Con l’arrivo di The Bookwalker su console Sony e Microsoft, oltre che ovviamente su PC, abbiamo sfruttato la sua release anche su Game Pass per dare un’occhiata a questo interessantissimo, seppur con qualche difetto (perlopiù tecnico), videogioco.
L’avventura indie della nostra recensione di oggi (il cui nome completo è The Bookwalker: Thief of Tales) è opera di DO MY BEST, studio di sviluppo che all’attivo ha unicamente un altro videogame, The Final Station.
Publisher del gioco è invece tinyBuild, compagnia che nel corso degli anni ha provato a farsi largo fra le grandi con alcuni titoli, come il multiplayer SpeedRunners, la serie di Hello Neighbor e altre opere minori come il più recente Potion Craft.
Ma, in concreto, con cosa abbiamo a che fare quando apriamo The Bookwalker?
Indice
Come The Pagemaster, ma sei un ladro – la trama di The Bookwalker
Se iniziate ad avere qualche anno sulle spalle, o semplicemente se conoscete un po’ di cinema d’animazione dei decenni passati, probabilmente vi ricordate di The Pagemaster, film d’inizio anni ’90 con Macaulay Culkin come attore principale.
In quella pellicola, il giovane protagonista si ritrova a compiere un viaggio straniante in cui si fondono mondo reale e racconti dei libri.
Più di qualche somiglianza la si può trovare con The Bookwalker: Thief of Tales. Come ci dice già il titolo dell’opera di oggi, infatti, il protagonista del videogame, Etienne Quist, è in grado di immergersi nelle storie dei romanzi per rubarne oggetti ed elementi narrativi.
Il mondo fuori dai libri
Al di là dei poteri che ci ritroviamo in game, al di fuori dei racconti, c’è un setting retro e pseudorealistico, che però ha con sé diversi elementi altamente fittizi. Nella vita di tutti i giorni del nostro protagonista, uno degli oggetti con cui per esempio ci ritroviamo spesso a interagire è un vecchio telefono casalingo, che funziona però con un’antenna.
Nel mondo di The Bookwalker, troviamo poi una forza di polizia preposta al controllo su chi scrive libri. Ci sono infatti leggi che pongono sotto stretto controllo (da un punto di vista creativo e narrativo) qualunque opera scritta e stampata.
E ciò che è capitato al nostro Etienne Quist è proprio connesso a queste legge, a questa polizia e al suo giogo.
Grazie a documenti e telefonate, ricostruiamo un pezzo dopo l’altro l’antefatto del gioco: l’autore ha in qualche modo infranto la legge e per questo è stato privato dei suoi averi e della possibilità di scrivere, senza verve creativa e con il rischio di finire ai lavori forzati per 30 anni.
In attesa del processo, vivendo sotto la stretta sorveglianza delle forze dell’ordine, deve scegliere un editore con cui firmare un contratto e affinché lo difenda in tribunale. Piegandosi alle volontà del publisher sia per quel che riguarda la creatività, sia i contenuti, l’autore potrebbe però ottenere uno sconto di pena.
Il lupo perde il pelo, ma non il vizio
E mentre ci sta crollando il mondo addosso, l’unico modo che troviamo per rialzarci è continuare a fare ciò sappiamo fare meglio: muoverci nell’illegalità.
Con la nostra abilità di viaggiare nei libri, vaghiamo fra storie e personaggi sfruttando i nostri poteri speciali e un’identità totalmente nuova, separata da ciò che siamo nella realtà, diveniamo infatti uno strumento molto potente nelle mani giuste.
Finiamo per ricevere una telefonata da un misterioso gruppo che vuole sfruttare i nostri poteri per rubare alcuni oggetti potenti o magici da alcuni specifici libri, così da farli divenire reali e utilizzarli nella realtà.
Fra questi oggetti, abbiamo l’immancabile pozione dell’immortalità e niente meno che il martello del dio norreno Thor. E già questi oggetti dobbiamo recuperarli nel corso del dipanarsi delle vicende dei libri, che risultano per niente scontate.
Per ogni lavoro che dobbiamo portare a termine, i nostri committenti ci forniscono ogni libro in cui dobbiamo tuffarci insieme a un set di informazioni ed elementi utili a comprenderne la storia che vi sta dietro: il suo riassunto, le recensioni, qualche eventuale indicazione sull’autore, tutto in una pratica valigetta in cui poi possiamo nascondere l’oggetto trafugato.
In questo viaggio, oltre ai nostri, poteri possiamo contare su di un piccolo companion che ci portiamo appeso al bavero della giacca. Minuscolo e nascosto dalle ombre in cui vive all’interno della sua piccola gabbia, Roderick (questo il nome che noi stessi gli abbiamo assegnato) è la nostra guida morale, la nostra bussola verso delle scelte che siano le più umane possibili.
Forse non il migliore degli espedienti narrativi, anzi, ma in ogni caso il suo compito lo porta a termine.
I dilemmi morali: ladri gentiluomini o assassini di personaggi?
In più punti, uno degli elementi a cui mira The Bookwalker è certamente il metterci di fronte alla nostra morale e alle scelte, alle volte durissime, che deve compiere di volta in volta l’autore protagonista.
Quanto vale la sofferenza dei personaggi?
Alla fine sono solo creazioni della mente di chissà chi, non persone reali, per di più non siamo stati neppure noi a crearli, dunque niente ci lega a loro.
E però qualcosa, un dubbio, un sussulto, ci cresce dentro ogni volta che infliggiamo dolore a qualcuno, sebbene questo qualcuno non esista al di fuori dei binari del perenne racconto di cui fa parte. Tuttavia, la sofferenza altrui (sebbene siano personaggi fittizi) è la nostra fonte di salvezza e di guadagno.
Il lato tecnico della storia: fra pregi e grossi difetti
Il gioco di Etienne Quist
Seppure parecchio semplice, il gioco giocato di The Bookwalker: Thief of Tales è decisamente variegato, nei vari punti della vicenda e nelle varie sezioni che si alternano fra una sessione e l’altra.
Già nella visuale notiamo grossi cambiamenti. Passiamo infatti dalla prima persona nelle sequenze IRL, come se fossimo noi stessi l’autore protagonista della vicenda, a quelle invece in visuale isometrica.
Queste sequenze in particolare sono quelle più riuscite, in cui diventiamo una sorta di narratore esterno onnisciente.
L’opera di DO MY BEST è decisamente variegata e riuscita anche nella varietà e nella composizione di ciò che possiamo fare in game.
Andiamo dall’esplorazione dei libri all’interagire con i loro personaggi, spesso prendendo decisioni che finiscono per influenzare la nostra e la loro storia (anche se talvolta pare che il gioco tenti più che altro di indirizzarci in special modo dove vuole lui).
In alcune parti dobbiamo poi sfruttare al meglio gli oggetti nel nostro inventario per poter proseguire, alle volte in maniera opzionale o creativa.
A corredo di queste sezioni ci sono poi i combattimenti, nel corso dei quali diamo sfogo alle abilità di Etienne di cui parlavamo in precedenza.
Ce ne sono di diverse, in grado di colpire uno o più nemici, oppure di proteggerci dai loro attacchi, o ancora per recuperare l’inchiostro. Perché l’inchiostro è una delle cose più importanti di The Bookwalker.
L’importanza dell’inchiostro
In questi mesi abbiamo già visto diversi videogiochi che hanno incentrato sull’inchiostro il loro gameplay o perfino la loro intera trama. Su queste pagine abbiamo trattato recentemente di altri due titoli a tema, come Pentiment e Inkulinati.
Dunque The Bookwalker si inserisce in un contesto videoludico più ampio, ma vediamo nel dettaglio quali sono i modi in cui possiamo utilizzare, e come, l’inchiostro nel titolo di tinyBuild.
Abbiamo già accennato al combattimento e all’inchiostro. In questo contesto, l’inchiostro ha la stessa funzione che solitamente hanno i punti azione. Lo consumiamo per compiere attacchi e usare altri poteri.
Un altro modo utilissimo per il quale possiamo usare l’inchiostro è per piegare le leggi che dominano i racconti dei libri, così da modificare e creare la nostra storia: con l’inchiostro possiamo riuscire a piegare delle sbarre che ci tengono in gabbia, oppure avere la forza per strappare una corda e liberare un robot prigioniero.
Ovviamente l’inchiostro ha un costo (anche in termini di dolore e follia del protagonista), e una volta terminato non potremo più sfruttarlo come espediente ludico-narrativo, così come per usare determinati poteri in combattimento. Dopodiché, ci sono punti del gioco o modalità specifici per recuperarlo.
Era meglio il libro: i limiti tecnici e di sviluppo
Sul lato più tecnico possibile (pensiamo alle opzioni per personalizzare la nostra avventura e alla stabilità dell’esperienza), purtroppo The Bookwalker presta il fianco a moltissime critiche, a quanto pare che si legano maggiormente alla versione Xbox e Game Pass (quest’ultima quella che abbiamo testato noi).
Al di là della possibilità di scegliere unicamente fra lingua inglese o russa (che potrebbe essere un problema limitato a chi non mastichi abbastanza bene l’inglese), come spesso accade non è possibile eliminare il motion blur che ci coglie alle volte prepotentemente nelle sequenze in prima persona.
Oltre a ciò, in game non possiamo neppure invertire la visuale, anche questo in first person.
Non sono mancati neppure problemi legati ai salvataggi e al progresso nel gioco.
Era passata giusto mezz’ora, prima che si corrompesse il nostro salvataggio, addirittura con la conseguente scomparsa del tasto “Continue” dal menu principale.
Allo stesso modo, abbiamo avuto anche casi di videogame lockato, senza ben poche possibilità di proseguire. Parliamo di mancanza totale di input a schermo (o impossibilità di premerli), oltre ad altri bug minori.
In qualche caso abbiamo risolto installando nuovamente The Bookwalker, in altri neanche questo tentativo ha risolto.
Cercando online, abbiamo trovato diversi topic e interventi legati a questi problemi, per esempio su Reddit e su Steam, in cui si parla appunto delle difficoltà riscontrate nella versione di Game Pass.
Anche il team di sviluppo è intervenuto sotto alcuni di questi post, appunto per rassicurare sull’arrivo a breve termine di una patch correttiva (e che aggiunga elementi e opzioni). Tuttavia, nel momento in cui scriviamo, lo stato del gioco è quello appena descritto.
La conclusione del viaggio (e della nostra recensione)
Insomma The Bookwalker: Thief of Tales è un videogioco che ha molto da offrire da un punto di vista narrativo, ludico e anche visivo-registico.
Peccato per questo lancio a tratti tentennante e perfino frustrante, che ha certamente rovinato diversi punti della nostra esperienza e della capacità di perderci fra le pagine dell’opera di DO MY BEST.
In ogni caso, rimane comunque un titolo solido e in grado di appassionarci. Rimaniamo soltanto (purtroppo) in attesa della patch promessa.
La trama e il setting narrativo
Il gameplay semplice ma vario
Poche personalizzazioni tecniche disponibili
Diversi bug e problemi che inficiano l'esperienza