Riccardo Peroni è indubbiamente una delle voci più caratteristiche del panorama italiano. Il doppiatore è conosciuto per essere la voce di Joker nelle serie animate e videoludiche collegate a Batman, tra cui la Batman Arkham Trilogy.
Ultimamente con l’uscita di Suicide Squad: Kill the Justice League abbiamo notato un cambio di rotta rispetto ai doppiatori originali presenti nella serie Arkham. Tuttavia, confidiamo nella presenza di Riccardo Peroni, in quanto appare nei crediti di gioco.
Anche se in questi non viene specificato il suo ruolo, tutto ci fa pensare che sia Joker il personaggio da lui doppiato. Quest’ultimo è infatti previsto come prossimo personaggio nei contenuti post-lancio.
Ospite di oggi nella nostra rubrica delle interviste è proprio l’attore e doppiatore professionista Riccardo Peroni. Ci racconterà quanto sia importante per un attore esaminare le persone che ruotano intorno a noi per riuscire a interpretare in maniera convincente i ruoli assegnati.
Indice
Chi è Riccardo Peroni
Riccardo Peroni nasce a Chiavari il 3 aprile del 1949. Si avvicina al mondo della recitazione fin da giovane muovendo i primi passi come cabarettista.
Molto attivo a teatro, affianca anche una considerevole serie di partecipazioni televisive.
Dal 1990 doppia stabilmente Joker, antagonista celeberrimo della serie animata di Batman e della trilogia videoludica Batman Arkham.
Cosa ha doppiato
Riccardo Peroni è molto attivo nel doppiaggio delle serie animate.
Lo ricordiamo nei panni di Joker in Batman, Batman – Cavaliere della notte, Batman of the Future, Justice League, The Batman, Oscar in Dragon Ball, Dragon Ball Z e Dragon Ball Super (il personaggio Oolong nella lingua originale), Padre di Dexter ne Il laboratorio di Dexter e Hiroshi Agasa in Detective Conan: The Culprit Hanzawa.
Per quanto riguarda i videogiochi è la voce di Joker in Batman: Arkham Asylum, Batman: Arkham City, Batman: Arkham Origins, Batman: Arkham Knight, Injustice 2, Mortal Kombat 11, Bentley nella serie Sly Raccoon, Il Duca in Resident Evil Village, Wade Bleecker/Mr. Hands in Cyberpunk 2077 e Pain in Borderlands 3.
Intervista a Riccardo Peroni, doppiatore di Joker
- Come ti sei avvicinato al mondo del doppiaggio?
Faccio l’attore da sempre, ho fatto solo quello nella mia vita. Per fortuna, perché è quello che mi piaceva fare. Il doppiaggio fa parte di questo mestiere, anche se io come altri colleghi ho privilegiato il teatro. A Milano il doppiaggio è arrivato dopo rispetto a Roma. A Milano è arrivato più o meno negli anni ’70.
Siccome sono anche un po’ pigro, al mattino volevo dormire quindi non davo le disponibilità e mi interessavo poco. Passa un po’ di tempo, visto che lo facevano in molti ero incuriosito e volevo a questo punto avvicinarmi anche io a questo mestiere.
Una sera in un ristorante ho incontrato Aldo Danieli, colonna portante del doppiaggio milanese. A questo punto ho detto: “Ma io?”. Poco più tardi andai ai primi stabilimenti e cominciai a fare i primi provini. All’epoca si cominciava con le tre fasce, si iniziava con i brusii, poi con personaggi più importanti per poi arrivare ai protagonisti.
- Joker è uno dei personaggi più iconici mai realizzati, come è stato poterlo doppiare in varie occasioni?
Quando ti chiamano, cercano una voce che assomigli il più possibile a quella originale. Ricordo che per Joker eravamo in lizza in due e alla fine hanno scelto me perché mi dissero che ero più cattivo. Ero felice e non avrei mai immaginato di beccare un cliente che mi porto dietro da 22 anni.
Mi sono divertito tantissimo, interpretare i cattivi è bellissimo, mentre doppiare i buoni è petulante. I primi disegni del Joker si avvicinavano molto di più a un clown. Negli ultimi sembra invece più simile a un assassino.
Amando il circo in un senso un po’ felliniano, l’ho sposato subito. Il doppiaggio è difficile farlo bene, come tutti i lavori del mondo, ma quando devi doppiare un attore bravo ti facilita il lavoro. Il lavoro di studio e immedesimazione lo hanno fatto a monte, noi dobbiamo solo coprire. Non bisogna inventare chissà cosa, ovviamente qualcosina di tuo lo inserisci.
- Qual è stato il personaggio più difficile da doppiare? A quale sei più affezionato?
Il personaggio a cui sono più affezionato è ovviamente Joker. Lui è mio fratello, il mio fidanzato, è tutto. Doppiarlo per 22 anni, tra i cartoni della Warner Bros. e i videogiochi, non è poco. Ricordo che c’era un videogioco che non finiva mai. Purtroppo, non l’ho mai visto il videogioco perché c’è solo un’onda sonora da seguire.
Tra gli altri sono affezionato a Skinner in Ratatouille, ovvero il bocchino cattivo. Mi hanno assegnato sempre dei personaggi divertenti e devo dire anche faticosi, perché un personaggio di un cartone ne fa di tutti i colori, non sta mai fermo. Doppiare un essere umano è diverso, tra una battuta e un’altra respira. Il cartone è più complesso per certi versi.
Per quanto riguarda la difficoltà sicuramente Joker mi ha dato filo da torcere, soprattutto perché la mia voce andava in iperventilazione. Io questo lavoro l’ho sempre fatto per divertirmi oltre che, ovviamente, per guadagnare. Non posso parlare di sofferenze perché è una fatica gioiosa. Il tutto va via che è un piacere.
- Quali sono i consigli che daresti a nuovi aspiranti doppiatori?
Consiglio di vedere a tappeto tutto, tanto, e di spaziare il più possibile tutte le corde. Non basta fare soltanto il cattivo o il buono, bisogna imparare a fare più ruoli possibili. Chiaramente ognuno ha delle predisposizioni e dei talenti personali. È importante studiare mimo e sapere in scena come sei posizionato, anche se non ti vedi.
Inoltre, è fondamentale studiare le persone che ci circondano per interpretare al meglio alcuni ruoli. Tanti anni fa lavorai in uno Shakespeare con Giancarlo Cobelli. Io interpretavo Autolico, un ruolo molto bello.
Nei primi giorni di prova spesso andavamo a mangiare in una trattoria e ricordo che entrò un clochard. Cobelli indicò subito quell’uomo e mi disse: “Quello è il personaggio di Autolico”. Tutta la sera ho mangiato ma con gli occhi ero impegnato a osservare quell’uomo. Oltre a studiare nelle dovute accademie, bisogna studiare anche per strada.
Ringraziamo Venti Blog per la pubblicazione dell’estratto di questa intervista sul Quotidiano del Sud.
Classe 93, dall'animo nerd, da sempre appassionato del mondo videoludico. Alcune leggende sostengono sia nato con un controller in mano. Negli anni scopre di avere una particolare predisposizione per le interviste. Odia più di ogni altra cosa la console war.