Videogiochi e poliamore: forme relazionali alternative nel mondo videoludico

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Informazioni sul gioco

Il mondo dei videogame è uno specchio (più o meno approfondito) della realtà fisica. E quest’ultima si compone di un sempre maggior numero di sfaccettature e colori, com’è per le persone di genere non-binary, argomento che in passato abbiamo già sfiorato e di cui esistono molteplici esempi, come un recente videogioco tutto italiano.
Oggi però non parleremo di non-binary, ma di poliamore e videogiochi.

Intanto, come prima cosa, potrebbe servire una definizione di cosa sia il poliamore, a cui associamo il più ampio termine ombrello di non monogamia.
Con la parola “poliamore” si fa riferimento a uno stile relazionale che prevede la possibilità di avere più relazioni contemporaneamente, con il consenso e la consapevolezza di tutte le persone coinvolte. Quest’ultima specificazione, è bene chiarirlo, significa dunque che nessuna delle diverse relazioni contemplate nel poliamore sia segreta e clandestina, altrimenti si tratterebbe di semplice tradimento.
Inoltre abbiamo usato il generico termine “relazioni”, volutamente ampio, per comprendere tutti quei rapporti che non siano necessariamente sessuali e/o romantici. Così possiamo includere nella casistica anche la comunità asessuale e quella aromantica.

Per fare poi un brevissimo excursus, possiamo accennare alle non monogamie. Queste, in alcuni casi, potreste trovarle definite come non monogamie etiche o consensuali, appunto per distinguerle dal tradimento in una coppia monogama.
“Non monogamia” è un termine ombrello che comprende tutti quegli stili relazionali diversi dalla coppia monogama. Per cui parliamo di poliamore, coppia aperta, anarchia relazionale, scambismo, polifedeltà, ecc.

Le relazioni poliamorose nei videogiochi

Le opere videoludiche con rappresentazioni poliamorose delle relazioni umane iniziano a essere sdoganate rispetto al passato. Tuttavia risultano ancora un’estrema minoranza rispetto alle ben più note monogamie. Inoltre, nella maggior parte dei casi, queste rappresentazioni le troviamo per lo più in videogame indie o autoprodotti.
Vediamone comunque qualche esempio, sia che arriva da opere più piccole, sia da prodotti più imponenti (se non addirittura tripla A).

La piattaforma Itch

Per il nostro viaggio, vogliamo partire dal basso. Ovviamente non intendiamo da un punto di vista qualitativo, ma unicamente a livello di notorietà e di investimento economico. Eccoci perciò a immergerci nel mondo sommerso di Itch.io.
Della piattaforma online, e del suo universo di titoli indie, ne abbiamo già parlato in passato, anche per le iniziative benefiche spesso organizzate dagli sviluppatori presenti sul sito.
Per quanto non siano purtroppo in gran quantità, già soltanto con una breve ricerca possiamo trovare diversi videogiochi dedicati al poliamore su Itch. E alcuni di questi sono delle piccole perle.

Triad

Tra quelle che hanno colpito piacevolmente chi scrive, vogliamo citare Triad di Anna Anthropy e Leon Arnott.
Come intuiamo dal titolo (e come ci viene spiegato nella descrizione del videogame), “Triad è incentrato sul puzzle più difficile di tutti: le relazioni umane. L’obiettivo di Triad è trovare la giusta posizione per 3 amanti in un letto“. Obiettivo apparentemente facile, ma in realtà assai complesso (dovendo pensare alle esigenze di ciascuna persona), per un breve puzzle game che però ci parla la lingua più semplice di tutte, quella della vita di tutti i giorni.

Amour Libre

Il secondo videogame che vogliamo citare è Amour Libre – Free Love di TweedleDim. Il titolo rientra in una vasta casistica di opere legate al poliamore, che nella maggior parte dei casi hanno componenti che rimandano all’interactive fiction o alla visual novel.
In questo caso è l’interactive fiction la modalità scelta da chi ha sviluppato Amour Libre.

La storia è delle più semplici, ma non per questo meno toccanti o in cui non possiamo rivederci: interpretiamo Laura, che durante una festa, alcuni giorni prima, ha baciato un ragazzo che non è il suo fidanzato.
Il modo in cui affronta questa piccola crisi d’identità e di sensi di colpa è nelle nostre mani. Continueremo a vedere quel ragazzo, senza però dire nulla al fidanzato? Oppure reprimeremo le nostre volontà, le nostre pulsioni e i nostri sentimenti? Oppure sceglieremo una terza via, provando a essere oneste e sincere con il nostro fidanzato? E come finirà per modificare la nostra relazione, finora monogama, questa eventuale nostra scelta?

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Dalle visual novel all’interactive fiction

Dicevamo di videogiochi e poliamore, un’accoppiata che molto spesso si porta dietro il genere delle visual novel e delle fiction interattive. Itch non è da meno, proponendoci un’intera collezione di queste due tipologie di videogame.
Giusto per portarvi qualche nome (perché il tempo e lo spazio sono tiranni) che potreste voler provare, eccovi una carrellata di opere. Si va dal sovrannaturale The Wolf’s Shepherd al più terreno e dolcissimo How to Get a Boyfriend, fino allo scanzonato SLASHER, Interrupted (quanto può essere difficile raccontare una storia horror, se le nostre partner provano continuamente a modificarne la trama?). Da questi, arriviamo infine a visual novel più strutturate, come nel caso di When the Night Comes ed Errant Kingdom.

Spitkiss

Abbandonato il misterioso e vastisimo labirinto di Itch, è poi il momento di spostarci su altri lidi, da Steam al mercato console, in cui incontreremo titoli comunque “piccoli”, e da questi passeremo poi a opere doppia e tripla A. E cominciamo dal piccolo Spitkiss di Triple Topping e Dear Villagers.

Spitkiss si pone fra i videogiochi con fasi di platforming e puzzle, mentre controlliamo carinissime creature che comunicano con “liquidi corporei ed emoji. Se vi diciamo questo, potrebbe sorgervi il dubbio su dove sia il poliamore.
In realtà, la tematica del poliamore si mostra ben due volte. La prima è appunto nel controllo di queste bavose creature e nei loro rapporti interpersonali, essendo sempre propense a effusioni e amore. La seconda è invece fuori dal vero e proprio gioco.

Quest’ultimo infatti si svolge per la maggior parte all’interno di un corpo umano, fra un organo e l’altro, ma questo corpo sarà pur di proprietà di qualche persona. Ed è proprio a questa persona, Ymer, che sono dedicate le sequenze narrate e illustrate fra un livello e l’altro. Ne scopriamo così le vicende poliamorose, che s’intrecciano anche con la sua natura genderfluid e non-binary.

Going Under

Rimanendo fra opere sicuramente meno note, ma in questo caso di un publisher sicuramente abbastanza noto, abbiamo Going Under, sviluppato da Aggro Crab e pubblicato nel 2020 da Team17.

Nel titolo impersoniamo Jackie, giovane stagista della Fizzle, start-up della fittizia città di Neo-Cascadia, appena acquisita dalla multinazionale Cubicle. Come nel migliore (o peggiore?) degli stage, ci vengono affidati compiti che esulano completamente dal nostro lavoro ufficiale.
In particolare, questo divertentissimo roguelike ci vede impegnati a scendere nei sotterranei della Fizzle, abitati da mostri che lavoravano in altre start-up, come la Fizzle assorbite dalla Cubicle. E così ci ritroviamo ad affrontare un’agenzia interinale di goblin (i Joblin), zombie minatori di criptovalute e demoni di una app di incontri.

Ed è con questi demoni che subentra in game il poliamore.
Infatti, fra gli NPC che ci affidano varie missioni, c’è il barista Swomp. Quest’ultimo, a un certo punto del gioco, ci prende da parte e ci chiede se sappiamo cosa sia il poliamore. Dopodiché, con la consueta ironia di Going Under, riassume il tutto al diventare poliamorosi per una missione: dobbiamo così trovare il modo di uscire contemporaneamente con più nemici grazie alla app di dating del relativo dungeon.

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Boyfriend Dungeon

Fra i videogiochi di cui vogliamo parlarvi, uno molto recente è poi Boyfriend Dungeon di Kitfox Games.
Il titolo mescola sapientemente caratteristiche dei giochi dungeon crawler con quelli dei simulatori di appuntamenti. Quindi da una parte ci troviamo ad affrontare dungeon pieni di mostri nel sottosuolo di Verona Beach, dall’altra parte invece possiamo scegliere di dilettarci nel tempo libero in vari appuntamenti.
Il trait d’union fra le due nature del videogame lo troviamo nel fatto che le armi che impugnamo nei dungeon sono senzienti: sono di fatto persone in grado di mutare aspetto, così da trasformarsi in molteplici tipologie di armi. C’è infatti chi si trasforma in una daga, chi in un’ascia, chi in un’alabarda, e così via.

Insomma, in soldoni, ci ritroviamo a poter uscire con le nostre armi preferite. Armi/persone che possono essere uomini, donne o non-binary, così come il nostro avatar.
Già questo sarebbe un bell’input in game all’inclusività, ma oggi parliamo di poliamore. E nel titolo di Kitfox Games abbiamo appunto la possibilità di instaurare relazioni con molteplici esseri umani (non necessariamente in grado di trasformarsi in armi).

Ed è proprio una delle nostre confidenti, nostra mamma, alle volte forse un po’ troppo invadente, a chiederci esplicitamente se siamo persone monogame oppure no. In ogni caso, l’importante rimane sempre e comunque che siamo felici.
Oltre a nostra madre, come vediamo negli screenshot che seguono, sono diversi i momenti all’interno del gioco in cui il tema del poliamore fa capolino, senza mai essere trattato come un qualcosa da nascondere o, all’opposto, con intenti morbosi.

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Monster Prom

Restiamo nel campo dei dating sim con l’opera del 2018 dello studio spagnolo di Beautiful Glitch, Monster Prom.
Monster Prom, con la sua narrativa in 2D, ci porta alla Spooky High, scuola superiore in cui a studiare troviamo zombie, djinn, sirene, spettri, lupi mannari e molte altre creature nate nel mondo dell’horror e del terrore.
Che giochiamo in solitaria o in multiplayer, ogni volta che iniziamo una nuova partita e creiamo il nostro doppio virtuale (sia in termini di pronomi, sia in termini di eterosessualità, omosessulità o pansessualità), il gioco ci propone una storia di volta in volta randomizzata in modi sempre nuovi. Ciò che rimane comune è il fatto che, dall’avvio della partita, mancano 6 settimane al ballo di fine anno.

In queste 6 settimane, dobbiamo scegliere come impegnare il nostro tempo, magari iniziando a uscire e a intessere relazioni con una o più creature che popolano la scuola. Le possibilità non sono infinite, ma sono comunque tantissime. Già solo in termini di finali segreti, Monster Prom ne conta quasi 50.
A proposito di possibilità e di rappresentazioni del poliamore nei videogiochi, l’opera di Beautiful Glitch premia la nostra intraprendenza e le nostre capacità con l’obiettivo “Polyamorous. Questo si attiva nel caso in cui intratteniamo un rapporto relazionale, contemporaneamente, con tutti i 6 personaggi disponibili nel gioco originale (o con tutti gli 8 della versione XXL).

Palia

Con questo titolo ci spostiamo invece avanti nel futuro. Non per via dell’ambientazione, ma perché (nel momento in cui scriviamo) Palia di Singularity 6 (al cui interno troviamo ex di Riot Games e Blizzard) è in uscita nelle sue versioni preliminari in questo periodo.
Palia è un free to play multigiocatore, in cui a pagamento ci sono solo degli specifici elementi cosmetici.
L’MMO di Singularity 6 è per la maggior parte incentrato sulla costruzione di una community online, grazie alle molte interazioni tra di noi, NPC e qualsiasi gamer che incontriamo nel mondo di gioco. Per costruire il nostro percorso in game, abbiamo a nostra disposizione attività come giardinaggio, caccia, raccolta di minerali e cibo, arredamento della nostra casa dei sogni e molto altro ancora.

E dov’è, in tutte queste possibilità, il poliamore?
Nella lista di NPC che ci fornisce il videogame, troveremo sicuramente più di qualche abitante che accenda in noi una scintilla. E magari però, la stessa scintilla si sarà accesa in qualche gamer che condividerà con noi il medesimo server di gioco.

Dunque non escludiamo la possibilità di avere appuntamenti con più PNG, PNG che magari a loro volta saranno impegnati in relazioni virtuali con player reali che abiteranno il nostro mondo.
Certo, al momento non sappiamo se nel videogame si farà riferimento esplicito al poliamore. Ciò che però è certo è che, se nella versione definitiva del titolo avremo questo ampio ventaglio di opportunità, diventerà interessante affrontare la nostra vita online.

Verdant Skies

Rimaniamo nel mondo dei cosiddetti life simulator con Verdant Skies di Howling Moon Software. Quest’opera del 2018 entra a pieno diritto nella nostra lista di videogiochi legati al poliamore.
Ma partiamo dalle caratteristiche generali del titolo. Come ci descrive nel dettaglio il team Howling Moon Software sulla pagina dedicata al videogame su Steam, Verdant Skies vuole pescare a piene mani da capisaldi del genere (come Harvest Moon), aggiungendo però un gameplay al passo con i tempi e un’ampia parte narrativa.

Dunque Verdant Skies è l’ideale per chi vuole dedicarsi al farming, alla coltivazione, alla costruzione della propria casa, ecc., avanzando però tecnologicamente e scientificamente fino al modificare geneticamente le nostre piantagioni (giusto per fare un esempio). Intanto, attorno alla nostra proprietà, una comunità vive e cresce assieme a noi, sul pianeta alieno di Viridis Primus.

E con il nostro alter ego virtuale, che può avere l’identità di genere che vorremo, oltre a una vastissima moltitudine di personalizzazioni, abbiamo ovviamente anche l’opportunità di instaurare una o più relazioni.
In game troviamo 7 personaggi che sono aperti a relazioni poliamorose, e queste persone nel videogioco portano la definizione di dating (not exclusive). Essendo poi un videogame, non manca un obiettivo specifico legato alle relazioni poliamorose in game: dal nome di “Colony Charmer“, si attiva qualora frequentiamo contemporaneamente tutti questi NPC.

Hades

Arrivando con tutta probabilità a un titolo decisamente più noto di quelli visti finora, ci spostiamo nel genere dei roguelike, con esplorazione di dungeon come già abbiamo visto in Going Under e Boyfriend Dungeon. Stavolta però è il turno di Hades di Supergiant Games, una delle rivelazioni videoludiche del 2020.
Anche qui, come in altre opere analizzate finora, la tematica del poliamore si nasconde fra le pieghe di un’opera più grande. Vediamo come.

In Hades interpretiamo Zagreus, figlio di Ade. Il nostro divino e immortale combattente è impegnato nel tentare la fuga dagli Inferi, dove vive confinato assieme al padre e alle schiere dei morti.
Scopo dei suoi tentativi, che ripartono da zero ogni volta che cade vittima dei nemici durante al fuga, è raggiungere il resto della sua famiglia divina, il Pantheon degli dèi dell’Olimpo.
In particolare però, Zagreus vuole ricongiungersi con Persefone, sua madre biologica, che ha abbandonato ormai molto tempo addietro il regno dei morti.

Nei nostri tentativi di lasciarci alle spalle l’Ade e il suo omonimo signore, facciamo la conoscenza di divinità e creature dell’aldilà, oltre al fare amicizia con molte di queste.
Ed è nel nostro approfondire queste conoscenze, che possiamo anche finire per intrattenere relazioni con alcuni di questi personaggi.
Questi sono Thanatos e Megara. Il primo, nella forma di bellissimo ragazzo, è la personificazione della morte. La seconda invece, partita come nostra avversaria, è una delle Furie che controllano il regno dei morti per conto di Ade.

Thanatos – Hades – Megara

Ecco, se riusciamo ad avviare una relazione contemporaneamente con Thanatos e Megara, in game si avvia una cut-scene particolare. Megara e Thanatos si presentano infatti, entrambi, sulla soglia della camera di Zagreus: il tutto si conclude con i tre che capiscono di aver raggiunto un nuovo livello nella loro relazione, difatto dormendo tutti e tre insieme ed entrando in un rapporto poliamoroso.

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Piccola nota aggiuntiva: come già qualcuno ha notato, Hades dà un’immagine naturale e non costruita del poliamore.
E sempre nella medesima scena di cui sopra, Megara si presenta con la sua tipica arma, una frusta.
È proprio alla conclusione della cut-scene che si sente lo schiocco della frusta di Megara. Per quanto sia unicamente un accenno, Supergiant Games ha voluto aggiungere un riferimento al mondo kink e alle dinamiche dom/sub. Anche quest’ultimo elemento non è qualcosa che si nota molto spesso nei videogame mainstream.

Mass Effect: Andromeda

Passiamo poi dal mondo del mito a quello della fantascienza. Lo facciamo con Mass Effect: Andromedaspinoff della quasi omonima serie di BioWare ed Electronic Arts.
In questo titolo abbandoniamo la nostra galassia e, dopo secoli di sonno criogenico, nel 2819, siamo infine arrivati alla nostra meta, la galassia di Andromeda. Andromeda è infatti pronta a diventare la nuova casa per gli esseri umani e per le specie aliene loro alleate.

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Peccato che il pianeta destinato al futuro dell’umanità non sia più adatto alla colonizzazione. E non soltanto: a frapporsi tra la salvezza e la fine del consesso di specie aliene arrivate dalla Via Lattea ci sono ben due specie ostili. La prima sono i Kett, l’altra sono i Relictum, stirpe di esseri sintetici a guardia di antiche strutture.
Questo quel che dobbiamo fare nell’action RPG di BioWare è superare le innumerevoli avversità e missioni dei molti pianeti di Andromeda.

Lungo il viaggio, tuttavia, possiamo anche intrecciare la nostra esistenza a quella del resto della ciurma. Come anche nella trilogia originale (di cui parleremo più avanti), pure in questo Mass Effect sono diverse le romance, 10 persone in totale. Queste portano con sé giusto alcune restrizioni, legate al genere del nostro avatar, che possiamo creare come maschio o femmina.

In aggiunta, differentemente dalla saga principale, perlomeno qui c’è anche la possibilità di avere più relazioni in contemporanea. Come nel caso precedente, anche qui dipende però dalle preferenze delle nostre romance, se siano o meno aperte a rapporti poliamorosi.
Al netto di alcune imprecisioni, di sicuro in Andromeda abbiamo una raffigurazione più completa rispetto ai precedenti Mass Effect. Per questo però vi rimandiamo alla sezione dedicata.

La serie di Fable

Nella magica terra di Albion, si susseguono le vite della sua popolazione, fra orde di briganti, mostri e magia.
Si parte dal primo episodio del 2004, in cui interpretiamo una persona orfana, i cui genitori sono stati uccisi dai banditi, mentre la sorella è stata rapita. Ma questo è solo l’inizio di un’avventura lunga una vita, fra le molte città-stato del videogame e le tantissime missioni a nostra disposizione.

Anche il secondo capitolo (del 2008) ci riporta ad Albion, sebbene 500 anni dopo il primo Fable. Dopo l’ambientazione più da fantasy classico, medievaleggiante, ci spostiamo avanti nel tempo, in un setting più simile a quello che, nel mondo reale, è tipico di inizio XVIII secolo. In questo mondo in trasformazione, in cui la magia sta lasciando il posto alla scienza e alle prime prove di tecnologia moderna, il nostro avatar e sua sorella maggiore entrano in contatto con un carillon in grado di esaudire un desiderio. Da lì iniziano gli eventi di Fable II.

Infine abbiamo Fable III (2010), ambientato qualche decina di anni dopo il precedente. Anche in questo titolo, l’avvio del videogioco lo abbiamo con la morte dei genitori di chi interpretiamo. Sulle nostre spalle, anche qui, ricade l’onere di avere a che fare con regnanti tiranni e con la salvezza di Albion, che si ritrova sull’orlo del baratro per l’ennesima volta.

Le molte libertà di Fable

La saga di action RPG, nata dalla mente di Peter Molyneux e passata dagli studi di sviluppo di Big Blue Box Lionhead Studios, è nota per unire la componente da classico gioco di ruolo a una forte vena ironica.
Questo non senza dimenticare una grandissima varietà di elementi a totale disposizione dell’utenza: dalla mole di quest a lavori, sport, combattimenti, passatempi e molto altro che troviamo nei tre episodi classici. Ciò, assieme anche a un complesso sistema di azioni e reazioni in base al nostro comportamento (positivo o negativo) in game, ha generato un’apprezzatissima trilogia videoludica.

E nella libertà che abbiamo in game, c’è anche la libertà relazionale.
All’interno dei tre videogame, infatti, possiamo intessere diverse relazioni con la moltitudine di NPC che incontriamo. E questa libertà non si limita allo scegliere chi frequentare, altrimenti non staremmo parlando di poliamore e Fable.
Nella saga possiamo portare avanti più relazioni contemporaneamente. E se abbiamo una dimora per ciascuna persona con cui vogliamo unirci in matrimonio, possiamo anche sposarci molteplici volte. Addirittura, nel terzo Fable, possiamo sposare anche chi sta giocando con noi in modalità multiplayer.

Vedremo se questa libertà verrà mantenuta o, perché no, addirittura ampliata, nel prossimo Fable, in arrivo prossimamente.

Fallout 4

Concludiamo la carrellata di videogiochi e poliamore, carrellata a dire il vero misera se pensiamo alla mole di videogame rilasciati nel corso dei decenni, con l’ultimo RPG post-apocalittico single-player di Bethesda: Fallout 4.
Nella Boston post-atomica tratteggiata dal team di sviluppo, fra un’area da scoprire, qualche creatura mutata dalle radiazioni da abbattere, la moltitudine di missioni da compiere e le abilità da sbloccare, c’è spazio anche per le relazioni umane. E non parliamo soltanto di NPC, fazioni, comprimari e amicizie, ma anche di quei rapporti che possiamo intessere con companion e affini.

Che si tratti della giornalista Piper, del militaresco Paladino Danse o del resto del cast, avremo molte possibilità relazionali in Fallout 4. Tra l’altro (piccola nota a margine), a differenza di molti videogame che concedono di intrecciare relazioni, la maggior parte dei personaggi qui sono categorizzati come maschili. Ciò è in contrasto con il fatto che di solito la maggioranza delle romance è focalizzata su character femminili (come vedremo anche nella sezione dedicata a Mass Effect).

Il poliamore di Fallout 4

In tutto ciò, in Fallout 4 troviamo una punta poliamorosa nel fatto che queste nostre relazioni umane possono essere intessute e portate avanti contemporaneamente l’una all’altra. Questo evento non genera gelosia, né in generale alcun problema di sorta, nelle relazioni coinvolte nei nostri rapporti. Non abbiamo alcun personaggio che ci prende da parte per farci il discorsetto, né che ci lascia nel caso ci veda passeggiare amabilmente con qualche altro NPC per le lande devastate e rugginose di Boston.

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C’è da dire, per dovere di cronaca, che non è ben chiaro quanto questa non esclusività sia voluta o meno da parte del team di developer. Cioè, per spiegarci meglio, vista l’apparente casualità di questa feature in game, è lecito domandarsi se davvero Bethesda abbia voluto lanciare un velato (velatissimo) messaggio di apertura alle non monogamie, o se piuttosto non siamo in realtà di fronte a una semplice lacuna di design.
Di sicuro, questo accenno a lacune nel design dei videogame è l’argomento ideale per passare al prossimo capitolo.

Poliamore e videogiochi: rappresentazioni errate

Dopo questa carrellata di raffigurazioni più o meno corrette, o quantomeno sulla carta assai fedeli a quella che può essere una relazione poliamorosa o comunque a una non monogamia, ci tocca poi muovere qualche critica ad altre rappresentazioni.
Non sono infatti pochi i titoli che apparentemente fanno mostra di apertura, mostrandoci magari determinati tipi relazioni. E però basta grattare un poco, o anche soltanto approfondire trama e gameplay del titolo, per scoprire che in realtà ci siamo sbagliati. E il messaggio che abbiamo di fronte è molto meno aperto e progressista di quello che pensavamo.

La trilogia originale di Mass Effect

Visto che abbiamo parlato di Mass Effect: Andromeda, ci sembra giusto iniziare proprio da dove tutto (almeno videoludicamente) è cominciato. Parliamo della trilogia originale della serie fantascientifica, che ha tenuto banco grazie a Bioware dal 2007 al 2012, fino al recente ritorno in versione Legendary Edition e all’arrivo di un prossimo capitolo.

A bordo dell’astronave Normandy, nei panni di Shepard (qualunque sia il genere di riferimento che abbiamo deciso di assegnare al nostro avatar) abbiamo a nostra disposizione un’intera ciurma con cui flirtare e a cui approcciarci.
Da un certo punto di vista, la trilogia originale di Mass Effect ha fatto scuola, aprendo in molti frangenti al mondo queer e LGBTQIA+. Lo ha fatto con personaggi dalla sessualità pù fluida e andando contro la tipica e classica eteronormatività.

Tuttavia (e ci ricolleghiamo al paragrafo dedicato a Fallout 4) ciò è vero soprattutto se abbiamo deciso di interpretare una capitana Shepard, dunque se abbiamo plasmato il nostro avatar con sembianze femminili.
È infatti nei panni di una Shepard e non di uno Shepard che abbiamo la maggioranza di relazioni non etero-normate. Se invece volessimo interpretare uno Shepard al maschile, ma omosessuale, le nostre possibilità di romance si ridurrebbero all’osso. Quale che sia la ragione dietro questa scelta di game design, nel risultato finale ritroviamo perciò decisamente molti più rapporti eterosessuali nel caso di uno Shepard al maschile e omosessuali nel caso di una Shepard al femminile, il che inevitabilmente sembra frutto di una decisione pensata in base a un determinato tipo di pubblico, ancorato a vecchi dettami.
Ovviamente neanche prendiamo in esame la mancanza di genere non-binary.

La chiusura al poliamore e alle non monogamie

Nell’articolo che abbiamo citato alcune righe fa, di Mass Effect si analizza anche la chiusura a poliamore e non monogamie nei titoli Bioware.
Infatti in game troviamo, come unico esempio del poliamore, il personaggio della scienziata aliena Liara T’Soni, poliamore presente però soltanto nelle fasi iniziali della nostra possibile relazione.
È infatti durante queste prime fasi che, dialogando con la scienziata di stirpe Asari, ci sentiamo dire “I’m not familiar with human relationships, but I’m aware of the concept of jealousy“. Stando alle parole di Liara, questa è consapevole dell’esistenza di determinati sentimenti umani, ma è in grado di avere più rapporti contemporaneamente perché non prova gelosia.

Già qui abbiamo il problema nell’associare poliamore e più in generale le non monogamie all’assoluta mancanza di gelosia. La mancanza di gelosia non è infatti un elemento fondamentale, né richiesto.
Oltre a ciò, questo tratto della personalità di Liara è presente solo nel primo videogame della saga. Dopodiché, man mano che Liara matura (la sua specie ha un’aspettativa di vita più lunga di quella umana), anche in lei si fa spazio una sempre più presente gelosia. Ciò la trasforma, in game, in una persona sempre più possessiva e dunque non incline a una coppia aperta o a qualunque forma diversa dalla monogamia.

Di fatto, alla fine dei conti, nei tre Mass Effect originali ci viene narrato che il poliamore è una cosa solo per chi è emotivamente adolescente e/o non prova gelosia.

The Witcher 3: Wild Hunt

Quasi allo stesso modo del precedente, anche nella saga di The Witcher della software house polacca CD Projekt RED potremmo avere il sentore di un’opera aperta alla varietà. Basti pensare alla libertà sessuale mostrata nel corso della trilogia da parte del protagonista, il cacciatore di mostri Geralt di Rivia. Tuttavia, questa apparente libertà si muove unicamente a senso unico, come vediamo anche solo spulciando a grandi linee alcuni momenti del terzo capitolo, Wild Hunt, rilasciato la prima volta nel 2015.

Prendiamo per esempio il rapporto d’amore fra la maga Triss Merigold e il protagonista dai capelli d’argento. Da un lato abbiamo una Triss che apparentemente sembra accettare di buon grado le scappatelle di Geralt, il che potrebbe portarci erroneamente a pensare che sì, The Witcher 3 abbia una componente non monogama. Però c’è un’altra parte, spesso sottintesa in molti dialoghi, molte altre volte invece dichiarata apertamente, decisamente monogama e più conservatrice.
Intanto si tratta di scappatelle, appunto. Di fatto sono tradimenti, ben diversi dal patto di sincerità e consenso delle non monogamie e dei rapporti poliamorosi. Ciò che si limita a fare Triss è, sapendo di questa vena fedifraga e libertina di Geralt, il sopportare lo status quo (alle volte neppure in maniera così leggera).
Inoltre si tratta di rapporti sessuali, che non coinvolgono in alcun momento una componente emotiva. Se infatti si aggiunge anche l’elemento sentimentale e amoroso, la situazione si fa ancora più chiusa.

Le maghe e Geralt

Come sanno fan e gamer della serie, l’altro interesse amoroso di Geralt è un’altra maga, Yennefer di Vengerberg. Nel corso della trilogia, a fasi alterne, il protagonista ha più volte mostrato di ondeggiare emotivamente fra entrambe le donne, fra Yennefer e Triss.
E proprio in una specifica sequenza, se riusciamo ad attivarla grazie ai dialoghi e alle nostre scelte, ci ritroveremo nella possibilità di passare una notte con le due maghe, che paiono accettare il fatto che Geralt ami entrambe.
We’ve always loved each other, you’re in love with us.” dice Triss, a cui Yennefer risponde con “There’s no point in fighting it. We must enjoy what we have.
Non sembrano esserci dubbi sul fatto che, finalmente, anche in The Witcher 3, ci sia un’apertura al poliamore.

Ma purtroppo si tratta solo di un trucco, una trappola. Geralt finisce legato e immobilizzato sul letto, mentre Yennefer e Triss brindano e lo umiliano, dicendogli chiaramente che ha ottenuto ciò che si meritava.
Roso dai sensi di colpa, anche Geralt sembra sapere di esserselo meritato. E pure Dandelion, compagno di avventure di Geralt e cantore delle sue gesta, ci tiene a giudicare le azioni e i sentimenti del cacciatore di mostri, che stando alle sue parole conosce davvero poco le donne…

Stardew Valley

Continuando il viaggio fra videogiochi e poliamore (e le sue rappresentazioni erronee), parliamo di Stardew Valley di ConcernedApe.
Con questo titolo indie, lo sviluppatore statunitense ci ha fornito un’opera dal sapore retro ma con moltissime feature con cui divertirci. Si val dal dungeon crawling alla coltivazione, dall’allevamento all’aiutare la cittadina in cui abbiamo appena ereditato la nostra nuova casa.
In questo tripudio simulativo, possiamo anche dedicarci alle romance, anche queste in grandissima quantità. E, anche qui, da principio potremmo avere l’illusione di poter avere anche più relazioni.

Infatti, sin dall’inizio, man mano che facciamo regali, parliamo e abbiamo appuntamenti con le nostre romance, ci rendiamo conto che possiamo avere più partner contemporaneamente. Il tutto, apparentemente, senza colpo ferire, senza generare gelosie o quantomeno senza che qualche partner si risenta per le nostre scelte relazionali e/o amorose.

Appunto, però, solo apparentemente. Se infatti osiamo andare troppo oltre e iniziamo a frequentare ogni possibile partner in game, tutto termina con una cut-scene in cui ci ritroviamo casa invasa da tutte le nostre romance.
Evidentemente la voce delle nostre azioni si è sparsa, e alla fine assistiamo a una rivolta di partner. Si ritrovano a casa nostra e, oltre all’inevitabile sfuriata che dobbiamo subire, al termine di tutto ci ritroviamo pure single.
Per cui, anche in Stardew Valley, perdiamo la speranza di avere delle raffigurazioni quantomeno diverse dalle altre.

La serie di The Sims

Concludiamo con uno dei titoli che ha fatto della libertà, nel corso della sua storia, la sua bandiera: The Sims di Maxis ed Electronic Arts. Un titolo che forse molte persone elencherebbero, probabilmente senza alcun dubbio, fra quelli che sulla carta si prestano più degli altri a una raffigurazione poliamorosa.

Abbiamo detto della libertà, e come sa chi lo ha giocato è davvero così. Libertà nelle scelte di tutti i giorni, nella vita lavorativa, sentimentale, personale, legata agli hobby o agli studi, nella costruzione della nostra casa dei sogni.
Ma concentriamoci, ovviamente, sulla libertà sentimentale e relazionale.

Nella serie, soprattutto nell’ultimo titolo uscito (The Sims 4, 2014) con le sue tante espansioni, abbiamo raggiunto uno degli apici dei life simulator. Le feature in game e le potenzialità sono infatti state decisamente ampliate rispetto al primo episodio (del 2000).
A livello di rapporti umani e relazionali, con qualunque fra i nostri avatar, possiamo scegliere di avere un rapporto (che sia solo di natura sessuale o anche sentimentale) con pressoché qualunque NPC che incontriamo in game.
Già solo con questo esempio, in ambito di tematiche LGBTQIA+, The Sims ha saputo dimostrare più o meno di poter essere al passo con i tempi.

Il non-poliamore di The Sims 4

Diciamo più o meno perché, appunto, in nessun contesto ci permette liberamente di avere un rapporti non monogami o poliamorosi.
Ciò che più avvicina The Sims 4 a un contesto poli lo troviamo, in game, nell’aspirazione Serial Romantic. La persona che ha questa aspirazione di vita ha, nel corso del gioco, diversi obiettivi da raggiungere, legati al numero di appuntamenti, al livello di carisma, alla quantità di relazioni avute.
Solo così, una volta raggiunta l’aspirazione Serial Romantic, otteniamo un vantaggio non da poco all’interno del videogame: qualunque Sim con cui avremo un rapporto, non mostrerà gelosia se ci vedrà flirtare con altri personaggi.

Di nuovo qui, come vediamo, ricadiamo nella narrazione della gelosia come ostacolo alla non monogamia. E, oltre a questo, tra le righe abbiamo anche il racconto che accomuna il successo legato a carisma e numero di relazioni come chiave per ottenere ciò che vogliamo.
Per cui, non riteniamo questo un modo sano di rappresentare ciò che possono essere poliamore e più in generale le non monogamie.

In alternativa all’essere Serial Romantic, possiamo avere una vera componente poliamorosa in The Sims 4 solamente se ci rivolgiamo a cheat e mod dedicate. In tal caso, allora sì che potremo vivere diversamente la nostra esperienza nel titolo di Maxis. Il tutto ovviamente al prezzo di aver dovuto attendere che fosse la community della serie ad attivarsi per colmare una lacuna nel simulativo.
Rimane da vedere cosa succederà con il prossimo The Sims 5, in arrivo nel prossimo futuro. La nostra ipotesi, tuttavia, è che difficilmente anche in questo nuovo capitolo ci sarà spazio per le relazioni poliamorose.

Poliamore e videogiochi: la strada da fare

Di esempi di narrazioni errate, incomplete, imprecise di ciò che sono e non sono il poliamore e le non monogamie, lo abbiamo visto, il mondo videoludico ne è pieno. Probabilmente anche a voi saranno venuti in mente esempi che magari non sono stati trattati in queste righe. Già solo noi, per citarne un altro, avremmo potuto parlare di Persona 5, che a livello relazionale presenta un pattern simile a come si conclude il tutto in Stardew Valley se tiriamo troppo la corda, per così dire.

Vuoi per ignoranza o per la pressoché nulla rappresentazione anche in qualunque altro medium (fra canzoni, serie televisive, film, romanzi, nella quasi totalità dei casi esiste solo una coppia che vive unicamente la propria monogamia), anche nei videogiochi abbiamo così una raffigurazione mononormata, dunque basata sulla monogamia. E in molti casi, sia chiaro, si tratta di una realtà relazionale reale, realistica, ma che è stata nel passato, anche recente, l’unica norma.
Dunque, allo stesso tempo, in tutti questi casi abbiamo la mancata rappresentazione di un fenomeno sociale vivo e florido. Un fenomeno che però, come detto, non ottiene alcuno spazio, se non sporadicamente e magari fuorviato.

Il tutto nella speranza che queste modalità fuorviate di mostrarlo al grande pubblico siano frutto di un’ignoranza (in parte giustificabile), piuttosto che di una scelta di campo e politica legata a ideologie chiuse al cambiamento, o quantomeno all’ampiamento dei propri orizzonti.

Non monogamie consensuali: da qualche parte qualcosa si muove

Come abbiamo altresì visto, c’è pure chi è in grado di prendere posizione.
Ci sono piccoli, piccolissimi studi di sviluppo, magari developer che lavorano in solitaria, che decidono di narrare una storia diversa. E facendo questo, oltre a creare varietà, che fa sempre bene all’arte, ci raccontano magari di un mondo a noi ignoto. Oppure, cosa forse ancor più interessante, ci raccontano la nostra storia: quella storia che finora nessuna persona aveva voluto raccontarci, quella storia per la quale finora avevamo vissuto ai margini.

E al di là di minuscoli team di developer, forse anche ai piani alti si muove qualcosa. Forse nulla di che, sicuramente ancora troppo poco, ma intanto abbiamo videogame nati in seno a software house come Team17 o Supergiant Games che finalmente hanno avuto il coraggio, il semplicissimo coraggio di raccontarci qualcosa di diverso dal solito.
E accanto a loro, con tutti i limiti del caso, abbiamo aziende ancor più grandi, come Bioware e Bethesda.

Certamente, che si tratti di Fallout 4 o Hades, Mass Effect: Andromeda o Going Under, va da sé quanto la situazione sia comunque ai primordi e ben distante da un qualsivoglia punto d’arrivo.
Se prendiamo infatti i pochi esempi che abbiamo portato per costruire il nostro articolo, ci rendiamo conto di quanto siano poca cosa rispetto alle migliaia di titoli pubblicati annualmente fra le varie console e su PC e mobile.

Il futuro

Ovviamente dobbiamo mettere in conto la serie di videogame che possono esserci sfuggiti o di cui non conosciamo l’esistenza, ma che comunque ci portano ulteriori esempi di poliamore e non monogamie.
Tuttavia, in generale, è molto ottimistico dire che le raffigurazioni poliamorose nei videogame sono una fetta minima dell’intero mercato videoludico.
Non ci resta che attendere e scoprire cosa ci riserva il medium nei prossimi anni. Magari, visto anche come si parla sempre più spesso, in moltissimi ambiti, di cosa sia il poliamore, possiamo attenderci un incremento anche nel mercato dei videogiochi.

E a proposito del parlare di poliamore, vogliamo concludere ringraziando FAQ the Poly, che abbiamo consultato per le definizioni di poliamore e non monogamie che abbiamo dato in apertura. Se vi interessa ascoltare il loro podcast, potete trovarlo su Spotify.

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