Una commissione parlamentare ha parlato del gaming disorder

gaming disorder

La scorsa settimana in Senato si è parlato anche di gaming, soprattutto da una prospettiva scientifica. L’11 ottobre, la Commissione Parlamentare d’inchiesta sul gioco illegale e le disfunzioni del gioco pubblico ha esposto un resoconto sulla propria attività d’investigazione. Costituita il 22 giugno 2021 e guidata dell’ex Senatore Mauro Maria Marino (Italia Viva), la commissione si è riunita a Palazzo Giustiniani a Roma. Tra i suoi compiti si annovera anche quello di “accertare l’efficacia della disciplina pubblica in relazione alla tutela dei soggetti più deboli, al contrasto della diffusione del Disturbo da Gioco d’Azzardo (DGA)”.

Il lavoro dei parlamentari ha dipinto un affresco trasversale sulla settore del gioco nel nostro paese. All’interno del documento, infatti, hanno trattato il tema del contrasto al gioco illegale, del gettito erariale, del confronto tra le normative e della dipendenza da gioco d’azzardo. Ciò che però si apprende da questa relazione conclusiva è la presenza di un intero paragrafo dedicato al gaming e alla dipendenza da videogiochi. I toni e i dati scientifici, però, sono decisamente diversi rispetto agli stigmi politici e culturali sinora registrati nei confronti del medium videoludico.

L’origine di questa piccola svolta è da individuare nella relazione Adolescenti e Gaming, un documento redatto dal Gruppo di Lavoro sulla Psicologia Digitale di AltraPsicologia. L’associazione professionale, non si occupa del gaming nello specifico, ma si avvale di un pool di esperti che si impegna su differenti aree tematiche (i nomi degli esperti che hanno contribuito al testo Adolescenti e Gaming è trovabile sul sito ufficiale di AltraPsicologia).

Un po’ di contesto

Nell’aprile di quest’anno, il dibattito pubblico sul gaming disorder si è acceso successivamente alle dichiarazioni televisive dell’ex Senatore di Forza Italia (ora Azione) Andrea Cangini. L’ex Senatore, nel periodo di uscita del suo libro Coca Web: Una generazione da salvare, aveva esternato dichiarazioni controverse riguardo ai videogiochi, agli smartphone e ai social network. Il suo libro dal titolo allarmistico è in realtà una raccolta di diversi saggi, un resoconto dell’attività svolta nella Commissione Istruzione del Senato. Al volume, dichiara Cangini, hanno contribuito “i maggiori esperti psicologi, neurologi, pedagogisti e grafologi”, per chiarire l’impatto del web sulle nuove generazioni. In un’intervista al TG1, l’onorevole ha affermato che “i meccanismi chimici cerebrali innescati dall’uso, che non può degenerare in abuso, di social e videogiochi sulla mente umana, soprattutto quella dei più giovani, sono identici a quelli della cocaina. Si secerne l’ormone che trasmette la sensazione del piacere.”

Queste dichiarazioni hanno immediatamente scatenato una grande ondata di critiche. Esperti del settore, giornalisti, accademici e psicologi hanno successivamente scritto una lettera aperta per chiedere al Senatore di riconsiderare le proprie affermazioni e di confrontarsi in un dibattito aperto. A promuovere l’iniziativa sono stati la Psicoterapeuta Viola Nicolucci, il giornalista Mario Petillo e l’accademico Francesco Toniolo. Nella lettera, l’intervento dell’ex Senatore a Speciale TG1 è stato criticato in quanto ha trasmesso informazioni eccessivamente generalizzate e senza aver presentato alcun dato in sostegno della propria tesi.

“Si rischia di cadere nel panico morale, quel fenomeno per cui la società percepisce un evento inedito (qui la diffusione di internet e dei videogiochi) come una minaccia prima che ce ne siano le evidenze” si legge nella lettera intitolata Caro Cangini ti scrivo. “Il panico finisce così per stigmatizzare i videogiochi e presentare i giovani descritti come vittime passive, dipendenti e incapaci di autodeterminarsi.”

Sulla dopamina

L’ormone a cui faceva riferimento Andrea Cangini nell’intervista non è nient’altro che la dopamina. Si tratta di una sostanza (neurotrasmettitore) che entra in circolo per una serie di attività umane e non necessariamente legate al consumo di sostanze stupefacenti.

“La dopamina viene associata al consumo di droga, mentre un suo aumento si manifesta anche in seguito ad alimentazione, sport, sesso, lettura, apprendimento, meditazione e videogiochi” scrivono gli esperti nella lettera, sottolineando inoltre che il punto “non è il rilascio di dopamina nel cervello, ma la quantità rilasciata”. Sulla quantità, gli esperti citano lo studio di M.J. Koepp pubblicato nel 1998, che rivela come l’attività di gaming aumenti del 100% i livello di dopamina in circolo mentre l’uso di sostanze, come ad esempio la metanfetamina, aumenterebbe il livello del 1000%.

Il Senatore Andrea Cangini mentre presenta il libro Coca Web – Fonte: TG1

Il gaming disorder in commissione

La commissione con presidente Mauro Maria Marino, e con vicepresidente il sopracitato Andrea Cangini, ha affrontato anche l’argomento gaming disorder nelle proprie attività d’inchiesta. Nel paragrafo La dipendenza da videogiochi hanno inserito i dati e le ricerche scientifiche proposte dall’associazione AltraPsicologia. Nella relazione finale, infatti, si leggono non solo i potenziali rischi, ma anche i lati positivi del videogioco. I videogiochi sono infatti un’intrattenimento utile per “mitigare stress, ansia, depressione e solitudine tra adolescenti e i giovani adulti”. Lo studio suggerisce che siano importanti anche nel “favorire la socializzazione e lo sviluppo di alcune abilità cognitive.”

Parlando dell’internet gaming disorder si nota una progressiva decostruzione del pregiudizio nei confronti del videogioco o di internet come le “cause dirette del disturbo”. Si legge che il gaming non sarebbe una causa quanto una strategia di compensazione per i bisogni psicologici fondamentali. “Va dunque identificata la radice del disagio. Dis-abituare al gaming non risolverebbe il problema. Se il paziente smette di giocare ma se il disagio non viene identificato e trattato, questo troverà un altro canale di espressione”.

“Molte delle ricerche svolte in passato sui videogiochi si sono concentrate sui loro potenziali effetti negativi”, scrivono la Dottoressa Sonia Bertinat e il Dottor Tommaso Ciulli di AltraPsicologia sul loro blog. “Ad oggi invece vi sono molti studi che approfondiscono come un videogioco possa migliorare la salute, potenziare la flessibilità cognitiva, alleviare la sintomatologia in alcuni disturbi o incrementare l’apprendimento scolastico di persone affette da disturbi specifici dell’apprendimento”.

Il 3%

Sul gaming disorder, che è stato inserito dall’OMS nel manuale diagnostico nel 2020 con non poche critiche da parte della comunità scientifica, scrivono sul blog che “occorre porre attenzione all’ipotesi di creare una categoria diagnostica ad hoc, in quanto il rischio è quello di sovrastimare e stigmatizzare un fenomeno la cui incidenza, al momento, non differisce da altri tipi di dipendenze comportamentali.” Secondo quanto riportato in un articolo della Dottoressa Viola Nicolucci su Valigia Blu, la media dei pazienti colpiti a livello globale da gaming disorder sarebbe intorno al 3%.

Il futuro del documento

L’approvazione delle relazioni finali delle commissioni d’inchiesta dovrebbe spingere il parlamento a prendere iniziativa. I nuovi atti e disegni di legge potrebbero basarsi sul contenuto dei documenti e in linea con quanto trovato dalle inchieste. Questa commissione ha confermato questo passaggio nell’iter decisionale durante la presentazione conclusiva a Palazzo Giustiniani. La relazione sul Settore del gioco in Italia, infatti, sarà il punto di partenza dal quale il prossimo governo prenderà spunto. “Apprezziamo come categoria che siano stati inseriti dei punti che riguardano il benessere mentale. È importante aver portato la propria voce come professionisti sanitari ai decisori politici per poter impattare sulle decisioni di carattere socio sanitario. Quanto fatto è importante ma c’è ancora molto da fare” afferma il Dottor Tommaso Ciulli, coordinatore del Gruppo di lavoro sulla Psicologia Digitale dell’associazione AltraPsicologia.

Interpellato da Videogiochitalia.it, il Dottor Ciulli ci ha raccontato che le dichiarazioni di Cangini e di altri decisori politici “sono state lo spunto per aprire una riflessione sulla tematica che troppo spesso si nutre di pensieri e argomentazioni più legate ad un sentire allarmistico che non ad una reale base scientifica sul tema”. L’inclusione del documento Adolescenti e Gaming all’interno del della relazione conclusiva è “sicuramente un segnale” e “siamo soddisfatti che sia stato preso in considerazione”. “Si sono aperte e si aprono altre vie. Quando parliamo di divulgazione scientifica potremmo dire che non c’è mai un punto di arrivo finale, ma è tutto un divenire” afferma il coordinatore.

 

Fonti: AltraPsicologia, ValigiaBlu, Lettera Aperta, Senato, Koepp, OpenPolis, TG1

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