Bastano tre parole per accendere i cuori di milioni di videogiocatori e risvegliare straordinari ricordi del proprio viaggio videoludico: Metal Gear Saga .
Da più di trent’anni, l’universo creato dalla poliedrica mente di Hideo Kojima nel 1987 continua ad appassionare gli amanti del gaming, da ogni parte del mondo. Questa celebre saga, infatti, è ormai diventata una pietra miliare dei generi azione e stealth. Una vera e propria esperienza al di là del mero intrattenimento che tutti prima o poi dovrebbero provare.
Che dire allora di quest’ultima Master Collection Vol. 1 di Konami ? Scopriamolo insieme con la nostra recensione su PS5!
Indice
Metal Gear Solid Master Collection vol. 1 recensione – L’eredità di Kojima
Con questa Master Collection Vol. 1 , presentato al Tokyo Game Show del 2023, abbiamo l’opportunità di portarci a casa in un unico cofanetto tre tra i più grandi giochi della storia. Tre giochi cronologicamente dati, ma sorprendentemente ancora attuali per la qualità narrativa, ludica e cinematografica.
Tutto questo ha sempre contraddistinto i capolavori di Kojima, una mente geniale che ha sempre saputo come stupire il pubblico. Tutti i suoi giochi sono stati ben pensati rispetto allo specifico hardware delle console, arrivando addirittura a fare delle stesse custodie di gioco delle esperienze ludiche e di ausilio all’avventura.
Giochi inclusi nella Master Collection
- Metal Gear (dalla Collezione HD del 2012)
- Metal Gear 2: Solid Snake (dalla collezione HD del 2012)
- Metal Gear Solid (che include Missioni Integrali/VR/Missioni Speciali)
- Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty (dalla HD Collection del 2012)
- Metal Gear Solid 3: Snake Eater (dalla HD Collection del 2012)
- Metal Gear (versione NES)
- Metal Gear: La vendetta di Snake
Metal Gear Solid Master Collection vol. 1 – Contenuti Extra
Ogni gioco è scaricabile singolarmente e contiene al suo interno diversi contenuti aggiuntivi. Cominciamo dalle due Metal Gear Solid: Digital Graphic Novel, fumetti interattivi disegnati da Ashley Wood, che narrano le imprese di Solid Snake.
Vi è poi una selezione di brani del gioco con le varie colonne sonore e un libro digitale per ogni gioco della storica triade di MGS: la Master Book . Si tratta di una sorta di enciclopedia, ricca di informazioni sui titoli della serie. Più precisamente, si riportano biografie dei personaggi, dettagli della storia e delle varie meccaniche di gioco, nonché delle vere e proprie guide ai numerosi easter eggs in Game.
Vi sono poi altri volumi, sempre uno per ogni gioco, che riportano l’intera sceneggiatura in lingua inglese, descrivendo minuziosamente tutti i dialoghi di ogni capitolo della storia. Sebbene ne sia apprezzabile la cura, certamente sono un po’ difficili da consultare su console, perché le pagine sono incredibilmente numerose (centinaia) e per leggere bene bisogna continuamente premere il tasto zoom. Sicuramente un contenuto molto interessante, ma sicuramente leggerlo su un tablet sarebbe più funzionale rispetto ad un monitor.
Metal Gear Solid: base da collezione
Alla luce di tutti i contenuti che vi abbiamo elencato, avremmo gradito un ulteriore materiale aggiuntivo come delle interviste al team di sviluppo . Sarebbe stato molto interessante gustare tutto ciò che riguarda il backstage dell’immenso universo di Metal Gear .
Sarebbe stato anche più pertinente, pensando all’utilizzo del prodotto su console, rispetto ai volumi sopracitati. In questo modo sì che saremmo stati letteralmente incollati allo schermo a sognare, visto che parliamo di una delle serie più importanti della storia dei videogiochi. Per ora, non ci resta che riporre tutto questo nel ripiano dei sogni nel cassetto .
Diversamente da quanto ci hanno abituato ad altre collection , in cui troviamo tutto in un singolo disco/versione digitale, qui ogni capitolo risulta scaricabile come un gioco a sé. Questo ha il vantaggio di risparmiare spazio sulla memoria della console, ma abbiamo ritenuto la scelta un po’ dispersiva. L’accesso ai giochi e ai contenuti per compartimenti a nostro parere è più scomodo.
Metal Gear Solid 1: il sacrilegio di un sogno utopistico
Sono state proprio le vicende di Solid Snake a Shadow Moses a consacrare la celebre saga di Kojima. E per quanto si ironizzi sul grottesco doppiaggio italiano ei goffi lineamenti dei personaggi, questo rimane un capitolo solenne per tutti i fan di MGS . Purtroppo, allo stesso tempo, è anche il titolo che più di tutti genera frustrazione e disincanto .
Per quanto narrativamente il gioco sia perfettamente godibile ancora oggi, non è mai stato fatto alcuno sforzo per svecchiare l’esperienza ludica . Tale fedeltà esperienziale è più accettabile se offerta su console più datata. Ma considerando che in questa Master Collection si gioca su console e con monitor di ultima generazione, tecnologicamente più avanzati, sarebbe stato gradito almeno un lavoro di pulizia dell’immagine e la possibilità di offrire un minimo di opzioni in più.
Il gioco, invece, gira alla risoluzione nativa upscalata a 1080p su PS5, difficile da digerire con i monitor moderni. Più considerando che la versione originale era in 4:3, con la famosa grafica pixellata della PS1, tocca giocarlo con le bande nere laterali sullo schermo. L’unico tentativo che è stato fatto è impostare uno sfondo al posto del colore nero laterale, ma a questo punto ci è sembrato più fastidioso che utile.
Grafica e dolori della collezione
Anche se parliamo di giochi con più di vent’anni alle spalle , il comparto grafico è sicuramente l’aspetto che più potrebbe far storcere il naso a chi si approccia alla saga per la prima volta. Questo perché tali giochi sono presi così come sono ed inseriti nel cofanetto. Gli utenti più veterani riusciranno sicuramente ad andare oltre, contestualizzano perfettamente ogni singolo prodotto della Master Collection . Ma riuscite ad immaginare un nuovo giocatore alle prese con il primo capitolo della storica trilogia?
Fortunatamente, MGS2 e MGS3 si dimostrano più godibili del primo. In primis poiché destinati all’epoca per una console più performante della PS1. PS2, infatti, aveva consentito un sorprendente miglioramento nella fedeltà visiva . E in secondo luogo perché in fin dei conti sono due giochi precisamente estrapolati dall’ HD Collection di Bluepoint del 2012, per PS3 e XBOX 360. Ciò conferisce la sensazione di essere più gestibile sui moderni monitor oltre al fatto che i personaggi hanno lineamenti fisici ben distinguibili.
Nella versione che abbiamo giocato noi su PS5, sia MGS2 che MGS3 hanno una risoluzione di 1080p con 60 fotogrammi al secondo .
Inoltre, grazie alle opzioni aggiuntive delle edizioni Substance e Subsistence, è possibile giocare con la telecamera fissa originale o con i miglioramenti della telecamera in terza persona utilizzando la levetta analogica destra.
Tuttavia, sarebbe stata gradita la stessa attenzione riservata ad altre rimasterizzate, come quella più recente di Tomb Rider. Qui sono stati aggiunti miglioramenti visivi opzionali, che permettono di passare dalla grafica del gioco originale ad una versione aggiornata con maggiore fedeltà e fluidità.
Questo non è avvenuto però per la Master Collection . Peccato!
Comparto sonoro
L’audio in generale è stato trasportato decentemente. Considerando sempre le potenzialità di PS5 e delle sue Pulse 3D , sarebbe stata gradita però qualche implementazione sonora extra. Giusto per ravvivare l’esperienza di gioco.
Ciò nonostante, sappiamo che le iconiche colonne sonore della saga, insieme ad alcuni suoni tipici legati al gameplay, mettono comunque una pezza al nostro cuore sicuramente più deluso dal comparto grafico.
Sistema di combattimento
Inutile negarlo. Parliamo di giochi che incarnano molto bene l’essenza old gen. Perciò il combattimento risulta ancora un po’ complicato, specialmente nel primo capitolo. Non esiste una mira manuale e correre e sparare richiede di tenere premuti due pulsanti contemporaneamente, il che non è l’opzione più intuitiva, anche se poi ci si abitua.
Certo, nel 1998 , quando era uscito il primo Metal Gear Solid , non tutti i controller avevano due levette analogiche nel controller. Questo aveva delle conseguenze anche nel controllo manuale della fotocamera e nel controllo direzionale.
Tutto ciò non è un mistero per i veterani, che sanno bene a cosa vanno incontro. Però un novizio potrebbe mal gestire questa frustrazione , abituato ai controlli più moderni.
L’esperienza migliora a partire da Metal Gear Solid 2, il cui ingresso su PS2 aveva consentito un evidente salto in avanti. Per esempio, grazie all’aggiunta della mira in prima persona si può sparare con più precisione. Dunque, con MGS2 e MGS3 l’esperienza è più godibile.
Magari un nuovo utente può trovare il combattimento un po’ goffo, racconto per cui si inciampa spesso in qualche passo falso, tornando noiosamente al checkpoint, ma compensano le numerose features e le simpatiche trovate che contraddistinguono da sempre la celebre saga.
I comandi rimangono gli stessi, ad eccezione del Codec che non si attiva più con il tasto Select, ma con il Touchpad . In ogni caso, state pur certi che se siete giocatori di vecchia data continuerete a cliccare in corrispondenza del classico tasto per parlare con i nostri compagni di avventura o per salvare.
L’importanza della Master Collection
Conversazioni tramite codec. Perenni stati di allerta che impediscono di andare a sangue freddo, sparati verso il nemico. Utilizzare continuamente le strategie. Perlustrare attentamente l’ambiente alla ricerca di equipaggi interessanti o di rane kerotan da far strimpellare. Radar di identificazione del nemico. Il sigaro che fa diminuire la visuale. Strisciare per le prese ad aria . Nascondersi in una scatola di cartone. Far rumore per attirare l’attenzione del nemico. Allertare i nemici perché Snake non riesce a trattenere uno starnuto. Mimetizzarsi nell’ambiente scegliendo l’abbigliamento e la pittura facciale più appropriata.
Tutte queste sono solo alcune tra le eccezionali innovazioni che Kojima ha portato a suo tempo in questa celebre triade, in un’epoca videoludica in cui non era nemmeno così scontato che accadesse. Sappiamo che vale sicuramente la pena riprovare e far provare tutto questo ai nuovi giocatori, per introdurli a tutto ciò che è stato e che continua ad essere Metal Gear Solid.
Limiti della collezione
Questa collezione presenta diversi limiti, che purtroppo sovrastano gli aspetti positivi. È vero, parliamo di giochi gloriosi del passato, ma qui stiamo giocando su piattaforme di ultima generazione.
Visto che hanno introdotto la funzione Premi il Touchbar per utilizzare il codec, avrebbero potuto pensare anche a molte più cose. Infatti, i personaggi ci chiedono di premere pulsanti che non esistono sul nostro controller oppure ci suggeriscono di scambiarlo da una porta all’altra della console. Ma ora i controller non sono più cablati, sono wireless!
Inoltre, come la maggioranza dei videogiocatori sa, ci viene suggerito di guardare il retro della custodia del CD originale di MS1, per trovare una soluzione in un certo momento del gioco – niente spoiler per i neofiti.
Perciò, anche se Konami ha attivato un apposito menù che consente di cambiare in modo fittizio la porta del controller e di visionare anche la famosa custodia virtuale del gioco, avrebbero potuto fare un piccolo sforzo per adattare queste funzioni alle nostre console. Questa modalità invece non risulta così realistica.
MGS1: odi et amo
A suo tempo, Metal Gear Solid su PS1 ci aveva dimostrato che la prima console di Sony poteva dare ancora tantissimo ai suoi giocatori, anche se a fine gen. Rigiocare questa versione oggi più che farci provare nostalgia, risulta in realtà solo un’altra scusa per rigiocare il titolo. E ci fa capire piuttosto quanto abbiamo bisogno di un vero remake.
Il capostipite della saga, più di tutti, avrebbe bisogno di essere ben riadattato alle console di ultima generazione. Perché se è già così potente a livello narrativo , chissà quante cose si potrebbero fare con le potenzialità dei medium più moderni.
Basti pensare alla possibilità di soffiare sul DualSense, poter sentire una vibrazione particolare camminando sulla neve o sentir bussare alla porta dal controller. Sarebbe stato bello anche sentire la risposta dei trigger adattivi con il binocolo e le varie armi. Ma fermiamoci, perché stiamo sognando troppo.
Opere figlie del loro tempo
Tutte le grandi opere vanno contestualizzate nel periodo storico in cui sono uscite. Nonostante la grandiosità di molte idee apportate nel panorama videoludico, bisogna ammettere che anche se giochi di Kojima non sono esenti da difetti.
Qui però i produttori mettono le mani avanti. Infatti, prima di iniziare il gioco, appare sulla schermata un avviso:
“Alcune espressioni e temi del gioco potrebbero essere considerati obsoleti, ma sono stati inclusi senza alterazioni per preservare il contesto storico in cui è stato realizzato il gioco e la visione originale del creatore“.
Al giorno d’oggi l’utenza è sempre più sensibile alle tematiche che riguardano il politicamente corretto e l’educazione ai diritti umani, ai valori che li sottendono e come possono essere effettivamente raggiunti e tutelati.
Metal Gear Solid Master Collection vol. 1 recensione – Verdetto finale
È difficile tenere mente e cuore separati. Questa raccolta “aveva un grande potere ed una grande responsabilità ” per menzionare una famosa citazione . Poteva avvicinare chi era ancora rimasto a digiuno in merito a questo immenso capolavoro e, al contempo, scaldare i cuori di chi ha ricordi bellissimi con la saga di Kojima. Ma bisogna essere onesti .
A questo punto, riteniamo che giocare gli originali sulle rispettive piattaforme (se si può), risulta un’esperienza storica più appagante. Lo stesso prodotto riversato sulla console moderna, senza preoccuparsi troppo degli effetti collaterali può fare molti più danni che dare beneficio.
Se non avete questa possibilità, allora tappatevi il naso e tuffatevi, ma sappiate a cosa andate incontro. Sarete molto appagati ad aver accesso ad una pietra miliare per la vostra cultura videoludica. Ma sarete anche molto delusi in merito al comparto tecnico .
Come ci arriva questo prodotto?
Ciò che percepiamo è un freddo tentativo di monetizzazione , che sa di poter vivere di rendita e che ha poco rispetto per il suo fedele pubblico. Sia nei confronti di chi è cresciuto con questi capolavori e sia per chi avrebbe l’opportunità di scoprire il grande potenziale di un videogioco immortale come strumento narrativo. Perché qui videogame e linguaggio filmico si intrecciano così bene da esser letteralmente travolti dalla passione della mente ed il cuore del suo celebre creatore.
Forse ad oggi Metal Gear Solid: Master Collection Vol. 1 potrebbe anche essere l’unico modo per reperire e conservare questi capolavori . Pensiamo al tedioso inconveniente del 2021, quando vi sono stati problemi in merito alla rimozione dagli store di MGS2 e MGS3 per via delle licenze scadute.
Inoltre è difficile ottenere singolarmente questi titoli , senza partecipare alle folli proposte da parte dei venditori privati. È solo per questi motivi che conferiamo la sufficienza ad un prodotto che oggettivamente meritava molto meno in pagella.
Rapporto qualità-prezzo
Se vi state ancora chiedendo se vale la pena investire in questa Master Collection , non ci giriamo troppo intorno. Salvano l’acquisto soltanto il secondo e terzo capitolo della triade proposta, che però risulta più che altro decentemente supportato .
Anche se la maggior parte di noi è molto legata alla saga, bisogna ammettere oggettivamente che il prezzo di lancio non eguaglia assolutamente l’offerta. Si poteva e si doveva fare di più .
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(Ri)giocare tre capolavori che hanno fatto la storia del videogioco
Bonus extra interessanti
È un prodotto pensato più per i nostalgici che per nuovi giocatori
Qualità prezzo sbilanciata
L'accesso ai contenuti extra è dispersivo
Avremmo gradito dei contenuti extra sul dietro le quinte della saga