora più speciale.

Abbiamo anche avuto modo di interagire con i nonni coach in alcuni giochi non trasformati. Ricordo con grande piacere Un, Due, Tre, Stella, che ho giocato proprio con loro. Insomma, è davvero difficile scegliere un gioco preferito, perché ognuno aveva qualcosa di unico. Quando guarderete il programma, sono sicuro che li troverete tutti belli e divertenti.

NicoPunto

  • Sei conosciuto per il tuo intrattenimento spensierato e coinvolgente su Minecraft e altri giochi. Quale sfida di Gioco da Ragazzi ti ha ricordato l’aspetto ludico e improvvisato dei tuoi contenuto online?

Secondo me, uno degli aspetti fondamentali di ciò che facciamo online, specialmente nel mondo dei videogiochi, è la spontaneità. Cerchiamo di utilizzare il gioco per come è stato pensato, ma adattandolo alla nostra personalità.

Nel programma, dove ci vengono proposti giochi dai nonni, dobbiamo reinterpretarli e portarci dentro, rendendoli unici e riconoscibili. Penso che, guardando le puntate, sarà evidente la caratteristica di ciascuno di noi, come quella di Nico, Marcy e degli altri.

Inoltre, credo che sia fondamentale, anche collegandoci al mondo dei videogiochi, il concetto di giocare correttamente. Senza anticiparvi nulla, posso dire che nel programma verrà data grande importanza a questo aspetto, legato al fair play e al rispetto per gli altri.

Zeyxon24

  • Nei tuoi contenuti di Minecraft, sei noto per le serie roleplay e scherzi creativi. Qual è stata la tua strategia durante Gioco da Ragazzi per affrontare le sfide analogiche?

È stata un’esperienza davvero bella e scegliere un gioco preferito è difficile, perché ognuno è stato entusiasmante a modo suo. Essendo il più giovane del gruppo, molti di questi giochi erano completamente nuovi per me, quindi, ho avuto anche l’opportunità di scoprire giochi che non avevo mai provato.

Per quanto riguarda la spontaneità, essendo abituato a fare molto Role Play, sono già abituato a improvvisare. Di solito parto da un’idea e poi seguo il mio istinto, ed è stato fantastico perché mi ha permesso di essere completamente me stesso durante le sfide. Mi ha aiutato anche nel portare un po’ di leggerezza, magari facendo qualche scherzo.

Credo che gli scherzi siano una parte fondamentale, perché senza di essi manca un po’ la risata, che è sempre un elemento importante nel divertimento.

Questa parte della mia carriera mi ha davvero aiutato, perché mi ha permesso di essere creativo e spontaneo durante il programma.

Il rapporto tra i gamer e i nonni-coach

  • Partecipare al programma insieme ad attori professionisti come i nonni coach vi ha permesso di acquisire abilità che poi avete applicato nelle vostre attività online?

Partecipare al programma è stata un’esperienza intensa per tutti i giocatori, ognuno con il proprio percorso di crescita.

Marcy ha raccontato come questa avventura gli abbia insegnato a migliorare la gestione del tono di voce durante le registrazioni: “Ho sempre avuto l’abitudine di iniziare i video con grande energia, per poi calare lungo il percorso. Grazie ai consigli ricevuti, sto lavorando per mantenere una costanza maggiore, cercando di essere più regolare in ogni fase”.

Per Lightning95, l’esperienza è stata un’occasione per superare alcune difficoltà personali: “Essendo ansiosa e un po’ introversa, ho sempre avuto problemi nel mantenere un dialogo fluido, specialmente sotto pressione. Durante il programma ho affrontato queste sfide, e ora mi sento molto più sicura davanti alla telecamera e persino nelle live. È stato un cambiamento profondo che mi ha reso una persona più sicura”.

Rebby, invece, ha paragonato queste due settimane a una vera e propria masterclass: “Ho imparato a gestire meglio il tono della voce, i tempi e lo spazio durante le registrazioni. È stato un percorso di crescita non solo tecnica, ma anche personale. La Rebby che è tornata a casa non è più la stessa: questa esperienza ha davvero cambiato il mio modo di affrontare le cose, sia nel lavoro che nella vita”.

Anche NicoPunto ha sottolineato quanto questa esperienza sia stata significativa per uscire dalla sua comfort zone: “Come gamer, vivo spesso in una sorta di bolla legata al PC, ma il programma mi ha spinto ad ampliare i miei orizzonti. Ho iniziato a lavorare sulla timidezza, rompendo quella barriera che mi teneva bloccato. Non è un cambiamento immediato, ma sento di aver fatto un passo importante verso una maggiore apertura”.

Infine, Zeyxon24 ha descritto come il programma abbia migliorato la qualità dei suoi contenuti: “Prima avevo insicurezze nel gestire il tono della voce, ma ora riesco a creare video più fluidi e costanti. Questa esperienza mi ha aiutato a superare molte paure personali e a crescere sia come creatore di contenuti che come persona”.

Marco Ghirlandi, Margherita Antonelli, Renzo Sinacori

Intervista ai nonni coach: Marco Ghirlandi, Margherita Antonelli e Renzo Sinacori

Margherita Antonelli: Nonna Sandra

  • In Gioco da Ragazzi, interpreti Nonna Sandra, la nonna competitiva. Come hai portato il tuo umorismo e la tua esperienza di attrice comica in questo ruolo e c’è stata una scena o sfida che ti ha fatto ridere particolarmente?

È stata un’esperienza unica sotto molti aspetti. Mi sono divertita molto, anche grazie ai miei compagni, Renzo e Marco, che sono stati estremamente simpatici e piacevoli. Quando c’è una squadra che funziona così bene, è davvero una fortuna! Nella mia carriera non mi era mai capitato di lavorare in un ambiente così armonioso e leggero come questo, e lo dico con tutto il cuore.

La vera sfida è stata confrontarmi con i giovani. Alla fine, io ho 60 anni, con l’energia e la saggezza che derivano da questa età. Guardando questi ragazzi, ho provato una grande tenerezza: in alcuni di loro mi sono riconosciuta. Anch’io, da ventenne, ero intraprendente, determinata e con la barra dritta verso i miei obiettivi.

Rivedere questa stessa grinta in alcuni di loro è stato un bel dejà vu. Questa esperienza mi ha fatto sentire utile.

Ho avuto la sensazione che la mia carriera e la mia esperienza potessero davvero essere d’aiuto a loro, ed è stata una soddisfazione immensa. Mi sono sentita valorizzata e questo mi ha arricchito moltissimo, sia professionalmente e sia personalmente.

Renzo Sinacori: Nonno Aldo

  • Essere Nonno Aldo, lo sportivo del gruppo, ha richiesto un approccio diverso rispetto ai tuoi ruoli precedenti. Quali aspetti della tua carriera hai messo in gioco per interpretare questo ruolo energico?

Negli anni d’oro, quando avevo tra i 18 e i 24 anni, mi dedicavo al pugilato. Mi piace fingermi fortissimo e bravissimo, ma la verità è che sono il più scarso dei tre.

Questo contrasto è proprio quello che rende il mio personaggio divertente: faccio il sergente alla Full Metal Jacket, ma in realtà sono il più goffo e ingenuo del gruppo. È questo che lo rende unico e, credo, anche simpatico.

Marco Ghirlandi: Nonno Manfredi

  • Interpretare Nonno Manfredi, il più impacciato tra i coach, è sicuramente un ruolo divertente. Come hai costruito questo personaggio e c’è stato un momento sul set che ha reso memorabile questa esperienza?

Il mio percorso è iniziato nel teatro comico, prima con Margherita Volo e poi con Daniela Jannacci. Da lì, quasi per caso, ho cominciato a lavorare per trasmissioni dedicate ai ragazzi, come Solletico, L’Albero Azzurro, dove prestavo la voce a Dodò, e Playhouse Disney. Questi lavori mi hanno fatto capire quanto sia importante, anche da adulti, divertirsi genuinamente.

Per i bambini e i ragazzi che guardano queste trasmissioni, vedere un adulto che si diverte davvero è qualcosa di autentico e positivo: diventano come uno zio o un nonno che gioca con loro, ma senza fingere. L’esperienza più bella, secondo me, è stata proprio riuscire a trasmettere questa autenticità.

Durante Playhouse Disney, abbiamo viaggiato per dieci anni in tutto il mondo e quel senso di divertimento è sempre stato reale, nonostante la fatica. E credo che anche in questo programma siamo riusciti a ricreare quell’atmosfera. A 60 anni correre e saltare richiede un po’ di sforzo, ma ci siamo divertiti davvero tanto, e questo è arrivato anche al pubblico.

La cosa più bella è stato il trio che abbiamo formato. Pur venendo da percorsi diversi – chi più comico, chi più drammatico, chi più artistico – siamo riusciti a compensarci a vicenda, creando un gruppo armonioso. Abbiamo lavorato con rispetto reciproco, sostenendoci e lasciando spazio alle battute degli altri.

Non è una cosa scontata, ma è stata fondamentale per creare quell’energia che ci ha permesso di divertirci e far divertire chi ci guardava. Questo spirito di collaborazione e disponibilità al gioco è stato per me il cuore dell’esperienza e sono grato di aver fatto parte di questo gruppo così unico.

Intervista a Riccardo Riolo, Original Supervisor di KidsMe

  • Qual è stata la sfida più grande nel portare un concetto così nostalgico e analogico a un pubblico moderno e digitale?

La sfida principale è stata proprio capire se e come questi giochi tradizionali, immortali e geniali nella loro semplicità, potessero diventare il cuore di un game show televisivo. Abbiamo lavorato molto per costruire un format che li mettesse al centro, rendendoli protagonisti di sfide divertenti e coinvolgenti. L’idea era di creare qualcosa di adatto a un pubblico di bambini e ragazzi, ma con un linguaggio fresco e rispettoso, lontano dallo stile esasperato di format come Squid Game o certi video alla MrBeast.

Volevamo intrattenere i più piccoli facendo loro riscoprire giochi che, sebbene alcuni siano ancora conosciuti, come Campana, rischiano di cadere nell’oblio.

La sfida era: come rendere affascinanti e attraenti questi giochi per una generazione abituata a forme di intrattenimento completamente diverse? La nostra risposta è stata coinvolgere dei gamer, creator già seguiti da questo target, capaci di portare un messaggio positivo: ci si può divertire insieme, in presenza, e fare anche un po’ di movimento.

Abbiamo selezionato gamer provenienti da mondi come Roblox e Minecraft, abituati a usare la creatività per costruire storie e ambientazioni mentre giocano. La loro missione all’interno del programma è stata proprio quella di modernizzare i giochi del passato, adattandoli ai gusti dei bambini e dei ragazzi di oggi.

Devo dire che abbiamo trovato un cast perfetto: gamer che hanno avuto il coraggio di mettersi in gioco e sperimentare, portando freschezza e innovazione a un concetto che vuole unire tradizione e modernità.

  • Ci sono stati momenti particolarmente memorabili durante la produzione che riflettono il tema di connessione tra passato e presente?

I nonni, che non avevo ancora menzionato, rappresentano un elemento fondamentale del format. Per noi erano quell’ingrediente out of the box, capace di sorprendere e intrattenere in modo inaspettato. Il loro ruolo non era solo quello di spiegare agli spettatori le meccaniche dei giochi tradizionali, ma anche di creare un contrasto generazionale con i gamer, abituati a divertirsi in maniera completamente diversa.

Questo scontro di mondi, tra i nonni, ignari della terminologia del gaming, e i ragazzi, poco avvezzi ai giochi fisici e tradizionali, ha dato vita a momenti davvero esilaranti. Alcune delle gag più divertenti si sono sviluppate proprio intorno a questi scambi, con i nonni che prendevano in giro i ragazzi per la loro mancanza di resistenza fisica, e i gamer che, a loro volta, scherzavano sui nonni incapaci di pronunciare correttamente i loro nickname, come “Zeyxon” o “Lightning”.

Questi momenti di puro intrattenimento, che fanno da contorno alle sfide, sono stati valorizzati dalla voce fuori campo di Riccardo, che ha contribuito a rendere le dinamiche ancora più spassose. Speriamo che anche gli spettatori a casa possano divertirsi grazie a queste interazioni che mettono in luce il contrasto tra due generazioni così diverse.

La produzione di Gioco da Ragazzi

  • Come è nata l’idea del programma Gioco da ragazzi?

Il percorso per realizzare un progetto televisivo come questo è stato lungo e ha coinvolto molte persone, passando attraverso vari step di sviluppo e produzione. Il nostro approccio parte sempre dallo studio delle tendenze attuali, cercando di raccontare l’attualità ai ragazzi in modo educativo, come da tradizione del gruppo De Agostini.

Non puntiamo solo al mero intrattenimento, ma cerchiamo di veicolare messaggi costruttivi e positivi, e questo format ne è un esempio concreto.

L’obiettivo era intrattenere i bambini, facendo loro riscoprire i giochi del passato. Tuttavia, anche i gamer coinvolti nel programma hanno incontrato delle difficoltà nel modernizzare giochi apparentemente semplici, come Un, due, tre, stella o Ruba Bandiera. È stato interessante osservare come, nella loro semplicità, questi giochi si rivelassero geniali.

Alla fine, il lavoro di innovazione ha portato a un vero e proprio stravolgimento: i giochi tradizionali sono stati trasformati in qualcosa di completamente nuovo. Ad esempio, un classico calcetto è stato reinventato con le bubble football, le enormi sfere gonfiabili che hanno reso il gioco più dinamico e originale.

Portare i gamer in TV non è stato semplice, perché provengono da un mondo e un linguaggio completamente diversi. Dopo diversi brainstorming, abbiamo identificato tre pilastri su cui basare il programma: i giochi fisici, i giochi del passato e i gamer.

Questi elementi sono stati integrati con cura, coinvolgendo anche il canale televisivo DeAKids e K2, che ci hanno supportato nella definizione di dettagli come il ruolo dei nonni e la scelta di una voce fuori campo invece di un conduttore fisico. La voce irriverente di Riccardo Suarez si è rivelata perfetta per narrare e aggiungere ironia alle sfide.

Anche la scenografia è stata un elemento chiave: abbiamo creato un set che richiama l’estetica dei videogiochi, con ispirazioni a Minecraft e grafiche rétro in stile glitch. Durante le sfide, ogni gamer ha il proprio avatar in 8 bit che appare in sovrimpressione per tenere traccia dei punteggi. Ogni dettaglio, dalle grafiche alla scenografia, è stato studiato per essere coerente con il mood del programma e garantire un’esperienza dinamica e coinvolgente.

Alla fine, il successo di un progetto come questo è frutto della collaborazione tra tutti i membri della squadra, dagli autori ai grafici, dagli scenografi alla produzione. Avere un obiettivo chiaro e lavorare insieme in sintonia è stato fondamentale per portare a termine un format tanto ambizioso.

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