Cyberpunk 2077 ha avuto a dir poco una vita produttiva (e non soltanto) travagliata. Si va dallo sviluppo pluriennale al rinvio prima dell’uscita, fino ai vari problemi post-release. Fra questi ultimi troviamo per esempio il lancio della patch next-gen. Fattasi attendere per oltre un anno dal rilascio originale del videogioco di CD Projekt RED, la patch 1.5 finalmente è sbarcata, consentendo ai giocatori di saggiare finalmente la nuova generazione anche a Night City.
Di fatto, questo aggiornamento e l’intera opera nati dalla software house polacca CD Projekt RED sono il punto finale di un viaggio lunghissimo e durato decine d’anni. Si va dal particolare gioco di ruolo quasi omonimo nato al termine degli anni ’80 al cyberpunk come intero sottogenere della fantascienza. Di quest’ultimo, ritroviamo la stragrande maggioranza di tratti caratteristici all’interno del videogioco di CDPR. Abbiamo la connessione con il mondo virtuale, microchip impiantati in cervelli umani, i cyborg, l’hacking, i complotti delle multinazionali e molto altro.
Oggi indagheremo proprio il mondo del cyberpunk ben al di fuori del contesto videoludico, dopo che in passato abbiamo dedicato uno speciale alle opere videoludiche a tema cyberpunk.
Indice
Le origini e la letteratura cyberpunk
L’origine del termine si deve al racconto breve Cyberpunk del 1983, scritto da Bruce Bethke. In questo racconto la faceva da padrone il tema dell’hacking, una di quelle che sarebbero state le caratteristiche principali del sottogenere.
Al di là del nome ufficiale, che iniziò a diffondersi da quel momento, il sottogenere esisteva già da qualche anno, così come già esistevano vari esponenti di quest’ultimo. Basti pensare alla scelta di alcuni autori del genere di parlare di sé con il nome di Mirrorshades, riferimento agli occhiali a specchio tipici di quelli anni e nome di una raccolta di racconti nel 1986.
I libri
Per fare una breve carrellata di testi dell’epoca, dobbiamo parlare di William Gibson e della sua Trilogia dello Sprawl, uscita fra 1984 e 1988. Questa è composta da Neuromancer, Count Zero e Mona Lisa Cyberpunk. A seguire si è dedicato alla Trilogia del Ponte (Virtual Light, Idoru, All Tomorrow’s Parties).
Per rimanere nell’universo dei romanzi, citiamo Bruce Sterling (La matrice spezzata), George Alec Effinger (la Trilogia di Marîd Audran) e Richard Morgan con Bay City (trasposto nella serie Netflix Altered Carbon).
Fin dai primi racconti e romanzi, furono chiari i capisaldi caratteristici del genere: una forte connessione con il mondo cibernetico (il cyberspazio appunto), anche con la presenza di protagonisti o comprimari hacker.
Di solito sono presenti anche intelligenze artificiali, supercomputer e, di fianco a questi, robot e androidi. Non mancano poi ovviamente cyborg, originariamente umani ma ora composti in parte da componenti cibernetiche (arti, organi, innesti di vario tipo). Talvolta questa sorta di evoluzione umana ha portato anche alla presenza della clonazione.
Inoltre il cyberpunk è noto per il suo setting futuristico, con molta attenzione posta sulla vita dei sobborghi e dei quartieri più malfamati (da cui il punk del nome), magari con la presenza di droghe di ultima generazione. Spesso la vita di questi quartieri è posta in opposizione con poteri forti, stati dittatoriali o aziende multinazionali.
Ma riprendiamo con il nostro viaggio, poiché fin dagli inizi il cyberpunk si è diffuso in un altro modo attraverso la carta stampata, ovvero i fumetti, da una parte all’altra della Terra.
Il fumetto cyberpunk
Fra ovest…
Nel mondo occidentale, agli albori più ancestrali del genere, troviamo The Long Tomorrow del 1975. Scritto da Dan O’Bannon e disegnato da Jean “Moebius” Giraud, The Long Tomorrow è una storia poliziesca, ma ambientata in un futuro di grattacieli e vicoli bui.
Possiamo poi fare sosta nelle lande di Judge Dredd, nato sulle pagine della rivista 2000 A.D. nel 1977. In un contesto post-apocalittico, resistono soltanto le megalopoli come Mega-City One, con forte presenza di automazione e robotica. Ciò ha permesso la diffusione di delinquenza e droghe, a cui uno stato di polizia ha risposto con la creazione del corpo di polizia dei Giudici, con poteri pressoché illimitati. Il fumetto ha avuto due trasposizioni al cinema, nel 1995 (con Sylvester Stallone) e nel 2012.
In Ronin di Frank Miller (1983-1984) troviamo invece un protagonista di una New York futura che, nato senza arti e con poteri telecinetici, trova il suo destino legato a un allievo ronin del Giappone feudale. Demoni, megacorporazioni senza scrupoli, spadaccini, bande di neonazisti, ultraviolenza, laser, intelligenze artificiali e arti biomeccanici compongono l’opera di Miller, totalmente calata negli anni ’80.
Troviamo poi Tank Girl di Jamie Hewlet e Alan Martin del 1988. In un’Australia post-apocalittica, l’omonima Tank Girl si muove all’interno del suo carro armato, che è anche la sua casa, sfuggendo a uno stato che la insegue. Particolare del fumetto è la centralità della quasi totale mancanza di limiti agli argomenti trattati: sesso, scurrilità, ebbrezza e uso di droghe sono all’ordine del giorno per la protagonista. Al 1995 risale una versione cinematografica.
Infine ci sentiamo di citare la linea dei fumetti Marvel nata sotto l’etichetta 2099, che a partire dall’inizio degli anni ’90 ci ha trasportati nelle vicende di un universo alternativo a quello Marvel classico. Queste sono ambientate appunto alla fine del XXI secolo. Qui, in mezzo a grattacieli svettanti e luci al neon, con abiti e costumi improbabili e coloratissimi, una nuova stirpe di supereroi ha lasciato il segno.
…ed est
Un paese in cui le tematiche cyberpunk hanno avuto e hanno tuttora un grosso seguito è sicuramente il Giappone.
In ordine di tempo, il primo manga di cui vogliamo parlare è Akira. Scritto e disegnato da Katsuhiro Ōtomo a partire dal 1982, Akira ci porta a Neo-Tokyo, versione post-apocalittica della capitale giapponese. Qui bande di giovani motociclisti sfidano il potere di uno stato oppressivo e militarista. Fra le colpe di quest’ultimo abbiamo gli esperimenti su giovani bambini dotati di poteri psionici. Il manga divenne famoso a livello mondiale anche grazie all’acclamatissimo adattamento animato del 1988.
Investigazioni, criminalità, sviluppo informatico, bioingegneria e nanotecnologie sono gli ingredienti di Ghost in the Shell, manga di Masamune Shirow distribuito fra 1989 e 1991. Il setting è sempre un Giappone del XXI secolo (in particolare nella fittizia Newport City), e la protagonista è la maggiore di polizia Motoko Kusanagi. Quest’ultima, come prassi nel mondo di Ghost in the Shell, è in gran parte modificata dalle moderne tecnologie, ormai più macchina che donna. Oltre al manga, nel corso degli anni vari anime hanno espanso l’universo narrativo originale; inoltre ne esiste una trasposizione cinematografica con protagonista Scarlett Johansson.
Di quelli stessi anni è anche Alita: L’angelo della battaglia (noto anche come Gunnm) di Yukito Kishiro. La protagonista è appunto Alita, giovane ormai senza memoria e il cui cervello è stato trasferito in un corpo robotico. A questo nucleo narrativo si legano criminali cyborg che commerciano parti umane, una città discarica e uno sport violentissimo, il Motorball. Non sono mancati sequel alla serie originale, così come un anime e anche un film nel 2019 (diretto da Robert Rodriguez).
Per ciò che riguarda il cyberpunk nel Sol Levante, citiamo infine Blame! di Tsutomu Nihei, pubblicato dal 1998 al 2003. Il tutto ruota attorno alla Città, enorme megastruttura fabbricata dai Costruttori e in continua espansione. La Città è abitata da insolite presenze, come macchine e tribù di cyborg. In questo mondo, il protagonista Killy è alla ricerca di rarissimi e forse estinti umani con un particolare tratto genetico che consentirebbe loro di accedere all’infrastruttura informatica della Città. Ciò consentirebbe di bloccare l’espansione caotica della gargantuesca struttura. Anche in questo caso esiste una versione animata e una pellicola (anch’essa animata).
Il fumetto cyberpunk in Italia
Al termine di questa carrellata a fumetti, ci permettiamo un breve moto patriottico, perché il cyberpunk ha ispirato anche gli autori italiani. Pensiamo al fumetto underground Ranxerox (nato nel 1978 grazie a Stefano Tamburini e a Tanino Liberatore) e al più popolare Nathan Never, indagatore fantascientifico creato nel 1991 e ancora in pubblicazione.
Abbiamo parlato della genesi del termine cyberpunk, delle tematiche e di alcuni esempi del genere nella letteratura e nel fumetto.
Al di là di questi due, tuttavia, grande risalto al cyberpunk è stato dato nei passati decenni dal cinema, che ha saputo portare questa branca della fantascienza al grande pubblico. Vediamo insieme i casi più famosi e importanti per la nostra storia.
Il cinema cyberpunk
Le origini
Per il primo film di cui vogliamo parlare, dobbiamo andare molto indietro, ben oltre le date della nascita classica del sottogenere del cyberpunk. È il 1973 e sulle TV tedesche viene trasmesso Il mondo sul filo, pellicola di Rainer Werner Fassbinder basata sul romanzo Simulacron 3.
La storia ci porta in un laboratorio tedesco nel quale è stata creata una simulazione in realtà virtuale ultrasofisticata. Dentro la simulazione vive un’intera comunità ignara del trovarsi all’interno di una finzione. Tutti sono ignari a eccezione di un tale Fred Stiller, contatto fra il mondo esterno e ciò che succede all’interno della comunità fittizia.
Le certezze del protagonista crollano quando, a causa di alcune incongruenze e stranezze, capisce di trovarsi lui stesso in una simulazione. Da lì inizia a cercare di venire a capo del dilemma sulla sua esistenza.
Nel 1976 è invece la volta de La fuga di Logan (tratto dal romanzo omonimo) di Thomas Anderson.
In un distante futuro post-apocalittico nucleare, l’umanità è ridotta a vivere in una Città, separata dall’esterno irradiato attraverso un’impenetrabile cupola. All’interno della cupola, la vita degli umani è controllata in tutto e per tutto da un computer dai tratti divini.
Fra le varie cose che infatti il computer controlla c’è perfino la vita e la morte degli abitanti. Questi sono infatti tutti cloni, cresciuti e adattati a eseguire ogni mansione il computer assegni loro, fino alla morte programmata, che scatta ai trent’anni di età per evitare il sovrappopolamento.
Sebbene la vita degli individui sia scandita alla perfezione e piena di agi, pian piano viene formandosi un gruppo di ribelli, alla testa del quale si trova il Logan del titolo (il quinto clone con quel nome).
Gli anni ’80
È il 1981 e John Carpenter crea il personaggio di Snake Plissken (che i videogiocatori conoscono come ispirazione per il protagonista della serie di Metal Gear), protagonista del cult distopico 1997: Fuga da New York.
Dopo che il crimine ha visto un’impennata in tutti gli Stati Uniti, viene presa la decisione di trasformare in un’enorme prigione l’intera isola di Manhattan.
Circondata da un invalicabile muro e protetta da controlli degni di un carcere di massima sicurezza, è in questo contesto che si ritrova ad agire il protagonista, dopo che l’aereo presidenziale viene abbattuto da alcuni terroristi e qualcuno deve andare a recuperare il capo di stato.
Del 1996 è il sequel, Fuga da Los Angeles, che riprende molti punti del primo capitolo (una prigione nella città del titolo, distaccatasi dal continente dopo un devastante terremoto), con l’aggiunta di un pericolo informatico di livello globale.
Sebbene non strettamente cyberpunk, sicuramente l’estetica del cyberpunk e quella di film come questo si sono influenzate a vicenda.
Arriviamo finalmente a una delle pellicole che tutti si aspettano quando si parla di cyberpunk: Blade Runner di Ridley Scott (1982).
L’anno è il 2019 e il luogo è una Los Angeles assai differente, tutta grattacieli, fumi e luci al neon. Il protagonista (interpretato da Harrison Ford) è Rick Deckard, specializzato nell’inseguimento e nella disattivazione di androidi. Infatti il mondo del film è popolato di androidi di ultima generazione, praticamente indistinguibili dagli umani veri. Sfruttati e condannati a un’esistenza brevissima, capita sempre più spesso che si ribellino e fuggano al controllo, talvolta lasciando vittime umane sul proprio cammino. È qui che intervengono i blade runner con la loro missione.
Dopo il primo capitolo il successo è stato immediato, e Blade Runner è diventato un cult, che ha avuto un seguito proprio nel 2017, ovvero Blade Runner 2049 di Denis Villeneuve. Il film espande gli eventi del primo episodio, anni dopo il primo e dopo una ribellione di androidi. Anche in questo caso non mancano tratti tipicamente cyberpunk, come intelligenze artificali e ologrammi.
In entrambi i casi, la fonte d’ispirazione è stato il romanzo precursore del genere Ma gli androidi sognano pecore elettriche? di Philip K. Dick.
Sempre del 1982 è un altro film che visivamente ha fatto storia, cioè Tron. Kevin Flynn (Jeff Bridges) è un programmatore i cui progetti per alcuni videogiochi sono stati rubati dalla fraudolenta multinazionale Encom.
Nel tentativo di recuperare le prove di questo furto, il protagonista deve riuscire a intrufolarsi all’interno della rete aziendale. Questa è protetta dal Master Control Program, intelligenza artificiale di livello raffinatissimo (oltre che con una personalità malvagia).
Per riuscire nell’impresa, Kevin sfrutta un suo avatar e, una volta all’interno del mondo digitale, scopre l’esistenza di un’intera comunità di esseri digitali. Fra questi il Tron del titolo, avatar di un dipendente della Encom, che lo aiuta nella missione. Fughe, guardie informatiche e luci dai colori accesissimi segnano il viaggio di Kevin fino al confronto finale.
Nel 2010 è uscito il sequel, Tron: Legacy. Il film ci riporta nell’universo digitale del primo film con Sam Flynn, il figlio hacker di Kevin.
Pellicola non propriamente cyberpunk, ma non per questo troppo distante dalle dinamiche del genere, è Videodrome di David Cronenberg, del 1983.
Il protagonista precipita in un circolo di programmi televisivi spinti e violenti, in grado di causare assuefazione. Questo caos cerebrale si spinge fino al provocare allucinazioni e tumori in chi li guarda.
Mentre sembra che il tutto sia orchestrato da qualche perverso capitalista, si scopre invece che si tratta di un complotto dietro cui si cela il governo. Lo scopo è quello di portare a termine un lavaggio del cervello generale e compiere una pulizia morale della nazione.
A fare il paio con Videodrome nel 1983 c’è Brainstorm, altra pellicola non strettamente cyberpunk ma a questo assai connessa.
Un team di scienziati ha scoperto un modo avveniristico di registrare ricordi e sensazioni provate da una persona su di un nastro. Tramite poi un’apposita interfaccia, tali ricordi e sensazioni possono essere provati dagli utilizzatori.
La scoperta è un successo, ma ha anche moltissimi lati oscuri. La complessità e profondità della riproduzione è infatti anche un potenziale pericolo. Il rivivere determinati ricordi a sfondo sessuale o legati all’uso di droghe possono infatti indurre assuefazione o portare alla pazzia, così come il ripercorrere la morte di qualcuno può portare l’utente a morire lui stesso.
Queste possibilità spingono anche l’esercito a interessarsi al progetto. Già si ipotizzano usi militari della scoperta (come tortura e lavaggio del cervello), iniziando una spirale di distruzione della vita dei protagonisti.
È il 1984 e la fantascienza vede arrivare nei cinema uno dei personaggi più iconici del genere, il Terminator interpretato da Arnold Schwarzenegger. A partire dalla prima pellicola di James Cameron, Terminator, fino alle ultime due (Terminator Genisys e Terminator – Destino oscuro, questa del 2019), il franchise è perdurato per decenni, espandendosi anche in altri media. Abbiamo avuto romanzi, un tentativo fallimentare di serie televisiva, svariati adattamenti videoludici.
Il T-800 (Schwarzenegger) è un cyborg del futuro devastato datato 2029, dal quale è stato inviato indietro nel tempo per uccidere Sarah Connor. Il figlio di quest’ultima un giorno diventerà infatti il capo della resistenza contro le macchine. A ordire questo piano è Skynet, un’intelligenza artificiale creata dalla Cyberdyne Systems con finalità di sicurezza, causa anche dell’olocausto nucleare che ha quasi spazzato via la razza umana.
Nell’episodio del 1991 (Terminator 2 – Il giorno del giudizio) c’è un nuovo tentativo del nemico futuro di uccidere Sarah e il giovane figlio John, ora di 10 anni. La storia in questo caso si svolge infatti nel 1995, due anni prima del disastro nucleare. Stavolta è il turno del T-1000, composto di metallo liquido e mutaforma. Un avversario formidabile che però trova lungo il suo cammino un altro T-800. Antagonista del primo episodio, in questo capitolo è invece un co-protagonista, in quanto riprogrammato dal John Connor del futuro e inviato nel passato per proteggere il giovane sé e la madre.
Da questo si passa al 2003 con Terminator 3 – Le macchine ribelli e gli altri sequel, che hanno approfondito ancora di più la trama ed espanso l’universo narrativo, purtroppo senza i medesimi risultati di critica e di pubblico.
Nel 1987 è la volta invece di un altro mito cyberpunk degli anni ’80, RoboCop. In una Detroit del futuro afflitta da un crimine in costante crescita, una megacorporazione (la Omni Consumer Product) ottiene l’incarico dall’amministrazione di Detroit di occuparsi di un nuovo servizio di sicurezza. Dopo che i primi tentativi con dei droidi in grado di rilevare le minacce non vanno a buon fine, decidono di optare per la creazione di alcuni cyborg.
L’occasione ideale per testare questa nuova idea si presenta alla morte di Alex Murphy, poliziotto ucciso da una pericolosa gang di Detroit. Murphy viene trasformato in parte in macchina, con innesti cibernetici, kevlar e corazza in titanio. Nel suo cervello è impiantato un sistema informatico con le direttive che deve seguire durante il servizio. Inoltre ha al suo arco varie frecce, come armi implementate all’interno del suo corpo e dei suoi arti.
La situazione precipita quando nella mente di RoboCop iniziano a riaffiorare i ricordi della sua vecchia vita, oltre a iniziare a scoprire la verita dietro la Omni Consumer Product.
Oltre a questo primo episodio, RoboCop ha avuto anche vari sequel, oltre a un reboot nel 2014 che tuttavia non ha ricevuto il successo sperato. Oltre al cinema, il franchise ha dato il via anche ad alcune brevi serie televisive, fra cui una di animazione, e alcuni videogiochi.
I primi anni ’90
Come il precedente, Paul Verhoeven ha diretto anche la pellicola del 1990 Atto di Forza.
Ispirato al racconto di Philip K. Dick Ricordiamo per voi, nel futuro del film troviamo la Rekall, compagnia in grado di innestare falsi ricordi nelle menti dei suoi clienti paganti. Questi ultimi possono così vivere esperienze fuori dal comune a un prezzo modico. È questo il caso dell’operaio Douglas Quaid (Arnold Schwrzenegger), che decide di farsi innestare un ricordo di una missione su Marte.
Qualcosa tuttavia va storto, e in un circolo di paranoia e strani eventi, la realtà e la finzione iniziano a mescolarsi per Quaid. Non sa più cosa sia vero e cosa no. Ha il sospetto sempre più forte che in realtà lui sia una sorta di agente segreto e che la vita vissuta finora sia una bugia.
La pellicola ha avuto la possibilità di tornare in auge nel 2012, con il remake che ha visto protagonista Colin Farrell.
Il Tagliaerbe, film del 1992, non è certamente un’opera memorabile (ispirandosi alla lontana a un racconto di Stephen King). Tuttavia racchiude in sé qualche dettaglio che rimanda pesantemente allo stile e alle caratteristiche del cyberpunk.
Il dottor Lawrence Angelo lavora per la Virtual Space Industries su di un progetto di miglioramento e potenziamento della mente. Ciò viene portato avanti tramite la combinazione di droghe e realtà virtuale.
I propositi del dottore sono benevoli, ma la volontà della compagnia è di creare un esercito assoggettato al proprio volere. A dimostrazione di questo abbiamo le crisi violente indotte dal trattamento sulle prime cavie.
Nonostante ciò, il dottor Angelo (che inizia a essere sempre più ossessionato dalla realtà virtuale) decide di continuare i suoi esperimenti in forma privata. Vede il candidato ideale in Jobe Smith, giardiniere con problemi mentali.
In risposta al trattamento, Jobe inizia a diventare sempre più intelligente, addirittura fino a sviluppare telecinesi e telepatia.
Il tutto in concomitanza con un’autoconsapevolezza e una sfrontatezza sempre più grandi, che lo spingono a manie di dominio mondiale. A partire dall’uccisione di tutti coloro che in passato lo hanno sfruttato o maltrattato, si finisce con la trasformazione di Jobe in un’entità di energia pura. Ora all’interno del mainframe della compagnia, di quest’ultima vuole prendere possesso per poi controllare l’intera rete di comunicazione globale.
È nel mainframe che viene intrappolato fino al secondo episodio, altrettanto fallimentare. Del film esiste anche una trasposizione videoludica.
Apertamente più cyberpunk è Johnny Mnemonic (ispirato a un racconto di William Gibson). La pellicola vede protagonista Keanu Reeves, che abbiamo ritrovato nei panni di Johnny Silverhand in Cyberpunk 2077.
Il film del 1995 si svolge nel 2021, in un momento in cui particolari corrieri trasportano merci direttamente nei loro cervelli. Questi possono essere ricordi, software, pacchetti di dati.
Fra questi troviamo il protagonista del titolo, ingaggiato per consegnare un software illegale. Quest’ultimo, installatogli cervello, rischia di compromettere la sua sanità mentale e fisica, oltre a privarlo di buona parte dei suoi ricordi.
Tuttavia i problemi per Johnny Mnemonic non terminano qui. Infatti il furto del software che trasporta è legato a un giro di affari illegale di livello internazionale. Questo coinvolge organizzazioni criminali e grosse corporation, fra la Yakuza giapponese e la multinazionale Pharmakom, che controlla anche l’intelligenza artificiale nota come Chrome.
Inizia così la fuga di Johnny, aiutato da Jane, umana potenziata da innesti fisici, nei quartieri peggiori della città, fra cyborg e strani culti tecnologici. Alla fine Johnny scoprirà il complotto che si nasconde dietro i dati rubati e che ribalterà totalmente la sua visione del mondo.
Verso la fine del secolo
Del 1997 è invece un esperimento tutto italiano a tema cyberpunk, ovvero Nirvana di Gabriele Salvatores, con protagonista Christopher Lambert e con in nostrani Diego Abatantuono e Claudio Bisio.
Nel misterioso e metropolitano Agglomerato del Nord tutto è pronto per l’uscita del videogioco a controllo mentale Nirvana. Però i programmi cambiano quando un virus infetta la copia in mano allo sviluppatore del gioco, Jimi Dini. Il virus fa prendere coscienza di sé al protagonista del gioco, Solo, che contatta Jimi chiedendogli di essere cancellato per sempre ed evitare di diventare un mero oggetto commerciale.
Adesso lo scopo di Jimi è trovare la persona giusta per introdursi nel database della compagnia del gioco, la Okosama Starr, per cancellare i file originali del videogioco. Oltre a questo, Jimi è anche alla ricerca di Lisa, la sua amata sparita nel nulla.
Nel suo viaggio nei bassifondi è aiutato da vari personaggi, come Naima, hacker dai capelli blu con una sorta di ingresso USB su di un sopracciglio, e Joystick, che ha venduto i proprio occhi e li ha sostituiti con due telecamere.
Nello stesso anno del precedente troviamo Il quinto elemento di Luc Besson, pellicola che vede protagonista Bruce Willis.
Il film contiene elementi tipici della fantascienza più generale e non solo cyberpunk, come un’antica specie aliena autoeletta a difesa dell’umanità e un disastro cosmico che prende avvio nel 2263. L’unico modo per fermare quest’apocalisse imminente è l’utilizzo di antichi manufatti che fanno riferimento ai quattro elementi. Questi sono in mano a un ordine di monaci a New York, e sono connessi al risveglio di un essere, il quinto elemento del titolo.
Tuttavia sulla via della salvezza si piazza un gruppo di mercenari, per colpa dei quali gli alieni, che stanno arrivando in soccorso della Terra, si schiantano molto prima. Dal luogo dello schianto viene recuperato del materiale genetico e, una volta portata a termine la clonazione di quel DNA, ne nasce la confusa e fortissima Leeloo. Immediatamente fugge spaventata, solo per precipitare sul taxi volante del protagonista. Inizia la fuga dei due, che man mano comprendono il ruolo di Leeloo nella sorte del pianeta.
Giusto in tempo per iniziare a fuggire stavolta dai mercenari, intenzionati a riunire i cinque elementi per i propri avidi scopi. Al termine della fuga, i protagonisti si ritroveranno in Egitto, nel luogo originario in cui erano stati custoditi per millenni gli elementi.
Il volgere del millennio
Nel 1999 è la volta de Il tredicesimo piano, basato come Il mondo sul filo sul romanzo Simulacron 3.
Il programmatore Hannon Fuller ha creato un mondo virtuale in cui viene riprodotta la Los Angeles del 1937 e in cui è possibile prendere il controllo dei suoi abitanti. Questi abitanti sono anche intelligenze artificiali e continuano la loro esistenza quando non c’è nessuno a controllarli.
Purtroppo Fuller è stato ucciso, ma ha disseminato di indizi la sua creazione. A cercare la verità c’è il collega di Fuller, Douglas Hall, che inizia a raccogliere le prove fra la realtà e il mondo virtuale, finché non diventa lui stesso un indiziato. E alla fine scopre la più amara delle verità. La sua realtà è essa stessa una finzione virtuale, un mondo che riproduce gli anni ’90, quando al di fuori di questa siamo nel “futuro”, nel 2024.
Inizia così un viaggio ulteriore fra ciò che è finzione e ciò che non lo è, fra I.A. e persone vere.
Incredibile ma vero, è del 1999 un altro film cyberpunk che ci parla in maniera molto simile di mondi virtuali. È in quell’anno infatti che le sorelle Wachowski danno avvio alla trilogia di Matrix, con il primo capitolo, seguito nel 2003 da Matrix Reloaded e Matrix Revolutions.
All’inizio della storia Thomas A. Anderson (l’onnipresente Keanu Reeves) è un programmatore con una doppia vita, che di notte diventa l’hacker noto come Neo. Con una vita apparentemente senza scopo o senza una vera direzione, è allora che gli appare in epifania la misteriosa Trinity, al che la sua vecchia vita inizia ad andare a rotoli, e la vera verità gli si palesa. Il mondo in cui ha vissuto finora, la Terra su cui ha vissuto finora, è solo una menzogna.
La realtà non esiste, ma è solo un programma controllato da intelligenze artificiali e software che si muovono al suo interno (come i temibili Agenti). Le persone che lo popolano sono solo schiavi, mentre all’esterno della simulazione la realtà è molto diversa. La Terra è devastata e controllata dalle macchine, che mantengono gli umani in animazione sospesa e vittime della simulazione, sfruttandoli per trasformarli in carburante.
Nel corso dei tre film Neo (da alcuni chiamato Eletto) prova a sovvertire l’ordine delle cose e la dittatura delle macchine, restituendo pace e sicurezza ai pochi umani liberi rimasti all’esterno di Matrix.
Oltre alle pellicole (di cui è da pochissimo uscito il quarto episodio), l’universo di Matrix ha trovato spazio nella raccolta di corti animati Animatrix, in alcuni fumetti e in tre videogiochi di discreto successo (Enter the Matrix, The Matrix Online e The Matrix: Path of Neo).
I primi anni 2000
Con Matrix che ormai aveva fatto scuola a livello di immaginario per ciò che riguardava una sorta di nuovo corso per il cyberpunk, nel 2002 esce nei cinema Equilibrium con Christian Bale.
L’anno è il 2072, post-conflitto nucleare, in un regime dittatoriale instaurato in una città-stato. I cittadini di questa città, per evitare nuove guerre, sono costretti ad assumere una droga (il Prozium) in grado di inibire le emozioni, fra cui la rabbia e dunque la possibilità di avviare qualunque conflitto. Assieme alle emozioni, sono proibiti anche tutti gli oggetti che ricordino il passato.
A controllare l’umanità ci pensa l’ordine di chierici noto come Tetragrammaton, esercito di esperti e spietati guardiani del potere costituito. La pellicola si concentra su di uno di questi e su cosa succede al chierico John Preston quando smette di assumere il Prozium, fra inganni, sentimenti, ologrammi e morte.
Pensando all’importanza dei robot nel sottogenere cyberpunk, nei primi anni 2000 (precisamente nel 2004) arriva nelle sale Io, robot, ispirato all’omonima antologia di Isaac Asimov.
Il protagonista del film è il detective Del Spooner (Will Smith), alle prese con lo strano caso di suicidio del fondatore della U.S. Robots, che si rivela essere un omicidio. Siamo nel 2035 e ad aver compiuto l’omicidio è un robot di ultima generazione, ribattezzato Sonny, in grado di provare emozioni e perfino di sognare.
Ed è proprio uno dei sogni di questo robot che man mano prende forma nel corso della pellicola. Abbiamo così una vera e propria rivoluzione delle macchine, che mette a ferro e fuoco tutta la città del film, Chicago.
Inoltre, man mano che il film avanza, si scopre fra le varie cose che il protagonista è in realtà un cyborg, con parte del corpo ricostruita anni addietro proprio dalla prima vittima, a seguito di un incidente d’auto.
Intanto, lo scopo dei robot divene chiaro. L’intelligenza artificiale centrale della U.S. Robots, V.I.K.I., ha infatti lo scopo d’instaurare una dittatura globale che sia sì favorevole agli uomini, ma sotto il controllo degli androidi.
I primi anni ’10
Passando al 2009 troviamo Il mondo dei replicanti. Siamo sempre nel futuro e sempre alle prese con una scoperta sensazionale. Questa scoperta è la possibilità di controllare a distanza dei Surrogati, corpi quasi identici a quelli umani, ma totalmente sintetici. Ciò consente dapprima a chi è affetto da disabilità di tornare a vivere una vita con una parvenza di normalità, ma poi l’uso dei Surrogati si diffonde anche nella quasi totalità della popolazione, così da prevenire morti o danni accidentali al proprio corpo fisico, oltre che permettere a chiunque di lasciarsi andare a qualunque desiderio.
Così è, finché non appare un arma in grado non solo di distruggere i Surrogati, ma anche di fondere a distanza il sistema nervoso degli utenti. Il detective Greer (Bruce Willis), che indaga sulle indagini, scopre che l’assassino si nasconde nell’Enclave comandata dal Profeta, sorta di zona proibita ai Surrogati presente in ogni città, in cui vivono coloro che rifiutano tale tecnologia.
Inizia così la ricerca forsennata di quest’arma, nata come progetto militare del governo stesso, fino al deflagrante finale.
Del 2013 è invece Elysium del regista sudafricano Neil Blomkamp. In questa pellicola cyberpunk, l’umanità è divisa in due. Una parte vive ancora sulla Terra, i poveri e gli sfruttati, mentre la parte composta da ricchi e potenti vive nell’agiatezza e nella sicurezza sulla stazione spaziale del titolo.
Il protagonista proviene dalla Terra ed è un semplice operaio in una fabbrica che produce robot e droidi di sicurezza. La sua anonima esistenza subisce una svolta quando, dopo un incidente, viene esposto a una dose letale di radiazioni. L’unica possibilità di salvezza è raggiungere Elysium e sottoporsi a uno dei trattamenti disponibili sulla stazione.
Per farlo si rivolge a un gruppo che trasporta migranti clandestini su Elysium. In cambio però deve recuperare dati sensibili dal cervello di John Carlyle, proprietario della fabbrica in cui lavorava. In questo viene aiutato dall’aver impiantato sul suo corpo un esoscheletro collegato al sistema nervoso.
Tuttavia le cose iniziano ad andare di male in peggio, con tentativi di rovesciamento del governo e un disastro dopo l’altro che si susseguono dopo il recupero dei dati.
Oltre a questa pellicola, il regista Blomkamp si era già avvicinato a tematiche cyberpunk con l’opera del 2009 District 9 (storia di profughi alieni, povertà e convivenza conflittuale nella capitale del Sud Africa) e il successivo Humandroid (titolo originale Chappie), che riprende alcune caratteristiche già viste (come droidi e loro uso nella sicurezza e nella polizia), ma con un occhio rivolto all’emotività.
Verso la contemporaneità
Poco dopo rispetto a Elysium è uscito Ex Machina (2015), opera incentrata sul tema di macchine e androidi.
Il programmatore Caleb Smith crede di aver vinto un’esclusiva visita nella dimora privata del ricco scienziato e amministratore Nathan Bateman. Tuttavia, una volta lì, scopre che così non è, ma è in realtà stato selezionato per compiere il test di Turing su Ava, androide costruita dallo stesso Bateman.
Con il tempo il rapporto fra l’ospite e Ava si fa sempre più stretto, fino a che entrambi non sviluppano sentimenti reciproci. Allora Caleb inizia anche a scoprire la verità sullo scienziato. Si va da inquietanti video che lo vedono molestare Ava, altri precedenti modelli di androidi e perfino Kyoko (ufficialmente una domestica, ma in realtà un’androide lei stessa), al fatto che desideri cancellare la memoria di Ava e modificarne la personalità. Per questo motivo i due decidono di prendere il sopravvento e fuggire insieme.
L’ultimo film legato al cyberpunk di cui parliamo è Upgrade del 2018. Dopo una tremenda aggressione, la fidanzata del protagonista Grey Trace viene uccisa, mentre lui finisce paralizzato con un proiettile nel collo.
Nel futuro della pellicola, la tecnologia è onnipresente (anche sottoforma di innesti e di impianti). E nonostante sia sempre stato restio ad avvicinarsi a tale tecnologia, Grey cambia idea dopo l’omicidio della fidanzata e la sua esperienza. Per questo si rivolge a Eron Keen, proprietario della Vessel, società specializzata in questo tipo di tecnologia. Il suo scopo è sottoporsi a un trattamento sperimentale (lo STEM), così da rintracciare gli assassini e fargliela pagare, mentre la polizia brancola nel buio.
Lo STEM consiste in un chip in cui è installata un’intelligenza artificiale in grado di donare nuovamente a Grey la possibilità di camminare e non soltanto. Infatti l’I.A. associata all’impianto riesce anche a parlare e, in determinate situazioni, a prendere il controllo dell’intero corpo.
Mantenendo il segreto su questo nuovo modello d’impianto, Grey inizia a fare man bassa di criminali, iniziando a eliminarli uno dopo l’altro, compresi i cyborg dotati di innesti loro stessi, talvolta lasciando che sia l’I.A. a fare il lavoro sporco. Sorpassa la polizia di varie misure, uccide gli aggressori fino a risalire alla vera fonte della sua disgrazia, quella stessa società che si era offerta di aiutarlo.
Due parole per chiudere
È stato un lunghissimo viaggio, attraverso decenni di letteratura, fumetti, animazione e soprattutto cinema.
Certamente molte tessere di questo mosaico vastissimo che è il sottogenere del cyberpunk sono andati perduti nel tragitto.
Se vogliamo dare almeno l’onore di una citazione ad altri titoli che possono essere ascritte per qualche loro dettaglio al cyberpunk, pensiamo a Demolition Man, L’uomo bicentenario, Minority Report, Æon Flux, Ultraviolet, A Scanner Darkly, Automata.
Vogliamo solo aggiungere un’ultimissima postilla per tornare al punto di partenza, quel Cyberpunk 2077 di cui da poco siamo in possesso di una sorta di una nuova versione.
Perché esistono anche delle produzioni televisive a tema cyberpunk, come abbiamo avuto modo di citare qua e là. Pensiamo a Max Headroom, psichedelico show degli anni ’80 ambientato in un futuro dominato dai canali televisivi. Oppure pensiamo allo show Netflix Altered Carbon, a cui abbiamo già fatto riferimento quando abbiamo parlato del romanzo da cui è tratto. O, ancora, torniamo con la mente ad alcuni episodi della serie antologica Love, Death & Robots (sempre su Netflix).
Gli esempi potrebbero essere molteplici, ma torniamo al nostro punto di partenza e a Cyberpunk: Edgerunners. atteso per il 2022 su Netflix, sarà uno spin-off in forma di anime di Cyberpunk 2077 e andrà a espandere l’universo narrativo che troviamo nel videogame.