In questo articolo analizzeremo un nuovo videogioco Made in Italy che, come abbiamo già potuto vedere con Detective Gallo, ci porterà nell’affascinante ed emblematico mondo dei punta e clicca. The Hand of Glory, la cui prima parte è uscita il 9 giugno su Steam, è un’avventura grafica 2D, frutto della collaborazione tra Madit Entertainment e Daring Touch.
Il fulcro videoludico prende spunto dalle gloriose impronte di Broken Sword e Gabriel Knight, dando vita a una storia particolarmente intensa e ansiogena, seppur con i suoi momenti di ironia e spensieratezza.
La prima parte è ambientata nella sbarazzina Miami, con i suoi colori brillanti e la vista sul mare mozzafiato: è quasi inconcepibile scrutare dei granelli di oscurità in un luogo simile, creando un contrasto insolito ma quanto più realistico. La seconda parte del gioco, in uscita a settembre, sarà vissuta in Italia; ne approfittiamo per concentrarci sulle vicende verificatesi a Miami, in un mix che renderebbe curioso anche Horatio Caine.
Come sempre, affinché possiate godere appieno dell’esperienza videoludica, elencheremo i requisiti minimi e raccomandati a fine articolo.
Indice
Omicidi e rapimenti: la trama
Lo scenario si apre sulla periferia di Miami, introducendo il giocatore in un’atmosfera immediatamente criptica e cupa. Il protagonista è Lazarus Bundy, per gli amici Lars, un detective la cui carriera oscilla sul baratro, a causa di un serial killer e un uomo misterioso che si ostinano a sfidarlo senza alcun apparente motivo. Il dottore e Blowtorch, così si fanno chiamare, sono personaggi dall’indole evidentemente disturbata, che mandano indizi alla loro preda quasi come per essere scoperti a tutti i costi. Il primo, in particolar modo, cercherà quasi di aiutare il detective, come se gli interessasse davvero la riuscita dell’indagine.
Tra gli avvenimenti più gravi prevale il rapimento della giovane Kathrin Mulzberg, figlia di una delle famiglie più ricche e influenti della città: Lazarus sfrutterà questa occasione, seppur clandestinamente, per essere finalmente ricordato professionalmente come merita, in un impegno di redenzione e riscatto che lo vedranno spesso in pericolo. Ad affiancare il suo cammino sarà la nuova stagista Alice Sharp, dalle preziose doti tecnologiche di cui il detective avrà assolutamente bisogno. La trama si intreccia in un groviglio di enigmi, misteri, elementi soprannaturali e tocchi noir-umoristici davvero ben riusciti.
Lazarus Bundy, come già detto, è il protagonista. Fin dal principio sarà possibile scorgere una bella dose di ironia e sfacciataggine, presentandosi in modo molto eccentrico e buffo. Egli è particolarmente affezionato alla sua bicicletta, da lui soprannominata Green Dart, con cui scorrazza in giro senza mai separarsene. Lazarus ama il suo lavoro, è un perfezionista talvolta sadico ma ricco di risorse; ricorda molto Guybrush Threepwood, protagonista del celebre Monkey Island, dando colore alle scene macabre del crimine grazie alla sua simpatia. Passi sbagliati nelle indagini lo hanno condotto alla fine della sua carriera; a causa delle continue missive inviate dall’uomo misterioso, tuttavia, egli sarà spinto a indagare clandestinamente. Il motivo per cui il giovane detective sarà l’obiettivo principale di un gioco così sadico non lo scopriremo nella prima parte, ma analizzeremo le varie dinamiche nei prossimi paragrafi. Egli ha scelto di lasciare l’Italia e allontanarsi dai suoi genitori, probabilmente per lavoro; conserva gelosamente una loro foto sul comodino. Pare che non abbia contatti con sua madre da anni, potendo immediatamente percepire una strana malinconia nella sua voce. Il suo animo coraggioso da detective si scontra con un ometto infantile, difatti nutre un rapporto morboso col suo pupazzo Bobby, che nasconde sotto il letto come protezione dagli incubi. Lars è un personaggio particolarmente istintivo, cacciandosi in situazioni di pericolo senza effettuare un’adeguata valutazione o richiedere eventuali rinforzi, motivo per cui la presenza di Alice sarà fondamentale.
Alice Sharp è l’intraprendente investigatrice che comincia uno stage nell’HPD, luogo in cui lavorava Bundy prima del licenziamento. La giovane recluta, dal riconoscibile ciuffo bianco, potrebbe sembrare all’apparenza una persona scontrosa e fredda: basterà ascoltare la sua voce alle prime battute per capire chi abbiamo di fronte. Alice è una ragazza buona, gentile, con grande determinazione e una buona dose di spirito critico. Sarà il secondo personaggio giocabile in alcuni frangenti e, grazie ad alcune sue doti particolari, potremo improvvisarci piccoli psicologi (pane per i miei denti). La ragazza avrà un ruolo fondamentale durante l’esperienza videoludica, potendo aiutare il giovane detective grazie alla sua conoscenza tecnologica e, probabilmente, alla sua razionalità. Se Bundy non avesse conosciuto la stagista probabilmente avrebbe avuto problemi ben più gravi; i loro sono caratteri opposti ma decisamente funzionali in un rapporto di squadra.
Un legame invisibile tra Lazarus Bundy ed Ethan Mars
Chi conosce lontanamente la trama di Heavy Rain, gioco celebre di Quantic Dream, può prevedere il paragone che sto per esporre. In The hand of Glory Blowtorch, uno spietato serial killer quasi impossibile da localizzare, spedisce missive al detective Bundy, in una sfida contorta che lo porta a inviare addirittura suggerimenti e indizi. Si tratta di un comportamento sicuramente malato e perverso di cui non conosciamo ancora la causa ma, con tutta onestà, posso ribadire quanto ricordi il killer dell’Origami in Heavy Rain, persona dall’identità sconosciuta e spietata che sfida Ethan Mars, mettendolo alla prova con sfide folli e disumane affinché possa salvare suo figlio. Bisogno di attenzioni? Necessità di avere un obiettivo nella vita, seppur folle? Una perversa ammirazione nei confronti del detective? Sicuramente non lo scopriremo nella prima parte, ma è una domanda più che lecita e che mi ha attanagliata fin dal principio, esattamente come nella mia riflessione sul titolo di David Cage.
In questo caso non c’è alcun legame tra Lazarus e Kathrin, la ragazza rapita, per cui il mistero si infittisce ulteriormente domandandoci per quale motivo essere coinvolto in modo così cinico e asfissiante. Una cosa è certa: la povera Mulzberg è una vittima che non ha, credo, nulla a che vedere con questo gioco perverso e contorto in cui è stata coinvolta. Non conoscendo assolutamente nulla di Blowtorch, quindi non rischiando alcun tipo di spoiler, posso dedurre e azzardare alcune ipotesi: questo legame strano e apparentemente infondato mi ricorda, in modo particolarmente intenso, una scena dell’anime Erased, in cui un personaggio malvagio e spietato si accanisce contro la sua vittima finendo, addirittura, col dipendere da essa. L’antagonista trae dalla sua preda una sorta di linfa vitale, un’ancora di salvezza per colmare i suoi vuoti: alla fine, essa diventa la sua ragione di vita a tutti gli effetti. Possibile che il dottore abbia captato qualcosa di simile in Lazarus? Forse, in Italia, scopriremo finalmente la verità.
Alchimia, teorie e supposizioni
(*) In questo paragrafo sono presenti SPOILER
Chi ha giocato questa prima parte sa di aver scoperto pochissimi elementi, motivo per cui mi sono posta diverse domande e ho iniziato a fare diverse ricerche per capirne di più. Le teorie che sto per esporvi sono totalmente frutto di mie supposizioni, che io possa indovinare o sbagliare totalmente strada lo scopriremo, spero, con la seconda parte.
Partiamo dal principio, ovvero dal nome The Hand of Glory: che significato potrebbe avere, dato che non è mai stato citato durante l’intera esperienza videoludica? Analizzeremo dapprima il titolo, per poi concentrarci sugli strani simboli da cui è rappresentato.
La mano della gloria, così viene tradotto, pare fosse un oggetto di potere di rivelante importanza. Dal punto di vista strettamente materiale, si tratta di una mano amputata a un criminale impiccato, per poi essere disseccata. Secondo alcune credenze, costruire una candela da inserire nella mano avrebbe permesso di paralizzare chiunque avesse guardato lo strumento magico. Pare che, per rendere ancora più efficaci i suoi effetti, servisse fabbricare la candela con il grasso di un bambino strappato con ferocia dal ventre di una donna incinta. Tutto ciò fa pensare al motivo del concepimento con Kathrin, per poi essere rapita. Il padre stesso, artefice del rapimento, durante una delle scene finali confessa di averlo permesso in cambio di potere. La prima parte si conclude con la fuga di Radwed e il povero bambino stretto fra le sue braccia malefiche: probabilmente avrebbe eseguito il rituale a breve e, in tal caso, lo avrebbe fatto in Italia dal Dottore?
Passiamo ora ai simboli.
La T è rappresentata da un crocifisso con terminazioni trilobe: chi è stato particolarmente attento durante l’esperienza videoludica, ha notato che il Dottore, in una delle sue apparizioni, sembra indossare una sorta di toga raffigurante gli stessi fiori che fanno da fulcro centrale sulla croce. Non sono riuscita a scoprire molto al riguardo, ma credo possa trattarsi di un legame molto particolare tra alchimia e religione, di cui parleremo subito dopo l’immagine che sto per mostrarvi.
Il secondo simbolo richiama immediatamente il mondo esoterico ma, in questo caso, posso svelarvi alcuni dettagli davvero interessanti che ho scoperto. Durante la prima mezz’ora videoludica noteremo qualcuno avanzare verso un tavolo, agitando uno strano liquido verde affiancato da un libro e una candela. Il tomo vede al centro lo stesso simbolo che sostituisce la O in “Of”, sopra esso potremo scorgere un titolo difficile da leggere ma che, poi, sarà illuminato dalla candela: Sigillum Aemeth. Questo strano simbolo occulto può essere riconducibile al “Sigillum Dei”, un diagramma magico sviluppato in età medievale, che permetteva al suo possessore di avere potere su tutte le creature, eccetto gli Arcangeli, potendo addirittura vedere Dio e gli angeli. Esso è formato da due circonferenze, un pentagramma, un eptagramma e un eptagono, caratterizzati dai 72 nomi di Dio, racchiusi nella Shemhamephorasch, l’ineffabile nome di Dio, che mostra un’estrema vicinanza tra sigillo e cabala ebraica.
John Dee, filosofo, alchimista, mago e occultista inglese, ha apportato alcune modifiche sul simbolo, denominandolo Sigillum Aemeth, tratto da una parola ebraica che significa “verità”. Wikipedia ha voluto sottolineare l’inesistenza di qualsiasi tipo di legame tra la mano della gloria e il sigillum: tra le varie pagine specializzate di occultismo, tuttavia, si dice che il Sigillum Aemeth fosse la più potente mano della gloria mai esistita, realizzata dallo stesso Dee e che, dopo la sua morte, fu perduta nel 1608. Un oggetto simile, forse proprio lo stesso, fu posseduto da Kelley, alchimista e collega di Dee, affermando tuttavia di aver ricevuto il sigillo dall’angelo Uriel in persona, potendo comunicare con l’oltretomba.
Il terzo e ultimo simbolo è rappresentato da un serpente attorno alla lettera G di Glory. Un simbolo molto simile ricorda il sigillo di Cagliostro, esoterista e alchimista italiano: la forma sinuosa e una mela in bocca lasciano percepire una netta somiglianza. All’interno del sigillo originale prevalgono i quattro elementi dell’antica filosofia greca: terra (spiaggia), mare (acqua), cielo nuvoloso (aria) e infine fuoco. Il serpente ha sempre avuto significati davvero particolari: il più importante è la sua rappresentazione del principio alchemico primordiale, conosciuto come mercurio iniziale, che è scorrevole come l’acqua e come questa serpeggia. Cagliostro fu condannato per eresia e fu rinchiuso nella fortezza di San Leo, luogo esatto in cui i due protagonisti dovrebbero viaggiare. Da chi sembra derivare, invece, il fiore presente al centro del crocifisso? Da Sigismondo Malatesta, altro alchimista che ha ideato e costruito il tempio malatestiano e Castel Sismondo, dalle mattonelle raffiguranti la rosa quadripetala malatestiana. I due fiori non sono identici, quella del gioco non è costituita da quattro petali, ma le coincidenze e i legami sono davvero singolari.
I due monumenti sono presenti a Rimini e, da quello che sappiamo, Lars e la stagista Alice visiteranno proprio l’Emilia-Romagna. È evidente quanto il fulcro principale sia l’alchimia. Non mi dilungo oltre ma, se queste teorie dovessero rivelarsi almeno in parte veritiere, porgerò i miei più sinceri complimenti agli sviluppatori per aver pensato a una trama così intrigante.
Facendo una ricostruzione su Google Maps è possibile notare una certa vicinanza tra i due monumenti malatestiani e borgo san Leo, fulcro alchemico di Cagliostro (quest’ultimo a 35,70km di distanza).
Strane mancanze e somiglianze
(*) In questo paragrafo sono presenti SPOILER
Per puro caso mi sono trovata a riflettere su un dettaglio molto particolare: Lars, in quelle rare volte in cui ne ha l’occasione, parla sempre di sua madre, senza mai menzionare suo padre se non dopo aver osservato la foto sul comodino. Di lui non svela assolutamente nulla e, in particolar modo, l’unico numero telefonico memorizzato è quello di sua madre.
“Chissà cosa starà facendo, non la sento da molto tempo”
Perché parlare solo di lei?
I miei dubbi sono aumentati mettendo a confronto la vecchia foto di suo padre e Radwed, rapitore di Kathrin Mulzberg. Riesco a delineare una somiglianza tra i loro volti: stesso sorriso abbozzato, stesso naso, sopracciglia folte, due ciocche lunghe ai lati e fossette. Sappiamo che il detective avesse origini italiane ma quanto, questo dettaglio, può essere solo una futile coincidenza? Se il padre fosse coinvolto in quel complotto folle ed esoterico? A questo punto si potrebbe spiegare il motivo per cui Lars è stato coinvolto dall’inizio in modo così inspiegabile.
Una frase che suscita in me maggiore confusione è quella di Radwed, il quale accusa il detective di aver lasciato l’Italia, la sua famiglia e i pochi amici che aveva, per lavoro.
Come fa l’uomo a conoscere dettagli così intimi della vita italiana del protagonista? Viene da pensare, a questo punto, che qualcuno a lui particolarmente vicino, fosse coinvolto se non addirittura l’artefice. Se si trattasse proprio di suo padre? La somiglianza tra i due uomini è solo una coincidenza?
Un comparto tecnico quasi degno di lode
Sebbene il gioco prenda spunto da Broken Sword, la mia esperienza videoludica ha incontrato una certa, piacevole, somiglianza con i due titoli CSI: Miami e What Remains of Edith Finch.
Partiamo dal primo titolo, in quanto si riallaccia al fulcro primario del punta e clicca: il gameplay.
Il gioco consiste nel risolvimento di enigmi al fine di proseguire col comparto narrativo, potendo usufruire di un inventario nel punto superiore dello schermo. Spostando il cursore del mouse sarà possibile osservare gli oggetti interessati ed eventualmente raccoglierli e assemblarli, ottenendo elementi indispensabili. Premere la barra spaziatrice consentirà al giocatore di individuare ogni punto interattivo, utile in ambientazioni grandi abbastanza da rischiare di perdere qualche indizio fondamentale. Come per Detective Gallo saremo dotati di un telefono e un taccuino, sul quale troveremo appuntati i vari passaggi, rivelatisi davvero utili nel caso dovessimo visitare più posti.
La difficoltà degli enigmi, di diverso genere e svariate dinamiche, è degna dei migliori punta e clicca: ho avuto grandi difficoltà in alcuni momenti, ciò non è segno di ignoranza ma di un meccanismo che spinge il giocatore a riflettere davvero, attraverso esercizi di logica non indifferenti (motivo per cui amo il genere). È presente un certo equilibrio tra sfide semplici e grattacapi che lasciano con lo sguardo fisso sullo schermo; credo che gli sviluppatori si siano focalizzati principalmente sul comparto narrativo ed enigmistico. Ho concluso il gioco in circa 8 ore, vivendo l’esperienza con estrema calma, tenendomi incollata allo schermo con la curiosità di scoprire cosa è successo alla giovane Kathrin e, soprattutto, il motivo per cui il detective è stato sfidato con così tanta crudeltà.
Sarà possibile giocare nei panni del detective e dell’investigatrice Alice Sharp, seppur in determinati frangenti di poco spessore: attraverso la giovane ragazza sperimenteremo un tipo di interazione totalmente diverso, potendo scrutare e analizzare l’aspetto psicologico di chi abbiamo di fronte, realizzandone un identikit psichico (la scienza della cinesica). È un piccolo dettaglio che aggiunge brio e curiosità all’esperienza videoludica; sarebbe stato bello poter interagire di più nei panni di Alice, la durata di gameplay con la stagista è davvero breve, speriamo di poter recuperare con la seconda parte.
Dal punto di vista grafico, tuttavia, si poteva fare di meglio: le animazioni, soprattutto in alcune cutscenes, risultano davvero legnose e datate. Gli altri elementi tecnici sono ben realizzati, riuscendo a farmi distogliere l’attenzione dai dettagli grafici: all’inizio, lo ammetto, è stato abbastanza difficile. Il doppiaggio in inglese è decisamente professionale, partendo dalla voce di Lars ed Alice, prestate rispettivamente da Matthew Curtis e Maya Tuttle, i quali sono riusciti a far trasparire alla perfezione ogni singola sensazione dei giovani protagonisti: ironia, sarcasmo, tristezza, preoccupazione. I direttori del doppiaggio, nonché produttori, sono Carlo de Rensis e Cristiano Caliendo, di cui abbiamo già parlato nella recensione di Detective Gallo. Carlo si è occupato anche del game design, assieme all’autore del gioco Stefano Rossitto, il quale ha curato l’impostazione totale del gioco, tra cui le animazioni. Cristiano continua a non deluderci, grazie alla scrittura di dialoghi e scene davvero coinvolgenti, riuscendo a equilibrare ironia e tensione in modo decisamente professionale. Ultimi ma non meno importanti sono Laura Pagliaro, la quale ha dato il suo contributo nel comparto grafico e Juny Gentile, occupatasi della traduzione in inglese.
Il comparto musicale di Carlos Leal Valladares è degno di lode, perfetto per ogni singola ambientazione e in grado di trasmettere intense sensazioni di ansia. La musica lenta, malinconica e misteriosa in casa Mulzberg, le note incalzanti e ansiogene nei momenti di pericolo hanno reso l’esperienza estremamente immersiva. Ho provato sensazioni molto simili col titolo indie What remains of Edith Finch: trovarmi nella stanza della giovane Kathrin mi ha ricordato in modo particolarmente intenso i momenti in cui esploravo le stanze vuote e pregne di mistero di casa Finch, dalla soundtrack davvero simile e suggestiva.
Requisiti tecnici per la versione su PC
Nel caso voleste provare la versione disponibile sulla piattaforma Steam, vi elenchiamo i requisiti minimi e raccomandati.
Requisiti minimi
- Sistema operativo: Windows 7
- Processore: 2 GHz Dual Core CPU
- Memoria: 2 GB di RAM
- Scheda video: ATI Radeon HD 3400 Series/ Geforce 9400 Series con almeno 512 MB VRAM
- DirectX: Versione 9.0c
- Memoria: 3 GB di spazio disponibile
- Scheda audio: DirectX 9.0c
Requisiti raccomandati
- Sistema operativo: Windows 7/8/10
- Processore: 2.6 GHz Dual Core CPU
- Memoria: 3 GB di RAM
- Scheda video: ATI Radeon HD 4500 Series/ Geforce 9400 GT o più
- DirectX: Versione 9.0c
- Memoria: 5 GB di spazio disponibile
- Scheda audio: DirectX 9.0c
Lingue supportate
Inglese (voci) / Italiano (sottotitoli e interfaccia)
The Hand of Glory: considerazioni finali
La categoria dei punta e clicca continua a farsi avanti attraverso titoli freschi, originali e coinvolgenti. The Hand of Glory, nonostante alcune sbavature tecniche su cui si poteva lavorare meglio, è un’avventura decisamente coinvolgente, trascinandoci nell’assolata Miami fino a raggiungere luoghi pregni di oscurità e mistero. La storia potrebbe nascondere risvolti rilevanti, se non addirittura sconvolgenti: cosa si nasconde dietro il rapimento di Kathrin Mulzberg? Attendiamo con ansia la seconda parte per poter scoprire, finalmente, il lato tipicamente italiano di Lazarus Bundy.
Avete già giocato questo titolo? Fateci sapere cosa ne pensate con un commento! Ne approfittiamo per ricordarvi di dare un’occhiata all’intervista realizzata dal nostro collega Antonello Santopaolo!