Indika recensione: il diavolo o l’acqua santa?

Indika recensione gioco indie suora diavolo
Informazioni sul gioco

Fin dall’anteprima di gioco pubblicata durante lo Steam Next Fest, si era capito subito che Indika è un prodotto videoludico molto particolare: l’ambientazione ricorda molto i giochi horror, ma non c’è niente di spaventoso. Ci sono sì elementi di puzzle game, ma non possiamo etichettarlo come tale in quanto i puzzle sono semplicistici e pochi.

Quello che è sicuro dire è che Indika è più un viaggio nella psiche, una ricerca introspettiva sulle risposte alle domande (di stampo religioso) che l’umanità si fa da sempre. Nonostante la sua breve durata senza dubbio impatta nell’inconscio del giocatore, portandolo inevitabilmente a interrogarsi sulla fede ed eventualmente a metterla in discussione.

Un lavoro molto maturo per lo studio di sviluppo Odd Meter che affronta uno dei forse più spinosi argomenti di sempre. Ricordiamo che il gioco è pubblicato da 11 Bit Studios. Ecco quindi la recensione di Indika su PC.

Indika è una suora tormentata dalla voce del diavolo

La storia principale segue appunto Indika, una giovane suora in una Russia alternativa del 1800 tormentata dalla voce del diavolo che è nella sua testa. La nostra protagonista non se la passa bene nell’austero convento: le sue compagne la evitano, sono quasi infastidite dalla sua presenza e fanno di tutto per non averla tra i piedi.

Ma un episodio in particolare porta la reverenda madre a cacciare la giovane suora dal convento: con un semplice zaino e una lettera da consegnare inizia così una storia tormentata che la porterà da tutt’altra parte e stravolgerà la sua vita.

Lungo la strada incontrerà un giovane detenuto evaso di nome Ilya, il quale afferma di parlare con Dio. Ilya ha un braccio in cancrena ed è convinto che una reliquia riuscirà a curarlo.

Inizia così la storia di questa coppia che, mentre vaga per i villaggi abbandonati alla ricerca di un miracolo, si interroga sulla fede a seconda dei due punti di vista. Sì, perché nonostante le due figure credano nello stesso Dio, ciascuna ha le proprie interpretazioni.

Nel gioco assisteremo a frequenti scambi filosofici, se così vogliamo descriverli, che Indika e Ilya hanno nel loro cammino e che non vanno a snaturare il gameplay, ma anzi, lo arricchiscono.

Ad esempio Indika afferma di essere entrata in convento per sua volontà, ma la sua scelta è stata comunque influenzata da esperienze capitatele tempo prima: può quindi dire di essere diventata suora per suo volere? Ilya di contro parla sì di Dio, ma i suoi pensieri si basano più che altro sul libero arbitrio.

Va da sé che la discussione tra i due consente di creare una riflessione che influenza giocoforza anche il giocatore.

Man mano che andiamo avanti vediamo una Indika impaurita e piena di dubbi e un Ilya ricco di speranza; speranza in un miracolo vero e proprio che possa guarire il suo braccio.

Ma in realtà, come abbiamo detto, non ci sono soltanto loro due: la nostra protagonista sente la voce del diavolo che inevitabilmente si insinuerà nei discorsi in modo sadico e talvolta satirico, dando forse voce, in certi casi, ai pensieri non proprio puri di Indika.

Un gameplay che è solo da cornice al gioco

Se proprio vogliamo inserire Indika in una categoria, possiamo dire che si tratta più che altro di una visual novel psicologica. Il gameplay è presente sì, ma in modo secondario.

A rendere il tutto ancora più oscuro e desolato sono le inquadrature grandangolari che spesso distorcono i volti delle persone.

Non solo, ma interagendo con le varie panchine presenti nel mondo avremo accesso ad ulteriori telecamere, a tratti inquietanti, poiché sembra quasi che qualcuno stia spiando la protagonista.

Qualcuno ci spia?

Ci saranno momenti in cui dovremo scappare da un cane rabbioso, altri in cui il mondo di Indika incontra una sorta di sottosopra dove il cielo si tinge di rosso e la terra si spezza; qui dovremo usare la preghiera per sfruttare i due mondi in modo da ricostruire la strada per proseguire.

Il mondo si tinge di rosso sangue e si frattura. Le preghiere serviranno come da collante tra il mondo reale e quello spirituale.

Ci saranno momenti platform, anche questi marginali.

Tra un capitolo e l’altro avremo la possibilità di conoscere il passato di Indika e di capire perché ha scelto di farsi suora: questi frammenti sono creati in pixel art dove dovremo raggiungere un determinato obiettivo in sessioni platform del tutto ininfluenti al gameplay stesso.

L’obiettivo di Odd Meter è focalizzato più sul punto di vista filosofico come abbiamo già avuto modo di dire.

Indika recensione
Le sessioni in pixel art ci consentono di capire meglio la storia della nostra protagonista

Il gioco ha un sistema di conteggio dei punti che ci consente di aumentare di livello: questi punti possono essere ottenuti accendendo le candele o ottenendo le reliquie sparse per i villaggi abbandonati.

Anche qui però la componente di gioco e l’avanzare di livello è fine a sé stesso. Del resto è proprio Odd Meter a dire che collezionare punti non avrà senso: la nostra protagonista non otterrà la redenzione aumentando di livello, non risolverà i suoi problemi obbedendo passivamente, non avrà un posto in paradiso se compirà buone azioni.

Insomma, tutto è inutile.

Il comparto tecnico di Indika

Graficamente parlando il gioco punta al realismo, con le sue ambientazioni fredde e decadenti di una versione della Russia ottocentesca.

Al netto di qualche piccolo calo di framerate e scatto riscontrato maggiormente durante le sessioni dei filmati, il gioco risulta essere abbastanza fluido.

La versione disponibile su PC e console non supporta l’italiano: i dialoghi pertanto sono in inglese, ma facilmente comprensibili a tutti.

Indika recensione: le conclusioni

Recensire il gioco non è stata una passeggiata, proprio perché è un insieme diverso di elementi che non fanno altro che essere da contorno ad una storia che si interroga in modo equilibrato sulla religione.

Indika è un personaggio complesso, con emozioni complicate da spiegare e una morale che non sempre ha un lato positivo. Insomma, in poche parole è un essere umano normale, con le proprie debolezze e le proprie paure e forse è proprio questo che il giocatore si immedesima.

C’è la voce del “diavolo” (messo tra virgolette perché lo scoprirete solo alla fine) che, attraverso le sue frasi filosofiche, dà voce ai pensieri della protagonista: esprime le sue emozioni sopite, mettendo in discussione la religione che ha accompagnato Indika nella sua adolescenza.

Lungo le sei ore di gampelay, il gioco pone molte domande al giocatore: non è importante arrivare ad un pensiero corretto, ma è importante che la giovane suora impari a pensare con la propria testa, accettando magari pensieri e idee che la spaventano e comprendendo così le varie sfumature dell’umanità.

Come sapientemente ci insegna Odd Meter con questo titolo, non esiste solo il bianco o il nero.

Facebook Comments
0
Amazing
80100
Pros

Personaggi con personalità profonde

Una narrazione che fa pensare il giocatore

Stile visivo e audio unici

Cons

Poco appagante per chi cerca rompicapi più impegnativi

Dura poco rispetto all'argomento che tratta e che andrebbe approfondito

Articoli Correlati


© Copyright © 2019-2024 videogiochitalia.it All Rights Reserved

Scroll To Top