Per Digital Foundry Game Pass è responsabile del crollo delle vendite di videogiochi

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Digital Foundry, che si occupa dell’analisi tecnica del mondo tecnologico e del gaming, ha recentemente riportato a galla un vecchio argomento, ovvero su quanto Game Pass possa influenzare negativamente le vendite di videogiochi.
Lo ha fatto durante una delle ultime puntate del podcast DF Weekly. Durante quell’episodio, fra i vari e importanti argomenti (come i recenti Game Awards 2022), si è parlato anche dell’approccio attuale e quello futuro di Microsoft nei confronti del mondo del gaming.

Il team di Digital Foundry è partito dall’annuncio da parte della casa di Redmond di voler alzare i prezzi dei propri titoli fino a 70 dollari.
Questa lievitazione dei prezzi dei videogame first-party di Microsoft si applicherebbe a qualunque opera in arrivo su next-gen, come il prossimo e attesissimo Starfield di Bethesda.
Fra i motivi dell’aumento dei prezzi abbiamo il fatto che il costo a 60 dollari per ogni videogame Xbox risale addirittura all’epoca di Xbox 360, e da allora i costi di produzione sono decisamente aumentati, anno dopo anno. Questo aumento di circa 10 dollari rientrebbe nell’ammortizzare questi costi.

L’influsso di Game Pass sulle vendite dei videogiochi

Ovviamente, in maniera istantanea, questo topic ha portato l’attenzione sul fatto che, più che portare a un aumento degli introiti per Microsoft, questa scelta spingerebbe una fetta più grande di utenza fra le braccia dell’abbonamento a Game Pass.

Il ragionamento è semplice: se da un lato hai la necessità di sborsare 70 dollari per possedere un unico gioco, mentre dall’altra parte puoi spendere pochi dollari (euro nel nostro caso) al mese per avere quello stesso titolo al day one assieme ad altre centinaia di videogame, diviene palese come questa seconda offerta risulti decisamente più vantaggiosa per la stragrande maggioranza delle persone.
Anche solo guardando i giochi che mensilmente Microsoft dà ai propri abbonati in cambio della tariffa mensile, il ragionamento sembra avere perfettamente senso.

Il nocciolo della questione

Credo che [le vendite] siano crollate dell’80% rispetto al periodo precedente all’avvento di Game Pass, e per un valido motivo. Voglio dire, i fedelissimi di Xbox sono molto legati a Game Pass, quindi per la maggior parte di loro non ha quasi senso comprare questi giochi.

Queste sono le parole di John Linneman, incalzato da Richard Leadbetter.
Dunque, stando alle parole di Linneman, si assisterebbe a una vera e propria disfatta del titolo posseduto dall’utenza, rispetto alla facilità e all’economia di usufruire di un servizio in abbonamento come Game Pass.

Tra l’altro, in aggiunta a questa dichiarazione, Linneman rincara la dose adducendo come potenziale motivo per cui si sceglie la formula di PC e Xbox Game Pass il fatto che molto spesso i dischi dei videogame Microsoft contengono solo una parte dell’intero gioco, così da costringere l’acquirente a scaricare comunque decine di GB di dati. Addirittura, utilizzando un’iperbole, il membro dello staff di Digital Foundry dice che “di fatto questi dischi danno solo una chiave per scaricare il gioco vero e proprio“. Ciò avrebbe spinto, nel tempo, anche molti collezionisti a distaccarsi dal formato fisico, visto che comunque in loro possesso non ci sarebbe davvero un videogame reale.

I dubbi sulla questione

Il principale dubbio su quanto davvero ci sia stato questo crollo è in primis il fatto che durante il podcast non siano riportate fonti in merito. Dunque siamo purtroppo nell’ambito della speculazione e della supposizione.
A suffragare l’80% di crollo delle vendite di giochi fisici a causa di Game Pass, infatti, non vi è neppure alcun dato di vendita ufficiale di Microsoft, che potrebbe certamente fugare ogni dubbio in merito.

Il pagamento in visibilità

Vogliamo però chiudere con una piccola postilla, seppur con questo titolo provocatorio.
Se da un lato (al di là dei dati precisi che non abbiamo) è pur vero che Game Pass, nelle sue molteplici forme, potrebbe avere avuto e avere un futuro un effetto negativo sulle vendite di molti titoli, non tutto il male viene per nuocere.

Pensiamo infatti a quella moltitudine di titoli che, grazie alla vetrina fornita da Game Pass (in questo caso, ma potremmo pensare anche ai servizi in abbonamento legati alla concorrenza su console e su PC), hanno saputo farsi conoscere dal pubblico o addirittura avere l’ok per lo sviluppo.
E pensiamo al fatto che, paradossalmente, alcuni (molti?) di questi possono divenire noti e paradossalmente arrivare potenzialmente a un incremento delle vendite.

pentiment recensione

Un caso recente di lodi al sistema di Game Pass è arrivato da Josh Sawyer, la mente dietro quella perla videoludica che è Pentiment di Obsidian. Ben consapevole di quanto poco potesse diventare un blockbuster un titolo come il suo, dice che “se le persone finiscono a giocare a Pentiment, è perché lo trovano su Game Pass, che è solo una piccola spesa mensile“.

FONTE: TheVerge; TechRadar; YouTube

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