Jusant è un nuovo gioco d’avventura in terza persona sviluppato da Don’t Nod, conosciuti per aver prodotto alcuni titoli molti apprezzati come Life is Strange e Remember me.
In questa loro nuova avventura hanno deciso di incentrare il gameplay sulle arrampicate, con un design minimale ma funzionale anche alla tematica trattata, ovvero il cambiamento climatico.
Nella nostra prova della demo per lo Steam Next Fest, siamo riusciti a farci un’idea parziale degli obiettivi del gioco e di ciò che l’utenza dovrebbe aspettarsi. Prima di iniziare vi ricordiamo che il gioco uscirà il 31 ottobre su PC, PlayStation 5, console Xbox e sarà compreso nel catalogo di Xbox Game Pass.
Indice
Acqua è vita
La demo non è sufficiente per comprendere appieno la storia narrata in Jusant. Ciò che però emerge fin da subito è il metodo narrativo adottato da Don’t Nod.
Niente cut-scene complesse o dialoghi, solo silenzi e scenari spogli, desertici, apice di un cambiamento climatico in cui il mondo ha perso il suo elemento più importante, l’acqua.
Testimonianze di vite passate e ricordi di un’umanità ormai sul baratro emergono per mezzo dell’esplorazione e della scoperta.
Jusant è quindi un prodotto che va assaporato intimamente per essere compreso, in quanto lento e riflessivo. Principio che si applica anche al gameplay stesso.
Jusant: Walking simulator verticale
Le dinamiche di gioco si sviluppano attorno alla verticalità degli scenari. L’obiettivo del giocatore è quello di scalare le varie montagne e pareti rocciose risolvendo puzzle ambientali. Ogni scalata è quindi un rompicapo da risolvere sfruttando diversi strumenti a nostra disposizione, come corda e rampino.
Il gioco ci introduce le dinamiche esplorative attraverso un lungo onboarding con lo scopo di farci metabolizzare le varie meccaniche, di conseguenza gli enigmi iniziali sono molti semplici e intuitivi ma la loro complessità andrà in crescendo.
Tuttavia non vi è mai una reale difficoltà pratica.
Dinamiche di gioco
Come detto le dinamiche di Jusant si basano su enigmi ambientali sotto forma di arrampicate.
Il nostro compito è trovare il miglior modo per raggiungere punti sempre più elevati, utilizzando una corda e la forza delle nostre braccia.
Molto interessante il sistema di movimento implementato da Don’t Nod. Non certo inedito, trova in Jusant una perfetta contestualizzazione. Vediamolo nel dettaglio.
Meccaniche di gioco
Una volta appesi alle sporgenze sarà necessario continuare a premere uno dei due grilletti dorsali, onde evitare di cadere.
Il grilletto destro corrisponde al nostro braccio destro, il grilletto sinistro al nostro braccio sinistro. Tutti i nostri movimenti, compreso lo slancio per raggiungere sporgenze oltre la nostra portata, consumano stamina.
Se la nostra stamina viene meno perdiamo la presa e scivoliamo, salvati da morte certa solo grazie alla corda in dotazione fin dai primi istanti di gioco.
Difficoltà quasi assente
Tuttavia è quasi impossibile esaurire tutta l’energia a nostra disposizione. La barra dispone infatti di due segmenti, uno che va a esaurirsi progressivamente, l’altro che invece si rigenera ogni volta che ci fermiamo a riprendere fiato. Una volta raggiunto un punto pianeggiante, l’intera stamina viene ricaricata.
Facile supporre che anche nelle fasi avanzate di gioco, nonostante enigmi più complessi, non vi sia mai l’effettivo rischio di esaurire la stamina a nostra disposizione. Trattasi sicuramente di una scelta voluta dagli sviluppatori, evidente già nell’onboarding e nelle prime sequenze di gioco, dove è impossibile non portare a termine una scalata.
Enigmi e verticalità
L’intera esperienza di Jusant sembra incentrata esclusivamente su di una difficoltà logistica più che pratica e legata alle abilità manuali. Il giocatore non corre il rischio di bloccarsi o di morire, perché il gioco vuole esprimersi nella sua interezza senza impedimenti.
La sfida sta nella soluzione degli enigmi ambientali che scalata dopo scalata diventano sempre più articolati anche grazie all’introduzione di un secondo elemento di design, una strana creatura che ci accompagnerà nel nostro lungo viaggio.
Questa piccola creaturina, grazie alle sue abilità, sblocca nuovi modi per affrontare le arrampicate, spronando il giocatore verso nuove strategie a seconda anche dei potenziali imprevisti che rendono ogni scalata imprevedibile.
Pericoli e coinvolgimento
Il sistema di meccaniche sviluppato da Don’t Nod si lega indissolubilmente all’estetica di gioco, al suo obiettivo in termini di esperienza.
La fatica delle scalate si percepisce attraverso la distribuzione dei tasti e del movimento mentre gli enigmi ambientali, la loro imprevedibilità e l’interessante lore in background rappresentano uno stimolo all’esplorazione, tuttavia la totale assenza di effettivi pericoli (almeno nella demo) tende a ridurre il coinvolgimento.
Arrampicarsi è uno sforzo mentale ma data l’impossibilità di cadere (grazie alla corda che ci salva in tutte le circostanze) e data l’impossibilità di restare a secco di stamina, viene a mancare anche quel senso di vertigine e di pericolo che forse avrebbe reso l’esperienza più significativa.
Tuttavia è presto per azzardare un giudizio. La demo non è rappresentativa del prodotto nella sua interezza. La paura che il gioco possa esaurirsi prematuramente è legata a prime impressioni soggette a potenziali cambiamenti.
Jusant: un magnifico deserto di rocce
La componente sulla quale possiamo effettivamente sbilanciarci in positivo è quella grafica. Il gioco non presenta nessun virtuosismo tecnico ma regala scorci e atmosfere d’impatto, passo dopo passo.
Quel mondo distopico ci ricorda che l’acqua è vita e che senza di essa tutto cambia, tutto muore. Da questo punto vista la tematica di riferimento è stata trattata magnificamente.
Perfino il titolo, Jusant, è di fatto una parola francese che indica i periodi di bassa marea e non a caso siamo liberi di muoverci in deserti rocciosi che in realtà sono i fondali di un mare prosciugato.
Aspettative e dubbi
L’ambientazione è molto suggestiva e si sposa con l’esperienza intima e meditativa che Jusant ci vuole offrire. Resta sempre da vedere se riuscirà a trasmettere le stesse sensazione dall’inizio alla fine, spingendoci anche a riflettere sull’effettiva crisi climatica in corso e su ciò che il futuro riserva a tutti noi. Anche perché questa nuova produzione Don’t Nod si discosta dai loro canoni.
I titoli che li hanno resi celebri sono per lo più esperienze narrative, come l’ultimo Life is Strange True Colors, dove il gameplay è quasi marginale. Il loro prossimo progetto invece, Banisher Ghosts of New Eden, dopo il trailer che ne annunciava la data di uscita entro la fine di quest’anno, è stato purtroppo posticipato al 2024.