Chi è Geoff Keighley? La vita del signore degli showcase: E3, Summer Game Fest, The Game Awards e Gamescom

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Se guardiamo alla storia dei videogiochi, in particolare quella degli ultimi anni, specialmente per quel che riguarda eventi, showcase, premiazioni, c’è un nome che spicca su tutti, un nome che fa capolino e prende a spallate tutto ciò che incontra lungo la sua strada, Geoff Keighley.

Non abbiamo a che fare forse con il classico genio, miliardario, playboy, filantropo, ma certamente Geoff Keighley è il volto che più ci viene in mente (se non l’unico) quando pensiamo alle kermesse videoludiche, che siano Summer Game Fest, Gamescom oppure The Game Awards.

Ma vediamo da dove arriva questo nome, questa figura che si muove fra ombre e palcoscenici, fra anteprime e trailer presentati in pompa magna, e vediamo cosa è divenuto nel tempo.

Dove tutto è cominciato

Chi sono i genitori di Geoff Keighley? L’infanzia e la nascita delle passioni

Di origine canadese (dove nasce nel 1978) , Geoff Keighley non è propriamente nato dal nulla. Padre e madre sono stati infatti dirigenti in IMAX (la nota compagnia specializzata in strumentazione tecnica di fascia alta per l’intera industria cinematografica).

Entrambi i genitori, David Keighley e Patricia Keighley, hanno la propria pagina sul portale IMDB.com e hanno partecipato alla realizzazione di titoli come Tenet e Il Cavaliere Oscuro grazie al loro lavoro in IMAX.

Per cui, già soltanto da questo brevissimo incipit, possiamo intuire come il protagonista della nostra storia potesse contare su di una base solida, da un punto di vista economico, ma non soltanto.

La vicinanza infatti di madre e padre al mondo dei grandi media e dei grandi eventi avrebbero plasmato il giovane Geoff. Da un lato la passione per la tecnologia, in particolare il videogioco, dall’altro show e showcase, cerimonie di premiazione e tutto il resto del pacchetto del jetset (hollywoodiano, cinematografico, ma ovviamente non solo questo).

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I primi passi nell’industria videoludica

Come leggiamo su alcune fonti online, il primo evento in cui Geoff Keighley mise la sua firma, all’epoca solo quattordicenne, fu Cybermania ’94: The Ultimate Games Awards, il primo vero e proprio show a portare in televisione premiazioni a tema videogame.

Lo accennavamo poche righe qua sopra: fondamentale per il suo arrivo a Cybermania ’94, per il quale Keighley scrisse alcune parti per i presentatori, fu l’intercessione da parte del padre, grazie alle sue conoscenze.

Contiamo che, a questo punto, il futuro signore delle cerimonie videoludiche era ancora adolescente, ma ciò non fu un ostacolo per far sì che si ritrovasse circondato da veri e propri giganti del settore e che, anzi, fosse lui a occuparsi di diversi testi che sarebbero stati poi pronunciati dal palco.

Oltre alla parte di show ed eventi, la vita nel mondo dei videogiochi di Geoff Keighley iniziò assai presto anche dal lato della scrittura. Fu infatti nel 1996 che provò ad aprire GameSlice, sito web incentrato proprio su recensioni e articoli a tema videoludico.

Geoff Keighley: cosa ha studiato

Questi furono solo alcuni dei primi approcci con chi faceva parte dell’industria e con il sistema editoriale dell’universo del gaming. Ma tutto sarebbe stato certamente utile per i suoi impegni e progetti futuri.
Questo, assieme ai suoi studi, per i quali volle coniugare scuola di economia e di legge.

Queste due materie universitarie, infatti, gli permisero sia una conoscenza dal lato commerciale e finanziario del mondo a cui voleva approcciarsi, sia anche un supporto in più per ciò che per lungo tempo è stata la parte preponderante della sua carriera, ovvero la scrittura di specifici articoli sul gaming.

La carriera di Geoff Keighley: l’ingresso nel circolo dei grandi

Intanto, da quel suo primo sito web, passò poi a lavorare per GameStop, per il quale si occupò della scrittura di approfondimenti su alcuni videogiochi di punta. Questo fu il caso dello sviluppo del videogame del 1998 Unreal, creazione di Epic Games (del cui co-fondatore Mark Rein il nostro protagonista era amico da tempo).

E, dopo GameStop, Keighley finì a lavorare per altre redazioni, fra le quali spicca certamente Entertainment Weekly.
A seguire, nel corso degli anni e fino a oggi, ha continuato a scrivere articoli e a indagare il mondo del gaming.

Geoff Keighley e l’interesse per la televisione

Intanto era il 2002 e, quello stesso anno, entrava anche in The Electrical Playground (programma televisivo dedicato al gaming) in veste di co-presentatore.

Questo fu solo l’ennesimo passo di una carriera che sarebbe decollata da lì a poco: nel 2003 il nome del nostro sarebbe comparso perfino nel nome di un altro show, GameTrailers TV with Geoff Keighley.

Da MTV a Spike TV: la crescita della fama

E questi erano solo alcuni degli interventi e dei programmi ai quali prese parte in quegli anni, con collaborazioni con MTV, interviste con i boss di Sony e EA, così come l’occuparsi per altri network di eventi come l’E3 (per l’emittente, oggi scomparsa, G4), il che a oggi risulta assai ironico, vista la dipartita proprio dell’E3 e viste alcune recenti dichiarazioni in merito di Keighley.

Con il coverage poi di molte nuove uscite di punta, con collaborazioni con artisti esterni al mondo del gaming come Ozzy Osbourne e Linkin Park, Geoff Keighley era pronto ad ascendere al ruolo di volto del gaming.

Il primo modo in cui questo avvenne fu con i Video Game Awards dell’emittente Spike TV (per cui aveva già lavorato lungamente), per il cui show collaborò dal 2006 al 2013, anno in cui Keighley decise di abbandonare l’evento.
Dietro questo c’era la trasformazione dei Video Game Awards in VGX Awards, con ulteriori modifiche organizzative e legate alla promozione dei titoli, che portarono al vedere questo evento come eccessivamente commerciale. Curioso come queste stesse critiche sarebbero poi state mosse, tempo dopo, ad altri show e showcase a cui avrebbe contribuito (come organizzatore o host) proprio Keighley.

Geoff Keighley e Mass Effect: quelle critiche sulla rappresentazione del sesso

Un evento in particolare di quel periodo per il quale ricordiamo Geoff Keighley è un interessante (quanto) sterile dibattito riguardante Mass Effect.
L’RPG fantascientifico spaziale di Electronic Arts e Bioware era uscito da poco (eravamo nel 2008), e fra le critiche che gli furono mosse ci fu la rappresentazione di scene di sesso e di nudo.

Chi criticò pesantemente il gioco di EA, lo fece ovviamente non solo puntando sul fattore della violenza in game, ma appunto anche sulla possibilità di scegliere partner all’interno del videogame per poi godersi le presunte scene di sesso esplicito che avrebbero dovuto essere contenute, a loro dire, in Mass Effect. Tutto questo, ad aggravare il tutto, a totale disposizione di bambini e adolescenti.

Come se questo già non fosse abbastanza, in alcune discussioni si parlò pure di come le figure femminili in game fossero alla totale mercé del protagonista maschile.
Invitato a un dibattito in merito sul canale di Fox News, Geoff Keighley ci mise due frasi a smontare totalmente le erratissime idee su cui si basavano le critiche a Mass Effect.

Fu sufficiente far notare come si poteva creare una protagonista donna, così come le scene di sesso non erano mai esplicite e risultavano essere di 2-3 minuti su di un gioco da decine di ore, oltre al fatto che prima di poter avere un rapporto sessuale con un qualunque personaggio era necessario far progredire la relazione.

Nonostante la brevissima durata dell’intervento di Keighley, anche un semplice spezzone di un generico dibattito televisivo su Fox News come questo ha contribuito alla fama del nostro protagonista.

La consacrazione: E3, Summer Game Fest, The Game Awards, Gamescom

Il viaggio di Geoff Keighley dall’E3 al Summer Game Fest

Nel corso degli anni passati, Geoff Keighley ha continuato a essere uno dei principali host dell’E3, occupandosi spesso degli eventi e delle serate principali del festival videoludico. Fra queste non possiamo non citare la sua fondamentale presenza per la il maxi-evento dell’E3 Coliseum.

Questo almeno finché non è arrivata la pandemia con il COVID-19. Allora, inevitabilmente, la fine dell’E3 iniziò a profilarsi all’orizzonte, con la cancellazione di ogni evento connesso all’E3.

La fine dell’E3 divenne sempre più assodata con la nascita, nel medesimo momento, del Summer Game Fest 2020. Con un periodo di svolgimento spalmato da maggio ad agosto 2020, il primo Summer Game Fest volle essere un sostituto digitale dell’E3: publisher e team di sviluppo poterono così presentare, seppur in modalità solo online, le loro novità videoludiche, fra annunci, trailer e gameplay.
A fianco agli showcase, ci fu la possibilità per chi guardava gli eventi di connettersi a diversi store online per testare con mano le demo dei giochi appena mostrati.

I due anni successivi, dunque 2021 e 2022, il Summer Game Fest tornò ancora in digitale, ma sempre più forte sotto la guida di Keighley. Inutile dire che non ci si fermò lì.
Al termine dell’edizione 2022 ci fu infatti l’annuncio che, a partire dal 2023, il Summer Game Fest sarebbe stato in presenza. Ciò, da alcune persone, è stato visto come l’ultimo chiodo nella bara dell’E3, che non era mai riuscito a rialzarsi dal baratro in cui era finito a causa del coronavirus.

Tuttavia, come vi avevamo già riportato, lo stesso Geoff Keighley è intervenuto sull’argomento, spiegando come, a suo dire, l’E3 abbia segnato la sua stessa fine e come il Summer Game Fest sia nato proprio come conseguenza della perdita di rilevanza e di importanza, nonché di partecipazione, dell’E3.

Non solo Summer Game Fest: i The Game Awards

Mentre l’E3 si avviava sul viale del tramonto, pronto a lasciare campo libero al Summer Game Fest, nello stesso periodo aveva trovato sempre maggior spazio un altro evento di risonanza mondiale e nato dalla famelica volontà di Geoff Keighley. Stiamo parlando dei The Game Awards.

Come abbiamo visto nel corso di tutta la storia, professionale e non, di Keighley, questi ha sempre mostrato interesse per i grandi show e le cerimonie di premiazione. Per cui è nel 2014 che provò e riuscì a creare i suoi Oscar dei videogiochi. Come questa definizione già ci dice, sin dall’inizio i The Game Awards provarono a imporsi come la cerimonia ideale in cui scoprire quali fossero i migliori videogame dell’ultimo anno, secondo molteplici e variegate categorie da snocciolare di volta in volta.

Nati con il supporto delle principali multinazionali dell’ambiente videoludico (neanche a dirlo Microsoft, Nintendo e Sony), i The Game Awards divennero fin da subito anche un’importante vetrina per publisher e developer tramite cui mostrare annunci, trailer e gameplay dei titoli in arrivo.

Così fu e così è, sin da quel dicembre 2014, il tutto sempre sotto il controllo di Geoff Keighley, che ovviamente ne è anche l’host principale.

Fuori dagli U.S.A.: la Gamescom

Nel frattempo, il protagonista della nostra storia ha saputo estendere i suoi tentacoli anche fuori dal territorio statunitense.
Dal 2009 esisteva un altro importantissimo evento annuale, la Gamescom di Colonia, in Germania, che si svolge sempre nel periodo di agosto.

Geoff Keighley, complice la sua fama in perenne crescita nel corso degli anni 2010, ha saputo giungere fino nel cuore della Germania. Nel 2019 decise così di proporre la Gamescom: Opening Night Live.
In men che non si dica, quell’evento, quello show per la prima serata della Gamescom, fagocitò l’attenzione dell’intero pubblico, proiettando ancora più in alto l’astro di Keighley.

Questo perché il nostro uomo aveva voluto espressamente ricreare uno show che ricalcasse quelli che sono di fatto i The Game Awards, ma incentrato solo su trailer e novità videoludiche.

Sin da allora, visto il mastodontico e positivo responso da parte dell’audience e del settore del gaming, ogni anno, in apertura della Gamescom, non può mancare l’Opening Night Live con Geoff Keighley. Abbiamo seguito infatti l’edizione 2020, 2021, 2022 e siamo pronti per quella 2023.

Le ombre dietro Geoff Keighley

Certamente, per quanto lo si voglia incensare e si voglia parlare di tutti i successi della sua vita, nel tempo Geoff Keighley ha attirato su di sé anche diverse critiche e dubbi sugli eventi a cui ha preso parte.

Il Doritosgate: quella storia fatta di Halo 4, Mountain Dew e Doritos

Uno degli eventi che, in un certo senso, è stato il principale banco di prova per l’immagine di Keighley è avvenuto nell’ormai lontano 2012, quando il nostro protagonista si ritrovò a presentare alcune novità riguardanti Halo 4.

Fin qui nulla di speciale né di eclatante. Il problema è che tutto questo avvenne con il presentatore circondato da banner pubblicitari, pacchetti di patatine Doritos e bottiglie di Mountain Dew.

Addirittura a questa scena venne dato pure un nome, Doritosgate, divenendo fonte di meme ma anche l’immagine dello stato dell’editoria videoludica, nonché dello stato di Geoff Keighley stesso.

Da lì, l’uomo degli eventi volle discostarsi il più possibile da quella condizione, come testimonia il suo allontanamento dai VGX Awards. E però lo stretto legame fra eventi, showcase, spot e interessi economici preponderanti sarebbe tornato a fare capolino nella carriera di Keighley.

Quanto sono commerciali i The Game Awards?

Nuove critiche sono state mosse infatti a Geoff ai suoi The Game Awards, in particolare per quel che riguarda la struttura dello show. C’è infatti chi ha detto che il paragone con gli Oscar sarebbe errato, dato che sarebbero più simili al Super Bowl (uno dei principali eventi del football americano, noto soprattutto per la lunga serie di attesissimi spot che vengono mandati in onda nel corso dello show).

Il significato di questa espressione starebbe nel fatto che i The Game Awards sarebbero incentrati su partnership, sponsor, accordi commerciali e spot pubblicitari, più che sulla celebrazione di quale sia il GOTY dell’anno e a chi sia più giusto che vada questo o quel premio.

La corruzione ai The Game Awards e il silenzio sul crunch time

I The Game Awards, ve lo avevamo riportato, erano stati anche sfiorati da presunta corruzione legata a uno specifico premio dell’edizione 2022. In questo caso si era parlato di Genshin Impact e della possibilità che Mihoyo avesse sfruttato bot e regali in game alla sua utenza per aumentare nel giro di poco tempo i voti al proprio titolo.

Sebbene non vi sia stata una condanna diretta, però Keighley ci tenne a rassicurare che ci sarebbero stati approfondimenti e indagini sulla vicenda. Inoltre, sempre riguardo questo fatto, il presentatore ricordò appunto in questa sede l’importanza del fatto che il peso dei voti del pubblico sia limitato.

In un altro caso, riguardante stavolta The Last of Us Part II, il fulcro della questione è stato il crunch time alle volte insostenibile a qui è stato costretto il team di sviluppo per portare a termine il videogame di Naughty Dog.

Il fatto che ci fosse, in quei TGA 2020, un gioco per quanto ben fatto come TLOU II, ma che doveva la sua fortuna anche sullo sfruttamento di chi vi aveva lavorato, aveva sollevato infatti non poche critiche.

La situazione Activision Blizzard

Negli scorsi mesi, una delle notizie terribili che avevano tenuto banco nel mondo videoludico per un lungo periodo di tempo erano stati i casi di molestie e abusi in Activision Blizzard.
Questi fatti avevano inevitabilmente finito per toccare anche showcase e presentazioni, con molti casi in cui, non a torto, organizzazioni e volti noti dell’industry avevano fatto un passo indietro e avevano condannato fermamente la multinazionale con a capo Bobby Kotick.

Ciò che da principio era avvenuto era che, anche interpellato in maniera più o meno diretta, Keighley non aveva preso apertamente posizione al riguardo. Solo a seguito di pesanti critiche arrivate online, soprattutto per la potenziale partecipazione di Activision ai The Game Awards 2022, erano arrivate le parole di ferma condanna da parte di Geoff.
C’è chi ha voluto notare come Robert Kostich, presidente di Activision, sia parte anche del comitato organizzativo dei TGA.

In ogni caso, alla fine, sebbene presenti all’interno di alcune candidature ai TGA, Activision Blizzard non avrebbe presenziato con annunci né con trailer o presentazioni.
Oltre a ciò, qualcuno ha però voluto appuntare il fatto che, nelle frasi di condanna pubblica riguardo molestie e abusi nell’industry, non è mai stata nominata apertamente Activision.

 

Questi sono solo alcuni degli avvenimenti che, nel corso degli anni, hanno posto qualche dubbio sul nostro protagonista di oggi.
E però, quel che sia o non sia avvenuto, quel che si pensi o meno dell’industria videoludica (e del suo comparto di marketing e commerciale), qualunque idea si abbia di Geoff Keighley, quest’ultimo rimane comunque a livello mediatico una delle figure principali e più influenti di tutto il settore.

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