Atomic Heart: l’Ucraina chiede il ban del videogioco

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Atomic Heart è il nuovissimo titolo fiammante di Mundfish con un cuore da sparatutto in prima persona ed elementi ruolistici. Ma, ovviamente, il suo lancio (nonché le settimane precedenti) non è stato senza alcune ombre.

Il videogioco, uscito in questi giorni, ci porta in un contesto ucronico in cui la Seconda Guerra Mondiale non è andata esattamente come noi l’abbiamo conosciuta finora, un contesto in cui l’Unione Sovietica ha costruito una sua utopia (il gioco inizia nel corso degli anni ’50). Inevitabile è il crollo degli eventi in una spirale di caos e violenza, ma non è per questo che Atomic Heart ha attirato su di sé alcune critiche e perfino la richiesta da parte dell’Ucraina di ban su qualunque piattaforma.

Le richieste e le motivazioni dell’Ucraina per il ban

“Richiediamo la limitazione della distribuzione di questo gioco negli altri paesi a causa della sua tossicità e alla potenziale raccolta dei dati utente, con la possibilità di trasferimento di questi dati a terze parti in Russia. Oltre a questo, c’è il potenziale uso del denaro guadagnato dalle vendite del gioco per finanziare la guerra contro l’Ucraina.”

Queste sono solo alcune delle parole spese dal vice-ministro ucraino per la trasformazione digitale Oleksandr Bornyakov a commento dell’uscita di Atomic Heart. I riferimenti sono ovviamente alla guerra in Ucraina, di cui in questi giorni ricorre pure l’anniversario, da quel febbraio 2022 in cui la Russia di Putin decise di invadere il paese confinante ed ex-membro dell’URSS.
Come abbiamo visto nei mesi passati, il conflitto ha avuto delle ripercussioni (anche gravi) sul mondo videoludico, fra costi per i developer ed embarghi.

Quindi questi ultimi commenti da parte del vice-ministro dell’Ucraina ai danni di Atomic Heart si inserisce fra i tentativi di difesa del paese occupato anche al di fuori del mero e sanguinoso campo di battaglia.

Le accuse ad Atomic Heart

Dunque nelle dichiarazioni di Bornyakov si parla della possibilità che Atomic Heart vada a finanziare la campagna d’invasione della Russia. Come mai, fra le motivazioni, c’è questa accusa?
Il motivo è da ricercare nel team di sviluppoMundfish, il gruppo dietro la creazione del videogame in questione, ha infatti la sua sede principale sull’isola di Cipro. E tuttavia la sua sede originaria era niente meno che Mosca, appunto in Russia, così come la maggior parte delle persone che compongono l’azienda sono proprio russe.

Senza ombra di dubbio, le origini di developer e società non sono e non devono essere una condanna, ma ha messo sul chi va là l’Ucraina.

Ciò che sicuramente il vice-ministro ucraino porta come accusa ai danni del lavoro di Mundfish è il fatto che non ci sia stata una condanna netta dell’aggressione russa da parte degli sviluppatori. Per questo motivo Bornyakov si è diretto apertamente ai gamer occidentali, per chiedere loro di ignorare il gioco.

Nota: a parte questa accusa, il compositore della colonna sonora Mick Gordon (che a onor di cronaca è australiano) ha deciso di donare il proprio compenso in favore dell’Ucraina.

Prima della richiesta del ban di Atomic Heart

Le accuse che arrivano anche da prima delle parole del politico sono altrettanto gravi. C’è infatti il forte sospetto che, fra i fondi grazie ai quali Mundfish avrebbe sviluppato il loro titolo, ci sarebbero stati finanziamenti da parte del publisher ungherese (ma di origine russa) Gaijin Entertainment e, forse ancora più grave, da parte di entità e compagnie statali russe. Fra le personalità a cui si fa riferimento in queste accuse, ci sono anche magnati russi legati ad aziende specializzate nella produzione e distribuzione di gas, come la notissima Gazprom. Accuse che comunque non trovano ancora conferme ufficiali.

Fra altre accuse che sono state recentemente mosse ad Atomic Heart recentemente, ce n’è una connessa alle androidi dalle fattezze femminili che si vedono nel corso del videogame e che sono state molto spesso protagoniste anche di trailer e video promozionali.
Questa accusa vede l’ispirazione per queste androidi nell’ex-prima ministra ucraina Yulia Tymoshenko. Checché se ne pensi, guardando le immagini del post che ha dato avvio alla critica, possiamo effettivamente trovarvi delle somiglianze nel taglio di capelli.

Difficilmente Microsoft, Sony e Valve daranno davvero seguito alla richiesta ucraina per il ban di Atomic Heart su qualunque piattaforma, ma siamo comunque di fronte all’ennesimo tassello di una guerra che, purtroppo, ha già fatto fin troppe vittime al di fuori del dorato mondo dei videogiochi.

FONTE: PlayStationLifestyle; GaGadget; GameRevolution

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