Hi-Fi Rush, una recensione rockeggiante

Hi-Fi Rush
Informazioni sul gioco

Un’uscita assolutamente inaspettata. Neanche un bisbiglio, uno straccio di marketing. Niente. Hi-Fi Rush è uscito nell’esatto istante in cui è stato annunciato, e ne stanno parlando tutti. L’incipit di questa storia già dovrebbe portare un paio di spunti di riflessione sul tavolo, in particolare sul rapporto tra marketing e sviluppo e sul, finalmente, pubblicare le proprie creazioni con la filosofia when it’s ready.

Insomma, Hi-Fi Rush, senza neanche avviarlo, già costituisce un caso studio interessante che si aggiunge ad altri effettuati in passato. Una volta entrati nel mondo di gioco, la storia si fa ancora più interessante e si continua a osservare con grande passione il lavoro di sperimentazione che sta compiendo Tango Gameworks. Solo l’anno scorso, Ghostwire Tokyo aveva attirato l’attenzione del pubblico e della critica per i suoi tratti peculiari nel gameplay e nel lato artistico. Per quanto non si possa chiamare capolavoro, il lavoro di ricerca della software house giapponese è palpabile, e questi nuovi titoli sono una grande dichiarazione d’intenti dello studio e del suo futuro post The Evil Within, che aveva tratti molto più autoriali e riconducibili in prima persona alla figura di Shinji Mikami.

Prima di addentrarci in questa, si spera, rockeggiante recensione, vi segnaliamo che Hi-Fi Rush è disponibile su PC e su Xbox Series X|S, tranquillamente giocabile attraverso abbonamento Xbox Game Pass.

Per questa recensione è stata utilizzata una configurazione di gioco categorizzabile come medio-bassa

Una storia a ritmo di musica

La nostra storia incomincia con in sottofondo Lonely Boy dei The Black Keys, e con l’arrivo del protagonista Chai nel Programma Armstrong: iniziativa della corporation Vandelay per creare talenti musicali attraverso impianti cibernetici.

Chai ha un braccio rotto, che gli viene sostituito con uno meccanico. Nel processo, però, il suo lettore musicale (sembra un iPod) finisce nella pressa con lui e viene inserito nel petto, cominciando a sincronizzare il corpo di Chai a tempo di musica. La sua playlist risuona con l’ambiente circostante. È un tutt’uno con la musica. In aggiunta, il nostro Chai riesce ad utilizzare il proprio braccio per chiamare a sé dei rottami e formare una chitarra, con la quale lanciare potenti riff, oppure colpire i nemici direttamente sul grugno metallico.

Il lato oscuro

Fino ad ora, il sogno diventa realtà. Una volta uscito dall’officina, le guardie di sicurezza vedono questo inaspettato impianto musicale come un difetto, e viene quindi decretata la cattura di Chai e il conseguente smantellamento. Giustamente, il giovane non ha voglia di essere catturato e rottamato, come biasimarlo. Comincia quindi la sua lotta per la sopravvivenza, che presto diventerà una lotta di rivoluzione contro la corporation Vandelay e i suoi loschi piani.

Peppermint, una giovane rivoltosa conosciuta durante la fuga dagli impianti del Progetto Armstrong, gli racconta del progetto Spectra, ideato dalla Vandelay per manipolare le persone. Chai prende parte alla battaglia e comincia a raccogliere le chiavi di sicurezza per disabilitare questo progetto segreto, sconfiggendo, uno alla volta, i dirigenti dell’azienda.

Hi-Fi Rush
Al rifugio, i nostri alleati ci possono dare una mano con potenziamenti e nuove mosse

I problemi della storia

Come è facile notare, la storia non ha una grande originalità. Ma è entusiasmante, semplice. Il sottotesto punk con cui inizia si addice molto bene al genere musicale scelto e quindi ai vari sottotesti che il team di sviluppo ha intrecciato con l’avventura del protagonista. Nonostante sia una bella storia da vivere, anche emozionante in alcuni punti, ha due problemi decisamente importanti.

Di stereotipi e morale

Il primo è proprio il protagonista. Chai è un personaggio irritante, iper-confidente nelle proprie capacità. Soprattutto, è una tipologia di rappresentazione di personaggio maschile già esplorata in lungo e in largo per il medium. In alcune sequenze, la sua sicumera risulta fastidiosa e tossica. Inoltre, è l’unico del roster di personaggi preparato dal team di Tango Gameworks ad essere completamente piatto. Nessun background, zero di zero. I personaggi comprimari, invece, hanno un ottimo approfondimento, e caratteri ben scritti e studiati. Insomma, Chai è uno stereotipo già visto. Funziona all’interno della trama, ma questa avrebbe sicuramente giovato dalla presenza di un protagonista tridimensionale.

Il secondo problema è da ricercare nella morale finale. Nello spiegare il perché cercheremo, ovviamente, di non fare spoiler. Per tutta la durata dell’esperienza, la storia suggerisce una messaggio di ribellione totale, di forte critica alle corporation. Ma la morale conclusiva stona con tutte le premesse disseminate per le dodici ore di esperienza, e con lo stile visivo. Il risultato è un messaggio che non mette in discussione il sistema, anzi lo riconferma. Buone le intenzioni, questo sicuramente, ma da un videogioco che si appropria di estetiche punk, ci si aspettava una trama decisamente più sovversiva.

Solo estetica

Alla luce del finale, e con qualche riflessione, il gioco è pura esaltazione estetica. Sfrutta tutto ciò che fa parte dei valori punk e li mette in una narrazione che di punk sembra avere tutti i crismi, ma che in realtà non ne ha le finalità. Insomma, Hi-Fi Rush è, per dirla  in gergo musicale e giovane, un poser. Imbarca i giocatori in un’avventura tamarra e maledettamente soddisfacente, ma, alla fine della favola, ha pochissima forza tematica rispetto ad altri titoli a cui, più o meno velatamente, si ispira. Jet Set Radio, tra i tanti.

Hi-fi Rush
Chai è un personaggio bidimensionale e alquanto stereotipato

Un gameplay come i The Who

Esattamente come i The Who (ndr famosa band britannica) spaccavano i propri strumenti al suolo mentre cantavano My Generation, Chai è più volte nella condizione di distruggere tutto a suon di chitarrate in faccia. Proprio su quest’onda di ribellione totale, di rottami che volano a destra e sinistra in fragorose esplosioni, Hi-Fi Rush fonda parte delle sue peculiarità. L’esecuzione tecnica e artistica di Hi-Fi Rush è un esperimento importante per lo studio. Di videogiochi ritmici su questa falsa riga ne abbiamo visti diversi nel corso degli anni: da Crypt of the Necrodancer, sino a Metal: Hellsinger, passando per Bullet per Minutes.

A chitarrate in faccia

A differenza di questi altri titoli, Chai non è costretto ad andare costantemente a tempo di musica. Di base è in sincronia con il ritmo del mondo di gioco. La sua struttura ritmica si realizza in particolare nelle combo e in alcune sezioni specifiche in cui è necessario andare a tempo, premendo i tasti giusti al momento giusto: un po’ come un Guitar Hero Funziona tutto, ed è maledettamente coinvolgente. Esattamente come fu per Baby Driver, il film di rapine scritto e diretto da Edgar Wright. La musica trascina l’azione e da un senso a un gameplay profondo e tematizzato, con attacchi unici, combinazioni con gli altri coprotagonisti ( i quali possono essere schierati sul campo per aiutare nella rottamazione dei nemici) e nelle abilità passive.

Questo genere di titoli rischia però di cadere sullo stesso errore: la ripetitività. Un gameplay simile, dopo diverse ore, può risultare ridondante e frustrante. In alcuni momenti, Hi-Fi Rush tocca questo punto, per poi riprendersi ore dopo attraverso trovate di design che, per fortuna, rendono molti scontri, soprattutto quelli con i boss, sempre diversi e con una loro struttura unica. Questa scelta risolleva le fasi finali e le rende appassionanti, ricche di azione e spettacolari.

I comandi sono quindi fluidi e ben curati, anche se è riscontrabile una certa legnosità nelle fasi di platforming. Nulla che infici nell’esperienza, ma che rende quelle sezioni un attimo più lente rispetto al ritmo frenetico a cui il gioco ci abitua, e in alcuni punti un po’ difficoltose. In linea generale, però, il gameplay di Hi-Fi Rush è l’elemento identitario più forte e geniale di questo ultimo lavoro di Tango Gameworks, che a queste scelte di design audio e meccaniche di gioco, aggiunge anche una direzione artistica visuale a cavallo tra l’animazione e la celebrazione dell’arte fumettistica. È importante sottolineare che anche Ghostwire Tokyo, pur con tutti i suoi problemi narrativi, ha un gameplay e un combat system particolarmente identitari, poiché mettono in pratica l’arte marziale del Kuji Kiri. Un esperimento, in termini di meccaniche, che ha funzionato.

Hi-Fi Rush
A chitarrate, come i The Who

L’arte e la tecnica

Hi-Fi Rush, per ricercare questo suo stile visivo fumettistico, sfrutta la famosa tecnica del cel shading già utilizzata da altri celebri titoli. Sable, Jet Set Radio e XIII, sono solo alcuni esempi di videogiochi a fare uso di questa tecnica di computer grafica, facilmente distinguibile per questo suo tratto cartoonesco “a matita”, con i bordi neri attorno ai modelli dei personaggi. Visivamente piacevole l’utilizzo di baloon, dei fermo immagine disegnati con l’effetto retino tipico del fumetto, delle citazioni a manga e anime giapponesi degli anni ’90/2000 come se piovesse e degli spezzoni animati a comporre alcune cut scenes (la maggior parte però sono realizzate in computer grafica).

Inoltre, la regia è sopra le righe, con un buon uso a tecnica mista nella posizione della telecamera, guidando in alcune scene l’occhio delle giocatrici e dei giocatori alla posizione ideale. Da una terza persona libera, passando per uno scorrimento laterale, arrivando a un camera tracking in alcune sequenze di fuga. Infine, la telecamera arriva anche alla visuale isometrica nel covo prima entrare nelle missioni. L’arte di questo gioco, quindi, è realizzata in modo eccelso, nonché supportata da un’ottimizzazione egregia.

Sulla postazione utilizzata per questa recensione (categorizzabile come fascia medio-bassa), Hi-Fi Rush ha girato in modo fluido a 60 frame al secondo, senza perdere colpi anche durante le scene più concitate, a impostazioni di dettaglio alte. Un videogioco economicamente accessibile e sostenibile, poiché non ha grandi requisiti di sistema ed è incluso nell’abbonamento Xbox Game Pass. Il prezzo pieno è ridotto e contenuto rispetto ai titoli AAA. Hi-Fi Rush, infatti, è in tutto e per tutto una media produzione.

Hi-Fi Rush
Un fermo immagine che celebra la nona arte, con onomatopee ed effetto retino

Accessibilità

La nuova prova di Tango Gameworks presenta anche diverse impostazioni di accessibilità. La possibilità di ridimensionare i caratteri del font, opzioni per il daltonismo, sottotitoli personalizzabili, contestuali e visibili in anteprima. C’è inoltre la possibilità di selezionare le azioni automatiche e tasto singolo nei giochi musicali, un’impostazione che permette di ridurre gli input a un solo tasto. Infine, è possibile visualizzare il ritmo di gioco tramite l’HUD e graficamente dal gatto cibernetico che ci aiuterà nel corso dell’avventura, il quale lampeggerà in base al ritmo. L’HUD, peraltro, ben disegnato e tematizzato: ricco delle informazioni necessarie durante il gameplay.

Insomma, una buona offerta di impostazioni che lo caratterizzano come abbastanza accessibile, un’esperienza di gioco che ha diversi gradi di personalizzazione in base alle esigenze delle giocatrici e dei giocatori. Paragonato al suo predecessore Ghostwire Tokyo, Hi-Fi Rush fa sicuramente di più su questo frangente ed è quindi un buon passo avanti. Vista però la frenesia insita nel core gameplay del gioco, l’aggiunta di un’impostazione per regolare la velocità di gioco potrebbe rendere l’esperienza ancora più accessibile per le persone che ne hanno necessità. Un’opzione simile è stata inserita da Roll7 nella sua ultima produzione, Rollerdrome.

L’importanza delle Killer Track

Un’ultima parentesi è da dedicare alla colonna sonora, composta da canzoni originali realizzate apposta per il gioco e una serie di hit famose per gli appassionati dell’hard rock/Rock Blues. All’interno del gioco ci sono infatti tracce dei The Black Keys, duo musicale statunitense attivo dal 2001. Ma anche dei Nine Inch Nails attivi dal 1988 e dei The Prodigy, gruppo Tecno hardcore britannico attivo dal 1990.

La scelta della musica calza a pennello con la scelta estetica, meno con quella narrativa. Il lavoro di sound design permette a queste tracce di rimanere in sottofondo per grandi sezioni di gioco, vista soprattutto la possibilità dei videogiochi del cosiddetto lingering, ovvero di rimanere in una situazione per tanto tempo. Queste decisioni, con l’intersezione che la colonna sonora ha con il gameplay di gioco, rendono l’esperienza di Hi-Fi Rush soddisfacente ad ogni colpo.

Sperimentazioni di questo tipo sono state già realizzate nel corso degli anni, recentemente anche il titolo Metal: Hellsinger ha coinvolto un gran numero di giocatrici e giocatori in uno sparatutto a tempo di metal, in cui i testi delle canzoni raccontavano la storia della protagonista e del suo desiderio di vendetta.

Hi-Fi Rush
Sempre avere una exit strategy

Conclusione

Hi-Fi Rush è una gran bella sorpresa per questo inizio 2023, un videogioco appassionante e profondo in termini di meccaniche di gioco. Un titolo che integra la sua colonna sonora nel gameplay e regala un’esperienza action e ritmica appagante. Un peccato per la narrazione che sul finale perde di forza tematica, abbandonando il coltivato idealismo e sfruttando un’estetica senza integrarne i valori. E poi c’è il protagonista eccessivamente stereotipato e piatto. Una caratterizzazione in netto contrasto con quella degli altri comprimari, che dimostrano nei loro dialoghi di essere personaggi tridimensionali.

Insomma,  è un’esperienza caciarona e distruttiva che intrattiene senza troppi fronzoli. Casinista e soddisfacente, ma soprattutto perfettibile.

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Hi-Fi Rush
0
Amazing
80100
Pros

Azione adrenalinica

Colonna sonora accattivante

Direzione artistica ottima

Trama semplice ed entusiasmente

Buone impostazioni di accessibilità

Localizzato in italiano

Cons

La morale finale è discutibile

Potenziale ripetitività

Manca impostazione per rallentare la velocità di gioco

Il personaggio di Chai è bidimensionale

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