Il genere cyberpunk sta vivendo un periodo di rinascita culturale, in diversi casi svuotato, purtroppo, del suo significato sociale e politico, in favore di un’estetica pullulante di neon. In altri, invece, fornisce una critica oculata al nostro contesto contemporaneo capitalista, senza peli sulla lingua e con tanto rancore punk. Utilizzando un futuro lontano e la fantascienza per criticare con puntualità il presente.
Citizen Sleeper è l’ultimo gioco di Gareth Damian Martin (In Other Waters), in arte Jump Over The Age, che riesce nella folle impresa di creare un’opera dalla forte componente narrativa, con meccaniche inusuali per il genere, ma che arrivano dritte al cuore. Prima di lanciarsi in questa recensione, è giusto segnalare che Citizen Sleeper è stato pubblicato il 5 maggio per Nintendo Switch, Xbox Series X|S, Xbox One e PC al prezzo di €16,79 su Steam e disponibile nell’abbonamento Xbox Game Pass. L’opera indie è stata anche protagonista della LudoNarraCon, una convention virtuale svoltasi su Steam dal 5 al 9 maggio 2022 e organizzata dalla casa editrice Fellow Traveller.
Per questa recensione è stata giocata la versione Nintendo Switch di Citizen Sleeper.
Indice
La storia, in bilico
Nel mondo distopico raccontato da Citizen Sleeper vestiremo i panni di uno Sleeper, una mente umana emulata in un corpo robotico. Gli Sleeper sono sfruttati dalle corporation per lavori estenuanti e sono stati privati completamente dei ricordi della loro vita precedente. Questi non possiedono nemmeno il corpo che abitano, poiché tale involucro è di proprietà della gigantesca azienda di riferimento. Il nostro personaggio riesce per il rotto della cuffia a sfuggire al giogo della corporazione Essen-Arp, ma si interfaccia con un ambiente ostile, che non lo considera essere umano e che rende estremamente difficile la sua autodeterminazione.
Interpretiamo degli oppressi, in costante precarietà tra i soprusi dei cacciatori di taglie, delle gang e delle corporation, talvolta anche combinazioni delle tre. Siamo inoltre dipendenti da specifici farmaci stabilizzatori, che evitano che il nostro corpo si spenga e ci rigetti. Questi contrastano l’obsolescenza programmata e portano a giocare con un timer nella testa: un ticchettio incessante e rumoroso, che condizionerà molto le nostre azioni.
I primi passi
Cominciamo scegliendo il nostro archetipo tra tre diverse possibilità: Mechanics, Operator ed Extractor, ognuno di questi unico per statistiche e specialità. Dopodiché apriamo gli occhi su Erlin’s Eye, una stazione spaziale circolare e gigantesca costantemente al buio, illuminata unicamente da neon sfarfallanti e dai cartelloni pubblicitari. Tentiamo di sopravvivere, tra un lavoro e un altro, cercando disperatamente equilibrio nella nostra vita, le scelte che compiamo modificano il corso degli eventi e plasmano i finali e i rapporti con i personaggi non giocanti che incontriamo. La nostra influenza nel mondo è tangibile e il nostro scopo sulla stazione è tutto da scrivere.
La forte narrativa di Citizen Sleeper è capace di incarnare perfettamente una rappresentazione e una critica anticapitalista accurata, portando i giocatori a vestire i panni degli oppressi, in costante battaglia con lo status quo per la propria sopravvivenza. Si tratta di un’ambientazione ben congegnata, che lascia trasparire una costruzione più complessa rispetto a quella che esperiamo nelle ore di gioco. Si tratta di circa 8 ore di esperienza con una sola giocata alla storia, ma c’è un discreto fattore di rigiocabilità se si selezionano altri archetipi e si esplorano, quindi, le storyline alternative.
Il cuore dell’esperienza sono testi da leggere e conversazioni, che possono risultare pesanti per alcune tipologie di giocatori, ma sono strutturate in modo da garantire una buona leggibilità, con la loro comparsa a schermo in paragrafi brevi. Ciò che effettivamente può disincentivare la lettura è la mancanza di una localizzazione in italiano, Citizen Sleeper esiste, al momento, solo in lingua inglese. Sul tema accessibilità, l’opera non fornisce grandi possibilità di personalizzazione dell’interfaccia utente e dell’esperienza di gioco in generale: mancano slider per ingrandire il testo, modalità di lettura alternativa, cambi di font di sorta e modalità per daltonici.
Se la narrativa dell’opera di Gareth Damian Martin già stupisce e merita attenzione, altrettanto si può dire per la veste grafica e le meccaniche di gioco.
Il gameplay, tremare mentre si gioca
I concetti introdotti nel paragrafo precedente non rimangono solo narrativi, ma hanno un proprio corrispettivo nel gameplay e prendono vita nelle meccaniche di gioco. Queste sono poche e costituiscono un loop di gameplay soddisfacente, restituendo un gravoso senso di precarietà e di incombente pericolo. La vita del nostro personaggio sulla stazione spaziale è scandita attraverso i cicli di rotazione e ad ogni ciclo vengono lanciati dei dadi.
Con questi dadi possiamo poi compiere le varie task nella mappa e ricevere ricompense narrative per progredire e aumentare le nostre statistiche. L’aleatorietà della pool di dadi limita la possibilità di azioni ad ogni ciclo e costringe a scegliere in modo sapiente quali azioni effettuare e quali, invece, rimandare al ciclo successivo: evitando quelle più rischiose con dadi bassi e preferendo un approccio piuttosto che un altro.
Il numero dei dadi è influenzato direttamente dal concetto di obsolescenza programmata. Se la barra della condizione è bassa avremo pochi dadi a disposizione, se invece abbiamo assunto il farmaco stabilizzatore della Essen-Arp avremo la pool completa. Medesime meccaniche si hanno per il cibo e il mangiare e serviranno i soldi per compiere queste azioni. Soldi che, manco a dirlo, sono ardui da guadagnare e che vengono spesi in continuazione per evitare la morte.
La rete e il cyberspazio
Citizen Sleeper, a differenza di altri titoli del genere, inserisce in modo intelligente anche una sorta di cyberspazio. Gli Sleeper hanno questa capacità di essere sensibili alla rete e di poterci navigare agilmente per rubare i segreti delle gang e delle corporation. Montagne e montagne di dati che stagnano nei nodi di rete, pregni di informazioni sensibili che aspettano solo di tornare a galla. Le operazioni in questo cyberspazio sono semplici per uno Sleeper, ma non sono esenti da conseguenze: i pericoli sono dietro l’angolo anche in quel groviglio di dati.
Le meccaniche di gioco consistono, sostanzialmente, in una serie di task da risolvere con il tiro dei dadi nella pool, ottenendo successi e completando obiettivi si progredisce nella storia. Tutta la struttura risulta incredibilmente studiata e funzionale alla narrazione di Citizen Sleeper. Queste sono ingiuste esattamente come il sistema che governa il mondo distopico dipinto da Gareth Damian Martin.
Un piccolo appunto si può fare sul sistema di progressione poco variegato, ma è una questione puramente di gusti, poiché lato design risulta pensato per essere essenziale alla durata dell’esperienza. E altresì interessante, oltre il gameplay, notare alcune chicche nelle scelte della visuale e del sonoro.
La visuale e il sonoro, tra neon e falsi dei
Il comparto visivo ha una realizzazione di ottimo livello, con una grafica cartoonesca cel-shading semplice e personaggi illustrati con grande dovizia di particolari. Ciò che è interessante da analizzare non è tanto l’aspetto estetico ammaliante e calzante rispetto alla storia che si sta raccontando, ma la visuale scelta per comunicare questa peculiare storia cyberpunk.
L’inquadratura dall’alto permette una vista tridimensionale della stazione spaziale, con la possibilità di orientarsi lungo tutto l’anello per osservare parti diverse della scenografia. Con l’uso degli zoom si entra nel vivo del gameplay. Questa particolare scelta di inquadratura valorizza molto l’ambiente di gioco, fa percepire i giocatori come al di fuori del sistema, ma al tempo stesso profondamente legati ad esso. Si scorgono i progressi e l’impatto che le nostre scelte hanno sulla narrazione. Si tratta di un ambiente espandibile, con altre sezioni di Erlin’s Eye da sbloccare e visitare.
L’intera impostazione della mappa ricorda, e rievoca, un tabellone di un gioco da tavolo. Tale similitudine non è casuale, in quanto tutto il gameplay è impostato con le medesime logiche di gioco. Citizen Sleeper può essere interpretato come un gioco da tavolo in tutto e per tutto.
Sentire il cyberpunk
A dettare il ritmo c’è la colonna sonora è stata composta da Amos Roddy, già autore della colonna sonora di In Other Waters, che realizza musiche elettroniche lente e ambientali, ricordando vagamente le sontuose sinfonie di Vangelis per Blade Runner. L’atmosfera di Erlin’s Eye fluttuante nel vuoto siderale, la malinconia delle luci della città e i suoi attimi di tensione, tutto ciò è perfettamente scandito dalla musica. Questa non scavalca l’azione di gioco e, allo stesso tempo, non scompare passando indifferente, accompagnando la narrazione con grande eleganza.
Un comparto tecnico confezionato con grande cura, ma che subisce qualche caduta di stile nella versione Nintendo Switch.
Su Switch si poteva fare meglio
Il tallone d’Achille di Citizen Sleeper su Switch è il porting. L’adattamento dei comandi sulla console ibrida di casa Nintendo non sfrutta per nulla il touch screen. Navigare l’interfaccia di gioco utilizzando le levette analogiche e i tasti risulta scomodo in più di un’occasione. Si tratta di qualcosa a cui ci si deve abituare con difficoltà ed è un peccato. Le funzionalità della console non sono integrate al massimo, inficiando nell’esperienza dei giocatori, ma possono essere aggiunte e corrette in corso d’opera. Non è nulla di irreversibile.
Si percepisce, infatti, che il design stesso abbia pensato ad un’interazione più libera con l’interfaccia utente attraverso il mouse. Tramite il touch screen il feeling di gioco e della “plancia” sarebbe stato, senza dubbio, più coinvolgente.
Conclusione, sul filo del rasoio
Citizen Sleeper è una piccola gemma Indie. Gareth Damian Martin costruisce una dettagliata distopia, formulando una critica articolata al capitalismo e allo status quo. Il gameplay trasmette, attraverso meccaniche semplici e ben congegnate, l’ingiustizia e l’ansia di vivere nella stazione spaziale Erlin’s Eye. La colonna sonora sottolinea con maestria il conflitto sociale e valorizza l’ottima componente testuale. Ad arricchire l’esperienza è, infine, una veste grafica d’effetto, con una cel shading meravigliosa e illustrazioni incantevoli. Nota dolente sul piano dell’accessibilità, mancando le più basilari impostazioni per personalizzare l’esperienza gioco e di lettura.
Su Nintendo Switch inoltre è un peccato non aver sfruttato il touch screen della console per migliorare l’esperienza, preferendo invece un porting raffazzonato. Citizen Sleeper è un’opera sovversiva incredibile, che racconta con grande lucidità e consapevolezza un’avventura mozzafiato sul filo del rasoio.
Ottima narrazione cyberpunk
Gameplay funzionale alla storia
Colonna sonora elegante
Interessante critica sociale
Incantevoli Illustrazioni e Cel-Shading
Porting su Switch lacunoso
Poca progressione nelle statistiche
Mancano impostazioni per l'accessibilità