Activision Blizzard: le proteste diventano sciopero a tempo indefinito

molestie in Activision Blizzard

In Activision Blizzard è ancora tempo di gravi problemi. È infatti da quest’estate che vi riportiamo le prime tremende (e purtroppo confermate) accuse ai danni del colosso videoludico. Queste, lo ricordiamo, per la maggior parte vertono su casi di molestie sessuali sul luogo di lavoro. Le accuse non si limitano a queste: abbiamo avuto infatti anche molti eventi di discriminazione di varia natura.
Mentre l’azienda dichiara di voler fare ammenda e di star ripulendo i suoi bassi e alti ranghi, dobbiamo ancora scoprire se il CEO Bobby Kotick abbandonerà la carica. Infatti anche il capo dell’azienda statunitense è finito nell’occhio del ciclone.
E intanto che vari organi d’indagine statunitensi si occupano della vicenda, è notizia di questi giorni uno sciopero a tempo indefinito dei dipendenti di Activision Blizzard. Vediamo insieme i dettagli.

Gli ultimi eventi in Activision Blizzard

Nonostante ne sia passato di tempo dai primi fatti e indiscrezioni di quest’estate, ci sono stati comunque alcuni avvenimenti che hanno ulteriormente esacerbato gli animi nella compagnia.
Parliamo, fra le varie cose, del licenziamento di diversi tester del reparto Controllo Qualità di COD: Warzone.

[…] Ai miei amici nel Controllo Qualità di Raven Software era stato promesso da Activision, per mesi, che ci sarebbe stato un aumento dei loro stipendi.
Oggi, uno per uno, alcuni membri del team hanno ricevuto una chiamata e gli hanno comunicato di andarsene.

Questo licenziamento, appunto, è solo un’ultima goccia in un mare di eventi che hanno sicuramente lasciato un brutto segno sul marchio Activision Blizzard. E anche prima di questo, all’interno della compagnia statunitense si erano riunite alcune figure chiave per l’istituzione di un Workplace Responsibilities Committee. Scopo di questo comitato, come dice il nome stesso, è quello di andare a controllare il mondo del lavoro nell’azienda, limitando e annullando ogni forma di discriminazione e molestia. La commissione agisce anche come organo investigativo, con la dirigenza (Kotick in primis) chiamata a riferire in maniera costante in merito ai progressi e ai piani in atto.

L’istituzione del sindacato

Evidentemente però gli ultimi atti non sono abbastanza. Anzi, complici i recenti licenziamenti, i lavoratori della multinazionale hanno deciso di imbracciare le armi.
Intanto, fra le prime azioni del gruppo di coraggiosi dipendenti abbiamo la riunione e istituzione di un gruppo sindacale dal nome di ABK. Ed è proprio tramite il loro profilo Twitter ufficiale che hanno voluto dichiarare l’avvio dello sciopero.

Oggi la ABK Workers Alliance annuncia l’inizio del suo sciopero. Incoraggiamo i nostri colleghi nella game industry a unirsi a noi per dare forma a un cambiamento duraturo. Per coloro che desiderano aiutarci con la loro solidarietà, è a disposizione una raccolta fondi per lo sciopero.

La raccolta fondi

Come indica la stessa ABK nel post, a disposizione di chiunque volesse aiutare la causa c’è anche un fondo per le donazioni su Gofundme.com. La raccolta fondi è accompagnata da un lungo comunicato che rende note le motivazioni che hanno spinto gli organizzatori alla mobilitazione.

Nel giugno 2021 è stato pubblicato un articolo che ha mostrato gli abusi, le molestie e le discriminazioni all’interno degli uffici di Activision Blizzard. Da allora, i dirigenti di Activision hanno continuato ad abusare, a muoversi contro i sindacati, a rimanere impassibili verso i desideri dei lavoratori.

Da allora, abbiamo visto il CEO Bobby Kotick e il consiglio di amministrazione proteggere gli abusatori e prendere provvedimenti solo dopo che gli eventi erano stati portati alla luce del sole da media esterni. Abbiamo visto Activision assumere lo studio legale WilmerHale, noto per le attività contro i sindacati, per disturbare e bloccare gli sforzi dei lavoratori. Abbiamo visto i dipendenti di Raven Software attratti con la promessa di una promozione, solo per essere licenziati poco dopo il ricollocamento (in un ambiente con già condizioni di lavoro sottopagate) […].
Questi e molti altri eventi hanno portato a un’alleanza di impiegati di Activision Blizzard per iniziare uno stop ai lavori finché le richieste non verranno esaudite e nella compagnia vi sarà una rappresentanza dei lavoratori […].

Nel resto del comunicato troviamo l’indicazione sulla distribuzione del denaro. L’organizzazione li suddividerà fra gli scioperanti, oltre alla parte da destinare ai lavoratori appena licenziati, così da permettere loro di proseguire nelle proteste.
A farsi portavoce dello sciopero tramite questa raccolta fondi è Jessica Gonzalez, che si è recentemente licenziata da Blizzard proprio come moto di rivalsa nei confronti della compagnia.

Nel momento in cui scriviamo, la raccolta fondi ha superato i 300.000 dollari, con un obiettivo fissato a 1 milione. Vi aggiorneremo man mano sull’evoluzione della situazione.
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