La spagna ha un progetto di legge per le Loot Box

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Informazioni sul gioco

Sono tantissimi i videogiochi free-to-play che inseriscono microtransazioni al loro interno per poter monetizzare e mantenere lo sviluppo del gioco. Data la grande diffusione, le domande etiche sul come questi sistemi di monetizzazione sono costruiti stanno lentamente entrando anche nel dibattito politico. Le loot box sono ormai da qualche anno nei radar di diversi governi europei. Il Belgio è stato tra i primi paesi a dichiarare le celebri “casse premio” come gioco d’azzardo a tutti gli effetti. Tale sentenza è avvenuta a seguito di un’indagine tenutasi nel 2017 su Overwatch e Star Wars Battlefront 2.

In queste ultime settimane, il medesimo dibattito politico sta interessando anche la Spagna. Il Ministero dei Consumatori spagnolo ha pubblicato un progetto di legge per regolare le loot box all’interno dei videogiochi e ha aperto fino al 23 luglio una consultazione pubblica.

La tutela del consumatore

Il promotore del progetto è Alberto Garzón, Ministro del Consumo e leader di Sinistra Unita. Agli inizi di giugno, il Ministro aveva annunciato di voler intraprendere un’iniziativa legislativa volta a regolamentare le sopracitate loot box. Il suo ministero ha mostrato grande interesse nell’argomento, organizzando anche un seminario dedicato. In questo seminario, intitolato “Loot Box, nuove sfide per l’industria videoludica”, ha discusso dei meccanismi di ricompensa e ha approfondito il tema con diversi esperti del settore. Garzón ha affermato che questo regolamento sarà “pionieristico in Europa”.

In un comunicato stampa pubblicato sulla pagina ufficiale del Ministero dei Consumatori si legge che il governo punta a riconoscere le casse premio come “dispositivi che hanno un valore economico in un mercato reale o fittizio e il cui premio casuale può essere rivenduto o scambiato, compresi i famosi NFT o Cryptovalute“.“L’obiettivo del futuro regolamento”, continua la nota stampa, “è fare la migliore legge possibile per la protezione dei consumatori e delle persone che giocano ai videogiochi”.

Garzón ha infine affermato che i sistemi delle loot box hanno “caratteristiche molto simili a quelle dei tradizionali giochi d’azzardo. Condividono l’aleatorietà o la casualità del risultato, nonché il fatto che l’attivazione del meccanismo costa e che il premio ha un valore stimabile”.

La proposta

Il progetto di legge è composto da 19 articoli suddivisi in tre capitoli. Nel Capitolo Uno sono contenute le disposizioni generali: l’oggetto, l’ambito di applicazione e la definizione del meccanismo di ricompensa casuale.

Il Capitolo Due comprende tutte le misure di protezione per gli utenti, proibendo ai minorenni l’accesso alle loot box e chiedendo un sistema di verifica dell’identità tramite documenti, oppure, su base volontaria, “attraverso un sistema di identificazione biometrica”. Questa sezione regolamenta anche la pubblicità che riguarda questi meccanismi e la trasparenza dei sistemi riguardo la probabilità di ottenere un oggetto virtuale. Il Capitolo Tre affronta, invece, il regime sanzionatorio.

Loot Box

Un report sulle loot box

A fine maggio il Norwegian Consumer Council ha pubblicato un report sull’impatto delle loot box sui consumatori, chiedendo ai paesi regole certe per questo settore. A sostenere questo studio ci sono più di 20 associazioni, tra cui anche l’italiana Adiconsum (Associazione Difesa Consumatori e Ambiente). All’interno del testo, intitolato “Insert Coin: come l’industria dei videogiochi sfrutta gli utenti usando loot box”, viene dipinto il quadro attuale del mercato videoludico, analizzando i modelli di business e il loro impatto sui consumatori.

Nel testo, infatti, viene scritto che le loot box sfruttano i consumatori attraverso “meccanismi predatori, promozione della dipendenza, sfruttamento di gruppi di consumatori vulnerabili e altro”. Per dimostrare la loro argomentazione hanno analizzato casi studio come FIFA 22 e Raid: Shadow Legends, affrontando le annose controversie che circondano FIFA Ultimate Team, i sistemi pay-to-win e i videogiochi cosiddetti “gacha”.

Un altro videogioco che è recentemente stato sotto i riflettori per il suo sistema aggressivo di monetizzazione è Diablo Immortal di Blizzard, il quale ha destato scalpore per la sua mancata pubblicazione in Belgio e Olanda, due paesi che hanno una regolamentazione molto stringente sul gioco d’azzardo.

 

Fonti: Ministero dei Consumatori Spagnolo, Progetto di Legge, GiocoNews.it, Norwegian Consumer Council.

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