Indiana Jones e l’Antico Cerchio recensione: l’archeologo è tornato (e mena fascisti come un fabbro)

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Informazioni sul gioco

A ben pensarci, Indiana Jones e Wolfenstein hanno diverse cose in comune: reperti magici, occultismo e avventure ricche di adrenalina, ad esempio. Oppure, forse elemento più evidente, la possibilità di menare i fascisti. Ora c’è anche un altro punto di comunione tra questi due franchise così diversi così uguali, cioè MachineGames: lo studio di sviluppo con sede in Svezia che si è occupato sì del reboot della saga di Wolfenstein (un’impresa ampiamente riuscita, anzi, pure preferibile), ma anche di Indiana Jones e l’Antico Cerchio, ovvero il nuovo capitolo del franchise di Lucasfilm pubblicato da Bethesda Softworks.

D’altronde è difficile tenere il personaggio di Indy lontano da spedizioni spericolate. Giusto lo scorso anno, infatti, è uscito il Quadrante del Destino, il quinto film con un Harrison Ford ancora in forma, anche se gli acciacchi del tempo cominciano a farsi sentire, e non c’è Santo Graal che tenga. Ora il dottor Jones fa il suo ritorno anche nel mondo videoludico, dopo un’assenza di quindici anni, quando nel 2009 è uscito Il bastone dei Re.

Disponibile su PC al prezzo di €69,99 e su Xbox Series X|S e Xbox Games Pass, anche in cloud, al prezzo di €79,99, o al costo di abbonamento, Indiana Jones e l’Antico Cerchio è un titolo vicinissimo alla perfezione, che rispetta il personaggio di Indiana Jones e che regala un’avventura emozionante e stupefacente.

Per questa recensione, Indiana Jones e l’Antico Cerchio è stato provato attraverso il cloud gaming di Xbox Game Pass.

Indiana Jones e l’Antico Cerchio: la storia

Uno strano simbolo riconducibile all’archivio segreto del Vaticano e la mummia di un gatto rubata al Marshall College di Bedford, in Connecticut, portano Indiana Jones a imbarcarsi in un lungo viaggio, con prima tappa in Italia, 1937, nel pieno del regime Fascista. Camicie nere marciano per le strade di Roma mentre entrano a passo dell’oca anche a Città del Vaticano.

Proprio a Castel Sant’Angelo il dottor Jones mena il suo primo fascista, per poi arrivare alla Città Santa attraverso il passaggio segreto riservato ai papi. Lì lo aspetta Antonio, il suo amico nella Santa Sede pronto ad aiutarlo a scoprire i segreti che si celano nelle catacombe di San Pietro. Segreti che, a quanto pare, interessano molto anche a Mussolini. E di riflesso anche a Hitler, che sul luogo ha mandato il suo spietato esperto dell’occulto Emmerich Voss (doppiato da Maurizio Merluzzo).

Un preludio rocambolesco che però inquadra subito il tono di questa nuova avventura del dottor Jones. Intrigante sì, ma leggero. E non che quel leggero sottintenda banale, al contrario. L’anima è sempre la stessa, cioè la scienza contro la propaganda. Una lotta di fini contrapposti, da una parte la conoscenza e la scoperta di reperti per capire il passato, per progredire come umanità. Dall’altra, la dominazione di pochi sui molti.

In tal senso, Indiana Jones è forse il più fervente antifascista.

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Indiana Jones e l’Antico Cerchio, la vista su San Pietro

Le insicurezze di Indy

I dialoghi, questo senso, lo trasmettono. E lo fanno mentre ammiccano agli appassionati con citazioni e riferimenti dai film.

Non solo, nelle 18 ore di gioco circa, il personaggio di Indiana Jones viene ulteriormente approfondito. Stiamo parlando di uno stimato archeologo, ma anche di uno scapestrato con le daddy issue (cosa palese nell’Ultima Crociata) e con la paura di impegnarsi in una relazione con Marion, sua storica fiamma dai tempi dell’Arca Perduta. Qui le insicurezza di Henry si fanno più vivide, con sezioni di gioco dedicate all’introspezione di un personaggio immortale, che sembra ancora avere qualcosa da dire su se stesso.

Parlando di padri, Indy non conterà solo sul simpatico sacerdote del Vaticano per scoprire i retroscena dell’Antico Cerchio: un manufatto dai poteri ignoti che sarà rivelato solo nelle fasi finali. Al suo fianco ci sarà anche Ginetta Lombardi, una giornalista investigativa italiana sulle tracce della sorella, esperta di lingue antiche e rapita da Voss per le ricerche del Reich.

La sintonia con Lombardi (interpretata da un’inaspettata quanto eccellente Alessandra Mastronardi) è strepitosa, così come tutta la storia di Indiana Jones e l’Antico Cerchio. Proprio quando sembra risolversi il mistero, ecco un colpo di scena. E poi un altro ancora. In un susseguirsi di azione, stealth ed enigmi in grado di stupire e di adattarsi a tutti gli scenari disponibili nel gioco: da Roma a Ur, in Iraq, passando per Giza, per le vette dell’Himalaya e per la Thailandia.

Plauso all’adattamento italiano del gioco. Il doppiaggio, anche se la voce di Indiana Jones non è la stessa dei film originali, cioè del doppiatore Michele Gammino (in lingua originale Indy è doppiato da Troy Baker), è di alto livello. Così come i testi tra note e sottotitoli. E chi ha lavorato alla localizzazione è stato accreditato (sembra fatto scontato, ma la tendenza è tutt’altra).

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Indy (Troy Baker) e Gina (Alessandra Mastronardi) in una scena di Indiana Jones e l’antico cerchio

I luoghi di Indiana Jones

Dopo aver incontrato Antonio al Passetto del Borgo, da Castel Sant’Angelo, Indiana Jones arriva al Vaticano, ricostruito in alcune sue aree principali, tra cui la Cappella Sistina, Cortile del Belvedere e il Torrione Niccolò V. I vicoli brulicano di fascisti, ed è qui che l’Antico Cerchio mette l’accento sull’esplorazione, anche nella verticalità dell’ambientazione (con lunghe sequenze sui tetti).

Questo accento sul piacere della scoperta si nota poi anche nel sistema di progressione inserito dagli sviluppatori, con diverse abilità disponibili per migliorare le performance di Indy.

Le aree di gioco sono sì chiuse, ma completamente esplorabili in lungo e in largo grazie alle abilità tipiche dell’archeologo: frusta, arrampicate e travestimenti. Senza contare l’incredibile funzionalità con la macchina fotografica, attraverso la quale si guadagnano punti esperienza (a patto di fare foto a soggetti e luoghi di interesse, anche i gatti lo sono).

I puzzle sono equilibrati, si adattano al tema e raccontano anche loro la storia dell’Antico Cerchio, tra giochi tradizionali e lingue perdute. Non sono né troppo semplici, né troppo difficili. Ma, in caso, con la fotocamera si possono ottenere indizi e consigli.

Un sistema semplice, ma che funziona. E i punti esperienza raccolti sono poi spendibili per le abilità, che si possono trovare in giro per i livelli sotto forma di libri e volantini: una trovata a dir poco geniale, che stimola anche al tornare nelle ricche aree. E il team di MachineGames, sulla ricostruzione storica, sembra aver fatto i compiti a casa. Gli ambienti, infatti, suonano autentici, vivi.

Indiana Jones abilità e progressione
Sistema di progressione del nuovo gioco di Indiana Jones

Odio i nazisti, il sistema di combattimento

“Fascisti, odio questi tizi”. Indiana Jones, ancora una volta, fa sentire forte le proprie idee. Senza avere paura di difenderle a suon di sberle contro i più prepotenti. Parlando di queste sberle, o pizze, per dirla alla romana, il sistema di combattimento dell’Antico Cerchio permette di approcciarsi alle missioni sia ad armi spianate sia in furtivo. La seconda via sembra la più indicata, visto che in una scazzottata è molto probabile uscire bene all’inizio, ma dopo i primi due o tre nemici anche Indy giustamente si affatica. È pur sempre un essere umano.

Per le armi da fuoco l’argomento è lo stesso. Il gioco non vuole puntare sul genere sparatutto. Usare pistole e fucili è infatti abbastanza sconsigliato: fanno rumore, attirano i nemici, sono lenti da ricaricare ed è difficile mirare. Insomma, conviene usarli come armi contundenti, e contro i denti dei nemici. E ciò che spaventa è quanto tutto ciò sia soddisfacente.

Il merito va a un comparto audio molto attento, dove ogni singolo colpo si percepisce come vicino. I pugni fanno un rumore da film, e dal suono sembrano molto forti, così come lo schiocco della frusta.

Comunque, questo sistema – pensato per immedesimarsi al meglio nel personaggio di Indy – mostra anche i suoi limiti. Se è vero che la pesantezza degli scontri non si sente perché l’approccio non è mai unico alle missioni, è anche vero che ci sono alcune sequenze dove Indiana Jones e l’Antico Cerchio costringe a usare i pugni. E il susseguirsi di parata, colpo, schivata non è così facile da padroneggiare, incastrando spesso in un loop di tentativi che rallenta un po’ il flusso di gioco. In alcuni casi, come la boss fight finale, quasi lo interrompe.

Sia chiaro, è tutto sopportabile e comunque ben fatto. Ma ecco, dispiace vedere una tale varietà di approcci cadere in questi colli di bottiglia. Senza contare che ci sono alcune cutscenes che sarebbero state ottime sequenze di gameplay. E viceversa, alcuni momenti di gameplay si potevano risolvere con una semplice cutscene.

Indiana Jones e l'antico cerchio Voss antagonista
Indy e Voss, il principale villain

Un po’ Wolfenstein, la grafica

Sotto una lente tecnica, Indiana Jones e l’Antico Cerchio splende grazie al motore grafico Motor, di Id Tech (il fu Doom engine). Si tratta dello stesso utilizzato dai Wolfenstein, e già in quei casi si è dimostrato molto affidabile per quanto riguarda prestazioni e veste grafica. In alcuni punti, infatti, sembra di stare giocando nei panni di “B.J.” Blazkowicz.

L’esperienza è molto godibile su console, dove le prestazioni sono adattate all’hardware, ma su PC – come si può ben immaginare – la questione è diversa. Il gioco sembra non voler proprio scendere a compromessi.

Se configurazioni con le vecchie schede della serie 10 di Nvidia sono capaci di far girare anche i titoli più nuovi – a bassissimi settaggi – qua invece è escluso tutto l’hardware che non monta tecnologia per il ray tracing. Guardando al portafoglio, per i possessori di un PC, Indiana Jones e l’Antico Cerchio è quindi poco accessibile, con build molto costose richieste per farlo funzionare.

Non è però il caso di disperarsi. A salvare il pallone in calcio d’angolo c’è il cloud gaming di Microsoft (che – sia chiaro – ha salvato anche questa recensione). Perché sì, il nuovo titolo di Machine Games è disponibile anche su Game Pass e nel piano di abbonamento Ultimate, cioè quello con il cloud gaming incluso. Con questa funzionalità la musica cambia, e di parecchio.

Ecco che arriva il cloud

In cloud, il gioco fila liscio come l’olio, con giusto qualche calo nel bitrate dovuto probabilmente all’affluenza o alla connessione (per giocare è stata usata una gigabit). Questa è quindi la soluzione più accreditata, che permette anche a chi non possiede una console o un PC di fascia alta di giocare a un titolo AAA come questo.

In linea generale, è importante dire che il cloud gaming non salva i videogiochi dai problemi tecnici, è pur sempre uno streaming. Ad esempio, S.T.A.L.K.E.R. 2 mostrava bug importanti nonostante l’avvio in cloud. Anche comprensibilmente, sviluppare un videogioco sotto un’invasione militare è un’impresa a dir poco eroica. Comunque non è il caso dell’Antico Cerchio.

Per concludere, con uno sguardo all’accessibilità, Indiana Jones garantisce una buona personalizzazione dell’esperienza, anche se piuttosto limitata. Aggiunge giusto un paio di accortezze oltre allo standard. Sul testo e i sottotitoli ci sono impostazioni sui colori e grandezza, e lo schema comandi può essere rivisto in base alle esigenze. Si può impostare anche la difficoltà dei nemici, la loro attenzione nelle fasi stealth e altri dettagli.

Certamente buono, ma non siamo ai livelli tecnici raggiunti da The Last of Us, che permetteva una enorme fruibilità di gioco anche a persone ipovedenti, che qui possono contare solo su una modalità ad alto contrasto, che illumina i contorni degli npc e degli oggetti con colori rosso, blu e bianco.

Indiana Jones accessibilità
L’impostazione “alto contrasto” in Indiana Jones e l’Antico Cerchio

Indiana Jones e l’Antico Cerchio recensione: Conclusioni

Tirando le somme, Indiana Jones e l’Antico cerchio è forse una delle storie più appassionanti dell’archeologo mai scritte e mostrate a schermo. Sono splendide le ricostruzioni degli ambienti di gioco, che suonano autentici come i personaggi che ci vivono dentro. Indiana è qui presente al 100% della sua essenza, persino con maggiore introspezione rispetto ai film.

Il team di MachineGames si prende i suoi tempi (circa 18 ore) per mostrare un viaggio splendido ed emozionante, ricco di colpi di scena, ben recitato dal doppiaggio originale e dal voice over italiano, nonché graficamente impressionante (anche se i requisiti su pc sono piuttosto proibitivi, il cloud salva).

Insomma, il Dottor Jones è tornato. È ora di preparare le valigie, ci sono manufatti che dovrebbero stare in un museo e nazisti da menare. Con in sottofondo le splendide musiche di John Williams, grazie.

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Indiana Jones e l'antico cerchio recensione gioco indiana jones machinegames bethesda
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Masterpiece
90100
Pros

Storia appassionante, Indiana Jones al 100%

Menare nazisti non è mai stato così divertente

Enigmi equilibrati che continuano a raccontare la storia principale

Ambientazioni splendide e ricostruite con cura

Cons

Requisiti su Pc proibitivi

Buona accessibilità, ma si può fare di più

Alcune cutscenes sarebbero state belle da giocare

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