A novembre 2021 l’ex dipendente di Sony PlayStation Emma Majo aveva fatto causa al colosso videoludico per discriminazione di genere e licenziamento non motivato, avvenuto peraltro subito dopo aver parlato apertamente all’azienda della presenza di un bias di genere. L’intenzione dell’ex-analista era quella di espandere la causa per renderla collettiva a nome di tutte le donne che hanno lavorato nell’azienda.
Secondo quanto riportato da Axios, gran parte dei punti presenti nella sua accusa contro Sony PlayStation sono stati respinti temporaneamente nella giornata di ieri dalla magistrata Laurel Beeler. Giovedì c’è stata, infatti, l’udienza per chiedere la caduta delle accuse e l’archiviazione del caso. Il risultato decretato è complesso, ma potrebbe permettere a Emma Majo di organizzare una causa molto più grande.
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L’udienza
In un documento di 20 pagine, la magistrata Laurel Beeler ha respinto 10 dei 13 punti nell’accusa portata da Emma Majo contro Sony PlayStation. Ciò è avvenuto “without prejudice”, ovvero senza pregiudizio. Questo significa che possono essere presentati nuovamente in tribunale nel futuro e che non sono respinti per sempre. La Corte ha concesso all’accusa la possibilità di ripresentare la causa legale entro i prossimi 28 giorni.
“Le accuse sono state respinte perché la querelante ha semplicemente recitato gli elementi dell’accusa senza allegare alcun fatto specifico” scrive la magistrata nella documentazione ufficiale.
La giudice ha inoltre sentenziato che Emma Majo può comunque continuare a fare causa a Sony sugli ultimi tre punti, che riguardano il licenziamento immotivato, la violazione della protezione dei whistleblower (ovvero gli informatori) e la ritorsione secondo la “California Fair Employement and Housing Act.” Tuttavia la Corte Federale non ha giurisdizione sulle leggi statali, in questo caso dello Stato della California, per questo motivo l’intera causa è stata temporaneamente respinta.
La giudice ha negato la richiesta di Sony di archiviare per intero il caso e far cadere le accuse.
To be continued?
All’interno dell’accusa, però, ci sono anche le dichiarazioni di altre otto donne che hanno lavorato, o lavorano tuttora, a PlayStation. I documenti sono pieni di testimonianze di pratiche sessiste all’interno dello studio. La magistrata ha citato queste dichiarazioni, affermando che “potrebbero produrre nuove accuse”.
Emma Majo ha la possibilità di continuare con una parte della causa a livello statale, nonché di presentarne un’altra potenzialmente più grande a livello federale.
PlayStation aveva dichiarato il mese scorso che prendeva le affermazioni delle dipendenti con molta serietà. “SIE [Sony Interactive Entertainment] ha affrontato o affronterà le questioni sollevate a tempo debito” dichiarano ad Axios.
Fonte: Axios, Gamesindustry.biz