Crusader Kings III su console – Recensione: ritorno al Medioevo

crusader kings iii recensione
Informazioni sul gioco

Nel corso del 2020 è uscito Crusader Kings III. Il titolo, pubblicato da Paradox Interactive e sviluppato dalla stessa Paradox assieme a Lab42, è uscito originariamente solo su PC e Mac. Fin da subito l’opera si è imposta come uno dei migliori simulatori e strategici dedicati al periodo del Medioevo.

Adesso, finalmente Crusader Kings III è disponibile anche per l’utenza su console: dal 29 marzo è infatti acquistabile e scaricabile su PlayStation 5 e su Xbox Series X|S. Tra l’altro il gioco risulta fruibile sin dal day one anche dagli utenti di Microsoft Game Pass.
Per celebrare questo arrivo (e ritorno), abbiamo giocato alla versione per Series S dello strategico. Ecco dunque la nostra recensione del terzo capitolo di Crusader Kings.

6 secoli a nostra disposizione

Una delle cose che sicuramente hanno attirato immediatamente l’attenzione di chi scrive è la vastità del periodo storico a disposizione dei giocatori. Come possiamo intuire dal titolo del videogame, infatti, in game troviamo le crociate, le guerre di religione che in gran parte hanno caratterizzato il periodo medievale (non solo nella cosiddetta Terra Santa, ma anche nelle zone scandinave). Tuttavia, alla prova dei fatti, questi eventi furono solo una parte di tutta la serie di avvenimenti che colpirono e stravolsero l’assetto geopolitico europeo e mondiale del periodo.

Per cui è così che, in Crusader Kings III, abbiamo la possibilità di avviare la nostra partita molto prima delle crociate e terminarla molto dopo la conclusione di queste.

Dall’inizio…

Purtroppo non possiamo scegliere qualunque anno per l’avvio della dinastia. Ma sono due le date di riferimento proposte dal videogioco. La prima è l’867 d.C., data nota agli storici per diversi e rilevantissimi episodi: nell’Impero Bizantino si forma la dinastia macedonica grazie a Basilio I; abbiamo il Trattato di Compiègne fa il re Carlo il Calvo e Salomone di Bretagna; l’avanzata vichinga nell’attuale Gran Bretagna si fa più pressante.
La seconda data, altrettanto importante per la storia europea, è il 1066. In quest’anno abbiamo la battaglia di Hastings: la vittoria del normanno Guglielmo il Conquistatore segna la fine degli anglo-sassoni al potere (con re Aroldo II). Intanto a Granada le forze musulmane assaltano la città e sterminano la popolazione ebraica. Nell’est e nel nord Europa, nel frattempo, continuano le incursioni delle popolazioni slave. Per finire, nella nostra penisola, le repubbliche marinare di Genova e Pisa si danno battaglia.

…alla fine

Insomma, già solo con queste due date di partenza, possiamo vedere come la varietà di eventi che dobbiamo affrontare con il titolo di Lab42 sia estremamente ampia, e decisamente ben oltre le sole crociate di stampo cristiano cattolico.
Il tutto, infine, si conclude con l’anno 1453. Se chiediamo a chiunque, la fine del Medioevo viene vista con la “scoperta” dell’America del 1492. Tuttavia altrettanto importante è il 1453, con la caduta di Costantinopoli (e conseguente fine dell’Impero Romano d’Oriente) per mano del sultano ottomano Maometto II.

Se dunque decidiamo di avviare la nostra famiglia di regnanti sin dal 867, e se riusciremo a portarla avanti fra le mille difficoltà del titolo, potremo vederla prosperare per quasi 6 secoli, sino alle porte dell’Età Moderna.

3 continenti

Altrettanto impressionante in Crusader Kings III è la vastità di baronie, contee, ducati, regni e imperi a nostra disposizione. Sin dal tutorial, quando ci viene chiesto di ampliare la mappa per prendere confidenza con i comandi, ci si apre davanti la possibilità di attraversare non solo 6 secoli di storia, ma addirittura 3 continenti.

crusader kings iii mappa

 

Nell’opera di Paradox abbiamo per noi l’intera Europa, la stragrande maggioranza dell’Asia e infine pure il Nord Africa. Se vogliamo giocare nei panni di un piccolo conte bolognese possiamo farlo, così come possiamo essere un califfo musulmano, o un lontano sovrano indiano.
In tutto questo, almeno da principio, sembra che il vincolo possano essere le campagne storiche preimpostate, create e selezionate dal team di sviluppo per farci vivere specifici e fondamentali momenti della storia umana. Ne abbiamo suddivise per annate e “argomenti”, fra l’altro anche con differenti livelli di difficoltà.

Tuttavia, per quanto a nostro avviso non sia ampiamente visibile nel menu di creazione della dinastia, c’è anche un’altra e bellissima possibilità. Parliamo del poter scegliere qualunque luogo dei 3 continenti per avviare la nostra dinastia.
Ovviamente ci sono dei vincoli (il livello minimo di dimensione del nostro dominio è infatti la contea e non la sottostante baronia, per esempio), così come non sono disponibili effettivamente tutte le città che conosciamo nella vita vera.
Nonostante questo, è impressionante la vastità dell’offerta di Crusader Kings III, dalle minuscole contee italiane ai grandi regni nord-europei, fino ai tumultuosi imperi orientali.

Inoltre, all’avvio della partita, possiamo pure scegliere determinate altre caratteristiche. Andiamo da elementi tecnici e di gameplay come la difficoltà dell’IA a eventuali dettagli del multigiocatore, fino a impostazioni di tipo storico: quanto le linee di successione siano patrilineari o matrilineari, l’attinenza storica all’omofobia e alla xenofobia, ecc. Insomma, ne abbiamo per tutti i gusti.

Un mondo in frantumi

Come abbiamo accennato, la suddivisione del mondo di gioco fino alle piccole baronie (come Susa per Torino o Imola per Bologna), e i vari omologhi a seconda del luogo e periodo storico in cui ci troviamo, ci fa già capire la complessità del titolo.

Con Crusader Kings III siamo di fronte a un mondo estremamente realistico: è infatti un mondo in frantumi. È un mondo costantemente sferzato da guerre e tradimenti, complotti e inganni, in cui regni e sovrani si susseguono a ogni battito di ciglia.

crusader kings iii

Fra le tre difficoltà disponibili (molto facile, facile e normale), abbiamo scelto facile per testare il titolo con la difficoltà di mezzo. Ecco, già così abbiamo avuto seri problemi in molti frangenti: tra complotti per ucciderci, guerre ai nostri danni, sovrani eccessivamente prepotenti e anche una buona dose di sfiga.
Sì, perché pure la sfortuna conta. Un nostro povero conte, dopo più di 10 anni prigioniero del nemico, è tornato in patria per morire di peste bubbonica.

La ricerca della felicità (e del potere)

Fulcro del videogame è il nostro barcamenarci fra felicità e potere. In qualunque momento infatti dobbiamo tenere d’occhio la linea di successione ereditaria e i nostri domini (metti caso che vogliano ribellarsi), il nostro stress, le nostre amicizie e le nostre relazioni amorose.
Il tutto mentre proviamo ad ampliare i nostri possedimenti.

E questa è solo una parte dell’infinita serie di elementi che appaiono e scompaiono alla velocità della luce sullo schermo, in un coacervo di scritte, suggerimenti ed eventi che approfondiremo nei prossimi paragrafi.

Una storia di famiglia

Dicevamo prima della possibilità di partire con le campagne preimpostate, in cui ci troviamo ad avere un sovrano (di vario livello di potere) con un nome della dinastia e personale fissi.

E però abbiamo detto pure dello scegliere qualunque luogo in cui far nascere i nostri nobili di belle speranze. Ebbene, se il nome scelto dall’IA per la nostra casata non è di nostro gradimento, nessuno ci vieta di modificarlo, assieme al nome del nostro personaggio iniziale.
Per quel che riguarda poi i vari figli ed eredi, allo stesso modo possiamo sceglierli al momento della loro nascita.

Essere o non essere (l’unificatore e il pacificatore)?

Non si finisce mai di imparare

Se c’è una cosa bellissima, ma anche potenzialmente frustrantissima, di Crusader Kings III è quanto la massima “non si finisce mai di imparare” sia estremamente vera.

Di fatto, la prima campagna (come conte irlandese), quella che avviamo con lo start del gioco, è un unico, enorme, completo quanto complesso tutorial. Per forza di cose, il titolo ci pone davanti ogni elemento e variabile che possiamo incontrare nelle nostre scorribande. O meglio, come lo stesso gioco ci dice al termine del tutorial, ci dà solo le basi, quando in realtà di fatto gli elementi in game sono decisamente di più.

Per farvi capire, all’interno della campagna tutorial non abbiamo avuto alcun accenno alle crociate a cui potremo essere chiamati dopo un paio di secoli dal Papa, così come non viene fatta menzione dell’organizzare l’esercito per raid e incursioni (nelle vesti di un re scandinavo) e non solo per partecipare alle guerre. O, ancora, non ci viene spiegata la complessità delle linee di successione di ducati e contee italiani.
Questo perché, come appunto ci ripete il gioco stesso, l’intero Crusader Kings III è un tutorial lungo e perenne. Chi scrive in questo momento, man mano che continua a giocare al titolo, di volta in volte scopre dettagli sempre nuovi.

Consigli e suggerimenti a profusione

Ma come si fa dunque a giocare a un unico e infinito tutorial?
Questo dubbio attanagliava anche noi all’avvio della prima dinastia post-tutorial. E però abbiamo dovuto ricrederci, grazie all’implementazione in game di due utilissimi elementi.

Il primo di questi elementi è la levetta sinistra (e il pulsante annesso). In ogni momento, scorrendo e fermando il cursore su qualunque scritta a schermo, ci appaiono delle brevi indicazioni e informazioni relative a quella scritta.
Inoltre, premendo la levetta, istantaneamente blocchiamo il tempo e otteniamo così dei dettagli aggiuntivi, con una scheda che si apre in sovraimpressione. In più possiamo selezionare ulteriormente altri elementi della nuova finestra appena aperta, e scoprire così altre cose.

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Altra feature presente in game e utilissima nel nostro progredire è la serie di suggerimenti e avvenimenti che compaiono sulla destra dello schermo (o che possiamo far apparire a comando).
I primi, i suggerimenti, ci mostrano o ci ricordano alcune azioni o atti che possiamo compiere. Magari, di volta in volta, ci viene riproposta la possibilità di trovare un tutore per educare un figlio, oppure ci viene ricordato il fatto che possiamo ricattare un sovrano straniero (magari macchiatosi di ateismo).
Altra cosa che compare a schermo è la serie di avvenimenti importanti per il nostro dominio o per la nostra regione. Anche questi possono essere fondamentali per spingerci all’azione o per darci l’input in alcune situazioni.

Infine, non manca anche una lunghissima lista di cose apparentemente secondarie o addirittura inutili. Tra queste inseriamo per esempio la lunga lista di mappe specifiche che approfondiscono la suddivisione delle contee della regione, oppure i dati su religioni e culture differenti dell’intero continente.
E appunto, sebbene all’inizio possano sembrare inutili, con tutta probabilità prima o dopo capiamo quanto possano essere (per quanto specifiche e situazionali) assai comode.

Il carattere e le caratteristiche del nostro sovrano

Altro elemento da tenere strettamente sotto controllo è la serie di tratti e caratteristiche del nostro sovrano.
Tra questi abbiamo molteplici dettagli fondamentali per la nostra partita. In primis abbiamo i tratti caratteriali, che ogni personaggio può acquisire durante la propria crescita, il proprio percorso di apprendimento o a seguito di eventi particolari o traumatici.
Fra questi abbiamo per esempio un temperamento timido o lussurioso, sadico, vendicativo, teso più alla diplomazia, ecc. Ciascuno di questi ci fornisce bonus e malus nei rapporti con i familiari, i regnanti e con la nostra corte, così come in battaglia, negli intrighi e in qualunque altra situazione di Crusader Kings III.
Nota: ci sono pure i vari tratti che acquisiamo compiendo atti ritenuti criminali o peccaminosi, che dunque ci possono tramutare in adulteri, assassini, sodomiti, cannibali, scomunicati, ecc.

I tratti caratteriali vanno fra l’altro a influenzare le caratteristiche del nostro nobile avatar. Queste sono 6: diplomazia, abilità militare, amministrazione, intrigo, cultura, prodezza (in inglese diplomacy, martial, stewardship, intrigue, learning, prowess).

Come intuibile dai loro nomi, la prima la sfruttiamo in tempo di pace, mentre la seconda in tempo di guerra. Con l’amministrazione parliamo della capacità di controllare i domini da un punto di vista economico, mentre la prodezza è una capacità personale di combattimento (e può essere utile nell’uso del pugno di ferro). L’intrigo fa ovviamente riferimento alle nostre abilità nel creare complotti. Infine la cultura la possiamo sfruttare per apprendere conoscenze e aumentare l’opinione di determinati personaggi nei nostri confronti, per esempio i rappresentanti della chiesa cattolica in materia teologica.

Le abilità

Fra l’altro, a queste caratteristiche (che possono migliorare o peggiorare nel corso della vita in base agli eventi) corrispondono una sorta di alberi delle abilità. Per ogni personaggio che utilizziamo, e che dunque cambiamo alla morte del predecessore in linea dinastica, all’inizio dobbiamo scegliere un’abilità in cui specializzarsi e in cui ottenere così dei perk e dei bonus speciali.
Se per esempio vogliamo un personaggio che sfrutta più la lingua della spada, magari seducendo duchesse e contesse, allora possiamo indirizzarlo verso la diplomazia. All’opposto, se vogliamo un duca “007”, scegliamo sicuramente l’intrigo come abilità particolare.

Da notare che, all’ascesa al trono di ogni nuovo sovrano, quest’ultimo ha già di default un’abilità prediletta. Quest’ultima è il risultato dell’apprendimento che gli è stato impartito, per cui abbiamo un ruolo importante non solo come regnanti, ma anche come genitori di futuri sovrani.

La salute prima di tutto

Dicevamo più sopra dei tratti caratteriali. Ebbene, questi non sono gli unici che dobbiamo tenere d’occhio in Crusader Kings III.
In primis abbiamo i tratti ereditari e congeniti, non controllabili nel corso della nostra crescita né evitabili. Parliamo per esempio di elementi genetici: albinismo, nanismo, gigantismo, follia, possessione (un modo molto religioso per parlare di schizofrenia) e tanti altri ancora. Interessante che fra questi compaia pure l’essere figlio di consanguinei, con tutti i rischi che questo comporta.

A proposito di malattie e disagi, nel gioco ne troviamo poi tutta una serie di acquisibili. Ogni visita al bordello potrebbe regalarci una malattia venerea, la peste bubbonica è sempre dietro l’angolo e il voler annegare i nostri affanni nell’alcol potrebbe tramutarci in ubriaconi. Questo per citare solo alcuni dei pericoli ulteriori in cui possiamo incorrere in game.

Per concludere, come se il resto non fosse abbastanza, abbiamo pure lo stress.
Come nella vita vera, lo stress è frutto di eventi avversi: morte di un parente, sconfitta in guerra, umiliazione alla corte del nostro signore e molto altro ancora. A peggiorarlo contribuisce anche il compiere azioni contrarie ai nostri tratti caratteriali.
Certo, abbiamo la possibilità di diminuirlo con azioni rilassanti come prendercela con i sudditi o diventare lussuriosi, ma a ogni azione corrisponde un’ulteriore reazione uguale e contraria.

La cultura (e la religione) prima di tutto

Nella grandiosità di Crusader Kings III abbiamo non solo la presenza di 6 secoli di storia, 3 continenti, abilità, tratti caratteriali e congeniti, ecc.
No, abbiamo pure tantissime e diversissime culture e modi di pensare con cui interfacciarci: regni ereditabili solo per via patrilineare, possibilità o meno per le donne di appartenere alla cavalleria e all’esercito, ecc.
Con il nostro sovrano possiamo decidere di conformarci o meno alla cultura del luogo che ci ospita, educare i figli a una determinata cultura e magari influenzare e fare da tutori a figli di sovrani stranieri per forzarli verso i nostri modi di vivere.

Allo stesso modo abbiamo la presenza di tantissime religioni diverse fra di loro, che sono in grado di convivere più o meno pacificamente o che magari sono invece apertamente ostili (come il titolo del videogame lascia supporre).
Anche in questo caso possiamo optare per una o l’altra religione e, qualora nasca un’eresia, decidere di aderirvi o farci promotori della “vera religione”.
In aggiunta, se vogliamo fare bella figura con il nostro capo della chiesa, possimao pure andare in pellegrinaggio, così da avere un boost nei rapporti con il clero (o chi per loro).

Da genitori a figli

Come avete capito, una delle parti più importanti del gameplay del titolo di Paradox Interactive è il mettere su famiglia. Difficilmente dietro c’è la semplice volontà di essere circondati da una famigliola felice, quanto piuttosto l’assicurarsi uno stuolo il più stabile possibile di eredi.

Ovviamente bisogna partire dalle basi: scegliere una o un consorte il più adatto possibile allo scopo. Quindi meglio cercarlo con le migliori caratteristiche possibili, così da aiutarci nel governo, e soprattutto in grado di portare con sé in dote denaro, armate e una buona dose di prestigio.
Il tutto sempre che non abbiamo già una promessa o un promesso sposo fin da quando siamo in fasce.

Altrettanto ovviamente, come dicevamo nel paragrafo dedicato, sin dalla nascita la progenie vede ricadere su di sé caratteristiche e difetti genetici, il risultato dell’educazione e dell’ambiente in cui cresce, ecc.
Da non sottovalutare non è neanche e il dissenso e il sospetto innati che gli altri innati provano per gli ultimi arrivati, una volta che i nuovi eredi ascendono finalmente al trono.

Di baronie, contee, ducati, regni e imperi

Estremamente complesso è il tenere d’occhio ogni suddivisione delle regioni e degli stati. Anche a questo abbiamo già fatto riferimento: partiamo dalle baronie e le lievemente più grandi contee, sino ai decisamente più imponenti ducati. Ancora più sopra nella scala del potere abbiamo i regni e, per concludere, gli imperi.

In tutto questo, in riferimento ai vari possedimenti e alle città che li compongono, abbiamo da tenere in conto tantissimi e importantissimi dati. C’è la crescita delle città, assieme alla possibilità di creare nuovi domini e tenerli per noi, se non vogliamo assegnarli a qualche nobile. Inoltre le varie città possono essere migliorate con nuove difese, campi di addestramento per l’esercito, coltivazioni e allevamenti, mercati, ecc.

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Un regno da amministrare

Più in generale, come vediamo, nella vastità dei nostri domini le particolarità e le caratteristiche da osservare e smuovere a nostro favore sono altrettanto numerose e complesse.
In questo ci aiutano le molte schermate e le onnipresenti statistiche sulla salute del nostro possedimento. In alto, sempre a schermo, abbiamo infatti l’indicazione sul numero dei nostri soldati, la nostra ricchezza e l’apporto mensile grazie alle tasse, il nostro livello della devozione (fondamentale se vogliamo rapportarci con la religione) e del prestigio, che di fatto è il rango sulla nostra fama come sovrani. Più in generale esiste anche un valore più ampio che indica la fama dell’intera dinastia e si passa di genitori in figli, migliorando o peggiorando in base alle proprie gesta.

L’uso della diplomazia o, all’opposto, di atti tirannici, influenza invece le statistiche che vediamo quando apriamo la scheda relativa ai vari personaggi e regnanti che ci circondano. Questi possono infatti provare stima o amicizia nei nostri confronti, oppure odio o timore.
Tutto questo si ripercuote su vassalli, signori, cortigiani, consiglieri, alleati, cavalieri, ecc.

A livello globale, se giochiamo bene le nostre carte e diventiamo abbastanza devoti e rinomati, possiamo aspirare al rango di capo della religione e della cultura.
Questi due veri e propri titoli ci consentono di accedere a interessanti novità di gameplay. Possiamo infatti modificare letteralmente la religione vigente, oppure indirizzare il progresso economico, tecnologico e politico del paese verso le innovazioni che più si adattano al nostro modo di giocare.

Il consiglio del sovrano

Se invece abbiamo aspirazioni meno grandiose e vogliamo mantenere unicamente il nostro orticello, abbiamo in ogni caso un bel po’ di gatte da pelare.
Fortunatamente non siamo da soli a condividere questo fardello.

In primis abbiamo ovviamente il nostro o la nostra consorte, che mette a disposizione le proprie capacità e conoscenze. Poi c’è il rappresentante religioso di turno, che può essere un vescovo, un sacerdote norreno o chi per loro (fondamentale per loro è la caratteristica della cultura, l’inglese “learning“).
A seguire troviamo il cancelliere: suo compito è quello di migliorare i rapporti con i vassalli interni e i regnanti esterni. Accoppiato a questo c’è l’amministratore del regno, che fornisce supporto da un punto di vista del controllo sull’economia e sulla cultura della regione.
Sfruttando invece le proprie capacità nella maestria con le armi, lo sceriffo controlla l’esercito e la presa del potere sulle varie regioni. Infine c’è il capo delle spie, addetto speciale nello scoprire intrighi nemici e nel favorire quelli del proprio signore.

Gli eserciti e le armate

In un gioco come Crusader Kings III, che ha delle guerre anche nel titolo, non poteva mancare un approfondimento dedicato all’esercito.
Come prima cosa, un’armata va costruita e organizzata. Per fare ciò, abbiamo i soldati di leva che ci vengono forniti direttamente dai domini nostri sudditi. Inoltre, a fianco a questi, abbiamo i cavalieri (o campioni, a seconda del periodo storico e della cultura di riferimento), che scegliamo noi all’interno della corte del sovrano, in base alle loro capacità.

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Assieme ai militari di leva e ai cavalieri, ci sono i vari corpi speciali, che possiamo addestrare spendendo denaro o prestigio. Tra questi ci sono per esempio cavalleria leggera, arcieri, armi d’assedio, ecc.

Fondamentale poi nel successo in battaglia è l’apporto di eserciti di mercenari, che possiamo ingaggiare e stipendiare fin quando ne avremo bisogno. Oppure, se siamo stati abbastanza bravi nella diplomazia o nell’organizzare matrimoni combinati, possiamo contare pure sulle alleanze che abbiamo stretto con i sovrani stranieri.

Queste sono le basi per poter affrontare guerre e incursioni da parte di barbari e vichinghi (sempre che non siamo noi stessi ad assaltare indifesi villaggi).

La casualità del fato

Abbiamo già parlato della possibilità che si verifichino eventi casuali. Questi possono nascere spontaneamente, come nel caso di casi di peste o altre malattie in seno alla nostra corte, oppure un attacco di cuore o altri eventi catastrofici.
In alternativa, possono essere attivati dal comportamento del nostro avatar o degli NPC. Potrebbe perciò capitarci, come già abbiamo accennato, di ritrovarci con un problema di alcolismo o di malattie veneree per via di una vita decisamente troppo dissoluta.
Per ciò che riguarda invece gli altri personaggi, possiamo incappare in gruppi di disertori, una consorte incinta ma non di noi, un figlio che si diverte a torturare gli animali, folle di cittadini pronti a uccidere una sospetta strega, feste organizzate dai nostri signori.

In ciascuno di questi casi, il nostro sovrano è chiamato a scegliere come agire di conseguenza. Ciò da vita inevitabilmente ad altrettanti eventi e situazioni a catena, che portano con sé bonus e malus. Questi possiamo ritrovarli come migliorie e peggioramenti nelle nostre abilità o nel nostro carattere, così come nei rapporti con la corte, il consiglio o i vassalli, fino ad amicizie e conoscenze che diventano odio aperto o viceversa.

1000 modi per morire

Arrivando verso la conclusione di questa lunga cavalcata attraverso le complessità di Crusader Kings III, ci teniamo però a fare di nuovo sosta sull’ampiezza di un elemento in particolare.
Nonostante infatti la narrazione di ciascun avvenimento in game avvenga tramite schermate fisse (come vedremo a breve nella parte tecnica della recensione), è divertentissima la quantità di modi in cui il nostro sovrano può morire.

Come di fatto è stato per i veri signori dell’epoca, la lista di eventi letali per un nobile del periodo era ed è decisamente lunga: assassinio, decapitazione in tempo di guerra, morte per fame in prigionia, lebbra, peste bubbonica, alcolismo, morte sul rogo per eresia, infarto a causa dell’eccessivo stress, ecc.
Addirittura, il gioco ci dà la possibilità di commettere suicidio, a seconda dei tratti e della condizione psicofisica del nostro personaggio.

Un Medioevo inclusivo

Fino a ora ci siamo attenuti a trattare il videogame per come ci viene fornito di base. Dunque nella maggior parte dei casi abbiamo a che fare con un mondo maschilista e misogino, con matrimoni e alleanze basati sulla superiorità dell’uomo sulla donna, nel potere religioso quanto in quello temporale.
Allo stesso modo, abbiamo avuto a che fare con religioni dominanti ed eresie e credi di serie B. E, per finire, a farla da padrona è l’eterosessualità, in un periodo storico in cui l’omosessualità e la bisessualità erano viste nel migliore dei casi come peccato, se non come crimine da punire perfino con la morte.

Per venire incontro alla sensibilità moderna, all’avvio di una nuova partita, il videogioco ci concede la possibilità di modificare gli elementi di cui abbiamo appena scritto. Per cui possiamo creare un’Europa medievale in cui però le religioni minori non vengono perseguitate, oppure in cui le donne sono il genere dominante o gli omosessuali non sono incarcerati per i loro gusti sessuali.

La componente tecnica

La narrazione di Crusader Kings III

Ciò che ha colpito più che positivamente chi scrive, è la modalità di narrazione di Crusader Kings III.
Trattandosi fondamentalmente di un simulatore e strategico duro e puro, non potevamo certamente aspettarci un gameplay sobrio e rapido. E infatti così è stato: il titolo di Lab42 si prende tutto il tempo del mondo per spiegare e approfondire ogni dettaglio.
Per di più, nella maggior parte dei casi, lo fa unicamente attraverso lunghi testi e schermate fisse. Questo tranne nei casi dello spostamento di truppe, in cui avremo una sorta di pedone a raffigurare ciascuno degli eserciti.

Ecco, nonostante queste modalità che, sulla carta, potrebbero allontanare tantissimi fruitori del videogioco, in realtà (dopo i primi minuti di spaesamento) si entra nel mood dell’opera e spariscono i problemi.

Questo grazie comunque alla chiarezza e all’aggiunta di veri e propri elementi narrativi, che esulano dalla componente meramente strategica.
Inoltre, per raggiungere determinate schermate (relative magari ai rapporti con un sovrano estero, oppure riguardo la nostra dinastia o successione, ecc.) il gioco ci fornisce vari modi per raggiungerle. Che sia passando attraverso i menu delle statistiche, oppure attraverso la scheda del nostro personaggio, ecc.
Anche questo è un bell’aiuto ad alleggerire il peso di un videogioco così denso come Crusader Kings III.

I comandi

Trattandosi di un porting da PC a console, qualche riga va spesa pure in merito alla realizzazione su gamepad della miriade di pulsanti a cui hanno accesso i giocatori su mouse e tastiera.

In generale il team di sviluppo ha fatto un buon lavoro. In particolare sfruttando l’alternanza di pressione singola e pressione prolungata. Se si preme la levetta sinistra si attiva e si disattiva il suggerimento automatico, mentre se la si tiene premuta per un determinato lasso di tempo (personalizzabile nelle opzioni), si hanno le indicazioni su ogni elemento su cui si trova il cursore.
Allo stesso modo, premendo una volta soltanto grilletto sinistro e grilletto destro, scorriamo fra le schede dell’amministrazione dei domini. Invece, se li teniamo premuti, si aprono le schermate con le statistiche e le mappe relative all’intero continente o al nostro personaggio.

Questo appena citato è sicuramente uno dei motivi principali per cui possiamo promuovere la mappa dei comandi in game. Detto ciò, rimane comunque un sistema in alcuni momenti farraginoso o di difficile memorizzazione, vista la quantità di elementi da mantenere a mente.

La velocità del tempo

Fondamentale nel gameplay e fra le cose da apprendere per prime quando ci approcciamo al terzo episodio di Crusader Kings è la manovrabilità del tempo.
Infatti, con la semplice pressione di un tasto possiamo bloccare istantaneamente il tempo per prendere con calma decisioni che magari cambieranno per sempre l’assetto del nostro dominio.

Inoltre, mantenendo premuto lo stesso pulsante e associando la pressione dei dorsali sinistro o destro, possiamo pure rallentare o velocizzare il tempo rispetto alla velocità standard. Ciò è molto utile in momenti concitati o quando, al contrario, stiamo soltanto aspettando di avere abbastanza denaro o soldati per fondare una nuova città o assaltare un nemico.

Per concludere, il gioco, ogni volta che si avvia un evento, blocca automaticamente il tempo, così da consentirci con calma di leggere ciò che è appena successo. Il tutto senza perderci neanche un secondo del governo delle nostre terre.

I canti gregoriani e il sonoro

Dal punto di vista del sonoro abbiamo forse un lato debole del titolo. Ciò è pure abbastanza ovvio, vista comunque la natura molto diretta più alla gestione maniacale, molto “teorica” e funzionale di contee e ducati, piuttosto che una vera e propria avventura fra i regni medioevali.
Diciamo che proprio funzionale è il termine più corretto per il comparto sonoro di questo Crusader Kings. Ogni suono deve essere estremamente riconoscibile, così che sappiamo associarlo a un evento speciale, l’avvio di un assedio o di una guerra, la buona riuscita di un banchetto, ecc., piuttosto che essere accattivante.

Alla stessa maniera, le musiche rimangono un mero sottofondo alla nostra monotona ma impegnativissima amministrazione. E certamente i canti gregoriani in latino sono divertenti da ascoltare mentre ci accordiamo con il Papa sull’uccisione di un suo vassallo, però una più ampia varietà nella colonna sonora sarebbe stata apprezzata.

Un problema di lingua e di font

Tralasciando però la parte sonora di Crusader Kings III, un paio di elementi di sicuro disturbo per moltissimi gamer che vogliono avvicinarsi al videogame sono la lingua e il font.

Ora, chi scrive è abituato alla lingua inglese e non ha problemi a capirla. Di fatti, è stato comunque abbastanza semplice seguire le varie dinastie nelle loro secolari vicisissitudini.
Tuttavia è innegabile che non tutti abbiamo la stessa capacità linguistica con l’inglese, e qui sta il vero problema con il titolo: non ha una localizzazione in italiano. Per cui, se volete acquistarlo o giocarci su console, sappiate che dovete avere una conoscenza dell’inglese che sia sopra un livello base, oppure dovete armarvi di molta pazienza e di un buon traduttore.
Questo mentre perlomeno chi lo gioca su PC può contare su di una traduzione amatoriale (ma ben fatta), realizzata da un gruppo di modder appassionati.

L’altro difetto a cui abbiamo fatto riferimento è la dimensione del font: dotatevi di uno schermo parecchio grande, oppure state pronti a mettere a repentaglio le vostre diottrie, se volete leggere ogni scritta a schermo. Alcune infatti sono estremamente piccole e, non diciamo indistinguibili, eccessivamente fitte.
Qui, come presente in molti videogame, sarebbe stato apprezzata un’opzione per aumentare almeno di poco la dimensione del carattere, che però manca.

Il multiplayer

L’ultimo dato a cui facciamo riferimento in merito allo strategico di Paradox Interactive è la presenza del multiplayer online. Questo ci consente di sfidare un amico nella conquista di più territorio e prestigio possibile, in qualunque periodo storico del Medioevo e in qualunque luogo. Addirittura il gioco ci consente di provare a rapire o assassinare il suo avatar.

Purtroppo, almeno nelle fasi iniziali del lancio su console, non esiste il cross-play, neppure tra PC e le console. Nonostante ciò, il publisher ha confermato che penserà a quest’eventualità, se la community si dimostrerà interessata.

Conclusioni

Come abbiamo visto nell’ultima parte della recensione, il videogioco di oggi non è esente da difetti. Ci riferiamo alla mancata localizzazione nella nostra lingua, forse fondamentale per la quantità di testi a schermo, e anche alla dimensione di questi testi (persino invalidante per qualche giocatore miope).

E, sebbene la presenza di questi difetti, i pregi sono talmente tanti e qualitativamente superiori da far impallidire gli eventuali passi falsi di Paradox Interactive e Lab42.
Di fatto, con questo titolo non siamo di fronte a un videogioco, ma a una vera e propria opera d’arte, che riproduce con un dettaglio estremamente fedele e minuzioso la vita medievale di un sovrano dell’epoca.
Poniamo caso che chiunque ci chiedesse “A cosa potrei giocare per approfondire, imparare, scoprire le dinamiche della vita di un regnante medievale?“. A questa persona risponderemmo senza dubbio Crusader Kings III.

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Masterpiece
91100
Pros

Ricostruzione storica estremamente fedele

6 secoli a disposizione del giocatore

Dinastie che si intrecciano su 3 continenti

Tantissime caratteristiche e statistiche che approfondiscono il gameplay

Cons

Nessuna localizzazione in italiano

Dimensione dei testi eccessivamente piccola

Comparto sonoro monotono sul lungo periodo

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