Intelligenza artificiale: qual è lo stato attuale di ChatGPT?

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Quando pensiamo al variegato mondo dell’intelligenza artificiale, prima che a software come ChatGPT, nella nostra mente si dipingono scenari alle volte utopici.

Ma molto più spesso ci immaginiamo visioni apocalittiche che richiamano la quadrilogia di Matrix o la saga di Terminator, proprio come se fossero degli orrorifici disegni creati da qualche app che integra al suo interno una IA.

E che si tratti di ChatGPT o di una qualche altra intelligenza artificiale, ci vengono in mente questi futuri astrusi o catastrofici perché sono molti i casi di utilizzi dubbi, se non esplicitamente errati, delle intelligenze artificiali, così come sono altrettanti i proclami di figure di rilievo del mondo tech e connesso alle intelligenze artificiali.

Anche fra i videogiochi abbiamo visto come le IA stiano trovando, man mano che passano i mesi, sempre più spazio. Che si tratti di integrare l’intelligenza artificiale per realizzare concept art, se non nel vero e proprio prodotto finito con elementi creati in maniera autonoma da qualche IA (com’era stato per High on Life, come vi avevamo riportato), in ogni caso sarà interessante, forse preoccupante, quale sarà il termine ultimo di queste continue innovazioni.

Ad ogni modo, tantissime aziende si stanno rivolgendo sempre con maggior interesse alla novità del momento. Pensiamo proprio recentemente a Square Enix, così come nel corso dell’anno appena finito vi avevamo riportato di Lenovo, giusto per citarne un paio.

In tutto questo, grande rilievo lo hanno alcuni strumenti, alcune creazioni, che sono state fra le prime a trovare spazio sulle pagine dei quotidiani. Parliamo per esempio del già citato ChatGPT.

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Cos’è ChatGPT?

OpenAI: l’azienda dietro l’intelligenza artificiale

ChatGPT è nato alla fine del 2022 grazie agli sforzi (e agli investimenti miliardari) di OpenAI, società di San Francisco che si compone di una parte no-profit e di una parte invece il cui scopo è il generare guadagni.

Scopo delle persone che hanno fondato originariamente OpenAI e hanno promosso lo studio di uno strumento come ChatGPT è stato quello di avere un’IA al servizio dell’intero pianeta.

Questo affinché (al di là delle inevitabili ricadute economiche positive per chi fa parte di OpenAI) l’umanità possa mantenere il controllo dell’intelligenza artificiale, sfruttandola positivamente per il proprio futuro ma senza esserne sopraffatta.

E fra le persone che hanno fondato OpenAI o che ancora ne fanno parte, abbiamo personalità delle società big tech che conosciamo decisamente bene, quale il co-fondatore di PayPal Peter Thiel e Reid Hoffman (co-fondatore di LinkedIn).

Questi, assieme agli altri e al pool di scienziati che ha lavorato attivamente a ChatGPT, sono stati affiancati inizialmente niente meno che dall’onnipresente Elon Musk, che nel tempo ha espresso più volte le sue perplessità e paure sulle IA future.

I dettagli di ChatGPT

Partiamo dalle basi: il nome ChatGPT sta per Chat Generative Pre-Trained Transformer. Dunque di fatto è un chatbot, ossia un software in grado di simulare un comportamento umano quando si tratta di dialogare con un qualche utente appunto umano.

Oltre alla simulazione di base, il software di OpenAI porta con sé anche l’apprendimento automatico (basandosi su sistemi di linguaggio ampi e complessi), che appunto consente a ChatGPT di imparare man mano che dialoga con l’utenza che lo utilizza.

Per fare questo, fra le varie cose, il team ha dovuto insegnare al software quali argomenti escludere, perché magari ritenuti troppo violenti o soggetti alla possibilità di venire utilizzati per commettere atti illeciti e abusi. E qui troviamo una delle ombre di ChatGPT, ovvero il fatto che un’azienda esterna a OpenAI abbia sfruttato lavoratori del Kenya per selezionare argomenti e topic da evitare.

Per rendere il software più safe per l’intero mondo, interi gruppi di lavoratori sottopagati si sono ritrovati pure con veri e propri traumi, con dichiarazioni relative a questo impiego del calibro di “È stata una tortura“.

Le applicazioni sono state e sono tuttora moltissime. Si va dalla traduzione di varia natura, all’analisi testuale e di documenti per darne giudizi positivi o negativi, fino alla creazione di riassunti. E poi appunto abbiamo la creazione di testi da zero, semplicemente partendo da input base inseriti dall’utente, così come abbiamo la sintesi vocale partendo da testi di vario tipo.

Chiaramente queste applicazioni di ChatGPT sono state sfruttate (e possono essere sfruttate nuovamente in futuro) anche nel mondo dei videogiochi.

Uno studio sull’intelligenza artificiale

Prima di dare uno sguardo su alcuni utilizzi di ChatGPT all’interno del gaming, vorremmo giusto citare un interessantissimo studio del 2023 sull’intelligenza artificiale (uno studio che potete trovare a questo link, dov’è presente il PDF con tutte le 22 pagine dell’analisi).

Il team che ha studiato le IA con questo lavoro aveva come scopo quello di spingere un po’ oltre il limite della credibilità di input e output di azioni e dialoghi delle intelligenze artificiali, il tutto per mostrare comportamenti simili a quelli umani.

Ciò infatti, se reso nella maniera migliore possibile, potrebbe favorire ambienti immersivi più credibili e applicabili a tantissimi campi d’azione, come appunto il campo videoludico (pensiamo alle interazioni con NPC e fra NPC).

Gli elementi dello studio

Per farlo, il team ha sfruttato dei generative agents, ovvero un’intelligenza artificiale generativa basata su di uno specifico software.

Una IA generativa è una IA in grado di imparare dagli input esterni e da ciò che avviene in tempo reale, ed è grazie a questa particolare caratteristica che si raggiunge un comportamento che simula (o alle volte ricalca in maniera decisamente realistica) quello umano.

Per mettere alla prova questi generative agents, le persone che hanno lavorato a questo progetto hanno creato una sorta di cittadina virtuale che ricorda quelle di The Sims (la fortunata serie di life simulator di Maxis ed Electronic Arts). In questo villaggio simulato si muovono i 25 NPC in mano all’IA, ciascuno con le proprie caratteristiche: opinioni, idee, passioni, lavoro.

Per cui ci ritroviamo con artisti, persone che scrivono, chi lavora nel bar della cittadina, ecc. E ogni persona esegue le sue routine quotidiane: alzarsi, fare colazione, andare al lavoro, affrontando il tutto secondo le proprie inclinazioni.

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Su queste routine, poi, si innestano gli eventi particolari e le relazioni sociali, che danno dinamicità e profondità alla vita del villaggio. Con le conversazioni possono cambiare le opinioni e i rapporti interpersonali, così come il riflettere sugli eventi passati può modificare le azioni future dei generative agents.

Fra gli eventi che hanno preso luogo all’interno della simulazione nel periodo di studio, fin dall’abstract si fa riferimento all’idea di un agente di organizzare una festa di San Valentino. A cascata, a partire da quella idea, nello studio si notano agenti che decidono se partecipare o meno (magari cambiando pure idea), invitando altre persone a partecipare alla festa e coordinandosi per arrivare puntuali.

Con il sistema di “osservazione, pianificazione e riflessione” basato sull’infrastruttura messa in piedi dal team scientifico dietro questo studio, abbiamo così avuto una prova tangibile dell’IA generativa.

Com’è stato usato ChatGPT?

In tutto questo, il ruolo di ChatGPT è stato quello di dare voce agli abitanti della cittadina. Sin dai loro pensieri, per arrivare ovviamente alla comunicazione verbale tra le persone del villaggio, il team ha voluto che sfruttassero un linguaggio naturale. Per fare ciò, ChatGPT è stato un terreno fertile per dare espressione ai pensieri degli NPC.

In particolare, si legge nello studio, è stata sfruttata la versione 3.5 Turbo. E, sebbene le versioni successive possano dare maggiore espressività e possibilità da un punto di vista meramente linguistico, si prevede che l’infrastruttura di base e il comportamento degli agenti rimangano gli stessi, dunque senza stravolgimenti nei risultati dei test e del lavoro del team.

Gli utilizzi di ChatGPT nel mondo del gaming

Al momento, ufficialmente, gli utilizzi effettivi di ChatGPT per alcuni videogame sembrano essere ancora sporadici e rari. Questo per quanto, come abbiamo visto, ci siano già molte aziende interessate all’argomento. Tuttavia, giusto per portare un paio di esempi, c’è già chi ha voluto cimentarsi, in maniera amatoriale o andando full AI, con questi strumenti.

Per esempio esiste una mod per The Elder Scrolls V: Skyrim nella sua versione VR. Questa mod consente ai companion del nostro avatar dell’epopea fantasy di Bethesda di diventare molto più immersivi.

Se vi state chiedendo come, lo fa in molteplici maniere: in primis imparando da ciò che avviene in game, con una sorta di ricordi che vengono immagazzinati nella memoria degli NPC e che danno poi origine a specifici dialoghi e interazioni in base alla situazione presente e agli eventi passati. E qui è dove entra in gioco ChatGPT.

E però, oltre a ChatGPT, addirittura chi ha creato la mod ha aggiunto due ulteriori strumenti, uno che consente lo speech-to-text delle parole di chi gioca (per poi essere processate dall’NPC) e un altro che invece fa il percorso text-to-speech, così da trasformare in dialogo le frasi generate tramite ChatGPT.

Tuttavia, al di là di utilizzi specifici del software di OpenAI all’interno di progetti più ampi, addirittura abbiamo avuto i primi tentativi di videogiochi interamente creati dall’intelligenza artificiale, com’è il caso di Angry Pumpkins.

Come si vede già dalle immagini ufficiali, si vede palesemente la fonte di tutto (chiaro che si tratti di Angry Birds), così com’è chiaro il fatto che si tratti di una produzione artificiale. Però abbiamo un primo prodotto, per quanto germinale, realizzato sfruttando unicamente ChatGPT e altre due notissime AI, DALL-E 3 e Midjourney.

IA e ChatGPT: quali prospettive future?

Come abbiamo visto negli scorsi mesi, o anche soltanto nelle righe precedenti, non sembra che ci sarà un declino nell’utilizzo di intelligenze artificiali (fra cui abbiamo software appunto come ChatGPT) nello sviluppo di videogiochi.

Da un lato per la facilità di utilizzo, dall’altro per il risparmio economico e pure per la velocità di realizzazione, difficilmente vedremo aziende e singoli che se ne distanzieranno. E a poco valgono le questioni etiche o anche banalmente il fatto che, attualmente, sia comunque sempre molto palese quando qualcosa viene realizzato con IA.

Se infatti il risultato è solo la produzione di un titolo più in fretta possibile (come si sospetta che recentemente sia avvenuto con il successo istantaneo di Palworld) e che abbia un minimo di presa sul pubblico, si continua ad andare oltre lungo questo percorso.

Tutti i potenziali utilizzi di ChatGPT

In ogni caso, ChatGPT applicato al gaming può aiutare a creare NPC più responsive, in grado magari di adattarsi alle situazi0ni che di volta in volta gli si presentano davanti, magari se integrati correttamente all’interno del sistema e del mondo di gioco. Addirittura si potrebbero raggiungere dialoghi totalmente personalizzati, fino ad avere esperienze ludiche differenziate da persona a persona (il tutto insomma come visto nella mod di Skyrim di cui abbiamo parlato poco sopra).

E, a tal proposito, partendo da prompt e input di partenza identici o simili, uno strumento come ChatGPT potrebbe essere utilizzato per crearvi attorno testi, lore e world building specifici e anche, purtroppo o per fortuna, totalmente randomizzati. Tale applicazione si potrebbe sfruttare anche nella realizzazione di quest e missioni.

Infine, possiamo pensare a un utilizzo di ChatGPT molto simile a quello che già ha adesso. Come infatti ci rivolgiamo al software di OpenAI per fargli domande di ogni tipo, l’intelligenza artificiale potrebbe essere integrata in un sistema di tutorial, suggerimenti e hint per l’utente che ha bisogno di supporto o che si blocca in qualche punto del gioco.

Questi sarebbero utilizzi di ChatGPT che sarebbero visibili all’utenza, ma vi sarebbe anche la possibilità (come nel caso del citato Angry Pumpkins) di sfruttarlo in fase di coding, proprio per scrivere il codice da integrare poi nel gioco.

ChatGPT e le IA: alcune recenti criticità

Vogliamo tralasciare, in questa sede, tutta la parte etica e morale legata all’utilizzo delle IA rispetto al rivolgersi a persone in carne e ossa per la creazione di contenuti (proprio di questi giorni è la notizia di una scrittrice giapponese e del suo ultimo libro, scritto in piccola parte grazie a ChatGPT).

Rimangono comunque diverse tematiche e situazioni di grigiore, come per esempio la quantità di risorse energetiche necessarie al suo utilizzo, in primis la mole di acqua che viene usata nei data center in cui passano le informazioni legate a ChatGPT.

Più in generale, però, si è visto nell’ultimo periodo, negli ultimi mesi, una sorta di diminuzione delle capacità di ragionamento di ChatGPT, come hanno dimostrato alcuni rilevamenti e studi nel corso del tempo. Per esempio, è stata notata una progressiva incapacità di risolvere problemi di tipo matematico, oltre che nella scrittura di testi per linguaggi di programmazione e codice.

Questa diminuzione di ciò che il chatbot di OpenAI sa fare deriverebbe dalle ultime versioni del software, che hanno visto uno spezzettamento dell’intelligenza in parti più piccole, per facilitarne il lavoro e diminuirne anche l’impatto energetico.

Un altro elemento da tenere sempre in considerazione è che l’intelligenza dell’IA è in realtà un addestramento basato su tantissimi, infiniti documenti e opere di origine umana. Ma appunto è la capacità di riprodurre ciò che già precedentemente esisteva, non la capacità di ragionamento e creazione dal nulla tipiche degli umani.

La questione è appunto la totale mancanza di elementi culturali, o magari connessi alla socialità, all’inclusività e simili, nelle IA come in ChatGPT, che di solito si apprendono vivendo o crescendo in una specifica cultura. Essendo ancora agli albori di ChatGPT, nonostante le intelligenze artificiali esistano da diversi anni, resta da vedere come potranno evolversi nei prossimi mesi e nel prossimo decennio, per capire come tali eventuali caratteristiche riusciranno a essere implementate.

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