Intervista a Ruggero Deodato: il regista di Cannibal Holocaust ci parla del suo progetto videoludico

Video intervista a Ruggero Deodato

Informazioni sul gioco

Ospite di lustro della nostra rubrica delle interviste è Ruggero Deodato, regista di pellicole horror che hanno fatto la storia del cinema italiano e di quello internazionale. Oggi abbiamo la fortuna di leggere alcune testimonianze della sua controversa carriera, e del suo capolavoro senza tempo, ovvero Cannibal Holocaust.

Immagino vi starete chiedendo come mai abbiamo deciso di intervistare un noto regista in una piattaforma di videogiochi. Il motivo è molto semplice, come dirà lui stesso nell’intervista: “avendo questa irrefrenabile curiosità di sperimentare tutte le forme d’arti esistenti, tra cui i videogiochi”, nasce, in collaborazione con il team romano Fantastico Studio, da qui il gioco Cannibal Tales. Cannibal Tales è ovviamente ispirato al cult Cannibal Holocaust, ma con una differente sceneggiatura e noi di videogiochitalia non vediamo l’ora di metterci le mani sopra una volta uscito.

Ruggero Deodato nasce a Potenza il 7 maggio del 1939, e deve la sua fama grazie alla saga dei cannibali. Soprannominato dai francesi Monsieur Cannibal, Deodato sfrutta la presenza di immagini estremamente violente per inserire lucide e profonde critiche al mondo occidentale e quello dei mass media. Deodato è molto apprezzato all’estero, tanto da aver influenzato registi internazionali dal calibro di Eli Roth, Oliver Stone e Quentin Tarantino; inoltre viene considerato il pioniere per quanto riguarda la tecnica del falso documentario, poi abbondantemente sfruttata negli anni a venire.

Ruggero Deodato in compagnia di Quentin Tarantino
  •  Nel corso della sua lunga carriera contornata da successi e innovazioni, qual è il ricordo più intenso legato al mondo della cinematografia?
    I predatori di Atlantide, pellicola del 1983 diretta da Ruggero Deodato

Un famoso produttore italiano, molto tempo fa, mi disse: “Ruggero, ho incontrato un intermediario della regina Imelda Marcos delle Filippine e mi ha detto che ha fatto costruire un palazzo intero per fare cinema, dovresti andare a Manila a vedere perché ha detto che avrebbe intenzione di fare un film”.

Vado a Manila e arrivo in questo palazzo stupendo dove c’era di tutto: sale di proiezione, moviole, i camerini per i trucchi, sale riunioni. Comincio a chiedere informazioni per vedere alcune location e mi convinco che ci si potesse scrivere qualcosa, poi mi mandano a vedere un campo di stuntman, dove si allenavano alcuni ragazzi. In seguito mi portarono a vedere la casa dove io sarei stato ospite, tra le cose era la stessa villa di Coppola quando aveva fatto Apocalypse Now.

Torno in ufficio e comincio a chiedere di poter incontrare qualche attore. L’indomani mi fecero incontrare degli attori che ho scoperto essere familiari degli impiegati del palazzo del cinema. Dopodiché ho chiesto di uno sceneggiatore che, tra le cose, non parlava neanche inglese, per cui iniziai a insospettirmi; nel frattempo passarono dieci giorni fino a che decido di chiamare il produttore perché non credevo si potesse fare granché. Passano altri cinque giorni, poi vado all’aeroporto perché decido di tornare in Italia, quando mi arrivò una chiamata che diceva: “Deodato stiamo venendo a prenderla perché la regina vuole incontrarla di persona“.

Mi vengono a prendere, mi riportano in questo palazzo del cinema, ma questa volta in una sala piena di impiegati tutti rigorosamente seduti, con la presenza di due sedie vuote, la mia e quella che sarebbe stata della regina.

Dopo una mezz’oretta arriva la regina, tutti ovviamente in piedi, lei si mise seduta accanto a me facendo un gesto di sedermi e mi sussurrò: “Senta, so che ha trattato molto male i miei lavoranti, però da domani cambia tutto, vedrà che troverà facilmente tutto ciò che lei desidera, grazie Deodato di questa attesa e di questo ritorno”. Tornai a Roma, trovai tutti gli attori per il cast di questo film che si chiama I Predatori di Atlantide e che avrebbe avuto un sacco di successo.

 

  •  Il cinema le avrà dato sicuramente tanto nel corso degli anni; nelle produzioni di oggi vede sempre quella passione che caratterizzava i lavori di un tempo, oppure vede questa voglia di fare più accentuata in altri contesti artistici?

Confucio diceva: “Scegliti un lavoro che ti piace e ti accorgerai dopo 60 anni che non ha mai lavorato” e questo ho fatto io. Mi ricordo quando iniziai a fare cinema: vedere questa folla di persone che urlava, che si muoveva in tutte le parti, realizzai che era cinema e io mi sono innamorato di questo settore, ricordo che all’epoca questa gente lavorava quasi per 24 ore ed era straordinario, col tempo tutto questo è un po’ cambiato perché ci sono le golden hour, ci sono le ore limitate e altre limiti stabiliti, quindi lavorare con le nuove troupe non era molto facile.

Tuttavia, mi sono cimentato in un film che ho fatto 3 anni fa e devo dire che ho avuto una troupe che come ha saputo che il regista era un vecchio maestro: osservavano i miei gesti, come appoggiassi un oggetto, come facessi provare una parte a un attore e come disponevo la macchina da presa, seguendomi in una maniera straordinaria. Ricordo che piansero quando finirono le riprese, che durano solo 3 settimane, ricordo che mi fecero un ciak con tutte le frasi che io dicevo, come per esempio: “Maledetti mi avete rovinato il film, mi avete rovinato la pellicola” Però non erano più insulti, più che altro erano preziosismi da parte mia.

Quindi, mi sono trovato benissimo con questa troupe molto giovane, basta farli innamorare del cinema.

  •  Come è nata l’idea di esplorare il mondo videoludico mediante il gioco Cannibal e come è sorta la collaborazione con i ragazzi di Fantastico Studio?

Mi ha chiamato un ragazzo dal nome Andrea Valesini e mi ha detto se fossi stato interessato a fare dei videogiochi. Nonostante non abbia mai giocato coi videogames, forse l’unica volta che li ho visti ero in presenza di mio nipote che mi faceva fare le partite di calcio, ma la prima cosa che mi è venuta in mente è stata: “Che bella idea!”, così facendo chiudo il cerchio del mondo spettacolo.

Nella mia carriera ho fatto di tutto e di più, mi mancano solo i videogiochi, quindi ho accettato con piacere, scrivendo una sceneggiatura cannibalica e al tempo stesso adoperandomi per stare con loro ogni volta che hanno bisogno per alcune indicazioni, per descrivere gli indios e tutto quanto. In conclusione, sono felicissimo e a disposizione per apprendere anche da loro.

  •  Avendo trattato più volte il tema del cannibalismo, la sceneggiatura di questo nuovo progetto, si rifà totalmente a quella di Cannibal Holocaust o prende ispirazioni anche da altri tuoi film? Come nella pellicola, la vicenda verrà narrata attraverso la tecnica del falso documentario?

La fonte cannibalica forse più ben scritta è quella di Ultimo Mondo Cannibale dove mi sono rifatto al vero cannibalismo attraverso delle immagini di National Geographic, mediante dei libri. Insomma, Ultimo Mondo Cannibale è il vero film cannibalico, poi l’altro, ovvero Cannibal Holocaust è un’idea geniale. In questo videogioco ho deciso di inserire i cannibali però in modo diverso, incentrato più sulla città, non solo nella giungla. Sono soddisfatto e trovo molto funzionale e piacevole la storia, tanto da interessare gli autori dei videogiochi.

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