Intervista a Davide Farronato: voce di Nick in The Quarry, doppiatore di Cobra Kai, Demon Slayer e direttore del doppiaggio di FIFA

Informazioni sul gioco

Prossimi ai cinquanta doppiatori ospiti nella nostra rubrica delle interviste, oggi abbiamo la fortuna di leggere la testimonianza di Davide Farronato, doppiatore e direttore del doppiaggio.

Davide Farronato è direttore del doppiaggio dei calcistici eFootball e FIFA. Recentemente il titolo di Electronics Arts è stato aggiunto nel catalogo Game Pass. Inoltre, la serie FIFA dal prossimo anno cambierà ufficialmente nome dopo quasi 30 anni.

Davide Farronato intervistaChi è Davide Farronato

Davide Farronato nasce a Torino il 18 maggio del 1988. Appassionato di doppiaggio fin da bambino, frequenta la scuola teatrale Sergio Tofano di Torino, diretta da Mario Brusa (abbiamo intervistato il figlio, Stefano Brusa NdR) per poi intraprendere stabilmente il lavoro come doppiatore.

Cosa ha doppiato

Davide Farronato ha doppiato numerose pellicole, lo ricordiamo nei panni di Sebastian Chacon in Emergency, Jaden goetz in My Fake Boyfriend e Booboo Stewart in The Last Survivos.

Nelle serie animate ha prestato la voce a Billy Miller in Inazuma Eleven Ares e Gyutaro in Demon Slayer. Nelle serie tv doppia Miguel Diaz in Cobra Kai.

Per quanto concerne i videogiochi ha prestato la voce al personaggio Nick in The Quarry e a Brisone in Assassin’s Creed Odyssey. Inoltre, è direttore del doppiaggio dei due titoli calcistici di eFootball e FIFA.

Davide Farronato doppiaggio

Intervista a Davide Farronato

  • Come ti sei avvicinato al mondo del doppiaggio?

Molto banalmente, scoprendolo. Da bambino ero un divoratore di cartoni animati, in particolar modo adoravo Aladdin e, guardandolo, mi innamorai letteralmente della principessa Jasmine. Allora mia madre mi spiegò che, in quanto cartone animato, non era possibile fosse reale. Io obbiettai, convinto del fatto che dato che parlava, doveva per forza esistere. Ma lei mi spiegò che parlava perché esisteva il mestiere del doppiaggio che dava vita a cose che, apparentemente, non ne avevano. Per me questa fu una rivelazione, mi innamorai completamente di questa idea.

Poi, crescendo ed essendo figlio degli anni 80/90, mi capitò di acquistare delle audiocassette vergini per registrare momenti di vita quotidiana a casa mia. Ogni volta che riconoscevo la mia voce continuavo a stupirmi e a convincermi di poter realizzare, prima o poi, il sogno di diventare un doppiatore.

Ho iniziato tramite la scuola di teatro diretta da Mario Brusa, frequentando un corso triennale dal 2009 al 2012. Questo percorso mi ha sconvolto la vita. Un po’ perché mi ha dato la possibilità di scoprire le mie capacità, e poi perché mi ha permesso di incontrare tanti amici e colleghi. Molti di loro fanno parte della mia vita, con alcuni ho anche dato vita a una realtà teatrale a Torino chiamata ContraSto.

Una volta conclusa la formazione triennale, nel 2014 ho continuato con il corso di doppiaggio, proprio perché mi mancava la tecnica. Per quanto un doppiatore sia un attore, la formazione teatrale non è mai sufficiente. Questo mi ha permesso di fare i primi turni tramite Mario Brusa alla Videodelta di Torino sempre nello stesso anno. Ho iniziato con i primi brusii e i primi personaggi. Mi auguro che il tempo possa permettermi di arrivare a conseguire dei traguardi ancora più importanti. C’è ancora tanta strada da fare e tante cose da imparare e si può dire che io sia ancora all’inizio.

  • Sappiamo che hai doppiato Nick in The Quarry. Cosa puoi raccontarci del doppiaggio di questo titolo?
Nick the Quarry
Nick in The quarry, doppiato da Davide Farronato

Prima di The Quarry non avevo mai fatto parte di un videogioco di questo genere. Per me era già un piccolo grande orgoglio riuscire a far parte di un cast voci così importante di un titolo molto atteso. Il segreto attorno al titolo aveva creato tanto fervore tra i fan e quando è stato annunciato ci si chiese immediatamente quale fosse il cast. E chiaramente averne fatto parte è stato bello.

Poi il fatto di doppiare un personaggio particolare, il più particolare per alcuni aspetti, è stato motivo di grande orgoglio. Inoltre, gli attori e i doppiatori coinvolti erano molto importanti e averli affiancati è stato ancora più soddisfacente.

La grande difficoltà era legata, come voi ben sapete, al fatto che non avessimo delle tracce video di riferimento. Questa è una prassi per ciò che concerne il mondo videoludico, fatta eccezione per alcuni titoli in cui si riesce ad avere qualcosa. Essendo un gioco legato allo sviluppo tramite scelte con sviluppi infiniti, è stato difficile capire il senso di alcune battute senza storie e copioni definiti.

Inoltre, il personaggio di Nick ha molte sfaccettature, parte con delle caratteristiche di un certo tipo in cui è molto dolce. Ma poi, chi ha giocato, sa che accadono delle cose che daranno vita a dei cambiamenti. Devo dire che i personaggi pieni di sfaccettature e che si evolvono, sono proprio quelli che amo interpretare maggiormente e che danno più soddisfazioni.

Complessivamente è stato un lavoro di doppiaggio molto ben riuscito, sono contento della resa generale ma soprattutto della mia. Anche se, essendo un pessimo giudice di me stesso e anche molto severo, non posso dire di essere totalmente soddisfatto. Questo vale sia per il lavoro svolto su The Quarry ma anche su tutto il resto, per questo ambisco sempre a migliorare.

Mi auguro di avere tempo e modo per poterlo fare e di avere altre occasioni per sviluppare ulteriori capacità. Detto così sembra che io non sia mai soddisfatto di quello che faccio, in realtà lo sono ma penso che si possa sempre migliorare.

  • Qual è stato il personaggio più difficile da doppiare, e a quale sei più affezionato?

Il personaggio più difficile da interpretare credo sia stato Gyutaro della seconda stagione di Demon Slayer. È un demone con una timbrica particolare, pieno di sofferenze, rabbia e disperazione, e ovviamente per me non è stato facile interpretarlo. Ma anche questo è stato motivo di orgoglio, perché gli anime necessitano di un lavoro differente rispetto a quello dei videogiochi o di altri prodotti.

Miguel Diaz Cobra KaiHanno un codice espressivo e interpretativo molto ben definito e per uno come me è molto più complesso lavorarci rispetto a lavorare ad altro. Demon Slayer, in particolare, ha delle animazioni meravigliose come anche una profondità nei dialoghi importante e questo mi lega ancor di più a questo personaggio. Dal punto di vista emotivo, invece, i personaggi a cui sono più legato si può dire siano due e per motivi diversi.

Il primo è Miguel Diaz di Cobra Kai, che eredita un po’ la veste di teen idol dei giorni moderni che prende il testimone di Daniel LaRusso di Karate Kid. Questo è un motivo di responsabilità, e poi perché è stato una sorta di successo quasi inaspettato. Quando doppiammo Cobra Kai non ci saremmo mai aspettati questa risonanza in Italia e nel mondo. Siamo arrivati a doppiarne cinque stagioni e con una sesta che mi auguro prima o poi si faccia.

L’altro personaggio a cui sono legato è Paul Lindbergh di Tempesta d’amore, che va in onda su Rete 4. Essendo una soap il codice interpretativo è chiaramente diverso. Gli sono legato perché ho avuto la possibilità di incontrare l’attore e di diventare suo amico. È arrivato in un momento della mia vita in cui avevo bisogno di avere un personaggio come Paolo, un po’ svampito ma con una bella evoluzione. È stato molto bello interpretarlo e lo è ancora, considerando che continuo a doppiarlo.

  • Quali sono i consigli che daresti a nuovi e aspiranti doppiatori?

Sulla questione legata ai consigli da dare vado un po’ in difficoltà. Penso di avere un’esperienza ancora troppo piccola per poter dare dei consigli. Ho iniziato quasi nove anni fa e in questi anni sono cambiate tante cose. Anche a causa del Covid sono cambiate tante piccole realtà interne. Una volta era forse più facile assistere a un doppiaggio, che trovo sia molto importante per coloro che si vogliono affacciare a questo mondo.

L’unica cosa che posso dire con tranquillità e con certezza è che per fare questo lavoro serva studiare recitazione. Chiaramente non tutti quelli che studiano recitazione possono doppiare, perché è necessaria una sensibilità artistica che possa condurti verso quella direzione. È un mestiere sicuramente tecnico, ma va anche capito dal punto di vista emotivo e interpretativo. Non basta soltanto studiare, così come non basta studiare per diventare attori. Ci deve essere un mix di cose: se il talento e lo studio vanno di pari passo, la possibilità di riuscire in questo ambiente diventa maggiore. Ci vogliono tanta abnegazione, costanza e umiltà.

Purtroppo, molte persone che iniziano non riescono a comprendere quanto sia necessario fare un po’ di gavetta e quanto i tempi siano lunghi. Bisogna prima riuscire a imparare tecnicamente a fare questo lavoro. E, in un secondo momento, bisogna entrare a far parte di questo ambiente nel quale le persone ti devono conoscere. Anche per questo ci vuole pazienza, perché poi ognuno di noi è fatto a proprio modo. Per questo motivo bisogna avere la perseveranza e la predisposizione ad accettare che ci vuole del tempo. Infatti i frutti di ciò che si semina si raccoglieranno nel lungo termine.

Adesso l’avvento della tecnologia dell’intelligenza artificiale sta mettendo un po’ anche a repentaglio il futuro di questo lavoro. Io sono personalmente abbastanza preoccupato, ma allo stesso tempo fiducioso. Mi auguro che, essendo un lavoro artistico fatto di emozioni umane, non si svilisca e non svanisca in virtù di una intelligenza artificiale. Quest’ultima non sarà mai in grado di tirare fuori delle cose che solo un essere umano è in grado di farlo.

Spero che tutto questo venga tenuto in considerazione non solo da me, che sono uno degli addetti ai lavori, ma anche dalle persone che hanno a cuore l’arte e tutto ciò che orbita attorno al nostro mestiere. Senza perderci in altri discorsi, mi sento di dire che i requisiti fondamentali debbano essere l’umiltà e l’abnegazione.

  • Sappiamo che oltre alla tua attività come doppiatore sei anche direttore del doppiaggio dei videogiochi calcistici di FIFA ed eFootball. Il modo di lavorare è lo stesso degli altri videogiochi oppure è completamente differente?

Dal 2018 ho avuto la possibilità di iniziare a lavorare con PES, che ha successivamente cambiato nome in eFootball. Dal 2019, invece, anche con FIFA, che da quel che so dal 2024 non manterrà più lo stesso nome. È stato molto diverso lavorare a videogiochi come questi, perché negli altri c’è solitamente una macrostoria con dei personaggi e ci si lavora con gli attori.Lele Adani FIFA

In questo caso, invece, curo esclusivamente la parte legata ai telecronisti Pierluigi Pardo e Lele Adani in FIFA; e Fabio Caressa e Luca Marchegiani in eFootball. Essendo loro professionisti che hanno visto migliaia di partire, devono semplicemente cercare di reimmergersi all’interno delle situazioni di gioco. E, ovviamente, immaginarsele sulla base della loro esperienza per recitare ciò che i copioni dicono.

Lavorare con una coppia di professionisti come loro è molto facile, l’unica differenza sta nella tipologia di lavoro tra un videogioco calcistico e l’altro. Alcune case di produzione, per esempio, hanno più diritti rispetto ad altre e questo consente maggiore libertà di improvvisazione. Questo facilita maggiormente sia il lavoro dei telecronisti che il mio. Infatti abbiamo cercato di rendere ancora più vere frasi e termini, soprattutto con Pardo e Adani su FIFA, inserendo delle cose ancora più credibili.

Con eFootball, invece, si devono fare discorsi leggermente più indiretti perché i diritti a loro disposizione sono inferiori. Ma la modalità resta comunque molto simile: a seconda delle situazioni di gioco ci sono frasi, nomi di calciatori e di squadre, da dire con intensità diverse. È un lavoro abbastanza complesso ma sicuramente molto divertente. Soprattutto per uno come me che è cresciuto con quei giochi e ci ha giocato sin da sempre. Essendo anche un grande appassionato di calcio, mi ritengo davvero molto fortunato.

  • Noi ti ringraziamo per la tua disponibilità, ma prima di andare vorremmo conoscere un curioso aneddoto sulla tua carriera.

Qualcosina ho vissuto. Come ho detto precedentemente mi è capitato di conoscere il personaggio che doppio in Tempesta d’amore, che va in onda su Rete 4. Ci siamo incontrati a Monaco di Baviera dove viene girata la soap ed è stato molto divertente. Con lui siamo diventati amici e ci sentiamo ogni tanto. Aggiungerei anche la possibilità di lavorare e di avere stretto un rapporto personale con Adani, Pardo, Caressa e Marchegiani. Ad esempio, io ho sempre avuto il sogno di fare radio.

Allora Fabio Caressa mi fece assistere nel 2019 a una puntata del programma che fa insieme a Ivan Zazzaroni il sabato su Radio Deejay. Ho partecipato ovviamente non in onda, però sono stato lì con loro, è stato molto divertente e sono stati molto carini.

Davide Farronato Martina TamburelloCon Lele Adani è stato bello perché ci siamo incontrati e trovati subito nella modalità di lavoro. Ci sentiamo anche con una certa frequenza ed è capitato di fare tanti pranzi e addirittura una cena. L’anno scorso per il compleanno di mio padre e mio fratello ho regalato loro una cena insieme a Lele Adani. Tra l’altro poi è arrivato anche Nicola Ventola. Per gente come la mia famiglia, che è appassionata di calcio, è stata sicuramente una grande emozione. Anche perché hanno sempre visto il commento sportivo di Lele Adani come un punto di riferimento.

Poi una cosa molto divertente che mi è successa prima del Covid è stata lavorare fianco a fianco insieme a Martina Tamburello. Lei è una mia grande amica oltre che bravissima ed eccezionale collega. Visto che i nostri personaggi in Tempesta d’amore erano una coppia e, avendo molte scene insieme, ci è capitato di fare qualche turno fianco a fianco. Abbiamo fatto anche delle riprese che ogni tanto guardiamo con enorme nostalgia perché, appunto, queste cose adesso non si possono più fare.

 

Vi ringrazio per la possibilità, saluto tutti coloro i quali seguono videogiochitalia.it e chi ha visto questa intervista.

 

Ringrazio Anna Delia per il significativo contributo nella realizzazione dell’articolo.

Ringraziamo Venti Blog per la pubblicazione dell’estratto di questa intervista sul Quotidiano del Sud

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