La recensione di Metal: Hellsinger, rompere il ritmo

Metal: Hellsinger
Informazioni sul gioco

Dai videogiochi, dai film e della letteratura una cosa l’abbiamo imparata: sopravvivere e uscire dall’inferno non è un gioco da ragazzi. Farsi strada contro demoni e creature assetate di sangue può, ragionevolmente, essere un’impresa rischiosa.
Metal: Hellsinger ci racconta il crudo desiderio di vendetta dell’Ignota, una creatura a cui è stata strappata la voce e che ha tutta l’intenzione di riprendersela con le cattive. Assieme a un teschio parlante, peraltro doppiato da Troy Baker, l’ignota dovrà affrontare otto inferni e giungere finalmente al cospetto della Giudice Rossa, per terminarla e riprendersi la voce. Sia chiaro che tutta questa fatica deve essere sostenuta da una colonna sonora d’eccezione che conferisca vigore e adrenalina durante gli scontri. La musica metal farà al caso dell’ignota e la sua carneficina ad armi spianate risulterà decisamente teatrale agli occhi dei giocatori, che dovranno però fare attenzione a non rompere il ritmo e a combaciare i loro spari con la canzone di sottofondo.

Sia chiaro che si tratta di una formula di gameplay già presentata da altri titoli come BPM: Bullets Per Minute di Awe Interactive, peraltro l’ambientazione infernale è un elemento tematico in comune. Il lavoro dello studio di sviluppo The Outsiders, fondato da ex dipendenti DICE e Overkill, ha ripreso quella chimica vincente, rivedendola e costruendo un prodotto di grande impatto. Metal: Hellsinger è uno sparatutto ritmico sviluppato dalla software house The Outsiders ed edito da Funcom. Premiato alla Gamescom di quest’anno come il miglior gioco d’azione, è ora disponibile per PC tramite Steam, Xbox Series X|S e PlayStation 5 al prezzo di €29,99. Per gli abbonati a XboxGamePass, Metal: Hellsinger è compreso nel catalogo.

Riprendersi la voce

La storia, come intuibile, si ambienta nell’inferno e lo scopo della protagonista senza nome è quello di riprendersi la propria voce. Ad aiutarla nell’impresa c’è anche il teschio Paz, doppiato magistralmente da Troy Baker, che si prende anche la briga di narrare l’epica vicenda della protagonista e la mitologia del mondo di gioco. I due formano una coppia scoppiettante e capiscono in tempi brevi che i loro scopi sono simili. La strada per vendicarsi della Giudice Rossa (doppiata da Jennifer Hale), colpevole di aver strappato la voce all’Ignota, è però tutta in salita.

La vendetta e gli otto inferni

L’intera narrativa di gioco, per quanto possa sembrare banale, in realtà riesce perfettamente nel suo scopo. Anzi, la linearità e la semplicità della narrazione sono un ottimo collante tra i livelli, concedendo il giusto spazio d’evoluzione ad un’opera che ha puntato tutto sulla peculiarità del proprio gameplay. L’elemento della voce, oltre a essere fine ultimo dell’impresa della protagonista, si lega a doppio filo con il sottotesto musicale metal e con la volontà di riprendersi la capacità di esprimersi e denunciare l’ingiustizia subita dai demoni infernali.

Man mano che si procede nella carneficina, la storia, connotata anche da una certa qual dose di ironia, aggiunge elementi narrativi leggermente più profondi sino a esplodere completamente nella battaglia finale. Uno scontro sanguinoso e stancante che lascia però l’idea ai giocatori che la storia non è ancora giunta al termine. Anzi, la vendetta della protagonista è appena cominciata. È un’avventura mozzafiato, soddisfacente e autoconclusiva, anche se si lascia il giusto spazio di manovra per eventuali sviluppi futuri. I cenni di ironia inseriti in sceneggiatura creano un’atmosfera leggera, che si prende poco sul serio. Metal: Hellsinger, sotto questo aspetto, ha dei toni caciaroni fruibili con genuina tranquillà e senza risultare fuori luogo o tematicamente intenso.

Le ambientazioni e i livelli inoltre sono progettati egregiamente. Oltre ad essere otto scenari corposi e completamente differenti gli uni dagli altri, sono altresì tematizzati e hanno caratteristiche ambientali uniche e in linea con le brevi narrazioni fornite dal teschio chiacchierone. Certo non si tratta di composizioni scenografiche particolarmente elaborate o raffinate, ma funzionano e riescono ad offrire ai giocatori un terreno di scontro vario e che permette lo sviluppo di una verticalità di gameplay e di sezioni platform.

I boss dell’inferno

Alla conclusione di ogni inferno si arriva allo scontro con alcuni sottoposti della Giudice Rossa. Questi boss hanno, purtroppo, tutti un design simile. Vi è giusto qualche differenza, ma si tratta comunque di dettagli minimi, sia a livello estetico, che nei movimenti e negli attacchi. Questa scelta artistica, comunque giustificata dalla narrazione e dal design della villain principale e delle altre creature, fa calare notevolmente l’elemento di curiosità e appiattisce leggermente l’esperienza di gioco.

Le battaglie finali potevano essere anche arricchite da elementi ambientali inaspettati, cosa che, in alcuni casi, si verifica. Nella maggior parte dei casi, i lunghi scontri patiscono la mancanza di elementi di imprevedibilità, che avrebbero reso il tutto decisamente più profondo e sfidante. Il fattore sfida è comunque forte, con una curva di difficoltà ben bilanciata e che accompagna il giocatore nella familiarizzazione delle meccaniche, aumentando gradualmente il livello dello scontro senza risultare frustrante.

Metal: Hellsinger

Rompere il ritmo dell’inferno

Il team di sviluppo è riuscito a plasmare un’esperienza con il giusto grado sfida. Il gameplay riesce a coinvolgere soprattutto grazie all’elemento sonoro e ad un soddisfacente feeling dello sparo. L’arsenale ridotto a disposizione dei giocatori è comunque sufficiente per la durata complessiva del titolo, con ogni arma caratterizzata da abilità uniche. Inoltre, prima di cominciare un livello, è possibile scegliere cosa equipaggiare, scegliendo un’arma primaria e una secondaria, oltre al teschio Paz e alla spada della protagonista.

Oltre alle armi, è possibile anche scegliere dei sigilli che conferiscono abilità passive durante il livello. Tali sigilli sono recuperabili attraverso i cosiddetti “tormenti”: sfide a tempo disponibili dal menu principale e direttamente collegate ad ognuno degli otto inferni. Questi tormenti allungano certamente la durata dell’esperienza e sono anche una scelta intelligente di design per spezzare l’esperienza e proporre sfide brevi e che abbiano poi valore durante il resto del gameplay. Tutto ciò permette ai giocatori di respirare, poiché è vero che i livelli sono piuttosto contenuti in termini di durata ma sono comunque intensi.

Una questione di chimica

La formula del gameplay è peculiare, profonda e adrenalinica. È una scelta decisamente sopra le righe rispetto alle meccaniche di un classico sparatutto in prima persona. L’ingrediente segreto, se ancora non fosse chiaro, è la commistione con l’elemento musicale.

La necessità di andare a tempo di musica per realizzare colpi più potenti e ottenere più punti a fine scenario funziona e incalza perfettamente i giocatori, portando attenzione alla bellissima colonna sonora. Questa è stata composta appositamente per il gioco dai Two Feathers, con la collaborazione di famosi gruppi e cantanti metal come Serj Tankian dei System of a Down, Matt Heafy dei Trivium e Alissa White-Gluz degli Arch Enemy. Il menu principale mostra gli otto inferni come copertine di album musicali in vinile e le canzoni sono parte effettiva della narrazione: il gioco è praticamente un album heavy metal in formato videoludico. In un certo senso è un prodotto pioniere, che supera i video musicali e porta i giocatori ad interagire con la musica e con la storia creata dai testi. Sullo schermo scorrono indicatori che segnalano quando si sta andando a tempo e quando no.

La formula realizzata dallo studio da vita ad un flow pregevole, costituito dalla sincronia tra il gameplay e la colonna sonora e se. Proprio per questo il gameplay scorre fluido e alcune sue accortezze tecniche permettono di apprezzare questa dinamicità anche a chi non ha mai provato precedenti sparatutto ritmici come BPM: Bullets Per Minute di Awe Interactive. Inoltre, per variare lo stile nelle sparatorie, c’è la possibilità di terminare alcuni nemici con esecuzioni simili a quanto visto anche nel reboot di Doom di idSoftware. Attraverso queste esecuzioni è possibile recuperare vita e tornare nello scontro, ma è possibile recuperare vita anche sparando a cristalli verdi lungo i livelli. Sparsi nei meandri delle arene è altresì possibile recuperare dei power-up che possono ribaltare la situazione in favore dei giocatori, oppure fornire dei moltiplicatori al punteggio per scalare le classifiche globali di fine livello.

I punteggi

Metal: Hellsinger non ha infatti alcuna modalità multigiocatore classica, ma possiede delle semplici classifiche in cui tutti i giocatori competono per il punteggio migliore. Questa sua natura arcade sarà certamente in grado di soddisfare il palato dei videogiocatori più competitivi.

Metal: Hellrising

Arte e grafica

L’epica avventura dell’Ignota viene raccontata principalmente attraverso due tecniche, oltre che nel gameplay. Parte delle cutscene è realizzata con il motore grafico di gioco mentre l’altra parte è composta da impressionanti illustrazioni. Le scene dedicate alla narrazione sono disegnate e portate in vita con una leggera animazione. Il susseguirsi di queste splendide tavole compone il montaggio della storia, accompagnata dalla profonda voce del teschio Paz, narratore e testimone oculare della vendetta della protagonista. L’introduzione ai livelli, invece, è realizzata con il motore di gioco, che si mostra performante e fluido.

Lo studio The Outsiders punta su uno stile grafico semirealistico, con una palette di colori tra il rosso e il grigio. Le animazioni della protagonista sono realizzate in modo impeccabile e durante i combattimenti sono fluide e precise. Lo stesso si può dire per i nemici e per le animazioni delle armi in relazione al ritmo della musica. Tutto viene preventivamente calibrato all’avvio del gioco per garantire la sincronia audio e video.

Ottimo lavoro per il reparto di controllo qualità (inserito per primo durante i titoli di coda) per quanto riguarda i bug, che si sono presentati sporadicamente per poi scomparire nel giro di secondi, senza inficiare sulla qualità dell’esperienza. Anche sul lato ottimizzazione lo studio ha fatto uno splendido lavoro, qualche calo è comunque presente ma è comprensibile e gli fps rimangono stabili anche su configurazioni medio-basse come quella utilizzata per questa recensione.

Accessibilità e localizzazione

Nonostante questa sua natura entry level e accessibile senza sacrificare il fattore sfida, Metal: Hellsinger ha però poche impostazioni di accessibilità vera e propria. È possibile rimappare completamente i comandi, nonché personalizzare i sottotitoli, ingrandendoli e scegliendo sfondi e colori di contrasto per aumentare la leggibilità. Minima personalizzazione invece per L’HUD e, vista la frenesia degli scontri, grave la mancanza di selettori della velocità del gioco. Si tratta di una feature importante che altri videogiochi caratterizzati da un gameplay rapido, come ad esempio Rollerdrome di Roll7, hanno inserito.

Sulla localizzazione in italiano è stato fatto un buon lavoro di adattamento, anche se parziale e circoscritto ai sottotitoli. Buon segnale la presenza nei crediti di chi si è occupato della localizzazione e del controllo qualità della traduzione. Importante e necessario menzionare la loro presenza poiché spesso i loro nomi mancano dai riconoscimenti.

Metal: Hellrising

Ci sono delle similitudini

È difficile essere originali, è un dato di fatto. Con le centinaia di produzioni, sia indipendenti che non, è complesso realizzare un’idea fresca. Il lavoro svolto da The Outriders non è esente da questo fatto. A volte però anche le minime variazioni possono cambiare nettamente l’esperienza complessiva di gioco ed è questo il caso. All’annuncio, Metal: Hellsinger si mostrava molto simile a BPM: Bullets per Minute: ambientazione infernale, tonalità sul rosso, fucili a pompa, demoni a cui sparare e musica metal. Inoltre sono usciti a distanza di due anni l’uno dell’altro. Entrambi questi giochi però hanno un parente in comune, sono figli di DOOM. Lo stesso David Goldfarb, direttore creativo di The Outsiders, ha affermato di essersi ispirato al reboot del 2016 del capolavoro di Romero. Le influenze, infatti, sono tranquillamente riscontrabili.

Ecco che si può, e si deve, tracciare una genealogia tra questi titoli piuttosto che limitarsi a notare gli elementi tematici comuni e parlare di “copie” o “cloni”. Una volta messe le mani sul gioco è chiaro il contrario. Le sensazioni che trasmettono sono completamente differenti, se non diametralmente opposte. BPM è hardcore, ha elementi roguelike e dungeon labirintici. È un’opera claustrofobica e brutale, con livelli soffocanti e una curva di difficoltà ripidissima, nonché con un gameplay che non permette larghi margini di errore. Hellsinger invece una storia lineare, con toni più leggeri, ambientazioni aperte e un gameplay decisamente più permissivo e meno ingessato.

I due progetti sono degli sparatutto ritmici che faranno scuola. Costituiscono interpretazioni diverse dello stesso genere e a renderli unici e insostituibili sono proprio le diverse sensazioni che comunicano ai giocatori. Per chi ha trovato soddisfacente il gameplay di Hellsinger, BPM è certamente un passaggio arduo, ma dannatamente intrgante e, soprattutto, consigliato.

Metal: Hellsinger

Conclusione

Metal: Hellsinger è un’opera ben riuscita, che prende una formula di sparatutto ritmici già sperimentata e la rende più accessibile e dinamica al grande pubblico. La narrazione è simpatica, lineare e accattivante, sostenuta da una colonna sonora metal eccezionale e che si impone come pilastro portante della produzione. Buona la realizzazione dei livelli, che permettono ai giocatori una varietà negli scontri a fuoco e con la possibilità di uno sviluppo verticale. La grande varietà di queste sezioni di combattimento è altresì garantita anche dall’arsenale e dalle abilità passive, che rendono il gameplay più profondo.

Nonostante gli ambienti siano ben realizzati, questi potevano essere arricchiti e resi più vivi, soprattutto negli scontri con i boss. La curva di difficoltà è ben calibrata e spinge i giocatori a tentare nuovamente gli scenari per realizzare punteggi migliori. Lo stile visivo risulta estremamente gradevole, con ottime illustrazioni e animazioni sia durante il gameplay che nelle cutscene. L’ottimizzazione è ottima su PC, con sporadici cali di frame su configurazioni medio-basse che non inficiano la corretta fruizione del titolo. Grave invece la mancanza di impostazioni di accessibilità. Queste non sono secondarie durante lo sviluppo ed è necessario implementarne ulteriori per garantire ai giocatori più personalizzazione dell’esperienza secondo le proprie esigenze. Al netto dei suoi difetti, Metal: Hellsinger spacca!

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Metal: Hellsinger
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Amazing
80100
Pros

Gameplay ritmico fluido e adrenalinico

Storia leggera, lineare e ben narrata

Buon design dei livelli e grande varietà negli scontri

Ottime animazioni e illustrazioni

Colonna sonora eccezionale

Localizzazione in italiano per i sottotitoli

Cons

Mancanza di opzioni di accessibilità

I boss hanno design troppo uguali tra loro

Si percepisce la mancanza di ambienti più vivi e imprevedibili

Le battaglie contro i boss di fine livello si somigliano, poche eccezioni

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