Far: Changing Tides è un titolo indie appena uscito dal team di sviluppo di Okomotive, grazie al publisher Frontier Developments., secondo capitolo di un primo gioco del 2018. Con una struttura tipicamente da platform bidimensionale (sebbene in un’ambientazione tridimensionale), il videogame di oggi ci trasporta in quello che pare essere un futuro post-apocalittico.
Con queste premesse, non potevamo che avere delle alte aspettative per il videogioco. Vediamo cosa ne è saltato fuori nella nostra recensione.
Indice
Far: Mare Tranquillitatis
Il paragone che abbiamo scelto per descrivere il primo impatto, e più in generale l’intera avventura, con Far: Changing Tides è il Mare della Tranquillità (Mare Tranquillitatis in latino). Stiamo parlando di una regione della Luna caratterizzata da una distesa desolata e spoglia, scelta fra l’altro come luogo dell’allunaggio dell’Apollo 11.
Quale paragone migliore avremmo potuto trovare per una rudimentale imbarcazione che si muove solitaria sull’oceano piatto? Noi, giocatori e pionieri, come novelli astronauti, siamo i soli esseri senzienti che vi si avventurano.
Qualcosa ha distrutto la civiltà, la nostra civiltà, le nostre città. Di queste non restano nient’altro che rovine, case diroccate, navi naufragate. E la ruggine.
È la ruggine salmastra e marrone che compone il metallo della nostra barca. Qualunque sia stata la causa scatenante della fine della civiltà, quest’ultima è stata scossa da cataclismi e alluvioni: ondate ed esondazioni hanno spazzato via ogni rimasuglio di vita umana.
Non troveremo alcun altro essere come noi, nel nostro cammino, eccezion fatta per qualche iscrizione, qualche disegno, le nostre costruzioni.
Non è un mondo morto
Ma questo non è comunque un mondo morto. Davanti ai nostri occhi, sotto la pancia della nostra barca e attorno a noi, si muove la vita.
Ha la forma di qualche raro banco di pesci o sporadici gruppi di meduse. Intanto, sulla superficie del mare, sulle coste e sui promontori, corrono cervi e volano uccelli.
Maree in cambiamento
Nel nostro vagare sulle onde, sono molti i paesaggi che si susseguono sullo sfondo. E tra situazioni scriptate e immagini mozzafiato, ci sono tanti momenti in cui ci ammutoliamo e rimaniamo a scrutare ciò che avviene e scorre sullo schermo.
Il rumore delle onde
Un mondo apocalittico di questo tipo, in bilico fra fine di tutto e vita che resiste, non è però un mondo silenzioso. In Far: Changing Tides vediamo (anzi, sentiamo) l’alternarsi dei proverbiali silenzi assordanti con momenti di grande carica sonora e dunque emotiva: la prima discesa nei fondali marini, il muggire di ingranaggi di dimensioni ciclopiche, le tempeste che imperversano a perdita d’occhio.
E il rumore delle onde, della vetusta tecnologia umana e della natura non sono le uniche cose che si sentono in Far: Changing Tides.
Il videogioco di Okomotive può infatti contare su di una colonna sonora di incredibile trasporto. Grazie al supporto di molti pezzi orchestrali, il comparto musicale del titolo risulta sicuramente fra gli elementi meglio riusciti dell’intera opera.
Changing Tides: ruggine d’artista
Dicevamo poco sopra della componente visiva come uno dei fulcri dell’intera esperienza ludica del videogioco. Ciò è estremamente vero grazie anche a una grafica che potremmo poeticamente definire rugginosa: il colore prediletto per narrare le avventure del nostro solitario marinaio è infatti il colore del ferro scurito dal tempo e dall’umidità.
E con una direzione artistica di altissimo livello, l’esperienza di Far: Changing Tides siamo sicuri che è pronta a restare nel cuore di molti giocatori. Tutto questo, nonostante l’evidente semplicità a livello di gameplay.
Piattaforme e puzzle
Se infatti pensiamo al fattore gioco giocato, ci troviamo di fronte a un videogame che, ludicamente parlando, sembra uscito da diverse generazioni fa. E non è un’offesa, bensì è un complimento: per il modo scelto per raccontare questa storia, un gameplay quasi ridotto all’osso risulta perfetto.
Praticamente, in game non abbiamo altra possibilità che saltare, aggrapparci agli oggetti o raccoglierli, attivare o disattivare oggetti e pulsanti. Nonostante questo, queste semplici azioni ci consentono di immergerci nelle acque e cercare carburante per la nostra barca, manovrare le vele, controllare i motori della nave e attivarne i diversi potenziamenti (fra cui uno che trasforma la barca in sottomarino).
Nel corso del viaggio, impariamo quanto sia interessante e appagante saper comandare al meglio possibile le vele e il motore della nave, fra mari in tempesta e ostacoli da superare.
Sì, perché il gameplay di Far: Changing Tides si divide sostanzialmente in due. Se da una parte abbiamo la componente di viaggio, dall’altra abbiamo i puzzle da risolvere.
Questi si presentano sempre nella stessa maniera: la nostra nave rimane incagliata in qualche ostacolo, che sia una diga chiusa, i resti di un’antica costruzione, qualche enorme scoglio. Il nostro scopo è scendere dall’imbarcazione e trovare un modo per rimuovere o aggirare l’intoppo.
I puzzle sono sempre belli da risolvere e mai eccessivamente complessi (chi scrive ha avuto solo un problema più sostanzioso con uno degli ultimi enigmi, ma nulla di esagerato).
La brevità come punto di forza di Far: Changing Tides
Un elemento che salta subito agli occhi di chi gioca all’intero Far: Changing Tides è certamente la sua relativa brevità. Bastano infatti poche ore per raggiungere il culmine e la conclusione del nostro viaggio.
Ciò però, vista anche la natura estremamente placida del videogioco, con molti momenti in cui dobbiamo soltanto attendere che il motore o le vele della nave abbiano di nuovo bisogno di noi, non è sicuramente un difetto. Anzi, la durata in linea di massima è più che giusta per un’opera del genere.
Mal di mare
Abbiamo detto che la durata in linea di massima è corretta con l’offerta del videogame di Okomotive. Questo è verissimo, ma tuttavia ogni tanto potrebbero subentrare la ripetitività e un pizzico di stress.
La prima potrebbe comparire se non siamo avvezzi a questa tipologia di giochi estremamente lenti e vacui, in cui dobbiamo guardare gli avvenimenti e ascoltare, più che partecipare attivamente all’azione.
Il secondo invece potrebbe fare capolino in occasione di qualche puzzle, se magari abbiamo problemi di pazienza e vogliamo tutto e subito.
Per questi due motivi, potremmo perciò dire che forse Far: Changing Tides non è un videogame per tutti.
Come altro elemento di disturbo nell’esperienza, segnaliamo gli input. Questi infatti, talvolta (sebbene non comunemente), si sono mostrati non precisissimi. In particolare quando abbiamo dovuto saltare per aggrapparci a qualche scala, e magari avevamo fretta per avviare il motore o fermare la barca, o magari per chiudere le vele prima di uno schianto.
Conclusioni
Per quanto, come visto nelle ultime righe, il secondo capitolo della serie di Far non sia esente da difetti, i pregi surclassano grandemente qualunque problema possiamo riscontrare nell’ultimo prodotto di Okomotive.
Il nostro voto non può che essere positivo e non possiamo che appoggiare nella scelta chiunque decida di dare una possibilità al titolo.
Rimane l’incognita di chi, per gusto e propensione, si è sempre tenuto alla larga da certe tipologie di opere. A questi possiamo infatti dire che non sarà sicuramente dire che non sarà Far: Changing Tides a far cambiare loro idea.
E ‘l naufragar m’è dolce in questo mare.
La direzione artistica
La colonna sonora
La tranquillità che trasmette
La possibile ripetitività