In questi anni sono uscite diverse remaster e remake, un po’ per conservare alcuni titoli che hanno fatto la storia del medium e un po’ per far scendere la lacrimuccia ai videogiocatori della vecchia guardia. È il caso di dire nostalgia canaglia, ma è anche un modo per proporre ad un pubblico nuovo dei videogiochi che hanno caratterizzato intere generazioni di console e di giocatori. XIII è solo una tra le opere che ha ricevuto un recente svecchiamento o, per meglio dire, qualcuno ha tentato di svecchiarla. Sul risultato possiamo ora dibattere.
XIII è un prodotto di culto. Un’opera che, nonostante i suoi difetti, ha lasciato un’impronta forte a livello artistico. Il fumetto originale non è da meno: una spy story fantapolitica che tiene incollati i lettori dalla prima all’ultima pagina. La storia dell’agente XIII recuperato su una spiaggia dopo una scontro a fuoco e la sua missione per recuperare la memoria e smascherare un complotto ordito per prendere il controllo dell’America.
Il remake di XIII è uscito ufficialmente nel 2020 e la critica è stata molto severa, quasi brutale. D’altro canto il lavoro svolto inizialmente dalla software house maltese PlayMagic non coglieva appieno l’anima dell’opera, con l’aggravante che era colma di bug e di problemi tecnici. L’uscita di un’edizione per Nintendo Switch è un’occasione ghiotta per migliorare alcuni lati precedentemente problematici ed è proprio per questo motivo che è giusto tornare a parlare di questo gioco: un caso studio maledettamente interessante. A realizzare il porting per la console di Nintendo, e ad aggiornare il gioco, è stata la software house francese Tower Five e non l’originale PlayMagic. XIII è edito da Microids ed è disponibile per PC tramite Steam al prezzo di €29,99 e su PlayStation 4, Xbox One e Nintendo Switch al prezzo di €39,99.
Per questa recensione è stata provata la nuova versione per Nintendo Switch.
Indice
Da PlayMagic a Tower Five
Microids, publisher francese di XIII, ha scelto di prendere completamente in mano il progetto. Il perché è presto svelato: il risultato pessimo in termini di critica e reazione del pubblico sul lavoro di PlayMagic. L’azienda maltese è stata quindi sostituita formalmente nella gestione del remake in favore dell’azienda francese Tower Five, che ha lavorato in questi mesi per salvare il salvabile. PlayMagic non aveva svolto un lavoro soddisfacente e le ragioni sono svariate. Secondo un’inchiesta condotta da Fanbyte sullo studio maltese diretto da Giuseppe Crugliano, emerge una realtà tossica e con diversi problemi gestionali. Alcuni di questi dovuti anche alla pandemia da COVID-19. Il progetto era partito con l’intenzione di realizzare una rimasterizzazione del capolavoro del 2003. Dopo qualche mese i presupposti di partenza sono mutati e la produzione ha scelto la strada del remake. Il risultato finale è stato, senza troppi giri di parole, disastroso.
Dopo un lungo periodo di silenzio, il 13 settembre è però uscito il nuovo fantomatico aggiornamento. Questa volta però affidato alla compagnia francese Tower Five, che ha messo mano al prodotto cercando di migliorare quanto precedentemente realizzato da PlayMagic. Come tanti titoli di altri giornali di settore hanno suggerito, hanno tentato di rifare il remake. Un’ardua impresa visto la condizione di partenza. Gli sforzi sono stati apprezzati, ma, nonostante i piccoli miglioramenti, XIII Remake rimane tecnicamente e concettualmente ancora discutibile.
L’originale e l’anima del fumetto
Prima di entrare nel merito è importante procedere con una digressione sulla componente artistica del videogioco originale. XIII è stato realizzato con una tecnica nota come cel shading. Questo stile di modellazione è riconoscibile per questa sua connotazione fumettosa e dai contorni neri ben marcati, quasi disegnati. Tale scelta è stata la vittoria dell’opera originale, accompagnata anche da una regia magistrale e che mescola all’interattività videoludica il linguaggio della nona arte. L’esperienza trasporta i giocatori dentro a un fumetto, con pagine che vengono sfogliate, dettagli, bordi e onomatopee.
Questo coinvolgimento cominciava dal menu principale e perdurava nel gameplay. Le cutscenes sono animate, ma sempre supportate dall’utilizzo di vignette tipiche delle tavole dei fumetti. Grazie a questi elementi, l’opera ha un carattere proprio. Raccoglie dall’originale per innovare. Sia ben chiaro: il videogioco del 2003 sviluppato da Ubisoft Paris si discosta molto dal fumetto scritto da Jean Van Hamme e disegnato da William Vance. Rappresenta, infatti, una delle possibili alternative attraverso cui trasporre un fumetto.
XIII è ancora tranquillamente giocabile oggi, anche se una svecchiata potrebbe fargli molto bene. Vista l’importanza che ha avuto XIII nel panorama videoludico, un tentativo di ammodernamento per il mercato contemporaneo é più che lecito. Come specificato in apertura, un’operazione di questo tipo può rendere il gioco fruibile a un pubblico nuovo e questa è una cosa positiva.
Le scelte artistiche del remake
Ciò che lascia indubbiamente con l’amaro in bocca sono però le scelte artistiche alla base del progetto remake. Nonostante abbiano mantenuto alcune delle peculiarità del gioco originale, come le onomatopee e i pop-up delle vignette per inquadrare i nemici uccisi, hanno però lasciato indietro un po’ dell’anima dell’opera. La componente fumettistica è abbozzata, trascurata in favore di scene animate e modelli che tracciano lineamenti più dettagliati e realistici.
C’è poco carattere all’interno di questo remake e, purtroppo, risulta alquanto anonimo. L’animazione sarà anche discreta, ma nel contesto dell’avventura crea scene che non trasmettono emozioni. La regia ha appiattito completamente il ritmo originale del racconto. Non si percepiscono granché i toni da spy story o la frenesia di alcune sequenze. Inoltre il menu originale disegnato a tavola da fumetto è stato sostituito da un generico menu. Il tremolio della visuale durante le esplosioni, e che mostrava i bordi della vignetta all’interno della quale si svolgeva l’azione di gioco, è stato levato per direttissima. È tutto poco espressivo. Questo remake patisce molto la mancanza di una direzione precisa.
La sequenza iniziale e la mancanza di connessioni
L’intro di XIII è iconica. La scena dell’omicidio del presidente degli Stati Uniti William Sheridan, chiaramente ispirata all’assassinio di Kennedy, mostra tutti i personaggi e le forze in gioco. La scena non ha subito cambiamenti, ma è stata veicolata in modo differente.
Il nostro remake comincia con un agente dell’FBI che entra in una sala conferenze e accende un proiettore. Sul maxi schermo comincia la intro originale con rappresentato l’assassinio del presidente Sheridan. L’inquadratura è fissa su questo agente che fissa lo schermo, come se questi stesse riesaminando il caso anni dopo l’accaduto. C’è la contrapposizione tra i due stili grafici, come se fosse (e lo è in un certo senso) un filmato d’epoca. Una volta concluso il filmato, però, l’agente spegne il proiettore e gli occhi dell’agente XIII si riaprono timidamente su una spiaggia deserta. Può essere una sottigliezza, ma quell’incipit aveva delle potenzialità. Inutile dire che non sono state sfruttate e del suddetto agente dell’FBI non si farà più cenno, risultando scollegato dal resto della narrazione.
Gli elementi fuori contesto non finiscono qui, perché in alcuni punti il gioco fallisce nel connettere narrativamente i vari livelli. Talvolta capita che, alla fine di uno scenario, i giocatori vengono trasportati immediatamente al livello successivo. Non è chiaro quale sia il filo conduttore tra il luogo precedente e quello in cui si trovano in quel momento, poiché mancano proprio pezzi di trama. Se non si conosce il materiale originale è più che normale rimanere confusi. Dove ha portato l’investigazione? Cosa ha scoperto il protagonista da condurlo in questo luogo?
L’aggiornamento estetico di Tower Five e il porting
L’ultimo aggiornamento del 13 settembre, sviluppato da Tower Five, prova a porre rimedio ad alcuni lati della produzione, aggiustando il look visivo e rendendolo più vicino all’originale. La cel shading è stata migliorata e ulteriormente marcata, restituendo un po’ più di carattere all’opera. È un lavoro notevole, che mette delle pezze ad un tessuto che, purtroppo, doveva essere cucito diversamente sin dalla preproduzione. Per cui questo remake rimane ancora artisticamente non all’altezza dell’opera originale.
Inoltre il porting per Nintendo Switch soffre di numerosi problemi tecnici. Innanzitutto l’audio del gioco in alcune situazione aveva un notevole riverbero: le voci dei personaggi sembravano lontane, talvolta inudibili, e gli spari spesso sono assordanti. Inoltre vi erano momenti in cui l’audio (anche in cuffia) gracchiava e risultava, quindi, inascoltabile. Sul lato video, invece, l’ottimizzazione del gioco ha grandi lacune. Sono frequenti i cali di frame che, purtroppo, hanno inficiato nell’esperienza di gioco, con rallentamenti in aree aperte e ricche di texture da renderizzare in contrapposizione a momenti di fluidità in livelli in ambiente circoscritto.
Il gioco ha avuto anche dei crash. Non credevamo possibile un crash su Nintendo Switch, ma tant’è che è successo e ci ha costretto a riavviare la missione dall’inizio. I limiti della console ibrida di Nintendo sono noti, non si può pretendere tanto dall’hardware. Fare un porting è anche un lavoro complesso, ma questo purtroppo non toglie che il gioco è in una condizione precaria su questa console.
Il gameplay, un punto sufficiente
Il gameplay è l’elemento del remake uscito meglio. È gradevole e fa il suo lavoro con un design più articolato e adatto agli sparatutto contemporanei. PlayMagic, in questo caso, ha creato un feeling dello sparo soddisfacente, mantenendo anche gli elementi stealth. Questi ultimi sono altresì sostenuti da una revisione completa della IA dei nemici implementata da Tower Five. Rispetto all’uscita del 2020, i nemici sono più agguerriti e reattivi soprattutto ad alte difficoltà. I livelli sono ben ricostruiti e invariati rispetto all’originale, hanno ricevuto solo un restyling estetico ma nessuna variazione nella struttura.
Mantenuta anche la grande varietà degli armamenti, che permette ai giocatori di scegliere il proprio approccio e di adattarsi alle situazioni. Manna dal cielo la possibilità della mira assistita, che altrimenti renderebbe estremamente difficile mirare su Switch. L’aggiornamento del 13 settembre ha anche introdotto la modalità multigiocatore da 2 a 13 giocatori tipica del videogioco originale, ma che non era compresa all’interno del remake del 2020.
Accessibilità e localizzazione
XIII è completamente doppiato e sottotitolato in italiano, ma sfortunatamente mancano tantissime opzioni di accessibilità sulla console di Nintendo. Non è possibile rimappare i comandi e non c’è neanche la disponibilità di una modalità per daltonici né degli slider per ingrandire i testi e aumentare la leggibilità. Questi possono risultare difficili da leggere per persone con disabilità visive. Sotto questo punto di vista sarebbe necessario implementare ulteriori opzioni di accessibilità in aggiornamenti futuri. Così facendo si permettere agli utenti una personalizzazione completa dell’esperienza.
Conclusione
Il remake di XIII è in uno stato differente rispetto al lancio ufficiale del 2020. Sotto il punto di vista artistico risulta più vicino all’opera originale, ma questo non basta per rimediare ad alcune scelte artistiche che hanno resto il prodotto finale inespressivo. Tower Five ha fatto del suo meglio per accentuare la cel shading e ha risolto diversi problemi tecnici e bug che prima affliggevano il gioco. Sulla Nintendo Switch, però, le prestazioni sono scadenti. Frame rate ballerino, problemi audio e instabilità del software sono problemi purtroppo frequenti nelle sessioni di gioco. Il gameplay svolge il suo lavoro con discrezione, risultando adeguato agli sparatutto contemporanei.
Infine, la storia ha purtroppo dei pezzi mancanti e il ritmo di gioco è confuso. Ciò rende un intreccio narrativo già costruito su colpi di scena e doppiogiochismo ancora più difficile da seguire se non si conosce il materiale originale. Alla fine di tutto questo tortuoso percorso, il risultato non è comunque sufficiente né sul lato artistico, anche se migliorato rispetto al 2020, né sul lato tecnico per quanto riguarda la consolde ibrida di Nintendo. Insomma, definire travagliata la produzione di questo remake è un eufemismo.
Il Gameplay fa il suo lavoro
Localizzazione completa in italiano
Lo stile visivo si riavvicina all'originale
Apprezzato l'impegno di Tower Five
Mancanza di impostazioni di accessibilità
Versione Switch tecnicamente scarsa
L'animazione, per quanto discreta, non restituisce le emozioni delle scene e il ritmo della storia
Non coglie appieno l'anima dell'opera
La mancanza di alcuni pezzi di storia rende difficile la comprensione