Xbox Serie X: Showcase deludente ma futuro brillante…

Informazioni sul gioco

Nell’attuale contesto commerciale è Sony a trovarsi in una posizione dominante. Dall’alto delle sue cento milioni e passa di unità vendute, PlayStation 4 si è aggiudicata una vittoria netta, prevedibile fin dagli inizi della generazione.

In quel di Microsoft sono stati commessi tanti errori, che hanno nullificato il successo di Xbox 360 e limitato sul nascere la diffusione di Xbox One.

Sbagli riconducibili alla politica attuata da Don Mattrick, l’allora direttore della divisione Xbox. 

L’evoluzione della grande M passa infatti attraverso le menti che ne hanno gestito l’economia aziendale e quando Mattrick ha sostituito Peter Moore, circa a metà ciclo vitale di Xbox 360, è iniziato un ridimensionamento interno con la vendita o la perdita di team di talento, come i mai troppo compianti Bizzarre Creation, venduti ad Activision.

Sotto la precedente guida di Moore, la casa di Redmond ha finanziato svariati titoli esclusivi per la sua console, con ingenti investimenti sul fronte creativo. 

A quella Microsoft dobbiamo capolavori come Lost Odyssey e Mass Effect, mentre la Microsoft di Mattrick era molto più orientata al Kinect e alla capitalizzazione di pochi franchise, quelli già di successo, ovvero Halo, Forza Motorsport e Gears of war.

Nemmeno l’allontanamento e la perdita di Epic Games e Bungie riuscirono a scalfire le convinzioni di Mattrick, che caricò sulle spalle degli inesperti The Coalition e 343 Industries l’eredità di due IP ormai pilastro dell’identità stessa di Xbox, ma anche terribilmente inflazionate nelle meccaniche e nella struttura ludica.

All’apice di questa politica rivolta al puro profitto, troviamo Xbox One e il suo lancio sul mercato, accompagnato da una comunicazione aberrante che ha spinto la massa di utenti verso una Sony ormai redenta. 

Durante il ciclo vitale di PlayStation 3, la grande S ha intrapreso un lento processo di maturazione, con al centro della sua crescita i team interni e i prodotti esclusivi.

In pratica il percorso inverso di Microsoft. 

Questo processo ha permesso a Sony di produrre titoli fuori scala dal punto di vista tecnico, come Uncharted 2, Killzone 3, God of War 3, Heavy Rain e ovviamente The Last of Us, fidelizzando ancor più l’utenza in previsione poi del cambio generazionale.

Ed è in questo delicato contesto che Phil Spencer ha preso in mano le redini della situazione.

Circondato dalle macerie lasciate da Don Mattrick, ha iniziato un suo percorso di ricostruzione: ha subito risistemato l’hardware, rilanciando l’attuale console prima nella versione S e poi nella più potente versione X, ha sistemato il sistema operativo, snellendolo e semplificandolo, ed infine ha cercato di riedificare l’azienda internamente, con l’acquisizione di svariati team di sviluppoHa poi dato loro carta bianca, ha dato loro l’hardware più promettente, ha dato loro il giusto budget, promettendo al contempo all’utenza grandi sorprese.

Promesse da mantenere…

Gli ultimi eventi a tema Xbox sono stati dichiarazioni di intenti, l’intento di rilanciarsi come brand non solo attraverso una semplice console, bensì sotto forma di ecosistema multidispositivo servizio-centrico

I passi in questa direzione sono stati un successo dietro l’altro. Cross-play tra PC e console, cross-save e cross-buy, retrocompatibilità fino a Xbox original con migliorie gratuite che trasformano i vecchi giochi in remaster a costo zero e, infine, ma non certo per importanza, Xbox Game Pass.

Tuttavia, da inseguitore, il colosso americano ancora non è riuscito a colmare un gap in particolare, quello dei titoli tripla A di spessore in esclusiva

Gli utenti hanno atteso, E3 dopo E3, evento dopo evento, per avere la possibilità di osservare i frutti delle acquisizioni recenti, ma non hanno considerato il tempo necessario per lo sviluppo di titoli ingordi di risorse.

Sony, forte di un insieme di sviluppatori ormai capaci di far miracoli, ha un netto vantaggio in termini di esclusive. Naughty Dog, Santa Monica, Guerrilla, Sucker Punch non hanno poi molto ancora da dimostrare, per non dire che siano oramai garanzia assoluta dati i risultati ottenuti su PlayStation 4. Al contrario, The Coalition, 343 Industries e la schiera di nuovi team Microsoft devono maturare velocemente per affrontare questa agguerrita competizione.

Ciò nonostante, su carta, la rinnovata forza lavoro di Redmond potrebbe davvero ri-bilanciare la situazione, se non addirittura rovesciarla. Su carta però, perché ad oggi si è visto troppo poco per trarre premature conclusioni.

Ed è in questo che lo scorso showcase ha fallito. 

Un futuro glorioso… ma remoto?

Non sono mancate le sorprese, non sono mancati i videogiochi, non è mancata nemmeno la qualità o i ritmi della conferenza di per sé. 

Ogni minuto dell’ultima diretta ha confermato l’importanza del Game Pass nell’ecosistema Xbox, pronto ad accogliere tutti i titoli mostrati sin dal loro day one, ha confermato un futuro in streaming chiamato XCloud e non certo Stadia (con Google ormai quasi già fuori dallo scontro), ha confermato svariati progetti inediti e graditi ritorni, come Fable, ma non si è visto nulla in grado di smuovere l’utenza nel profondo

Certo, The Medium sembra un capolavoro annunciato e la varietà l’ha fatta da padrona coprendo i più disparati e diversi target, ma ci sono ancora troppe incertezze.

Everwild sembra un’opera d’arte audio-visiva, ma nemmeno sappiamo di che si tratti. L’inedito progetto Obsidian ha tutta l’aria di voler spodestare i capisaldi del genere fantasy, ma non possiamo azzardare pronostici dato il breve teaser trailer mostrato e lo stesso può dirsi per l’attesissimo Fable, promosso solo dal pensiero di Playground Games al lavoro sul codice, probabilmente il miglior team interno a Microsoft se parliamo di capacità tecniche.

Non che allo stato attuale Sony sia messa molto meglio. Tra i prodotti annunciati solo Horizon 2 Forbidden West si può dire importante a livello mediatico, ma potrebbero passare molti mesi prima di vederlo sugli scaffali dei negozi.

La differenza, come dicevamo, risiede nelle attuali posizioni commerciali, dove Sony può permettersi di muoversi con cautela, mentre Microsoft DEVE mostrare maggiore aggressività ed entrare a gamba tesa nella nuova generazione di Hardware, forte anche di una maggiore potenza su carta.

Una potenza che si sta rivelando un’arma a doppio taglio.

Questione di “grafica”…

Portare avanti un marketing incentrato su di una GPU in grado di erogare 12 Teraflops è senza dubbio una dimostrazione di forza, ma bisogna poi concretizzare via software questa superiorità.

Halo Infinite non ci è riuscito, forse più a causa delle aspettative degli utenti che non del gioco di per sé.

Non si tratta certo di un completo disastro, ma la sensazione è quella di avere tra le mani un prodotto alla stregua di un multipiattaforma cross-gen, invece che un prodotto interno pensato per ottenere il massimo da Serie X.

Che sia Xbox One S il motivo della taratura verso il basso? Molti suppongono di sì, tuttavia la causa potrebbe risiedere nel team di sviluppo stesso. 

Non è un caso che gli ultimi capitoli di Halo non siano stati apprezzati quanto la prima trilogia, sviluppata da Bungie. Così come Reach, che viene considerato l’ultimo grande capitolo del franchise. 

343 Industries ne ha accettato l’eredità, ma il suo processo di maturazione come team di sviluppo è probabilmente ancora in corso, almeno per quanto riguarda le doti tecniche.

Per Halo Infinite sono stati investiti milioni e milioni di dollari e il tempo per svilupparlo di certo non è mancato. Di conseguenza le aspettative degli utenti erano alle stelle e Microsoft aveva l’onere di mostrare qualcosa di sbalorditivo, al di là dei potenziali 60 fotogrammi al secondo con una risoluzione nativa UltraHD.

Questo non implica che Infinite si rivelerà un gioco mediocre, anzi, le prospettive sono ottime e probabilmente sarà il più vasto e complesso capitolo della saga, ma quanto mostrato (sottolineo quanto mostrato) non sembra affatto rappresentativo delle potenzialità di una macchina che potrebbe e dovrebbe mettere alle strette persino le attuali configurazioni PC di fascia alta

Purtroppo, in relazione al marketing attuato da Microsoft, l’elemento tecnico/grafico non va preso sottogamba, ma va anche assolutamente precisato che la delusione relativa a Infinite si lega quasi esclusivamente alle aspettative. 

Il gioco è pur sempre un benchmark provvisorio, basato peraltro su di una build acerba, che vanta un rendering a 60fps, con una risoluzione di 3840 x 2160 in un contesto semi-open world e dove l’obiettivo è quello di mantenere la miglior reattività possibile su tutti i dispositivi coinvolti.

Una filosofia antipode rispetto a quella di un The last of Us Parte 2, per intenderci. Dove l’accento viene posto sulla recitazione digitale e su ben altri elementi scenici. 

Non possiamo affatto escludere che, una volta che avremo il pad alla mano, Halo Infinite riuscirà a farci strabuzzare gli occhi su Serie X, collegato magari al nostro LG OLED nuovo fiammante.

Lo stesso accadrà con il prossimo Forza Motorsport, presente allo showcase ma con un video che non ha mostrato praticamente nulla di concreto. Scelta enigmatica, in quanto Turn10 ha ampiamente dimostrato di poter raggiungere traguardi tecnici senza eguali nel campo dei racing game e senza dubbio riuscirà a spremere fuori da Serie X il nuovo punto di riferimento per il genere.  

Insomma, si è visto poco e quel poco non è bastato. 

Xbox Game Pass… la vera rivoluzione…

Se fronte software Microsoft non è riuscita a dissipare tutti quanti i dubbi dell’utenza, fronte servizi ormai non ha bisogno di dimostrare altro. 

Tutti i giochi mostrati durante l’ultimo evento saranno disponibili al day one sul pass e prossimamente, con l’avvento di XCloud, alcuni saranno fruibili anche in streaming dai dispositivi mobile, con la semplice sottoscrizione al game pass ultimate.

Questo è il vero presente di Microsoft, nonché ovviamente il suo futuro. Un’azienda che offre un’esperienza pro-consumatore attualmente priva di eguali.

Forte della superiorità hardware, che si tradurrà in multipiattaforma migliori rispetto alla concorrenza, la possibilità di poter giocare con una spesa esigua e distribuita nel tempo potrebbe attirare l’attenzione di molti giocatori in attesa poi di quei prodotti, esclusivi del mondo Microsoft, in grado di sospingere ancora di più l’acquisto di un suo sistema

Situazione che di fatto giustifica la politica attuata da Spencer in questi ultimi anni. L’obiettivo non è quello di vendere Xbox Serie X più di PlayStation 5, bensì quello di distribuire in modo capillare il software, attraverso sì la sua prossima console, ma soprattutto attraverso i suoi servizi. 

In uno scenario del genere è assurdo focalizzarsi unicamente sulla parziale delusione legata ad Halo Infinite, considerato peraltro che potremmo anche ricrederci.

Microsoft ha quasi completato il suo percorso di ricostruzione ed è ormai pronta a tornare alla ribalta, ma non seguendo il vecchio e limitato schema hardware-centrico.

Il futuro dell’industria sembra rivolto in una direzione nuova e non passerà molto tempo prima che anche Sony decida di seguire questo, quasi obbligato, sentiero evolutivo. Ma quando lo farà, potrebbe essere tardi. 

Microsoft non ha solo gettato le basi per il suo avvenire, ha già costruito qualcosa di solido e concreto. Non le resta che migliorarlo con quei prodotti interni che ancora non abbiamo potuto vedere in forma giocabile, ma che esistono e che non si faranno attendere ancora molto

Ergo, seppur l’ultimo showcase sia stato in parte discutibile, il futuro della casa di Redmond resta molto luminoso.

Forse l’utenza non riesce ancora a vedere il quadro completo, forse ancora costruisce le sue aspettative su paradigmi ormai sorpassati, forse è anche Microsoft che dovrebbe migliorare la sua comunicazione, ma nell’insieme c’è davvero poco di cui lamentarsi.

La battaglia tra le next-gen è imminente e questa volta sarà davvero agguerrita. Prospettiva vantaggiosa per tutti quanti i videogiocatori. 

 

 

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