Tormented Souls è un’oscura e spaventosa lettera d’amore ai classici giochi horror approdati negli anni ’90. Ispirato dai Resident Evil, Silent Hill e Alone in the Dark arrivati nell’epoca d’oro della prima console Playstation, ci catapulta in un mondo oscuro, grottesco e spaventoso.
Un omaggio che abbraccia le origini del genere e che abbiamo avuto il piacere di giocare su Nintendo Switch. Il gioco, già disponibile su PC, PS4, PS5, Xbox One e Series X|S, dal 14 aprile 2022 è anche giocabile sulla console nipponica.
Indice
Tormentend Souls: una storia oscura e spaventosa
Tutto ha inizio con l’arrivo di una strana lettera di uno sconosciuto, contenente la foto di due gemelle e una richiesta d’aiuto poco esplicita. Alla vista della foto seguiranno mal di testa, incubi e insonnia, che spingeranno la nostra protagonista, Caroline Walker, ad indagare. La donna deciderà così di partire per l’ospedale Wildberger, luogo di spedizione della lettera. La sequenza d’apertura, purtroppo, lascia molto a desiderare, dimostrandosi confusa e sfocata. A primo impatto sembrava un richiamo ai filmati dei titoli dello stesso genere dell’era Nintendo 64 e Playstation 2, ma ci siamo resi conto, in un secondo momento, che la qualità della presentazione fosse causata dal porting del gioco su Switch. Tali problemi di prestazioni non sono evidenti su altre console.
Una volta entrati nel gioco effettivo, immediatamente dopo la scena d’intro della vasca che ha reso famoso il titolo, la qualità dell’opera migliora.
Prendiamo il controllo di Caroline praticamente subito. Grazie alle angolazioni fisse della telecamera, da survival horror vecchia scuola, il senso di claustrofobia e il poco controllo sull’ambiente circostante contribuiscono a regalarci un forte senso di disagio. L’ambiente buio e le ombre danzanti tra le stanze durante la traversata, diradata appena dalla debole luce di un accendino che si troverà poco dopo, sono uno spettacolo davvero impressionante da vedere.
Nel comprendere chi abbia spinto Caroline a raggiungere la location, l’abbia tramortita e cavato un occhio (per non farsi mancare nulla), si esplorerà una struttura più che classica per un gioco survival horror. Il giocatore dovrà cercare di scoprire gli spaventosi segreti della struttura avvolta da lugubri misteri e braccati da orribili abomini.
Le creature, grottesche e spaventose, donano un senso di inadeguatezza nell’affrontarle. Armi alla mano, anche i più temerari tenderanno ad evitarle quando possibile. Queste non si arrenderanno facilmente, inseguendoci da un angolo all’altro di ogni stanza e corridoio. Fermarsi non è un’opzione da valutare.
Gameplay obsoleto o nostalgico?
Purtroppo passiamo ad un punto dolente: il Gameplay di Tormented Souls.
Ispirato ai più classici Resident Evil e Alone in the Dark, alcuni limiti sul lato tecnico rendono i movimenti della nostra protagonista molto legnosi. Muoversi potrebbe risultare troppo macchinoso con i tasti direzionali. Rispettando i canoni dei titoli anni ’90 (e tra i più giocati non si può non citare Resident Evil 2, Resident Evil 3: Nemesis e Silent Hill 2) spostarsi non sarà facile.
Avanzare premendo solo Su, indietreggiare con il tasto Giù e girarsi con Destra e Sinistra è troppo macchinoso per i giorni nostri. Consigliamo di sfruttare lo stick analogico, impostato appositamente per far spostare Caroline nella direzione indicata. Purtroppo, nei cambi d’angolazione della telecamera, cambierà anche la direzione registrata. Ci ritroveremo quindi a tornare indietro o sbattere contro le pareti.
Questo è davvero frustrante quando si cerca di eludere una creatura, soprattutto nelle schivate. Essendo queste solo in Backstep, ci ritroveremo spesso con le spalle al muro, per colpa di un’impossibilità a schivare lateralmente e per via della telecamera non sempre ottimale.
La più grande limitazione tecnica sta comunque nel combattimento. Non sempre attaccare un nemico significa fermarlo e se l’animazione d’attacco sta per partire arriverà a segno anche senza concludersi. Dovendo gestire risorse limitate, meglio un approccio meno diretto.
Nemici ostici per limitazioni tecniche
Avere le spalle al muro non aiuta mai, neanche con l’inventario pieno di munizioni.
Ci vorrà molto tempo per capire quanti colpi servano per abbattere una delle creature. Per non parlare poi del loro modo d’agire, della portata dell’attacco e la velocità di reazione nell’inseguirci.
Tutto ciò per colpa degli spazi angusti in cui Caroline sarà costretta a lottare per sopravvivere. Questi piccoli problemi di architettura potrebbero essere una scelta voluta, ma c’è un grosso problema di fondo. Come nei classici Resident Evil, cambiare stanza, in un titolo Horror, può voler dire salvarsi da un pericolo. Qui non è così.
Potrebbe esserlo, ma non lo è. Il gioco registra l’ultima posizione del nemico quando si cambia zona e la conserva per quando ci torneremo. Se scappiamo da una creatura che sta per attaccarci entrando in una porta, quando torneremo in quella stanza sarà lì ad aspettarci. Se il nemico era sospeso in aria per aggredirci, entrando nella zona il suo attacco si concluderà andando a segno. Questo è snervante.
L’atmosfera gioca un ruolo importante
Se da un lato le limitazioni tecniche dei vecchi titoli a cui si ispira Tormented Souls possono demoralizzare, sul lato dell’atmosfera invece ci si può ritenere più che soddisfatti.
Anche gli enigmi da risolvere appariranno più che familiari ai fan dei survival horror vecchia scuola. Nel corso della nostra avventura, nell’oscuro Wildberger Hospital, abbiamo avuto il piacere di rivivere le stesse situazioni vissute con i titoli capisaldi del genere, ma con qualche miglioramento.
I puzzle da risolvere per proseguire nell’esplorazione e nell’avventura si rifanno si a giochi più vecchiotti, ma senza copiarli. Prendendo comunque ispirazione, ci vengono forniti una serie di rompicapi facilmente risolvibili con un po’ di logica, ingegno e furbizia, senza necessitare di soluzioni e guide come spesso accade in altri giochi simili usciti in questi anni.
La schermata dell’inventario implementa l’uso di un cursore sullo schermo, che può essere utilizzato per selezionare gli oggetti e spostarli direttamente nel mondo di gioco. Inoltre, si possono esaminare gli oggetti e selezionarne parti specifiche con cui interagire direttamente. Questo ci permetterà di saperne di più o scoprire segreti. Il cursore sullo schermo rende il processo piacevolmente intuitivo, soprattutto quando saremo in grado di vedere gli effetti dell’utilizzo in tempo reale.
Conclusioni
In definitiva, sebbene Tormented Souls sia un lodevole omaggio ai classici giochi horror survival, la sua devozione al passato è, sfortunatamente, sia il suo più grande pregio che il suo peggior difetto. Forse ciò a causa della poca esperienza degli sviluppatori e il desiderio di non volersi distaccare troppo dal genere ha influenzato molto, ma è comunque un ottimo punto di partenza.
Lo si potrebbe definire una modernizzazione del genere in ritardo con gli anni, ma le meccaniche sembrano spesso troppo contorte.
Considerando la durata di circa sette ore, Tormented Souls è sicuramente un titolo che divertirà tutti i fan sfegatati dei giochi horror. Soprattutto quelli che desiderano ritornare alle origini, ma per buona parte dei giocatori no. Gli angoli di ripresa fissi e il combattimento limitato si rivela più frustrante che nostalgico e ciò ovviamente dispiace anche a noi.
Sicuramente non è il miglior titolo Horror disponibile su Switch, e in questo mese d’aprile ne usciranno altri da non perdere sulla console di casa Nintendo, ma è comunque un gioco divertente e pauroso a cui, gli amanti del genere e non, potrebbero dare una possibilità.
Ottime atmosfere
Enigmi interessanti
SI sente l'aria della vecchia scuola
Limitazioni tecniche anni 90
Sistema di combattimento da migliorare