La Francia vieta i termini inglesi derivanti dai videogiochi

Francia vieta parole videogiochi

La Francia vieta l’uso di termini inglesi, derivanti dal mondo dei videogame, ai suoi funzionari del governo.

Questo slang è da qualche anno entrato prepotentemente nel lessico di buona parte d’Europa e ha creato una spaccatura tra chi accetta e chi no. Sarà giusto vietarle? Analizziamo insieme cosa è successo.

Slang dei videogiochi: evoluzione della lingua o passo indietro?

Negli anni si è andato a sviluppare un linguaggio dei videogiochi, composto da acronimi e sigle, che ha sostituito pian piano il modo di parlare dei videogiocatori.

Quando si gioca online con altre persone è necessario comunicare, il più velocemente possibile, per indicazioni, segnalazioni e richieste d’aiuto.

Questo modo di parlare però è andato lentamente, ma inesorabilmente, a sostituire termini più brevi e pratici. In alcuni casi, come quelli degli acronimi, giungono in aiuto in varie situazioni. Se si gioca da console, che sia Xbox, Playstation o Nintendo Switch (senza possibilità di usare il Touch), indicare a un avversario di aver fatto una buona partita con GG (Good Game) – o un momentaneo allontanamento dalla periferica con AFK – Away From Keyboard (Lontano dalla tastiera) – facilita di molto la vita se si deve scrivere con un Joypad.

In altri casi non è così. Esistono tanti termini stranieri che indicano situazioni o aggettivi che sono più difficili da tradurre in altre lingue. Prendendo in esempio l’italiano, molte parole più pratiche vengono sostituite.

Usando un esempio universale, per indicare una persona scarsa o impedita si è coniato il termine “Noob”. Questo deriva dalla parola “newbie”, che nel mondo dei videogiochi si riferisce a un nuovo giocatore, ma è andata a sostituire il giocatore scarso nel gergo. Si è arrivato a italianizzarla con Nabbo.

Un altro esempio, lo avrete sentito spesso giocando a COD o Fortnite in squadra, è “Pushare”. Questa è l’italianizzazione del termine “To Push”, che significa spingere, si usa quando si vuole pressare una squadra. Quindi, si inizia a Pushare, invece di “Spingere” o “Pressare”.

Si vuole preferire la praticità? Allora passiamo ad un altro esempio.

I giocatori di Pokémon, quando riescono ad anticipare la mossa avversaria con la loro contromisura, italianizzano “To Predict” (prevedere) in Predictato. Perché usare questo termine invece di “previsto” o “anticipato”?

Forse lo slang è un po’ sfuggito di mano. O, semplicemente, la verità anche stavolta sta nel mezzo?

E la Francia vieta

Passando al caso Francia è un qualcosa d’incredibile. Una nazione vieta ai suoi funzionari pubblici la possibilità di utilizzare termini derivanti ai videogame. Ma questo, perché?

Secondo quando riportato dal The Guardian, un linguaggio del genere sarebbe una barriera troppo grande per i non addetti ai lavori.

Mentre alcune espressioni trovano traduzioni ovvie – “pro-gamer” diventa “joueur professionnel” – altre sembrano più tese, poiché “streamer” si trasforma in “joueur-animateur en direct”.

Il Ministero della Cultura, che è coinvolto nel processo, ha riferito all’AFP (Agenzia di Stampa Francese) che il settore dei videogiochi sia pieno di anglicismi, che potrebbero fungere da “barriera alla comprensione” per i non giocatori. Quindi la Francia vieta queste parole.

La sopracitata nazione emette regolarmente terribili avvertimenti sulla degradazione della sua lingua dall’altra parte della Manica, o più recentemente dall’Atlantico.

L’Académie Française, organismo di controllo della lingua secolare, ha avvertito a febbraio di un “degrado che non deve essere visto come inevitabile”. Ha evidenziato termini tra cui il marchio dell’operatore ferroviario SNCF “Ouigo” (pronunciato “andiamo”) insieme a importazioni semplici come “big data” e “drive-in”.

Tuttavia, le modifiche sono state pubblicate nella Gazzetta ufficiale, rendendole vincolanti per i dipendenti del governo.

Tra i vari termini a cui sono state fornite alternative ufficiali francesi figurano “cloud gaming”, che diventa “jeu video en nuage”, e “eSports”, che ora sarà tradotto come “jeu video de competition”.

Il Ministero ha affermato che gli esperti hanno cercato nei siti Web e nelle riviste di videogiochi per vedere se esistessero già termini francesi. L’idea generale, ha affermato l’organo, è quella di consentire alla popolazione di comunicare più facilmente.

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